Anime & Manga > Doremi
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Autore: Mimichan    30/04/2006    1 recensioni
“Successe tanti anni fa. Fu la guerra più cruda e sanguinosa che avesse mai colpito il Regno delle Streghe. Le perdite furono tante, troppe e si arrivò a pensare che l’intera razza delle streghe si sarebbe estinta. Doremì, è importante che tu e le tue amiche sappiate la verità. È ora che la guerra venga raccontata dall’inizio alla fine perché anche voi possiate conoscere la forza e la virtù delle otto guerriere. È giunto il momento del loro ritorno e sarete proprio voi a resuscitare il leggendario Soveraign...”
Genere: Avventura, Azione, Fantasy, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Erano già passati alcuni giorni dall’entrata di Doremi nella nuova scuola e questa poteva dirsi soddisfatta

CAPITOLO 2

 

LA STANZA, LA VISIONE E LA PIETRA

 

 

Erano già passati alcuni giorni dall’entrata di Doremi nella nuova scuola e questa poteva ritenersi soddisfatta. I risultati non erano e non sarebbero mai stati dei migliori, ma stava lentamente cominciando ad abituarsi alla mancanza delle sue amiche. Naturalmente, qualche pomeriggio poteva incontrarsi con Hazuki, ma le occasioni non erano molto frequenti, a causa dei pomeriggi sempre molto impegnati della giovane violinista.

Qualche volta, Doremi, usciva di casa e tornava a visitare il vecchio negozio Maho, ormai abbandonato, dove poteva, però ricordare tanti momenti di quella che era stata l’esperienza più bella di tutta la sua vita. Dentro era tornato quel lugubre negozio dove aveva messo piede per la prima volta quattro anni prima, scoprendo quella curva vecchina sulla sedia a dondolo con una bella gatta bianca in grembo. Era cominciato tutto improvvisamente e improvvisamente era finito, così come la scuola elementare. La ragazza ora si sedeva in mezzo a tanti tavoli impolverati, scaffali e altrettante sedie pensando al passato. In quei momenti provava esclusivamente gioia, e seppur la malinconia tentasse di farsi strada tra i suoi sentimenti, veniva brutalmente repressa.

Fu proprio in uno di questi giorni in cui desiderava visitare il negozio, che decise di salire le scale per raggiungere la porta che un tempo celava il varco per il regno delle streghe. Le scale scricchiolavano e la polvere si appiccicava infida alle mani di Doremi, quando si poggiavano sul corrimano. A passi lenti si avvicinò titubante, tastando la porta con familiarità, come se avesse finalmente ritrovato una vecchia amica. Posò la mano sulla maniglia, ma la mano era sudata e sentiva il freddo metallo scivolare sotto di essa. Perché non si decideva ad abbassarla e spalancare quella porta? Pensava forse che si sarebbe rimessa in contatto con il regno delle streghe?

“In fondo, perché sono tornata qui?”

Il respiro si era fatto irregolare ed era l’unico rumore tra quelle mura così silenziose. Sentiva distintamente il ritmo veloce del battito del suo cuore, e la superficie bagnata e scivolosa sotto la sua mano. Un semplice gesto avrebbe concluso tutta quella sofferenza, ma la giovane ex-maghetta non riusciva a compiere un semplice movimento.

Improvvisamente, risuonò secco il rumore di un passo. Doremi sussultò, presa in un momento di grande tensione e lasciò andare un grido e, mollando la maniglia, si piegò sulle gambe portandosi istintivamente le mani sopra la testa.

- Tranquilla, sono io – con queste parole chi aveva tanto spaventato la povera ragazza uscì dal suo nascondiglio dietro l’angolo che portava alle scale. – Non volevo spaventarti -

I lunghi capelli verdi, raccolti  come sempre in una voluminosa coda di cavallo, fecero capolino da dietro l’angolo. Vestita con una leggera maglia viola, abbottonata da soli tre bottoni neri, molto grossi nel centro e con un paio di pantaloni da pescatore blu scuro, tenuti stretti da una cinghia bianca, Emiko stava ora in piedi di fronte a Doremi, la quale, poverina, non si era ancora ripresa dallo spavento. Alzò la mano e punto il dito tremante contro la sua compagna di classe.

