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Autore: Libra_Ebria    26/08/2011    1 recensioni
Nei suoi sogni, un’ombra viva lo insegue e lo bracca.
O forse no.
Ma dopotutto, a cosa serve la sanità mentale, quando la tua anima è stata lacerata?
(Atem/Yuugi, Yami/Yuugi)
Genere: Dark, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Atemu, Dark/Yami Yuugi, Yuugi Mouto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Golden Rotten Life'
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Desiderio, Rimpianto e Labirinti Onirici




Inizia tutto da dei sogni. In verità non è tanto sicuro di come sia iniziata, ma crede sia cominciato da qualche sogno e da altri elementi strani.
Dopo che Yami (Atem, Yami, Faraone, Spirito del Puzzle, lui non….) se n’è andato, Yuugi ha continuato a sognarlo. Ma certo, i sogni sono solo il prodotto di un cervello umano e di una psiche umana, nessun brandello di magia nell’esperienza onirica, nulla di nulla. Solo Yuugi, il suo desiderio e la voglia disperata di Yami.
Con Yami ha fatto tantissime cose, ha praticamente condiviso il corpo per tre anni, è ovvio. Ma nei suoi sogni c’è sesso, e baci, e la sensazione degli abiti di pelle, e la rievocazione di orgasmi mentali, così intensi da farlo svegliare bagnato.
Una notte, durante uno dei suoi sogni, accade qualcosa di diverso. Sta baciando Yami, e ha gli occhi chiusi, e le dita accarezzano i suoi pantaloni di pelle, così stretti e invitanti, e… E da un attimo all’altro, è certo che ci sia qualcosa. Qualcosa di indefinito. Qualcosa che lo, che li guarda. Apre gli occhi, e in un certo senso (i sogni normali sono così confusi) non vede nulla. Ma in un altro senso, sente la presenza di qualcosa.
Deve essere un’ottima cosa che per l’ansia si svegli.



Da quella notte in poi, la cosa è una presenza abitudinale nei suoi sogni, e non sa cosa pensarne. Perché la cosa è indefinita, punto. Non capisce se sia minacciosa, benevola o indifferente. Non capisce cosa voglia. Non capisce se è un frammento della sua mente (non nel massimo della forma, lo ammette) o se è… bhe, qualcosa che in un certo senso è vero. Non capisce che sembianze dovrebbe avere: umane, animali, mostruose, solo qualche goccia di magia e di ombre o altro?
Nei suoi sogni, Yuugi continua a baciare e a spogliare Yami. Ma ogni tanto, solo ogni tanto, si scosta e preferisce provare a cercare, a vedere, a percepire con uno dei cinque sensi la cosa.



Dovrebbe essere una sera come tutte le altre, quella. Forse è lui molto nervoso per i nuovi scavi, forse è stanco morto, forse lo irrita il fatto che gli altri archeologi lo guardino dall’alto al basso (ah ah, certo,…) perché ha solo poco più di vent’anni. Insomma, forse entra nei suoi sogni con la mente irritata e… E insomma, quando Yami cerca di abbracciarlo, Yuugi si scosta, perché proprio non è in vena di sesso onirico, quella sera. Yami resta immobile, non c’è quasi nessuna emozione sul suo viso. E a Yuugi viene da piangere, perché chi vuole prendere in giro? Yami è solo il parto della sua immaginazione e del desiderio carnale (ah ah) che ha di lui. È solo un frammento della sua memoria che usa per masturbarsi, niente di più! Quell’essere davanti a lui gli può dare solo un po’ di sesso solitario e onirico, niente di più. Niente di più…
E Yuugi piange, piange nel sogno dopo tanto tempo, perché Yami (Yami vero) gli manca tantissimo, è una voragine che non si chiuderà mai dentro di lui, e…
Ed è in quel momento, mentre piange sul pavimento, che la cosa arriva. Yuugi non la vede, non l’ode, non la sente neppure. Ma quando la cosa lo tocca, sobbalza talmente forte da svegliarsi.



