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Autore: StephEnKing1985    28/08/2011    0 recensioni
Donatello è un ragazzo gay un po' in sovrappeso. A causa del suo aspetto fisico, si trova a dover fronteggiare in modo particolare la superficialità e meschinità del mondo gay sotto forma di delusioni che riceve puntualmente da ogni ragazzo che conosce. Per rifuggire al dolore, si diletta in ciò che sa fare meglio: Disegnare fumetti. Il suo personaggio preferito è Dandy Landy, un bellissimo ragazzo frizzante e dolce, in cui Donatello proietta il suo fidanzato ideale, innamorandosene. Ben presto il bel personaggio di carta incomincerà a vivere di vita propria, ma sarà una felicità per Donatello oppure sarà solo l'ennesima delusione?
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Approfittando del periodo di ferie estive del servizio di aiuto psicologico, e per cercare di svagarmi un po’, decisi di andare a trovare mio fratello a Milano. L’idea non venne a me di persona, ma bensì fu lui ad invitarmi: mi telefonò circa tre giorni dopo che avevo parlato (sognato) con Dandy, proprio mentre cercavo di occultare le vignette che descrivevano il nostro colloquio.

- Oh buongiorno, il principino s’è svegliato, eh? – mi salutò allegramente Ermanno.

- Buongiorno a lei, marchese. Come se la passa nella sua tenuta di Mediolanum? – l’avevo canzonato io.

- Direi molto bene. Però fa un caldo d’inferno… Per questo io e mia moglie avevamo avuto un’idea. –

- Sono tutt’orecchi. –

- Vedi, pensavamo di andarcene a fare un giretto sul lago di Garda, in Trentino. Lì c’è un sacco d’aria buona, e soprattutto fa un freschetto niente male! C’è un’amica di mia moglie che da una festa… se ti va di venire… - mi disse, con il tono tranquillo di chi ha sa già la risposta.

Da quando Ermanno si era sposato, solo due anni prima, avevamo smesso di frequentarci. Il suo trasferimento a Milano era stato un colpo duro per i miei e anche per me, che avevo perso l’unico essere umano che parlava con me di tanto in tanto (escludendo Francesco, che comunque non aveva la stessa importanza di mio fratello) e con cui uscivo senza problemi. Mio padre e mia madre andavano a trovarlo qualche volta, ma ce l’avevano comunque con lui per averli abbandonati.

 

Inutile dire che avevo risposto sì alla proposta di Ermanno. Staccare un po’ da Bologna era l’ideale, soprattutto alla luce degli ultimi eventi. Ero partito di buon mattino, calcolando che per le dieci e mezza sarei stato a Milano senza troppi guai. Dopodiché, un giorno di sosta in casa di Ermanno e Chiara, e poi via verso il Trentino Alto Adige. Se non altro non avrei patito il caldo come a Bologna.

La mia auto ronfava rumorosamente sull’autostrada che portava nella città ambrosiana, e sapevo già che mio fratello me ne avrebbe dette tante vedendomi arrivare su di essa: “Sei impazzito! Ma hai idea di quanto sia pericolosa quest’auto? E se ti si ferma in mezzo all’autostrada, cosa fai?”

Ed io immancabilmente gli avrei risposto “Semplice, chiamo il carro attrezzi e la faccio riparare.” Con un sorriso a trentadue denti stampato in faccia. Sorrisi, ma il mio sorriso si spense quando mi resi conto che un viaggio da solo, anche se di poche ore, era abbastanza noioso. L’autoradio trasmetteva le notizie sul traffico e qualche canzone di quelle vecchie, ma non era eguagliabile alla compagnia di un essere umano. Pensai e ripensai a tutti i possibili scenari che sarebbero potuti esserci con un probabile fidanzato.

 

- Cambia stazione, questa non mi piace. – mi sentii dire. Tenendo il volante con la mano sinistra, allungai l’indice per cambiare stazione.

- Neanche questa mi piace. – disse la voce accanto a me. Era un ragazzo molto carino, sulla ventina. Il suo nome?

- Paolo, è la trentacinquesima volta che cambio stazione. Ci sono soltanto un centinaio di stazioni radio in Italia. Dimmi, vuoi che le passi tutte, per farti contento??? – sbottai, con una punta d’irritazione.

- Ma che stronzo permaloso! Vai a fare in culo, allora! – e mi spense la radio.

Tra di noi regnò il silenzio per un po’, fino a che lui non riaccese la radio e la mantenne su un canale dove trasmettevano preghiere.

