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Autore: Mya_Black    26/08/2011    1 recensioni
Un ospite ambiguo alla corte dell'ovest.
Un Consigliere avido e pericoloso.
Un Manoscritto che metterà in pericolo la vita di una giovane Spia. Lysander. L'amore folle di una principessa che si tramuta in odio. Un'avventura ed un viaggio che cambieranno la vita di molti .
< Il Significato di un uomo, non va cercato in ciò che egli è, ma in ciò che vuole raggiungere. >
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Il brusio nella piazza del mercato cresceva, annunciava che il mezzodì era vicino, il sole era giunto quasi all'apice nel cielo, mancava poco. Sebbene la spia attendesse quei dodici rintocchi, essi ritardavano ancora. Vagava nei lunghi corridoi del castello reale. Erano illuminati dalla luce del sole, che penetrava dalle finestre aperte situate alla destra di Lysander.Il vento si disperse nell’androne racchiuso da alte mura d’un colorito pallido, fornito dal marmo e dal soffitto a volta. Un fresco soffio d’aria s’insinuò fra i capelli castani della spia, i suoi passi si susseguivano sicuri verso una piccola porticina di legno posta proprio infondo al corridoio. Indossava abiti di fattura estremamente semplice, garantivano al ragazzo una maggiore agilità e libertà nei movimenti. Una lunga camicia bianca sistemata in modo spartano nei pantaloni di pelle nera, ai piedi gli stivali di cuoio che producevano un leggero rumore che rimbalzava sulle mura del castello. Ai fianchi, la cinta d’arme. Non c’era nessuno in quell’ala del palazzo, erano tutti affaccendati a quell’ora. In effetti, le campane della torre Erwinenn rintoccavano allegramente. Era mezzogiorno. Il fare di Lysander non lasciava spazio a dubbi, era nervoso, giocherellava con l’elsa della spada perfettamente sistemata nel fodero, quest’ultima cozzava contro la sua coscia destra creando un tintinnio irritante che s’approcciava perfettamente con la cera del ragazzo. << Siderius ... Doveva già essere da me>> borbottò, guardandosi la punta degli stivali, lo sguardo poco dopo saettò proprio su quella porta di legno lontana. Un cigolio, il passo della spia s’arrestò di colpo: << Siderius! >> davanti a lui un uomo, alto e distinto, con capelli neri con numerose ciocche grigiastre, il viso era un ovale poco regolare, la figura alta e decisamente sottile si avvicinava sempre più, gli occhi del giovanotto ne studiavano le fattezza, quasi come fosse la prima volta, la pelle dell’uomo era segnata dal tempo, una rada barba ne circondava le labbra sottili e rosee, gli zigomi incavati lo facevano sembrare più magro di quanto già non fosse, le iridi grigie fissavano quelle smeraldine di Lysander che nel frattempo cominciò a mordicchiarsi il labbro inferiore << Lysander … >> era un bisbiglio, il giovane si affrettò a raggiungerlo , si fermarono a pochi passi da quella misteriosa porta << Ti aspettavo diverso tempo fa nei miei alloggi. Perché non sei venuto? >> lo guardava ancora, ne scrutava i movimenti focalizzando di tanto in tanto l’attenzione sul vestiario dell’uomo << Ho ripensato a quello che mi avevi chiesto e, non posso aiutarti Lysander, non questa volta. >> Concluse in direzione della spia che incrociando le braccia al petto lo ascoltò sorpreso, spiazzato, lasciò che le sue spalle urtassero il freddo marmo che rivestiva le pareti del castello. Spalancò gli occhi aggrottando la fronte, le labbra si mantennero appena schiuse e non emise alcun suono << Se il Re ci scoprisse, ti scoprisse, per noi sarebbe la morte! >><< Conosco la pena Siderius! Quell’uomo, quell’ospite non mi piace, non mi convince, e tu non puoi farmi questo! Non puoi! >> Aveva risposto con un tono più basso del solito, ma tremendamente teso, un discorso che si articolava all’interno di numerosi bisbigli, in maniera tale che, nessuno avrebbe potuto intendere l’oggetto del loro colloquiare. << Sì che posso! Ed è ciò che farò! La gogna può attendere figliolo, per una volta