È difficile dire cosa succeda dopo, soprattutto perché Yuugi non è sicuro di cosa sia successo. È stato toccato in un sogno. Farebbe ridere, se lo raccontasse a qualcuno, no? Nei sogni si viene continuamente toccati. Il problema è che Yuugi è un po’ fuori allenamento. Per tre anni non ha sognato come fanno i comuni mortali. I suoi sogni erano reali, ore di comunicazione con “l’altro sé stesso”. E dopo? Dopo ci sono stati incubi, speranze, sogni,… e i sogni con Yami crede (non ne è certo) siano sogni piuttosto strani. Per esempio, nei suoi sogni ha il corpo di un adolescente, mai quello del giovane uomo che è diventato. E anche se ha guadagnato un po’ di centimetri negli ultimi anni, nei suoi sogni è sempre più basso di Yami, come lo era all’epoca.
Sensazioni. Ha lo strano presentimento che la cosa che di recente si è messa a infestare il suo mondo onirico sia… qualcosa di reale, concreto. Qualcosa che lo guarda e che lo può toccare. Solo il pensiero lo riempie di ghiaccio.



Yuugi non è così stupido da provare a non dormire, tuttavia sente un’intensa ansia al pensiero di chiudere gli occhi e ritrovarsi con la cosa. Ma quando sprofonda nel sogno, c’è sempre Yami, il ricordo del suo alter ego disponibile come sempre a dispensare calore e piacere. Solo che da qualche parte c’è anche la cosa. Non è una presenza prepotente, non brilla con foga, non urla come una tempesta. Sta lì, nascosta, e dopo un po’ esce fuori, e Yuugi la sente, e la vede (ombra, è un’ombra confusa), e percepisce lo sguardo o quel che è della cosa su di sé.
Si stringe più forte a Yami, tenta di ignorarla, ma l’ombra non ne vuole sapere di andarsene.



Così passano ancora delle notti, e piano piano Yuugi inizia a concedere più attenzione alla presenza discreta e misteriosa che a Yami. L’ombra per lo più non fa nulla, si limita a fluttuare, ad esserci, a farsi sentire, a guardare. Yuugi per lo più la ignora, ma a volte la cosa… lo tocca. E lui scappa fuori dal sogno, perché… non che resti abbastanza per esserne certo, ma gli pare che il suo tocco sia… strano, forse sgradevole. Non sa se è veramente nemico, crede però che non sia doloroso. Forse è solo di una strana intensità, e non essendone abituato, gli pare bizzarro e pericoloso.
Forse è un po’ come con l’alcol: ricorda che da adolescente non riusciva a finire un bicchiere, l’alcol gli bruciava la lingua e aveva un cattivo sapore. Non diventerà mai un amante degli alcolici, ma ora qualche bicchiere riesce a reggerlo, e non è male.



Yuugi si ritrova ad essere sempre più confuso e incuriosito dall’ombra. Tanto che arriva al punto da non dedicare più molta attenzione a Yami. Insomma, lo Yami del sogno è un ricordo misto a desiderio, un pallido riflesso partorito dalla sua mente. Yami-sogno può dargli solo repliche di sesso mentale, e ingannevole conforto, e nient’altro. Yami-sogno non parla nemmeno, dice solo qualche parola di tanto in tanto, ma niente di che, è solo una figura creata per fare sesso onirico o quello che è.
Ma l’ombra è nuova, l’ombra è interessante, e forse l’ombra ha qualcosa di reale e di vero. E sono anni che Yuugi ha Yami come unico abitante del suo mondo onirico (se escludiamo i terribili incubi con oggetti dorati nati dal sangue, mostri di altre dimensioni e morte e dolore e….) e inizia a sentirsi un po’ solo.
Così, quando si addormenta, Yuugi non si avvicina nemmeno a Yami-sogno, ma sta fermo. Ha imparato che stando fermo l’ombra si avvicina più velocemente, più facilmente. Spesso l’ombra fluttua alle sue spalle, e Yuugi si sforza di stare il più fermo possibile, di ragionare con la mente il più lucida possibile (facile, in questi sogni confusi da comuni mortali), di smettere di battere i denti o di tremare.
Yuugi non sa nulla, ma basandosi sul suo istinto o quel che è, l’avvicinarsi della presenza lo angoscia, lo spaventa, lo agita, lo riempie di ansia. E sì, lo attira anche, ma la paura è più forte. L’ombra resta alle sue spalle per un tempo indefinito, e Yuugi giurerebbe di sentirla respirare, o comunque… Non sa che cosa, ma… Forse è solo un ricordo dei film sui vampiri che ogni tanto vedeva. Quando il mostro afferra la vittima di spalle, si gode la sua paura, annusa il collo candido, e finalmente lo morde succhiando la linfa vitale.
Ecco, anche se può apparire folle (più di tutto il resto), Yuugi ha l’impressione di sentire lo sguardo dell’ombra sul suo collo. Forse è solo un ricordo, non vuol dire niente.
O forse sì.
Sta di fatto che quando l’ombra prova a toccarlo, Yuugi urla e si sveglia.



