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Autore: Marrs    27/08/2011    1 recensioni
Una piccola parentesi sul tormento di Leah, un capitolo mai narrato sulla storia della giovane licantropo e del suo dolore per la perdita dell'amore di Sam Uley. Ma il dolore non deve essere motivo di vergogna e di spregio. Una svolta, la svolta che le permetterà di ritrovare un pò di pace, la svolta che la riavvicinerà a quelli che capirà non essere suoi nemici ma semplicemente la sua famiglia.
Un capitoletto scritto ormai più di un anno fa che vi propongo come mio primo lavoro, frutto della passione per questa saga. Spero vi induca anche a spendere del tempo per farmi sapere quali sono le vostre idee in merito, oltre che a farvi trascorrere qualche minuto in...buona? compagnia. Buona lettura!
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Leah Clearweater, Quileute
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
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Il gran giorno era arrivato.
Sam Uley ed Emily Young si sarebbero sposati oggi, davanti a me e al mio cuore dolorante. Avrebbero voluto risparmiarmelo entrambi, ma mia madre mi aveva costretta a presenziare, dicendo che tutti i membri del branco dovevano prender parte della vita di un “fratello”.
Lei non poteva capire.
Così, quel giorni, assistetti all’incoronamento dell’amore che aveva sbriciolato il mio cuore istante dopo istante di quella vita fatta solo di sofferenze. Per prima cosa, c’era stato l’affetto proibito per Sam; poi era arrivata la morte di papà, un altro duro colpo per il mio fragile cuore; infine, la trasformazione; e adesso anche il matrimonio.
Non ce la facevo più.
 
“Ehi, tesoro, potresti impegnarti un po’ di più a sorridere, almeno nelle occasioni speciali.”
Era ovvio che lei non capiva, altrimenti mi avrebbe risparmiato quello strazio.
“Sì, mamma. Scusa, è che oggi non mi sento tanto bene. Stanotte non ho dormito bene e adesso il sonno comincia a farsi sentire.” Così ero riuscita a metterla a tacere per il resto della giornata.
Finita la cerimonia, avevo partecipato al banchetto con il malumore alle stelle, tra foto e congratulazioni con i neo sposi: non avrei sopportato un secondo di più.
Con la scusa più banale che potesse venirmi in mente, salutai e scappai nel bosco, trasformandomi appena fui fuori dalla visuale di tutti gli invitati; ma Sam poteva benissimo vedermi e il suo sguardo non mi aiutava di certo ad accantonare il dolore che mi torturava ogni volta che lo vedevo, ancor più oggi, il giorno in cui era diventato ufficialmente parte di un intero che non completavo io.
Corsi più veloce che potevo, ma ovviamente nessuna velocità bastava a nascondere i miei pensieri agli altri. Seth era lì, pronto ad ascoltare le mie confessioni involontarie e a fare un monologo, se la cosa si fosse ritenuta necessaria. Ah, il mio fratellino! Quanto bene gli volevo? Troppo.
Nonostante io lo trattassi spesso male, lui era sempre lì, pronto ad ascoltare i miei tormenti interiori e tutte le mie lamentele, senza dar segno di stanchezza per i troppi pensieri malinconici che affollavano sempre la mia mente; e aveva anche la forza di consolarmi. Così, come se i miei problemi non fossero già abbastanza, mi sentivo anche in colpa per lasciare il compito di “maggiore” a mio fratello, quando quel ruolo sarebbe dovuto spettare a me.
“Non ti preoccupare. A me può solo far piacere essere sempre qui per te, anche se mi farebbe più piacere vederti felice almeno una volta. Mi dispiace tanto per oggi.”
Non volevo rispondere. Anzi, non sapevo proprio cosa dirgli.
“Non devi dire nulla. Mi basta essere qui con te e sapere che accetti di buon grado la mia compagnia. Non ho intenzione di dire cose inutili come “Passerà, vedrai” oppure compatirti. Vuoi silenzio? Silenzio otterrai. Ma sappi che quando sarai pronta a parlare, io sarò il primo pronto ad ascoltare.”
Aveva concluso così il suo monologo, sentendo, nei miei pensieri, scendere una, due, tre lacrime silenziose, di quelle a cui non puoi e non vuoi rispondere, perché nascondono pensieri troppo intimi e troppo profondi per l’animo di qualcun altro.
 