ascoltami! >> portò le mani a stringere le spalle larghe di Lysander, osservandone i lineamenti per niente rudi , lo strinse con forza, la spia sentiva quelle mani fredde far pressione sulla sua pelle calda, coperta dalla stoffa bianca della camicia << Il codice della Fratellanza ha delle leggi, dei principi che vanno rispettati! Tu lo sai! Sai bene a cosa mi riferisco, perché conosci quelle parole meglio di chiunque altro! Uniti come un sol uomo, come un sol uomo! Siderius.. >> A quelle parole seguì un lungo silenzio, i suoi grandi occhi verdi erano immersi in quelli grigi del Capitano dell’ Ordine della Fratellanza, la congrega delle spie di cui Lysander era parte attiva ormai da anni. << Un tempo mi avresti sostenuto>><< Eri un ragazzino all’ora, quei tempi sono finiti, ebbene che tu impari qual è il tuo posto. >> Lasciò la presa, Lysander aveva le spalle indolenzite, percepiva ancora quella lieve frescura procurata dalla pelle gelida di Siderius, i muscoli della spia pulsavano. Si sentiva tradito, aveva riversato le sue speranze in Siderius che era venuto meno, non lo guardò allontanarsi, rabbioso iniziò ad incedere verso la porta che conduceva alla sala delle spie, era socchiusa e distava pochi passi da lui. Posò la mano destra sulla maniglia spingendo appena, non servì alcuno sforzo. L’ospite del Re a Lysander non piaceva affatto, era ambiguo dallo sguardo furbo e il sorriso indecifrabile, come del resto, non sopportava nemmeno il consigliere dello stesso sovrano. Amets. Aveva un qualcosa di tetro e misterioso quell’essere magico, dalla personalità imperscrutabile, ma si limitava a chinare leggermente il capo in segno di un saluto mal riuscito ogni volta che i tre gli passavano davanti. Si guardò per qualche istante indietro , non c’era nessuno, così si richiuse la porta alle spalle. Il buio lo avvolse, non si respiravano odori particolarmente sgradevoli in quel posto , ma , le scale erano tempestate dalla polvere. La spia trattenne il respiro, investito dal quel fastidioso pulviscolo,il viso si era contratto in un’espressione di fastidio, istintivamente portò la mano destra all’altezza delle narici, nel tentativo di proteggere naso e bocca, senza respirare in alcun modo ciò che c’era in quella nuvola di sporcizia. Trattenne un colpo di tosse, sentiva i granelli sottilissimi, inconsistenti entrare inesorabilmente nelle narici e da queste, introdursi nella faringe ed ancora, giù per l’esofago. La gola bruciava, pizzicavano sulle pareti umide di questa. Mosse i primi due passi, ne susseguirono altri, tuttavia continuava a mantenere la destra sotto il naso e sulle labbra, strinse gli occhi chiari, le pupille si abituavano lentamente alla cupa oscurità che regnava all’interno del luogo. Davanti alla spia vi era una ripida rampa di scale di pietra, alcune sconnesse , dovevano essere circa tredici scalini. Avanzava disinvolto e silenzioso, riusciva ad udire delle voci ovattate , sembrava un discorso abbastanza animato, tre voci diverse, ma non era ancora in grado di distinguerle, i tre s’incalzavano l’un l’altro. La bocca del ragazzo si schiuse, ne fuoriuscì un sibilo << dodici..>> sembrava soddisfatto , e con molta cautela spinse in avanti la gamba destra, anteponendola all’altra. Quelle voci divenivano man mano più vicine, Lysander riuscì a riconoscerne due, la prima, era quella del Re, rauca e bassa, seguita subito da una difficilmente decifrabile, un borbottio fastidioso e dal suono nasale, non era facilmente collocabile a nessun uomo di corte che la spia conoscesse. L’ultima era la più chiara e distinta, pacata ma allo stesso tempo imperiosa. Atona ed incolore. Non vi era alcuna sfumatura nella parlata di Amets, il consigliere del Re. Si era accostato alla destra dell’ingresso. Respirava piano, il petto gli si riempì d’aria, liberandosene pochi attimi dopo. Le sue spalle, distavano pochi millimetri dalla parete alta, umida e fredda. Fra le nervature della roccia, spuntava qua e là una rada erbetta