Yuugi ci mette il suo tempo, ma infine succede. Una notte, l’ombra lo sfiora, e Yuugi non si sveglia. Anche l’ombra pare stupita, e lo tocca di nuovo, sulla mano. Yuugi trema, ma riesce a rimanere ancorato al suono. Ha ancora paura, ma la curiosità, l’attrazione, o quel che è, è forte.
L’ombra gli tocca anche l’altra mano. Il suo tocco è strano, ma nel senso che non sembra acqua, nebbia, qualcosa di viscido o altro… è semplicemente un tocco, senza nulla di particolare, la stessa sensazione banale di toccare un muro o uno scrivania o un letto o un armadio, o insomma quasi tutte le cose.
L’ombra gli sta quindi toccando le mani, e chissà cosa accadrà ora, magari la cosa si sta trasformando in… qualcosa, o qualcuno, e magari Yuugi deve solo girarsi e… e arriva Yami. E il primo pensiero di Yuugi è fastidio, perché insomma, finalmente questo contatto e Yami sta rovinando tutto!
Forse il suo disappunto è proprio intenso, perché si sveglia all’istante.



I suoi sogni ora variano. Ci sono i sogni con Yami, e solo Yami, e non sono molto interessanti. Anche se ammette che c’è qualcosa di bizzarro: Yami sembra più vivace del solito. Prende l’iniziativa, e agisce, e c’è qualcosa di strano (vivo?) nei suoi occhi.
Poi ci sono i sogni dove Yuugi va alla ricerca dell’ombra, e spesso la trova, e si toccano.
Infine ci sono i sogni dove Yami non ne vuole sapere di essere trascurato, e segue Yuugi nella sua caccia, e Yuugi non ha prove, ma il fatto che l’ombra non si faccia trovare, o che si tenga a distanza da loro (Yami), o il fatto che Yami lo trattenga se lui prova ad avvicinarsi, per lui qualcosa vorrà pur dire.



Non sa perché ma è attratto dall’ombra, ne è incuriosito, ne è affascinato. I suoi sogni, quelli importanti almeno, diventano delle corse. Lunghe cacce dove Yuugi insegue quell’ombra, quella presenza, quella cosa, o quel che è. L’ombra pare invitarlo, o prenderlo in giro, sempre abbastanza vicina da essere vista, ma sempre troppo lontana per essere presa.
Yuugi corre, e Yami corre con lui, ma il fastidio per Yami-sogno aumenta, cresce a tal punto che Yami inizia a rimanere indietro, e a camminare invece di correre, e…
E infine, una notte, Yami non c’è proprio. E Yuugi corre, senza pensarci.



Una notte Yuugi va a sbattere contro l’ombra, ed è stranamente solida (per essere un’ombra, si intende).
-Ti ho presa!- urla. Ma è davvero stupido, ci mette solo un secondo a capirlo.
L’ombra lo esplica per lui: No, sono io che ho preso te.
Ed è la cosa più stupida che abbia mai fatto in vita sua. Anni di esperienze mistiche e di magia oscura non gli hanno insegnato niente?!
Rincorrere una strana bizzarra potenzialmente pericolosa ombra, ma che stava pensando?
Yuugi vorrebbe urlare, vorrebbe chiamare Yami, ma non può.
In un certo senso l’ombra l’ha immobilizzato. Nel senso che Yuugi non vede più nulla, come se ci fosse solo nero sulle sue palpebre. E non sente più la bocca. E ha le braccia, le gambe, tutto il corpo immobilizzato.
E anche se l’ombra non pesa nulla, sente che gli sta sopra.
E anche se tutto è silenzio e buio, percepisce che l’ombra lo sta guardando. Guardando sul serio, guardando dentro, lo sta spogliando della carne per dedicare attenzione al suo cuore, al suo cervello, alla sua memoria, alla sua anima, o quel che è.
Nella sua vita ha provato ben poche volte questa sensazione, e non è normale, c’è sempre qualcosa di magico e pericoloso dietro.
La cosa strana è che prova ancora attrazione per la cosa che lo sta studiando. C’è anche un po’ di terrore, ma l’attrazione è a livelli vertiginosi. È strano, è da pazzi. E poi il sogno sfuma e lui si sveglia.