- Se volevi andare a messa, uscivo a Reggio Emilia e ne trovavamo una… -

- Tappati quel cesso! Coglione… -

Un fidanzato aggressivo. Proprio quello che mi ci voleva. E se invece fosse stato uno dolce?

 

- Amore, ti sei ricordato di portare la crema abbronzante?  - mi domandò il ragazzo al mio fianco, mentre guidavo. Un’auto mi aveva appena sorpassato con un insistente lampeggio di fari abbaglianti.

- Sì… - risposi io.

- Perché lo sai che non voglio che il mio patatone si prenda una scottatura, non è veeeeero? –

- Sì amore. – risposi di nuovo io, distrattamente.

- Che c’è? – mi domandò lui con un’espressione triste dipinta sul volto. – Sembra che … che ti annoi a parlare con me. –

- No amore, è solo che… - cercai una scusa lì per lì. – Sto guidando, ecco. –

- Non è vero… - rispose lui tenendomi il broncio e mettendosi a braccia conserte. – Hai un altro, non è vero? –

- Cos…? Ma … ma no, amore. Ti giuro che … -

- Invece sì, hai un altro e stai pensando a lui invece che a me! Dillo! Dillo! Dillo! Diiiiiiiilloooooo! – e così dicendo, si mise a piangere. – E pensare che io faccio di tutto per te… -

Io sbuffai, non sapendo bene cosa rispondere. Ma sì, in fondo, chi se ne importava? Era solo uno scenario elaborato dalla mia mente creativa, non c’era nulla di vero. Però, c’era un’altra cosa che mi inquietava: possibile che tutti questi scenari finissero nel male?

Una volta, tanto tempo fa (non esageriamo, saranno stati due o tre anni fa), frequentavo una compagnia di ragazzi gay. Non ricordo nemmeno come c’ero approdato, so soltanto che avevo un solo ragazzo che stravedeva per me e tutti gli altri non mi potevano vedere. Il sentimento era ricambiato da me, dato che non mi piaceva la loro meschinità, la loro arroganza… il loro egoismo. Ciascuno di loro aveva caratteri diversi, ma ognuno di questi teneva con la manina un sottile filo rosso, che era la cattiveria. In quel breve anno e mezzo di frequentazione di questo gruppo avevo visto coppie sfasciarsi per tradimenti o tresche clandestine, baci dati al momento sbagliato o alla persona sbagliata, oppure ancora peggio per il pettegolezzo. E cosa non si dicevano tra di loro! Quando si era in tanti erano sempre baci carezze ed abbracci, mentre se qualcuno mancava, era l’occasione buona per sparlargli dietro.

Nulla da fare, avevo un po’ di pregiudizio verso il mondo gay, e non già verso il mondo in sé, quanto nei loro atteggiamenti. Atteggiamenti che con l’andare del tempo avevano fortemente influenzato la mia fantasia, spingendomi a creare Dandy ed i suoi amici, facendomi ogni volta aiutare dalla musica per cercare di non pensare alle brutture di ciò che avevo visto con questi occhi e disegnare un mondo bello e senza cattiveria.

Mi venne da pensare a Dandy ed al nostro colloquio. Che cosa mi avrebbe detto, se avesse percepito i miei pensieri in quel momento?

I fumetti sono mondi paralleli, evocati da una mente superiore, che dovrebbe essere in grado di resistere alle brutture del mondo, oppure di trasformarle in cose divertenti. A te manca quella funzione. Non è forse vero, Donatello? Tu non riesci a vedere una cosa brutta in altro modo che quello. Per te una cosa brutta è brutta e basta. Ma prova a pensare lateralmente… per esempio, se c’è un tradimento, ci può anche essere un motivo di ilarità, una situazione divertente… Insomma, il mondo non è solo bianco o nero.

Pensare alla sua voce vellutata ed al suo tono tranquillo, mi mise di buon umore. Le parole che avrebbe potuto dire in quel momento mi risuonarono in testa come un mantra, di cui io avrei dovuto cercare di coglierne il significato profondo.

Ci pensai.

Continuavo a guidare, con gli occhi fissi sulla strada. Le uniche cose che avevo in mente erano non andare troppo veloce, guardare bene i cartelloni stradali per non perdermi, e tutte le regole del codice della strada riguardo alle autostrade.

Sospirai.

- Non ci riesco, Dandy… Non ci riesco. – mormorai, mentre mettevo la freccia e mi fermavo in una piazzola di sosta. Scesi in fretta dalla mia auto, mi sporsi sul guard-rail e vomitai nella fossa adiacente.

Dietro di me, intanto, gli altri veicoli sfrecciavano.

 

   
 
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