verdognola, che spiccava nell’oscurità del corridoio. La Sala Delle Spie , illuminata da numerose torce saldamente fissate alle pareti, seguivano tutto il perimetro della stanza, sulle mura si riflettevano grandi ombre che guizzavano a destra e manca su uno sfondo rossastro ricco di giochi di colore. Al centro dell’ampia camera un lungo tavolo rettangolare in legno, sulla superficie di quest’ultimo c’erano diverse pergamene, alcune arrotolate, altre no. E la spia, serrò la presa, la mano destra, manteneva l’elsa della spada, in una morsa salda e decisa, quasi d’acciaio. << Incaricherò un gruppo di spie, per la ricerca. >> << No! Sire! >> Lo incalzò il consigliere, aveva il palmo delle mani segnato da strani simboli, Lysander l’osservava minuziosamente, senza però capire cosa fossero. Lasciò che il braccio sinistro si fermasse a sostenere la cinta d’arme , mentre, la mano destra si preoccupava di mantenere salda la presa sull’elsa della spada, nervoso, attento a non provocare rumori che destassero sospetti << E Perché? Le Spie hanno sempre lavorato in maniera eccellente, Amets. Incaricherò Siderius, Malek, e Lysander. >> La Spia serrò la mascella, i denti cozzarono li uni sugli altri, e la stretta sull’elsa divenne ancor più energica, tanto ché i ghirigori intagliati sull’arma, cominciarono a lacerare la pelle del ragazzo. << Sire, Non sono sicuro che questa sia una buona idea … >> stizzito, girava intorno al re come se fosse un avvoltoio, pronto ad attaccare la sua preda. << Quel Lysander … Non è adatto a missioni di questo genere, e se mi concedete mio Signore, è troppo giovane! >> Athor si limitò ad annuire ed a sostenere Amets. << Potrebbero compromettere ogni cosa, anche con il più piccolo errore. Nessuno Potrà dubitare di Athor, Mio Re. >> Quella serpe strisciava come un verme, ai piedi del sovrano, il quale, annuì. << Permettetemi Sire, io sono il Generale delle Legioni, senza di me, La Terra Dell’Est è più vulnerabile di quanto possiate immaginare. Ma sotto il Comando di Almos , Arilyhen è tutta un’altra creatura! Dovremo allontanarlo, in qualche modo. Così, riusciremo ad attaccare a conquistare la capitale. >> I due si fermarono ad ascoltare il dire del traditore, Amets portò le braccia a congiungersi contro il petto, fissando il volto marcato, e barbuto del Generale. Un uomo non molto alto, sulla quarantina, con folti capelli ricci castani, ed un corpo prestante ed atletico, segnato da innumerevoli addestramenti e battaglie. << Le sue mura, senza il consigliere supremo, non saranno più inespugnabili, Il Re è tutt’ora occupato a dare un erede al trono, per la successione , e le legioni, in mano ad un incapace. Arilyhen, non sarà più la stessa. >> Concluse il generale, un lieve ghigno si fece spazio su quel volto roseo, con gli zigomi sporgenti, una luce strana nei suoi piccoli occhi azzurri, non c’era nemmeno un briciolo di onore o dignità. Solo, avarizia e crudeltà. Il suo sguardo vitreo, saettò in direzione della spia. Indietreggiò , i sensi erano tutti in allerta. In quel momento il re, con un suo cenno richiamò i due a seguirlo per abbandonare l’aula, avrebbero ripreso a parlare in un’altra sede, Amets ne era certo, e osservava il sovrano con aria compiaciuta e sicura, lo affiancò, mentre Athor, camminava dietro il consigliere. << L’Armeria! >> fu questo il primo pensiero di Lysander, la porta di questa era semi aperta , vi si lanciò con velocità e destrezza, nel tentativo di mascherare ogni minimo rumore. Lanciò un'occhiata svelta in direzione del corridoio. Erano andati via. Sgattaiolò fuori dall'armeria come se fosse un ladro , tre falcate furono sufficienti a raggiungere l'interno della Sala Delle Spie . L'ombra di Lysander s'allungava sul pavimento . Tremolante, come le fiammelle delle lanterne saldamente fissate alle quattro pareti della stanza. La sua attenzione fu catturata da un insieme di pergamene sistemate sul tavolo al centro dell'ampio spazio. Bagliori infuocati si riflettevano