Ora l’ombra è diventata cacciatrice. Nei suoi sogni, l’ombra lo insegue e lo bracca. E lui, per qualche strano motivo, ha l’irrefrenabile impulso di scappare. Yami non c’è più, non lo vede, non lo sente, non lo percepisce, ma non importa, tanto sarebbe solo Yami-sogno.
L’ombra gli corre dietro, ed è veloce, e lo raggiunge, e gli salta addosso. Lo immobilizza, lo imbavaglia, lo acceca, e lo tocca. E lo studia, lo studia dentro, come se gli aprisse il torace e tirasse fuori le sue emozioni.
E poi una notte una voce indefinita gli chiede “Ma tu lo sai, cosa sono, Yuugi?” e Yuugi si sveglia all’istante.



Yuugi è sempre stato bravo nei puzzle (sì, che ridere), e questo non fa eccezione. In questo caso, deve semplicemente unire i vari tasselli, i minuscoli frammenti che l’ombra lascia intravedere di tanto in tanto. Da quella notte, da quella domanda “Ma tu lo sai cosa sono, Yuugi?” particolari e frammenti si sono accumulati. Quando l’ombra lo intrappola sotto di sé, può sentire le sue… mani? Sente pelle umana, comunque. E dei calli, e delle cicatrici. E la voce, ora, è chiaramente giovane, e maschile.
Tanti, piccoli frammenti, a cui deve dedicare del tempo, perché sono accennati e niente di più, perché quando l’ombra lo assale rimane come paralizzato, senza voce e senza occhi. A volte sono solo impressioni, impressioni a cui deve dedicare attenzione, perché forse è solo la sua confusa fantasia. Fantasia,… come se nei sogni ci fosse verità. Ma ormai si è spinto troppo oltre, e per dar pace alla sua già abbastanza provata psiche, si dice convinto che quell’ombra è vera.
E quindi assembla i vari frammenti: muscoli e dita curate, tintinnio di orecchini e anelli, muscoli stretti in cerchi rigidi sugli avambracci e tono della voce ancora indefinibile, ma caldo…



È solo un’idea, ed è un’idea stupida che dovrebbe ignorare. Insomma, è come se un bambino si lanciasse dal tetto convinto che gli spunterebbero le ali, se ci credesse abbastanza.
Stupido, stupida idea, stupida situazione.
Peccato che proprio quella notte, dopo che quella stupida idea è sbocciata nella sua mente prostrata, l’ombra gli salti addosso e gli dica:-Tu lo sai chi sono, Yuugi.-
E Yuugi vorrebbe tanto negare, ma ovviamente la sua lingua non funziona, e può soltanto sudare freddo (in senso metaforico), e ovviamente l’ombra sente ogni sua sensazione.
L’ombra sorride, e non sa come possa saperlo, visto che i suoi occhi sono ciechi.
-Avanti, Yuugi, dillo. Non è difficile. Yuugi,…-
No, non vuole, non può, non…
Yuugi si sveglia urlando.



Quella sera l’ombra si prepara alla caccia, ma Yuugi è stufo di scappare.
-Chi sei?- chiede stancamente, come se ormai fosse rassegnato.
L’ombra sorride (e non si vedono labbra né denti). –Lo sai.-
E forse è vero, ma ha bisogno che l’ombra si sveli.
-Chi sei?-
E sente lo sguardo dell’ombra verso di lui, dentro di lui, e sente che l’ombra è soddisfatta di ciò che ha trovato nella sua testa e nel suo petto.
-Lo sai- e sente una risata, un suono divertito e un po’ compiaciuto della sua superiorità.
Yuugi si ritrova di nuovo, per l’ennesima volta, cieco e paralizzato, con l’ombra che cola su di lui come fango.
Ripercorre mentalmente i piccoli frammenti, e l’immagine che compare nella sua mente è solo una.
-Mostrati- e più che altro è una supplica, anzi, una preghiera.
Di nuovo una risata che fa un po’ male, come minuscoli frammenti di vetro prezioso, e l’ombra gli sussurra, come se fosse un segreto da custodire: -Ho bisogno che tu mi porti il mio nome, Yuugi, come hai già fatto…-
E per fortuna il suo cuore si sente stringere in una morsa a quelle parole, permettendogli di svegliarsi.