- Che cosa ci fai qui? – disse, cercando di evitare il più possibile che la lingua si fermasse sul palato nel pronunciare la lettera “C”.

- Nulla – rispose tranquillamente l’altra, battendo energicamente le mani sui vestiti per togliere la polvere – Ti ho vista entrare qui dentro e ti ho seguita. Mi stavo proprio chiedendo che cosa ci fossi venuta a fare –

Si avvicinò a Doremi e senza badarla abbassò la maniglia e spinse avanti la porta. Fu investita dall’oscurità più totale, ma a mano a mano che gli occhi cominciarono ad abituarsi al buio, vi potè scoprire solamente qualche scopa, malamente appoggiata nell’angolo destro, di fianco uno, due secchi e a sinistra alcuni oggetti rotti o vecchi. Nell’angolo giaceva uno specchio rotto e vicino ad esso una cuccetta per i gatti.

- Come mai volevi entrare qui? – domandò Emiko portandosi una mano sul volto per coprire lo starnuto.

- Non volevo entrare qui – rispose Doremi sbrigativa, affacciandosi anche lei a spiare l’interno della stanza – Mi stavo solo chiedendo cosa ci fosse dietro questa porta –

- Perché? Cosa ci sarebbe dovuto essere secondo te? –

- Io…non lo so –

Era tutto come sempre. Emiko rivolgeva una di quelle domande avvelenate seguite da occhiate gelide e Doremi si fermava. Aveva paura. Quella ragazza dai dolci occhi verdi, sapeva tramutarsi improvvisamente in serpente, e da verde smeraldo, le iridi passavano al verde della vipera. Doremi non riusciva più a spiccicare parola, la voce le si mozzava in gola e la lingua s’incollava al palato.

“Perché mi fa questo effetto? Devo reagire” ripeteva Doremi dentro di sé, ma senza risultato.

- Doremi! Devi dirmi che cosa pensavi di trovare dietro questa porta! – ringhiò Emiko con un’esplosione della voce.

- Non te ne deve importare Emiko! Sei solo una stupida strega come la tua amica Kazumi! –

Aveva urlato disperatamente e con uno schiaffo aveva colpito la guancia sinistra dell’altra. Immediatamente le aveva voltato le spalle e piangendo a dirotto si era lanciata giù dalle scale aprendo la porta con furia e sbattendola dietro di sé allo stesso modo. Dovette coprirsi gli occhi, quando fu investita dalla calda luce solare, ma questo non le impedì di continuare a correre.

- Ferma -

Emiko l’aveva raggiunta afferrandola per un braccio. Doremi si voltò verso di lei incredula. Non poteva averla raggiunta, solo lanciandosi dalla finestra ci sarebbe riuscita, ma questo era impossibile. Innanzitutto i vetri e le persiane erano entrambi chiusi e le maniglie talmente arrugginite dal tempo che pensava impossibili da aprire in pochi istanti. Invece quella ragazza l’aveva sorpresa ancora una volta. Era riuscita nell’impresa e aveva saltato da un’altezza non trascurabile per poi raggiungerla e fermarla nella sua corsa. La guancia rossa che ancora bruciava per lo schiaffo.

- Che cosa vuoi da me? Perché non mi lasci sta…-

Non finì mai la frase perché cadde a terra tra spruzzi di sangue. La ragazza dai capelli verdi le aveva sferrato ancora una volta uno di quei colpi micidiali. Con una forza spaventosa le aveva tirato un pugno sul naso facendola rivoltare a terra.

