Come colombi.

«I colombi che Barca ha lasciato nella cella, cosa ne devo fare?»
«Quello che vuoi»
«Voleva liberarli quando saremmo andati via». 
Spartacus, Episodio 7. 

Pietro aveva sempre desiderato possedere un paio d’ali con cui librarsi nel cielo.
Forse Barca l’aveva capito, perché ogni giorno trovava nella gabbietta di ferro un colombo nuovo, dalle piume grigie come fumo.
Sebbene fosse un gladiatore dall’aspetto truce e violento, nascondeva un animo docile pieno di sottigliezze che lo rendevano più importante di quei fantocci che ogni giorno combattevano sollevando cumuli di sabbia.
Non era solo un impugnatore di spade, uno spargitore di sangue: era anche sorrisi, mani grandi e forti che sapevano cullare con delicatezza un pettirosso dall’ala spezzata, occhi spaesati che si tramutavano in pozze d’amore quando lo stringeva a sé.
Pietro era innamorato di lui, follemente.
E loro sarebbero volati via, come colombi.
Come i colombi che cantano la propria litania d’amore, sui cornicioni delle case di terracotta che si scaldavano al sole.
Come i colombi che zampettavano nella gabbietta, fatta di scheletrici bastoncini di ferro messi assieme.
Come i colombi che spiegavano le ali e prendevano il volo, proprio come avrebbero voluto fare Pietro e Barca.
Ma loro non avevano piume, non avevano ali.
Avevano pelle, muscoli e sangue, sogni troppo inverosimili da realizzare assieme e un amore che andava ben oltre qualche bacio o carezza.
Loro erano anche abbracci, sguardi, ansiti che rimbombavano tra le pareti, sabbia che si incollava come colla alla pelle sudata, dita che stringono colombi feriti.
Pietro aveva sempre desiderato possedere un paio d’ali con cui librarsi nel cielo.
Peccato che la voglia di volare come colombi non gliele avesse tagliate, quando Barca era andato via in uno sbuffo di vento e in un sorriso che, forse, nascondeva più di mille parole.
Gli uccelli erano gli unici a poter volare, ormai l’aveva capito.
E gli unici che avevano il coraggio di sognarlo, come loro, erano destinati a crollare al suolo al primo battito d’ali. 

Sìsìsìsì, eccomi qui. Io volevo scrivere su Spartacus, insomma, ma... Pietro e Barca, oh.
Pietro. Barca.
Loro. <3
Io mi sono innamorata di questa coppia. Li amo letteralmente. Sono così belli, così dolci, così... così perfetti. 
Quel maledetto Batiato, assieme ad Ashur, li ha divisi. Inutilmente.
Io, beh, ho pianto quando è morto Barca. Perchè davvero sono rimasta spiazzata dalla sua morte. Tutti quei fendenti, ed era ancora vivo.
Ciò dimostra quanto sia forte, quanto sia disposto a combattere per Pietro. Per loro.
La storia è basata sui colombi perchè Barca e Pietro hanno una gabbietta nella cella dove ne tengono un paio, e quindi... l'idea mi è venuta lì.
Se vi fa pena abbiate pietà, è l'una e mezza di notte e sono davvero molto stanca. Dovrei andare a dormire ma finirò di vedere gli dei dell'arena, poi il mio letto accoglierà di nuovo le mie sembianze da balena obesa u.u
Spero tanto che vi sia piaciuta e, mi raccomando, trascinate sempre più persone nel fandom di Spartacus. Questa serie merita, merita tantissimo. Io me ne sono innamorata, così come mi sono innamorata di Barca e Pietro.
Ah, con questa le mie storie sono quaranta. *stappa champagne* Festeggiamo! *-* Altre dieci e varcherò la soglia dei cinquanta, che emozione!
Ora vi saluto, alla prossima! - perchè ne scriverò un'altra su Spartacus, ossì. 

Sayonara!