Yuugi ci mette del tempo ad accettarlo, è normale. L’angoscia che gli scorre nelle vene in modo più naturale del sangue non l’abbandona un attimo, lo placca continuamente, costringendolo ad ispirare la disperazione a pieni polmoni. Durante i suoi sogni, l’ombra non lo bracca neppure, fluttua lenta e letale come una medusa, quasi compiacendosi del suo potere, e Yuugi può solo desiderare con tutte le sue forze di svegliarsi, perché non può fare nient’altro.



Infine, una sera, Yuugi capisce che quella notte è la notte. Si addormenta stranamente veloce, ed ecco il sogno.
L’ombra lo aspetta, come al solito. Yuugi trema al suo cospetto, e forse il coraggio gli verrebbe meno, se l’ombra dopo qualche preliminare non gli sussurrasse: -Vedo chiaramente nella tua testa il mio nome, Yuugi, perché non lo pronunci con la tua bella bocca? O preferisci mentire a te stesso e nasconderti da me ancora per un po’?-
E forse sono quelle parole, o forse Yuugi è esausto, o forse non c’è un vero motivo, ma fatto sta che mentre l’ombra lo sta per afferrare, Yuugi schiude le labbra, e ciò che esce è solo una parola, ma colorata con tutte le sfumature possibili.
È una preghiera rivolta a un dio, è un lamento funebre, è una speranza dal colore malefico, è un singhiozzo, è un sussurro dolce di un amante, è un urlo da incubo.
-…Atem…-
E tutto si blocca per una manciata di secondi, come se fosse tutto organizzato, come il copione di un film.
Yuugi percepisce un sorriso intenso e compiaciuto rivolto verso di lui, e poi inizia.
L’ombra inizia a trasformarsi, e non ha nemmeno bisogno di immobilizzarlo: Yuugi è come paralizzato, la bocca è secca come cartapesta, le lacrime quasi lo accecano.
Infine l’ombra si dissolve, e il faraone emana una luce accecante. Pelle abbronzata, e volto dai lineamenti medio orientali, e oro fra i capelli e ai polsi, e lo sguardo sicuro e deciso di chi sa di avere sangue divino nelle vene.
Atem.
Uno spettro non dovrebbe brillare come una stella.
-Yuugi…-
Yuugi fa l’unica cosa che può fare: scivola a terra, piange e si sveglia.