- Questo è per il tuo schiaffo non giustificato. Per il resto, tu puoi chiamare me e la mai amica stupide streghe anche per il resto della tua vita ma noi rimarremo sempre e comunque due stupide streghe dieci passi avanti a te! – ruggì, scoccando a Doremi uno sguardo gelido. E detto questo la lasciò finalmente da sola, sparendo una volta per tutte dietro un angolo come quello da cui era arrivata. La ragazza, a terra, dolorante, si alzò a fatica, spingendo un fazzoletto contro la narice per fermare l’emorragia. Non si era mai sentita così male. Quando Emiko l’aveva guardata, in quel momento, con i suoi occhi gelidi, nella sua mente erano apparse immagini orribili. Una casa in fiamme era in primo piano. Aveva confusamente visto alcune persone in fiamme gettarsi dalle finestre e contorcersi. Ad un tratto, in mezzo alla confusione, un pianto; un pianto disperato di una bambina sovrastava le altre voci e riempiva la mente di Doremi. E improvvisamente quella visione era sparita, lasciandole il sudore freddo scenderle dalla fronte. Non doveva e non voleva pensarci. Sicuramente, continuava a ripetersi, era così turbata che la mente le aveva giocato un brutto scherzo. Cercò di cacciare dalla testa quelle immagini e quelle precedenti, in cui Emiko le chiedeva insistentemente cosa avrebbe dovuto esserci dietro quella porta. Sicuramente, pensò Doremi, se al posto di un’invadente come Emiko ci fosse stata una qualsiasi altra persona, avrebbe pensato che quella sapesse del portale segreto per il regno delle streghe e che fosse lì per indurla a confessare la sua doppia natura, quella che, però non esisteva più. Si avviò trascinandosi pesantemente verso casa, evitando accuratamente di prendere alcuna scorciatoia e voltandosi dall’altra parte se per caso incrociava dei passanti; voleva infatti evitare che qualche curioso osservasse troppo a fondo il suo naso e mettesse in allarme il resto del quartiere. Accelerò il passo quando si accorse, e lo fece in ritardo, che il fazzoletto era ormai fradicio e sporco. Di fronte a casa pensò velocemente ad una scusa da inventare con la madre per giustificare quel guaio e poi spinse il dito contro il campanello. Seguì la solita, monotona disputa per andare ad aprire la porta, visto che nessuno si offriva mai volontario, ma alla fine apparve Poppu alla porta con la faccia annoiata. Le si illuminarono gli occhi alla vista della sorella sanguinante e guizzò in cucina inorridita annunciando la sua morte. Doremi fu costretta a correre su dalle scale prima che il padre e la madre la fermassero con mille domande e a precipitarsi in bagno per srotolare qualche metro di carta igienica da impiegare come tampone. La mamma accorse immediatamente e mettendo in pratica tutto ciò che aveva imparato con il corso al soccorso veloce, sistemò temporaneamente il naso della sua figlia maggiore che, capita la gravità della situazione, era stata seduta buona senza urlare o agitarsi per il dolore. Poppu aveva assistito alla scena con gridolini acuti come se fosse lei a provare dolore e per questo la mamma fu costretta a tenerla fuori dal bagno.

- Doremi – disse la signora Harukaze una volta portato a termine il bendaggio – come ti sei procurata questa ferita? –

- Stavo correndo lungo la strada del ritorno e sono inciampata. Non ho avuto il tempo di mettere avanti le mani e ho sbattuto la faccia. – squadrò la mamma preoccupata. L’avrebbe presa come vera o avrebbe scoperto la bugia?

- Doremi, devi stare attenta! Sei stata fortunata ad essertela cavata con poco! Se avessi sbattuto la testa…oh, non voglio nemmeno pensarci! E meno male che nemmeno il naso è rotto! Adesso chiamerò il dottore per chiedergli consigli, tu rassicura Poppu, era così preoccupata poverina -

La signora Harukaze si alzò e uscì dal bagno, lasciando spazio a Poppu che entrò turbata. Ma per Doremi il peggio era passato: il naso era sistemato e sua madre aveva creduto a quanto le era stato raccontato; ciò che ancora la intimoriva era la strana visione che aveva avuto quel giorno e il pensiero che avrebbero potuto essercene ancora in futuro.

