Confessione
di una Notte
Ricordo
quella notte come se fosse passato un solo istante. E come potrei dimenticare.
Ricordo
quando quell’agente della polizia giapponese mi confermò il mio più temibile
timore e io rimasi lì senza dire una parola , immobile, abbassando leggermente
lo sguardo. Quando finalmente fui sola in macchina piansi a dirotto,
accovacciata sul volante della mia auto. Avevo perso Akai per sempre.
Misi la
prima e partì, sfrecciando a tutta velocità in una Tokyo buia, deserta,
impassibile al mio dolore. Sapevo bene dove ero diretta. Arrivata a
destinazione, scesi dall’auto. Non c’era nessuno. Buio fitto. Silenzio
assoluto. Mi appoggiai al guardrail e mi sporsi, provando una sensazione di vuoto.
In quel momento un terribile quanto macabro pensiero attraversò la mia testa
come un lampo. Lo scacciai poco dopo , ma non nascondo che esitai qualche
minuto prima di farlo, prima di prendere la consapevolezza che quella non era
la cosa giusta da compiere. Mi voltai verso la mia sinistra e vidi che
l’asfalto portava ancora le ferite dell’accaduto di poche ore prima.
L’ho sognata
dieci, cento, mille volte quella terribile notte e a niente sono valsi i
tentativi di chiudere quel ricordo nell’angolo più remoto della mia mente. Più
ho cercato di depositarlo nel più alto scaffale del ripostiglio della memoria,
più è riemerso con forza, sempre nitido
lì davanti a me.
Dicono che
il tempo aiuti a dimenticare, ma il mio ricordo , dopo quasi due anni, non si è
ancora sfocato e al primo momento di
debolezza la ferita che porto nel cuore
si riapre e ricomincia a sanguinare.
Stanotte è
accaduto di nuovo e non riesco più a
chiudere occhio. Tremo e sudo freddo. Mi alzo e apro la finestra: ho bisogno
proprio di una bella boccata d’aria.
New York
dorme tranquilla e i suoi grattaceli si stagliano nel cielo stellato di una notte d’agosto.
Provo
un’incolmabile sensazione di malinconia e così la prima cosa che mi viene in
mente è dirigermi verso il comodino, aprire il cassetto e ….. No, so che non lo
devo fare. Me lo sono ripromessa chissà quante volte. So che soffrirei di più
se lo facessi.
Ma cosa mi
importa ormai di provare maggior dolore?
Apro il
cassetto . Ne sono sicura. Deve essere ancora lì.
Eccola.
Appena la
vedo, mi pento subito di quello che ho fatto.
Eravamo noi
due quando felici sorridevamo ad un passante di Central Park che si era reso disponibile ad immortalare un
momento indimenticabile di felicità.
Provo una
sensazione di dolcezza, ma allo stesso tempo di tristezza e mi accorgo che due lacrime, quasi timide,
fanno la loro comparsa lentamente dai miei occhi, rigandomi le guance.
E io le
saluto. Ormai sono le mie amiche preferite da due anni a questa parte.
Mi avvolge
un vortice di ricordi. Lascio cadere la foto per terra. Dentro di me una voce
urla: “No, non voglio che accada” e un’altra “ Non puoi scacciarmi: io sono il
tuo passato e vivrò con te anche nel futuro.”
E in un
attimo mi ritrovo nel mio vecchio appartamento di Tokyo sotto una doccia
tiepida e sento un campanello suonare. Metto l’accappatoio e mi precipito ad
aprire, urlando”Eccomi”.
Apro senza
chiedere chi sia e mi ritrovo una sorpresa davanti. E’ lui. “Strano”penso, ma
nemmeno un attimo dopo sento le sue mani che mi si posano sui fianchi e che mi
spingono indietro.
Chiude la
porta dietro di sé e , senza dire una parola, mi spinge verso il muro.
“ Ci ho
pensato molto, Jodie. Credi che se faccio una cosa, questa possa influire sul
nostro lavoro?”
Io so a cosa
si riferisce, ma maliziosamente gli rispondo:” Dipende da cosa”
“Vuoi che lo
scopriamo?” dice lui , stando al gioco.
La sua voce
è sensuale, mentre comincia a baciarmi il collo lentamente.
Quando tocco
le sue labbra mi sembra di avere già raggiunto il nirvana. Mi accompagna verso
il divano , abbracciandomi e sfilandomi dolcemente l’asciugamano.