sulla pelle rosea della spia. Posò il palmo della mano destra sulla superficie in legno bruno, afferrò una delle pergamene. La guardò insistentemente, ma l'unica cosa che c'era su quel pezzo di carta ingiallito e sgualcito , era uno strano disegno geometrico. Un cerchio, contenente un triangolo, delle rune ne delineavano il perimetro, rincorrendosi l'un l'altra . Non riusciva a decifrare quei caratteri arcani. All'improvviso udì dei passi, erano svelti. Qualcuno si avvicinava in tutta fretta. Scattò all'indietro , allontanandosi dal tavolo. Ripiegò velocemente la pergamena, riducendola ad un misero rotolino di carta , infilato con forza nel fodero della spada. << Cosa ci fai tu qui? >> Esordì così, una figura bianca, che risaltava nel buio della sala. Aveva lunghissimi capelli ondulati, ricadevano ben oltre le spalle ed il busto, le punte ricciute, carezzavano dolcemente la vita sottile, molleggiando ad ogni movimento di quel che era un corpo femminile. Slanciato . Gli occhi del ragazzo saettarono su di lei. << Angelica! >> << Si? >> Lo incalzò , prese ad avvicinarsi a Lysander, con passi piccoli , ma decisi. I giochi di luce delle torce si precipitarono ad avvolgere una tale bellezza terrena. Angelica, Principessa dell'Ovest. Unica erede al trono del regno. I suoi capelli, erano di un castano rossastro , rispecchiavano i ghirigori infuocati in splendidi riflessi rossi. Come fossero lingue di fuoco. La pelle di un piacevole rosa pesco, le labbra piccole e piene, pallide. I lineamenti delicati, a tratti spigolosi. Il mento affilato . Aveva grandi occhi grigi, profondi come quelli di una colomba. Il corpo era interamente fasciato da una lunga veste bianca, con ampie maniche , svolazzanti. Era bella, ma la luce del potere rendeva il suo sguardo gelido, la principessa era capricciosa e vendicativa. Dentro di lei premeva la voglia di sottomettere tutto e tutti. Determinata e decisa ad ottenere tutto ciò che desiderava. << Potrei farti la stessa domanda, Principessa. >> << Da quando ti hanno concesso il potere di rivolgerti a me in questo modo? >> La guardò stizzito, Lysander non sopportava il comportamento della giovane, lei vantava circa tre o quattro primavere in meno di lui, era insopportabile sottostare ai capricci di una principessa viziata e crudele. << Perdonatemi, Principessa. >> Prese a girare intorno alla spia come un avvoltoio, i suoi occhi vitrei , scrutavano il giovane in un modo davvero irritante. Ad ogni gesto di lui, il cuore palpitava. << Sono la figlia del Re Lysander, non dimenticarlo mai! >> Lo desiderava, pretendeva quel corpo forte e vigoroso. Quei capelli color del grano, gli occhi in cui il verde delle valli dell'Ovest era irrimediabilmente svilito. E quelle labbra, morbide , serrate. << Lo terrò a mente. Angelica. >> Sorrise lei, un ghigno tagliente. Lysander rabbrividì, sapeva quanto la principessa bramasse il suo amore, ma non gli interessava. << Non dirò a mio padre di averti visto qui, ma tu dimmi, cosa ti ha spinto a seguirlo? >> << Sono una spia, Angelica. Questa è la Sala Delle Spie.. >> balbettò, cercava una scusa credibile, per mettere a tacere la curiosità di Angelica. << Lysander , so che stai mentendo! Ti ho visto, nasconderti nell'armeria, prendere la pergamena , che hai messo nel fodero della spada! >> Rimase in silenzio per diversi istanti la spia, ora Angelica sostava dinanzi a lui, e le iridi grigie, di cielo invernale erano ferme sul volto di lui. Che fare? si domandò Lysander, la presa intorno all'elsa della daga divenne di colpo più salda, le labbra si schiusero, come se volesse dire qualcosa e così fu. << Non ho seguito il Re! Scendevo solo a cercare Siderius. Ho sentito dei bisbigli. Ho continuata a scendere , il brusio piano divenne più chiaro, riuscivo a distinguere le voci. Ho deciso di avvicinarmi, ed ho sentito il consigliere di tuo padre, Amets ,obiettare una scelta del Re. Quella di affidare al gruppo delle spie, una missione. Credo si tratti di un