 

***

 

Il giorno seguente, a scuola, tutta l’attenzione dei compagni di classe di Doremi era puntata sul suo naso. La ragazza era stata costretta a raccontare più di una volta come fosse inciampata lungo il ritorno e avesse sbattuto la faccia a terra. Le sarebbe piaciuto alzarsi nel mezzo della lezione, puntare l’indice contro Emiko e gridare che era stata lei, in realtà, a provocarle quella ferita, ma poi ci ripensava, ripiegava la testa sul quaderno, e continuava a scrivere. Persino l’acida insegnante si era tolta gli occhiali e aveva avvicinato vertiginosamente il lungo naso a punta a quello di Doremi borbottando: - Non pensare che per questo avrò riguardi nei tuoi confronti –

Tuttavia la lezione trascorse tranquilla, senza eventi particolari, tranne quando l’insegnante aveva fatto un balzo spaventoso sulla sedia per aver notato un grosso calabrone ronzare proprio sopra la sua testa e Kazumi, con estrema precisione, l’aveva schiacciato alla parete con un calcio cimentandosi poi in una macabra analisi delle sue viscere che, se non fosse stato per Mizumi che prontamente l’aveva afferrato per le ali lanciandolo dalla finestra, avrebbe portato allo svenimento sia l’insegnante che Maki, la “seconda Reika”.

Al suono della campana che segnava la fine delle lezioni, Doremi fu trattenuta in classe dall’insegnante per sistemare l’aula, quello, infatti, era il suo giorno. Non fu un lavoro lungo e in una mezzora riuscì a sistemare tutto; poi raccolse le sue cose, le infilò nello zaino, e lasciò la scuola, avviandosi verso casa.

Stava passando davanti al parco, teatro di tante avventure da strega, quando una voce familiare attirò la sua attenzione. Kazumi era circondata da tre ragazzi della loro scuola della quarta classe. Erano dei brutti ceffi che se la prendevano con quelli dei primi anni per derubarli o picchiarli. In quel momento sembravano interessati a qualcosa che Kazumi portava al collo e che la ragazza difendeva stringendo tra le mani e imprecando contro di loro. Oltre ad opporre resistenza, li stava anche provocando con quei continui insulti e Doremi capì che in quel modo la sua “amica” non se la sarebbe cavata senza parecchi lividi. Anche se sapeva che sarebbe stato inutile, sentì il bisogno di intervenire e sdebitarsi definitivamente con quella strega.

- Ehi voi – urlò in direzione dei bulli – tornatevene a casa e smettetela di disturbare la gente! -

- Doremi sei impazzita? Non immischiarti! Vai via! – urlò Kazumi visibilmente spaventata per l’improvvisa apparizione dell’amica – Vattene prima che ti picchino a sangue! Tu non sai difenderti! –

Per quanto Doremi si sentisse offesa da quell’affermazione, non se ne andò e rimase lì, in piedi, a gambe divaricate in gesto di sfida. Evidentemente, però, i tre bulletti non si sentirono assolutamente intimiditi dalla presenza della ragazza e le si avvicinarono minacciosi battendosi un pugno sul palmo dell’altra mano. solo a quel punto la ex apprendista capì in che guaio si era cacciata per tentare inutilmente di salvare la sua amica. Ad un certo punto uno di essi emise un verso di dolore e sgranò gli occhi assumendo un’espressione di puro dolore. Cadde a terra sbattendo la faccia e sollevando la polvere. I due amici lo fissarono atterriti cercando di scoprire la causa di quello spasimo.

Kazumi.

Kazumi era ritta in piedi dietro al ragazzo che giaceva a terra, con una gamba sollevata, parallela al terreno. Era scura in volta e guardava Doremi con rimprovero.

- Ti avevo detto di non immischiarti – disse a denti stretti, riabbassando la gamba e avvicinandosi agli altri due che immediatamente fuggirono abbandonando il loro compagno più sfortunato. La ragazza rivoltò il suo corpo con un calcio. – È vivo, non c’è nulla di cui preoccuparsi. Si riprenderà tra qualche minuto – disse a Doremi, che lo guardava preoccupata. – Forza, vieni, ti riaccompagno a casa. I due che sono scappati potrebbero prendersela con te per vendicarsi di me -

Battè qualche colpo sulla spalla di Doremi perché si riprendesse ma alla fine fu costretta ad afferrargliela costringendola a girarsi e camminare.