Le sue dita
accarezzano tutte le parti del mio corpo e sento il suo sussurro nell’orecchio”
Sei stupenda”
Sento che è
parte di me. Ho paura. Ora ho paura di perderlo.
La mattina
dopo mi sveglio. Lui accanto a me non c’è. Guardo il suo cuscino e vedo che
sopra c’è un biglietto:
“Ci vediamo
a lavoro. Io ho un lavoretto da svolgere
stamattina con Camel. Kiss”
Penso “ di
poche parole come al solito, ma ... Non sei freddo come sembri, Shu.”
Ritorno in
me. Accidenti ho ricordato di nuovo e ora le lacrime scorrono a fiumi sul mio
volto.
L’ho amato,
lo amo e lo amerò per sempre.
Eppure
quella notte d’amore che ho appena rimembrato ha un sapore così effimero.
Così
effimero al pensiero di quello che è accaduto pochi mesi dopo.
“Jodie…”
“Si…”
“Ho pensato
a noi due e ho preso una decisione.”
Non
rispondo. In quell’istante il mio cuore perde qualche battito.
“Frequento
una ragazza dell’organizzazione e non ….”
Lo
interrompo e gli faccio una domanda stupida:” Ma per lavoro giusto? “
“ All’inizio
l’ho considerata solo una pedina del mio piano , ma poi le cose sono cambiate…
Dimenticami…”
Quello che
ho temuto, è avvenuto in un secondo, facendomi precipitare nel baratro assoluto.
Lui freddo
dice:” Meglio se non ne parliamo più.” E esce dall’auto,chiude lo sportello,
sale nella sua Chevrolet nera e , senza nemmeno voltarsi, sfreccia via.
Dopo allora,
mi sono accontentata di averlo accanto nel lavoro , nelle missioni più
pericolose e lui non ha mai esitato a proteggermi e a darmi quella sicurezza in
me stessa che a volte ho faticato ad avere.
Da quando se
ne è andato tutto il dolore provato per la separazione e tutta la sofferenza
provata per la sua morte si sono sommate , dando luogo ad un fardello davvero
troppo pesante da sopportare per me.
Provo ancora
rabbia contro Rena. Lei è un agente della Cia e avrebbe potuto salvarlo,
inventarsi un piano, un rimedio, qualcosa per non compiere quella terribile
esecuzione di cui quegli uomini malvagi l’avevano incaricata.
E non
mi importa di quello che James mi ha ripetuto tante volte. Del fatto che Akai si è sacrificato per la
missione, per una missione da portare a termine nel migliore dei modi. Del
fatto che Kir non ha avuto scelta. C’è sempre una possibilità di scelta nella vita.
Ho pianto
quando ho riposto il mio distintivo dell’FBI
nelle mani del capo. Ma quella
non era più la mia missione.
Ora sono
solo Jodie Starling , insegnante di inglese.
Ho
rinunciato a tutto , ma in fondo non ho rinunciato a nulla. Avevo perso già
tutto in partenza. A cosa rinunciare?
Forse in
questo momento Shu mi sta osservando.
Se fosse
qui, di sicuro mi direbbe che sono una stupida e che non ho mai avuto la stoffa
per essere un agente. Perché un agente dell’FBI non rinuncia al suo mestiere
per così poco. Anzi questo “così poco” fa parte del suo lavoro e bisogna
metterlo in conto.
Forse un
giorno mi pentirò di ciò che ho fatto.
Intanto ho
smesso di piangere .
Raccolgo la
foto da terra e la ripongo al suo posto. Mi metto di nuovo a letto con la
consapevolezza che probabilmente quella non sarebbe stata l’ultima notte del
genere.
Domani la
sveglia sarebbe suonata presto . Destinazione: New York Center School.
Ciao a tutti! Questa è la mia prima fic su Detective
Conan, e ho deciso di dedicarla ad un personaggio che all’apparenza può
sembrare secondario, ma che ha comunque una sua personalità e importanza.
Il fatto che Jodie e Akai siano stati insieme non è una
mia invenzione, come si scoprirà nelle prossime serie dell’anime non ancora
trasmesse in Italia! Nonostante nella mia fan fiction , dia per presupposto che Akai sia morto, in realtà
spero ancora sia vivo !:)
Spero che vi piaccia, lasciate un commentino se volete!!
kahlan90