tentativo di conquista, ma prima, cercano qualcosa. >> Angelica lo ascoltava in silenzio e con molta attenzione. << Continua, Lysander. >> << Non ho capito a cosa si riferissero, ma parlavano della Terra Dell’Est. Amets voleva dissuaderlo dall’affidare l’incarico a noi spie, L'ospite che abbiamo a corte è un traditore, suppongo. Non conosco il simbolo sul suo mantello. Presto, dichiareranno guerra, alla terra dell'Est. >> Fra i due calò il silenzio, Angelica voltò di scatto il capo. Entrambi udirono dei passi veloci, qualcuno, aveva ascoltato il loro discorso. Lysander si precipitò come una furia verso il lungo corridoio lugubre e smorto. << No! >> Sbraitò il ragazzo, Angelica guadagnò subito il fianco della spia, lo guardò, tesa. Il viso le si era contratto in un'espressione tirata e cupa << Conosci troppe cose , Lysander! Devi andartene da qui! >> << Andarmene? E perché!? >> << se non te ne vai, mio padre ti farà giustiziare , lo sai! >> Si osservò attorno . Il corridoio era deserto, ed un silenzio inumano regnava sovrano nel luogo, lo afferrò per la mano destra e lo tirò a sé << Vieni! >> bisbiglio la principessa, Lysander la seguì senza obbiettare << Chiunque abbia sentito quello che hai detto, presto lo riferirà a mio padre e quando lo scoprirà, per te sarà la fine! >> con tono grave , percorse il resto della strada avvolta nel buio più totale, non vi erano più torce fissate alle mura, ed il loro percorso sembrava restringersi. Finché, entrambi giunsero ad ampi passi, davanti ad una porticina di legno molto piccola, con i cardini rumorosi. Sulle loro teste, si riuscivano a sentire i rumori prodotti dai passi delle guardie , le quali si dirigevano svelte nei sotterranei per catturare la spia. << Fuori di qui, troverai il mio cavallo, è la strada che seguo di solito per uscire dal castello, prendilo e vattene! Cerca di andare più in fretta che puoi o ti uccideranno! >> << Angelica, perché fai questo? >> Chinò il capo lei, sorrise appena, il fracasso delle armi che cozzavano sulle pesanti armature di colpo sembrò essere più vicino , e la voce di Amets tuonò nel lungo corridoio << Perché ti amo , Lysander … >> Lo spinse fuori dalla porta con forza. Mezzogiorno era trascorso ormai da un po’, ma il sole era ancora alto in cielo << Angelica, io … Io non tornerò indietro. >> Di colpo, lei, si sentì tradita, il sangue cominciò a pulsare in tutto il corpo, divenne paonazza in viso, con quelle parole, Angelica comprese che la spia, dai capelli d’oro e gli occhi di un verde stupefacente, i quali fissavano il suo volto rubicondo, non sarebbe mai stata sua, quel ragazzo giovane e bello come fosse un Adone, non l’avrebbe mai amata. Fu invasa dalla rabbia, scosse il capo e lo spinse nuovamente, trattenendo le lacrime, tirò su con il naso senza dire una parola, Lysander capì e corse via verso il destriero nero della principessa. Era un esemplare magnifico di Frisone, un maschio, aveva compiuto da poco i due anni. Dal manto nero e lucente, gli occhi vispi ed attenti, puntarono quella figura snella , dalla capigliatura scompigliata, afferrò le briglie la spia, saltando in groppo senza troppe difficoltà, i suoi occhi verdi si soffermarono ancora una volta su Angelica, in fondo , Lysander sapeva che si sarebbe vendicata in qualche modo, ma non era questo il momento di indugiare su di lei, ora, doveva assolutamente andare. Dovettero trascorrere diversi minuti prima che gli uomini capeggiati da Amets raggiungessero la sala delle spie, e quando furono lì, Angelica era sola, in preda all’ira, scattò in avanti raggiungendo Amets, era sudata, fuori di sé, sollevò il braccio destro indicando il proseguimento buio del corridoio, il quale svoltava a sinistra conducendo poco dopo alla piccola uscita << E’ scappato , Amets! >><< Principessa, state bene? >><< Sì , sto bene! Avvertite mio padre, che sia catturato e giustiziato! >> il tono della sua voce era diverso, come se avesse subito una trasformazione , alto e duro , lei non sopportava l’idea che qualcun’altra avrebbe potuto averlo, il suo amore era così forte da potersi trasformare in un profondo odio << Se ne posso averti io, nessuna potrà..