Quando Yuugi entra nel mondo del sogno, una parte di lui è sconfitta, l’altra è angosciata. Solo un attimo, e l’ombra (Atem) gli è addosso. E nel suo petto forse ribollono tutte le emozioni del mondo, ma soprattutto è il terrore che lo gela.
Atem, con il suo corpo giovane vecchio di millenni, lo circonda, lo sovrasta, come se emanasse potere con la sua sola presenza, e Yuugi fosse meno resistente di uno straccio. Non lo butta per terra, no, semplicemente lo schiaccia in una specie di abbraccio invisibile, come se comandasse i fili del pupazzo che ormai è diventato Yuugi.
-Allora, Yuugi?- la voce di Atem è pura emozione che gli ustiona il cuore, non riesce a trattenere le lacrime.
-Tu sei mio, lo sai?-
E Yuugi non sa nemmeno cosa vuole fare, tentare di negare, invocare Yami, cercare di svegliarsi, non lo sa.
Le dita di Atem scorrono sulle sue mani, circondano i polsi, volano sulle braccia, lo accarezzano sul volto. L’espressione del faraone è luminosa, e piena di sentimenti a cui Yuugi preferisce non pensare. Il cervello ribelle lo informa che il viso di Atem è pieno amore, di possesso, di curiosità, di attrazione, di regale superiorità. I suoi occhi rossi sembrano emanare potere e desiderio.
Yuugi trema, e sente una sensazione orribile e intensa bruciarlo, e proprio in quel momento compare Yami. Per la prima volta dopo tantissimo tempo, Yuugi è veramente felice di vederlo.
L’espressione di Yami è triste, però, quasi sconfitta, come se volesse dire qualcosa ma la sua bocca fosse cucita. Yuugi sente il desiderio di Yami di avvicinarsi, e sente anche che, semplicemente, non lo può fare.
La risata condiscendente di Atem lo interrompe dal tentativo di stabilire un contatto con Yami.
-Tremila anni e l’essere nati in regioni opposte della terra non sono bastati a dividerci. Sarà lui, a farlo? Lui?- la sua risata è aggraziata e regale, e proprio per questo terribile, profuma di potenza ineffabile.
-Questa pallida ombra di me? Questo spirito prostrato da 3000 anni di prigionia nelle tenebre? Quest’anima persa senza ricordi né identità? Lui, Yuugi? È lui l’ostacolo che ci divide?-
E Yuugi piange, piange tanto, e non sa cosa dire, vorrebbe svegliarsi, ma le dita di Atem lo ancorano in quel sogno che sta diventando un incubo. Non ha la forza di guardare Atem (non vuole nemmeno in questo momento), e non possiede il coraggio di alzare gli occhi verso Yami.
Perché sì, maledizione, sì, riconosce Atem, ciò che ha letto, studiato, imparato di Atem. Il giovane faraone dalle idee illuminate, il sovrano giusto e onesto che pensava al bene del popolo, il re che pensava “Io sono il servo dell’Egitto, non il suo padrone”. Atem, che diceva ai suoi servitori “Un giorno esisterà l’uguaglianza”, Atem, che guardandosi una ferita da piccolo aveva asserito “Nelle vene di tutti scorre lo stesso sangue”, Atem, che si era sacrificato giovane per colpe che non aveva mai commesso, Atem, l’eroe coraggioso che si era immolato per la salvezza del suo regno. Atem, che aveva scelto per sé una prigionia forse infinita, che si era cancellato i ricordi, Atem,…
Sì, mentre studiava l’affascinante vita di Atem, non aveva potuto non provare ammirazione, e stima, e adorazione, e… E aveva iniziato a pensare ad Atem, e a Yami, e a loro due, senza sapere se mischiarli, o dividerli, o… E intanto l’adorazione per Atem cresceva di traduzione in traduzione, quel piccolo faraone dalle idee moderne e giuste, e…
-Voi… siete la stessa persona.- riesce a singhiozzare, e sa che sta rischiando.
Atem (che sta continuando a toccarlo) sorride.
-Ti sembriamo la stessa cosa, Yuugi? Un monarca di millenni fa che si considerava di stirpe divina e un tizio che è bravo a giocare a carte? Un martire per la salvezza del suo popolo e un giustiziere dal bizzarro senso dell’umorismo? Un re adorato dai suoi servitori e un ragazzino che usa i suoi poteri per far impazzire la gente? Devo continuare, Yuugi?-
E Yuugi piange, e urla con tutta la forza che ha in colpo, ma ovviamente sarebbe troppo chiedere di svegliarsi, quando riapre gli occhi è ancora lì, nell’abbraccio di Atem, mentre Yami li guarda con tristezza.
-Io… non voglio te. Voglio Yami.- trova la forza di sussurrare, mentre si sforza di pensare all’altro sé stesso, alla sua diffidenza, al suo orgoglio, ai suoi tratti giapponesi, alle sue maglie di cuoio e pantaloni di pelle,…
Atem ride, ed è una risata calda e dorata (ma cosa non ha il gusto dell’oro, vicino a lui?), e Yuugi si ritrova paralizzato, gli occhi ciechi, la bocca scomparsa, il suo corpo svuotato.
E sente le mani, sente labbra, e sente la domanda “Allora, Yuugi, chi sono?”
Ed è terribile nella sua confusione. Al suo cervello arrivano solo informazioni contrastanti. Dita curate e calli, cuoio e orecchini, pelle e bracciali, cicatrici e carne liscia, e oddio oddio oddio, non lo sa.
La voce gli parla, gli sussurra, lo bacia, e non ci riesce. Ora gli pare di sentire l’intonazione regale di Atem, ora il tono orgoglioso di Yami, ora la calma da nobile di Atem, ora la voce riservata di Yami, e…
E non lo sa, ora sembra uno, ora sembra l’altro, ora sembrano entrambi nello stesso momento.
-Non lo so!- singhiozza alla fine, perché in un certo senso gli è insopportabile stare in quell’abbraccio senza sapere a chi appartenga quel corpo.
Qualcuno fa in tempo a sussurrare “Esatto” e finalmente Yuugi ripiomba nelle sue coperte.