Mentre camminavano, Doremi non poteva fare a meno di scoccare rapide occhiate alla sua compagna di classe. Non c’era un motivo preciso per questo comportamento, solitamente è tipico di due persone che camminano o sono sedute vicine e non si conoscono e ognuna delle due è curiosa di vedere la sua vicina e forse anche per Doremi era così. Nonostante frequentassero la stessa classe, si parlavano molto raramente e non stavano mai insieme, né durante gli esercizi di ginnastica, né nei lavori di gruppo. Si potevano considerare quasi come due estranee, conosciutesi solo per le situazioni di pericolo in cui già due volte Doremi si era trovata a essere salvata da Kazumi.

Doremi, in una delle occhiate che aveva rivolto alla compagna (perché non si poteva propriamente definirla amica) non aveva potuto fare a meno di notare la collana che questa portava al collo. Aveva la catena d’oro e il pendente era una pietra completamente nera, lavorata a forma di prisma romboidale. Non si intendeva di collane e pietre ma ad occhio pareva valere molto.

- È per quella che quei ragazzi se l’erano presa con te? – chiese Doremi indicando l’oggetto prezioso.

- Esatto. Non è una pietra comune, anzi, si potrebbe addirittura dire che non esiste. Ma delle persone grezze come loro, non possono nemmeno capirne il valore. Vedono una catena d’oro, una pietra che appare preziosa e già pensano quanto possa valere. Poi se è portata da un’inoffensiva ragazzina rubarla sarà uno scherzo. Quanto è stupida la mente…- fece una pausa – Ascolta, questa pietra non vale nulla, e se te lo dico io che la possiedo da parecchi anni, ti devi fidare. Ho dimenticato chi me l’ha donata ed è solo per questo che la tengo. Può sembrare un motivo stupido, ma sono sicura che sia legata a qualcosa, e io voglio scoprire cosa. Inoltre è impossibile rubarmela –

- Già! Ho visto – la interruppe Doremi – Tu ed Emiko siete due lottatrici eccezionali. Mi fate davvero paura –

Kazumi non rispose, si limitò a fissare per un attimo Doremi con compassione. Poi tornò a guardare avanti e il loro cammino continuò muto com’era iniziato.

- Eccoci Doremi. Siamo arrivati -

Ma questa volta fu Doremi a non dire niente. Rimuginava a testa bassa fissando, apparentemente molto concentrata, prima le scarpe e poi la sua casa.

- Ascolta Kazumi – disse poi, assumendo un tono e un’espressione più seri – Tu sei una mia compagna di classe, ma io non so nulla di te. Fin dal primo giorno di scuola tra noi non scorre buon sangue, ma secondo me siamo solo partite con il piede sbagliato e adesso è ora di ricominciare daccapo – si fermò per aspettare una risposta, ma Kazumi la stava ascoltando così continuò – Penso che potremmo iniziare facendo merenda insieme, che ne dici? -

Aspettò con ansia la risposta dell’altra che manteneva uno sguardo accigliato. Ma poi, lentamente, la fronte si distese e le sopracciglia si alzarono; gli angoli della bocca si sollevarono e con gli occhi illuminati di una nuova luce: - Sì – rispose – può essere una buon’idea –

 

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Non so neanche più quanto tempo sia passato…come ho già detto ho avuto qualche problema che non sto nemmeno a dirvi!

Comunque, all’altro capitolo sono rimasta veramente di sasso! Non mi aspettavo tutti questi commenti! I’m very happy! Quando avevo deciso di postare questa ff ero un po’ preoccupata: nella sezione Doremi i commentatori non sono molti! Cami_chan ero sicura che l’avrebbe letta (visto che mi passa tutte le informazioni del cartone che io ho dimenticati) però poi non sapevo…quindi grazie a tutte di commentarmi! So che sono un po’ lenta ma spero che questo non vi faccia mollare! Allora vi aspetto al prossimo chap, che sto già scrivendo e vi assicuro che ne vedrete delle belle!

 

  
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