>> farfugliò, mentre si allontanava dal luogo, ripercorrendo la strada che l’aveva condotta alla consapevolezza che al cuore, non può essere imposto l’amore, se non nasce spontaneamente. Come un raro fiore primaverile. Amets, sotto l’ordine del re, sguinzagliò alle calcagna di Lysander la cavalleria, ne impiegò una parte esigua, circa undici uomini, armati di tutto punto, con spada, lancia e scudo. I drappi neri , bordati di bianco si facevano spazio fra la gente, irrompendo nella piazza del mercato, seguendo la spia, poco più avanti di loro. Lysander non si voltò mai indietro, per la prima volta nella sua vita provava paura, pura, se fosse finito nelle mani dei cavalieri, sarebbe stato giustiziato e portato alla forca. Siderius aveva ragione, doveva essere più cauto << Ah!! >> incitava il frisone ad andare più in fretta, sentiva le voci dei soldati dietro di sé, gli zoccoli delle loro cavalcature cozzare sulla strada << Forza! Forza!! >> lo spronava, sebbene fosse un esemplare robusto e pesante, riusciva a reggere i comandi della spia. Respirava con affanno, i nervi , i muscoli, tutto il suo corpo era in tensione, lo sguardo fisso sulle vie della cittadella, scorse il muro che delimitava il confine, fra la terra dell’Ovest e le pianure selvagge , oltrepassando quel muro, non avrebbero più potuto catturarlo, perché sarebbe stato al di fuori dei territori sotto il dominio della corona. << Avanti! Ancora qualche sforzo! Ci siamo!>> digrignava i denti, il vento era fresco, vagando più in là con lo sguardo , riusciva a vedere la foresta, non era mai entrato lì dentro, doveva restare lucido e preoccuparsi di aumentare la distanza con i cavalieri, erano svelti, avevano le lance puntate su di lui, ma fortunatamente, con un balzo il destriero nero, come la pece, oltrepassò il muro . Non si fermò, né gioì , la sua preoccupazione era un’altra, raggiungere la Terra dell’Est e sopravvivere agli ostacoli della “ForestaDi Ethon” . Lysander inspirò profondamente, era stanco, cavalcava ormai da qualche ora, il sole era sul punto di concludere il proprio giro, lasciando spazio al regno di sua sorella , la luna. Ma prima di farlo, deliziava la vista con i suoi raggi, i quali tingevano di svariate sfumature di rosa , rosso ed arancio, cielo e nuvole, incendiando le valli lussureggianti , le quali, cingevano la foresta, raccogliendola in un unico blocco verdeggiante. Si accasciò lentamente sulla groppa del frisone, esausto, senza cibo e senza acqua, nemmeno un mantello a ripararlo dal freddo notturno. Chiuse gli occhi il giovane, stringendosi nelle spalle, la frescura della sera pungente incalzava, seguita dall’imbrunire del cielo. Sfinito com’era , doveva entrare in quel luogo così angusto e tetro, i grilli ne allietavano il cammino, il fruscio delle foglie ed il vento, lo cullavano , le fronde degli alberi insinuavano maternamente i propri rami fra i capelli color del grano di Lysander. Posò il capo sulla criniera del cavallo, il quale era entrato da poco nella foresta, vi trovò pace, addormentandosi profondamente. In quel luogo, le guardie del re né Amets l’avrebbero cercato, nessuno era mai entrato in quel posto, si narravano strane leggende , racconti paurosi, di quelli che la notte fanno tremare i bambini. La luna in cielo era un perfetto spicchio bianco, sistemato su di uno sfondo blu, trapunto di stelle, alcune lucciole svolazzarono sulla testa della spia. Il frisone si era fermato, e si era accucciato sotto un albero, nei pressi di un ruscello, aveva sistemato la propria coda sulle spalle di Lysander, il muso sull’erba umida e odorosa. Furono avvolti dal fascino della notte, in un tripudio di ombra e luce, di bisbigli e respiri leggeri, come il soffio degli angeli. Riposarono a lungo entrambi.
  
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