Yuugi è sveglio, e non pensa che tornerà a dormire tanto facilmente. Il suo cuore è una massa informe di pensieri contorti e di sentimenti confusi, è l’unica cosa che può fare in quel momento è tentare di sbrogliare la matassa intricata che lo appesantisce.
Davanti alla bellissima luna piena che illumina il deserto dell’Egitto, sembra che nulla sia impossibile. Ricorda il suo desiderio di diventare archeologo, ricorda che l’aveva fatto per conoscere meglio Atem (sì, è stata una cosa folle, ma il suo mondo è folle). Ricorda le ore passate sui libri, ricorda il fascino indescrivibile e intenso che l’Antico Egitto esercitava su di lui. Ricorda l’Università (molto prestigiosa, i soldi da duellante professionista fanno questo ed altro). Ricorda il colloquio avuto con Ishizu e Malik, ricorda di aver chiesto di essere raccomandato da loro, senza vergogna. Ricorda l’emozione delle scoperte, e l’atmosfera quasi magica delle tombe, e ricorda, ovviamente, lo scavo più importante. Un intero edificio, forse un rifugio, forse un piccolo palazzo, con all’interno la storia del Faraone Atem (ovviamente senza il nome). Ma le immagini, e la storia, e la cronologia, tutto combaciava. E Yuugi leggeva rapito le gesta, la personalità, le affascinanti lodi sul faraone. Sì, perché il destino, il caso, il puzzle, o quel che è, gli avevano donato un potere: era in grado di leggere i geroglifici. Sì, tipico della magia del millennio: un potere strano, così, impossibile da svelare ad estranei, senza spiegazioni.
Ma era diventato archeologo per soddisfare la sua sete di saperne di più su Atem, e ora il suo desiderio era stato realizzato oltre la più rosea delle aspettative.
Yuugi struscia i piedi sulla sabbia, lasciando delle linee scure ed effimere. Ed ora questo.
Non sa cosa sperare e non sa nemmeno cosa pensare.
Forse può azzardare a dire che spera che l’amore per Yami non si spenga mai durante la sua vita, così da poterlo rivedere degnamente dopo (in verità, non pensa nemmeno sia possibile). Certo, spera che un giorno, magari dopo altri lunghi anni, il dolore sconcertante cessi, o si attenui un pochino.
Forse può anche provare a dire che pensa ad Atem e Yami ora come cose distinte, ora come un’unica entità. Forse può azzardare che all’inizio per lui erano come la stessa persona, ma poi ha cominciato a conoscere attraverso i dipinti millenari Atem? E la percezione che aveva di lui si è sempre più scostata da Yami?
Gli fa male la testa, la notte fatica a dormire e il lavoro è sempre faticoso. Dovrebbe spegnere il cervello, mandare giù qualche pastiglia e poggiare la testa sul cuscino, ma non ci riesce.
Continua a pensare a Yami, ad Atem, e anche a Yuugi, e le teorie dell’antica religione gli rimbombano attorno. Anime composte da differenti parti, e spiriti che sopravvivono nell’aldilà solo grazie alla mummificazione del corpo, e porte luminose che si aprono, e ricordi che non ci sono, e reincarnazioni, e magia, e anime doppie, anime gemelle, anime trigemini,…
La baraonda magico-religiosa nella sua testa si agita ancora di più, e Yuugi ammette la sconfitta: non sa nulla di certo, non può saperlo.
Tuttavia può fare come fanno sei miliardi e passa di persone: può provare a sperare, a immaginare quale verità gli piacerebbe che esistesse.
Per molti è facile: un eterno paradiso da condividere con i propri cari.
Ma Yuugi si rende conto di quanto invece sia impossibile per lui.
Che cosa desidera? Di trovare Yami, con la stessa personalità che aveva nei tre anni di convivenza mentale? Oppure uno Yami cambiato, con tutti i suoi ricordi? (chissà com’è, questo Yami) Oppure meglio trovare il Faraone Atem, l’eroe che Yuugi di persona non ha mai avuto il piacere di incontrare? (il suo Yami sparito nel nulla, e il pensiero gli gela le viscere)
No, forse la soluzione è che ci siano tutti e due, ad aspettarlo? Così possono fare che cosa? Un triangolo fra anime trigemini? Oppure Yuugi sarà chiamato a scegliere anche lì?
Che cosa desidera? Che cosa vuole?
E Yuugi si rende conto che non lo sa.
Non sa nemmeno quando ha riniziato a piangere, fra l’altro.
Certo, e poi ci sono una miriade di particolari tecnici. L’aldilà del faraone è l’aldilà degli egizi? Atem regna, gli altri servono? E davvero la mummificazione è indispensabile? (quindi è un aldilà molto spoglio, visto che i corpi conservati nel tempo sono un numero esiguo) Quindi Yuugi, a meno che non faccia un testamento quantomeno insolito, sparirà come polvere e nemmeno potrà raggiungerlo? E ancora, Yami/Atem non si stuferà di aspettarlo, sarà ancora interessato a lui quando trapasserà? E Yuugi, stesso? Sarà giovane, sarà un uomo adulto, sarà un vecchio sfinito? Che sembianza assumerà il suo spirito, l’adolescente che ha vissuto gli ultimi anni degli Oggetti del Millennio o avrà lo stesso aspetto del suo cadavere? Magari un vecchio grinzoso che Atem/Yami non vorrà nemmeno toccare? (e no, Yuugi, sono mesi che non pensi al suicidio, non riniziare adesso, avanti, non desiderare di morire giovane, no, no, no)
Yuugi ammette la sconfitta (di nuovo), e vorrebbe tanto urlare la sua angoscia al mondo, ma sveglierebbe tutto l’accampamento, e non ne vale la pena, lo considerano già abbastanza suonato per altre cose.
Quindi si limita a piangere il più silenziosamente possibile, e, sentendosi più solo che mai, perso in un’angoscia che non provava da anni, rientra nella tenda.
Mentre morde il cuscino con tutte le sue forze, pensa che, se il suo corpo si arrenderà, prima o poi il sonno gli farà chiudere di nuovo gli occhi. E non ha mai desiderato così tanto di poter avere la benedizione di un sonno senza sogni, senza anime gemelle, senza desideri impossibili, e magari anche senza sadici giochi onirici.
 




