Mi sistemo davanti al portatile. Apro un foglio di word e mi sgranchisco le dita. Ok, sto per scrivere il primo capitolo di quello che sarà il mio libro.

“Capitolo 1” comincio. Non potrebbe andare meglio di così.

Rifletto su una bella frase ad effetto con cui iniziare la pagina.

Decido che la protagonista deve chiamarsi Emma. Quindi provo.

“Emma si era appena svegliata e si rigirava nel suo letto”

Bene, questo può andare bene.

“ Emma si era appena svegliata e si rigirava nel suo letto quando le squillò il cellulare.”

E la prima frase è andata. Decido che Emma è fidanzata con un tipo che si chiama John.

Per tutto il pomeriggio scrivo, alle quattro ho riempito cinque pagine.

Poi, il trauma.

È come se tutto quello che ho scritto non avesse più senso, improvvisamente ha perso ogni significato.

Sono bloccata. Perché? Scena a rating rosso.

Insomma, come faccio a scrivere una scena del genere se non ho alcuna esperienza in questo campo?

Certo, è vero ho un fidanzato. Un fidanzato pervertito, è vero.

E lui me l'ha proposto più di qualche volta, ma la mia boccaccia ha sempre risposto di no, quando il mio cervello diceva “sì, sì! Digli di sì!”

Se solo la mia boccaccia e il mio cervello fossero andati d'accordo, adesso non starei qui a tormentarmi e a comporre i suo numero.

-Duncan? Mi servi qui, adesso.-

-Arrivo subito.- l'ho istruito proprio bene.

Ok, mentre aspetto ho il tempo di cambiarmi. Mi precipito all'armadio e tiro fuori dalla confezione ancora perfettamente imballata quel completino che mia zia Edi mi ha regalato a Natale. Che giorno memorabile.

La zia mi porse il pacchetto, lo scartai, trovandomi di fronte un completino bianco di pizzo con tanto di autoreggenti. La fulminai con lo sguardo.

Lei era tranquillissima e mi ha strizzato l'occhio.

-Ce l'avrai il fidanzatino, no?- mi ha sorriso. Alla parola fidanzatino, mia madre ha sputato l'acqua che aveva in bocca, probabilmente perché le era apparsa l'immagine di Duncan. Eh, già. Lei lo odia. Ma questa è un'altra storia.

Bussano alla porta. Eccolo è arrivato.

Gli apro, con indosso il mio completino sconcio. Lui mi guarda allibito.

-P-principessa? Che ci fai vestita così?- Io gli sorrido.

-Vuoi davvero … ?- mi chiede, ancora frastornato.

-Sì, ma sbrighiamoci, che ho da fare.-^{[citazione necessaria]}

Duncan è steso sul letto con una sigaretta in bocca.

-Devi per forza fumare in camera mia?- gli chiedo acida.

-Allora?- mi chiede lui, spavaldo.

-Allora cosa? Adesso devi andare via. Ho da fare, te l'ho detto.- mi guarda storto. Io mi sono già cambiata e mi sto legando i capelli.

Lui si è alzato e mi guarda.

-Ma … vuoi mandarmi via così?- chiede.

Mi avvicino a lui. -Hai ragione.- Vado verso l'armadio, lui mi fissa speranzoso.

Gli porgo un cesto di panni sporchi.

-Me li porteresti in lavanderia?-

-C-certo principessa.- risponde a denti stretti.

Esce da casa mia. Io ispiro profondamente. Ecco, mi sto pregustando la gloria. Mi siedo davanti al portatile, riapro word e … niente. Niente di niente.

Non mi ricordo come è stato e cosa ho provato, tanto ero concentrata su questa stramaledetta scena. E come se non fosse cambiato niente. Afferro il cellulare, dopo aver inspirato, compongo di nuovo quel numero.

-Ehm … Duncan? Avrei bisogno di un favore.-

-Arrivo, arrivo.- Già, l'ho istruito proprio bene.