Due ore dopo…
“Seth? Come sei riuscito a lasciare la mamma? Voleva stessimo lì a tutti i costi.”
“Sai benissimo che mamma fa finta di non capire per lasciarti il tuo spazio. È bastato dirle “Ha bisogno di me” e non ha opposto resistenza.”
“Ah, capisco.”
E il silenzio ritornò.
Così anche mamma percepiva il mio stato d’animo? Bene, ero proprio una stupida. Ormai tutti conoscevano il mio tormento, ma cercavano di fare finta di niente per me. E io come li ringraziavo?
Sottraendomi ai loro sguardi e ai loro tentativi di starmi vicina per alleviare le mie sofferenze.
Ora sì che mi facevo proprio schifo. Eppure doveva esserci un modo per ringraziarli…
Ma certo!
Seth comprese e decise di tornare a casa, ritrasformarsi e non dire niente a nessuno.
Corsi velocemente, molto velocemente, verso Seattle, dove ero sicura che avrei trovato ciò che cercavo. Mi trasformai appena in prossimità della città così da poter girare alla ricerca di quel negozio davanti al quale ero passata tanti anni prima insieme a mio padre.
Ricordai con le lacrime agli occhi…
“Papà, guarda che bello quel vestito! Mi piacerebbe tanto indossarlo per un’occasione speciale, molto speciale.”
“Tesoro, nella vita ci saranno tante occasioni speciali in cui indossare un abito come quello; e sono sicuro che ti starà d’incanto.”
Non era quello il momento di ricordare.
Avanzai tra la gente, facendomi largo con fatica; e, finalmente, eccolo là. Il negozio dei miei ricordi era solo un piccolo aspetto di quello che si presentava davanti ai miei occhi ora, ma era sempre lui.
Entrai di corsa, con il fiatone per la fretta, e mi misi a girare tra i vestiti da cerimonia. Già, non era per nulla il mio genere di abbigliamento preferito; ma lo dovevo a loro.
Lo trovai. Ovviamente non era l’abito che avevo visto quel giorno, ma faceva proprio al caso mio: color grano, con una cintura color ecru che evidenziava la mia figura femminile che, fino a quel momento, avevo cercato sempre di nascondere sotto abiti larghi e un po’ maschili. L’abito era aderente fino alla vita, ma scendeva largo fino sotto il ginocchio.
Perfetto.
Lo comprai e corsi subito in una cartoleria, dove comprai carta da lettera e una penna nera per scrivere, sperando che la mia calligrafia non intaccasse l’importanze di quelle parole:
“In questi anni, non mi sono comportata per niente bene nei confronti di tutti voi, soprattutto nei confronti della mia famiglia. Di questa famiglia fai parte anche tu, Emily, ed è giusto che io ti porga le mie più sentite scuse per aver reagito così a ciò che tutti noi, ora, conosciamo. Mi dispiace davvero per aver creato così tanti problemi nel corso degli anni, ma sono pronta a riprendere in mano la mia vita e ricominciare a viverla serenamente; per questo spero che voi mi aiutiate nel mio intento. La seconda persona a cui devo delle scuse sei tu, Sam. Non voglio affrontare il problema che mi ha spinta a diventare la ragazza che sono da molto tempo, ormai; ma voglio di certo accantonarlo e chiederti di perdonarmi per averti fatto stare tanto in pensiero per me. Ti auguro tutta la felicità del mondo con Emily e spero, un giorno di poter rientrare a far parte della mia famiglia.
È così che ho preso la decisione di auto dichiararmi testimone di questo matrimonio, confermando che l’amore che vi lega è del tutto sincero e che vivrete il resto della vita nella pace e nella serenità.
Infine, vi chiedo un favore: quando deciderete di trasmettere il gene del licantropo, mi piacerebbe essere la prima a saperlo e desidererei essere la madrina del piccolo tesoro che nascerà.
Con affetto,
colei che, finalmente, chiede perdono.”
 
Mi precipitai a casa Uley, sperando di trovare tutti gli invitati riuniti lì.
Così fu. Indossai in fretta il vestito che avevo comprato poco prima e presi in mano la lettera. Bussai lentamente alla porta, sperando ancora che mi udissero.
Di nuovo, così accadde.
 
Vi risparmio parole inutili, perché il racconto sarebbe ancora lungo; ma posso dirvi con piacere che oggi sono qui per celebrare con la mia famiglia la nascita di una creatura molto speciale.
In questo giorno, sono qui per prendermi il compito di accompagnare questa bambina durante la sua vita, sia che il destino le riservi una normale esistenza, sia che questo sia uguale al mio. Io sarò qui.
Ed ecco la soffice voce di Emily, accompagnata da quella di Sam: Leah, tocca a te.”
  
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