Ok, che cos’è questa cosa? Una fic sperimentale Puzzle e Blind, ovvio.
Ambientata post serie, attingendo a piene mani dal mio headcanon.
Io sono convinta che Atem e Yami siano due “cose” diverse. Forse lo stesso spirito, ma declinato in due personalità diverse. A volte mi lascio anche accarezzare dalla teoria “Yami+Yuugi=Atem”, ovvero la teoria secondo la quale Atem ha scisso il suo spirito, e una parte è andata nel puzzle, l’altra si è rincarnata.
Essendo questa fic sperimentale, è confusionaria e caotica, ricordiamo che la vediamo dal pov di Yuugi. Inoltre, tranne l’ultimo pezzo che tira le somme, leggiamo di Yuugi mai da sveglio, ma sempre nel sogno.
Questa è una fic leggibile anche come one shot isolata, ma in verità fa parte della serie postcanon basata sul mio headcanon che sto scrivendo. La stessa di Hard Candy, insomma. Ora la serie ha pure un titolo: Golden Rotten Life, ovvero La Dorata Vita Marcia.
Una nota sul nuovo potere di Yuugi, ovvero leggere i geroglifici: prendetelo così, senza pensarci più di tanto. Potere magico e stop. Ho provato a documentarmi per sapere qualcosa di più, ma la situazione è troppo complessa per una inesperta in materia come me. E il fatto che i geroglifici appuntino solo le consonanti e non le vocali rende il tutto molto peggiore. Quindi prendete il potere così com’è, e sì, Yuugi li sa leggere ed è come se avesse un traduttore istantaneo in testa.
Spero che almeno un po’ vi sia piaciuta, anche nella sua confusione irreale.
Potrei scrivere del complesso modo in cui vedo la Blind (mi affascina il concetto di Atem/Yuugi, nel senso Atem, faraone, uomo di 3000 anni fa, ecc ecc), ma non è questa la sede adatta. Magari prima o poi scriverò qualcosa sul mio LJ.
Chiudo dicendo che la Puzzle è il mio OTP, che la Blind gira da quelle parti, e che con questa fic sfioriamo il Mobium (grande mancanza del fandom).
Fatemi sapere cosa ne pensate!

Libra
  
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