Storie originali > Soprannaturale
Segui la storia  |       
Autore: Fiamma Drakon    29/08/2011    0 recensioni
Erika cercò di districarsi dalle lamiere contorte del mezzo, senza riuscirci.
Della piramide che aveva gelosamente custodito, nessuna traccia.
Le lacrime le pungevano gli occhi e il fumo le impediva di respirare. Gli occhiali erano volati chissà dove a seguito dell’impatto e tutto il mondo circostante le appariva come una sfocata chiazza di colori.
Tossì, lacrimando.
«Papà! Papà!» chiamò, piangendo e imprecando tra sé.
Ma io, come diavolo ci sono finita in questo inferno...?!

[Linguaggio colorito; possibile cambio di rating]
Genere: Azione, Mistero, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
14_Trame nere all'orizzonte «... la catena che unisce i tre Fulcri del Potere...».
Alan si volse verso Erika: era ancora beatamente assopita, avvolta nella coperta che le aveva appoggiato addosso quando ormai aveva varcato da un po’ di tempo la soglia del mondo dei sogni.
Dormiva ancora, eppure, l’aveva appena udita... parlare?
Starà sognando... mormorò tra sé, senza dar troppo peso alla cosa, quindi si affrettò a varcare l’ingresso della caverna e percorrere l’andito. Salì con cautela la scala, sempre per il solito problema dei decimi di vista mancanti al buio, finché non scorse la luce dell’alba che filtrava attraverso il cancelletto, lasciato accostato.
L’aprì del tutto ed uscì nel mausoleo, che alla luce del sole acquisiva un che di mistico e vagamente intrigante, come se tutto improvvisamente si fosse tramutato nei resti di un qualche antico centro abitato di una misteriosa civiltà scomparsa sul quale il sole nascente proiettava tutta la sua maestosa bellezza dal limite estremo dell’orizzonte.
Era una sensazione davvero curiosa, ma in un certo senso anche corroborante per lo spirito.
Marcus era in piedi accanto alla porta e parte dell’ombra del suo profilo veniva proiettata sul pavimento interno del sepolcro.
«A che cosa stai pensando?» chiese Alan, affacciandosi all’improvviso dalla soglia.
Il ragazzo sobbalzò e si pose una mano sul cuore: non se l’aspettava di incontrarlo, anche se sapeva che non sarebbe sfuggito alla sua attenzione, andandosene a passo felpato e senza dir niente a nessuno.
In fondo, lui era morto e non aveva bisogno di dormire, per cui poteva benissimo tenerlo d’occhio ventiquattr’ore su ventiquattro.
«La cosa sta prendendo risvolti...»
«... pericolosi? Già...» completò per lui il redivivo, quindi uscì alla luce e annuì, appoggiandosi contro lo stipite opposto, fissando il ragazzino.
«Sarà prudente portare Erika laggiù? Yoris è una città pericolosa... se non sai a cosa puoi andare incontro»
Alan sorrise, incrociando le braccia sul petto.
«Sai... anche io mi facevo la stessa domanda, tre giorni fa, quando mi sono ritrovato finalmente con lei. “Sarà prudente portarla con me, nonostante tutto quello che potrebbe succedere?”. Ho continuato a chiederle scusa per averla strappata alla sua vita, e sai cosa mi ha risposto...?».
Sul suo viso apparve un sorrisino sghembo.
«“Smettila di scusarti! Ormai sono qui, per cui ti aiuterò, qualsiasi cosa tu debba fare e in qualsiasi casino tu sia, capito? Non ti permetterò di uscire di nuovo dalla mia vita per sempre!”. Breve e incisiva, per cui non penso che si lascerà persuadere a rimanere, o peggio ancora a fuggire. Non l’ha fatto dopo essere stata minacciata con un mitra, non lo farà neanche adesso».
Gli occhi di Marcus si spostarono dal viso del suo interlocutore al terreno, ispezionandolo con finta attenzione.
«Dev’essere veramente testarda per continuare su questa strada pur sapendo di essere in pericolo... non si rende conto di essere il “centro” delle ricerche di quell’organizzazione?» chiese Marcus.
«Io penso invece che se ne renda conto, ma che non ci badi troppo, occupata com’è a cercare di rendersi utile. A volte cercare un’utilità per se stessi può distrarti da altri particolari»
«È meglio che vada» mormorò il moro all’improvviso, staccandosi dalla parete.
Attuò la trasformazione in poche frazioni di secondo, ed eccolo lì, ancora in piedi, come prima, ma con un bel paio d’ali nere che gli spuntavano dalle scapole.
«A presto, Alan» salutò il ragazzo.
«Marcus, dimmi una cosa» lo fermò il redivivo, il tono e l’espressione d’un tratto duri.
Il ragazzo si volse per metà, perplesso: che cosa voleva sapere?
«Tu... provi qualcosa per lei?».
Quella domanda lo lasciò totalmente, irreversibilmente spiazzato: se ne era immaginato tante che poteva volergli porre in quel momento, ma non certo quella. Il quesito che più gli riusciva ostico, semplicemente perché non riusciva a darvi risposta nemmeno a sé stesso.
«Non lo so» disse semplicemente, invece di un più esaustivo “è probabile”.
«Marcus!» lo richiamò Alan, ma il ragazzo non gli diede ascolto e si alzò in volo.
«A presto!» salutò, senza voltarsi, quindi si allontanò con un poderoso colpo d’ali, lasciando il redivivo indietro, irritato e senza alcuna risposta.

«Felix...?»
«Che vuoi, Sigfred?».
Sigfred deglutì rumorosamente, osservando la grande porta d’ebano che avevano innanzi, senza riuscire a dissimulare una certa, profonda soggezione.
«Perché devo essere proprio io a far rapporto al capo?!» sbottò, irritato.
«Perché sei stato tu a permettere alla mocciosa di scappare, ecco perché!»
«Ma se sei tu che ti sei fatto mettere KO senza averla nemmeno sfiorata!!!»
«Però tu avresti potuto bloccarla!»
«Che ne sapevo io che poteva fare magie?!»
«Felix... Sigfred...».
Ambedue rabbrividirono visibilmente e si zittirono: il richiamo del loro capo proveniente dall’interno della stanza era sceso lungo la loro spina dorsale lentamente, simile ad un cubetto di ghiaccio, instillando nella loro mente una paura non da poco.
«S-sì... capo?» osò domandare Felix, irrigidendosi sul posto.
La porta si mosse a rilento, cigolando con fare sinistro, aprendosi su una stanza debolmente illuminata da una fonte di luce ignota: semplicemente, le tenebre erano poco fitte, come se a diradarne l’intensità ci fosse una sorta di “alone” luminescente.
Ipotizzarono, a ragion veduta, che fosse una magia.
All’interno, su un grande scranno dorato, sedeva il loro capo, i cui occhi, simili a pozzi d’ambra lucente, scrutavano i due scagnozzi con fare inquisitorio.
«Che notizie portate?» domandò in tono solenne, facendo loro cenno di avvicinarsi un poco.
Quelli obbedirono, esitanti, varcando la soglia con il medesimo timore che avrebbero avuto se fosse stato l’ingresso per l’Inferno stesso - e non mancava poi tanto perché lo diventasse.
Si avvicinarono al seggio e rimasero in piedi, immobili e silenti.
«Allora...?» li incalzò lo stregone, studiandoli con inumana calma.
La quiete che precede la tempesta.
Sigfred deglutì, affidandosi alla Provvidenza, quindi si pronunciò: «Capo, il redivivo e il suo Contatto sono riusciti a fuggire... e a giungere da Zaira...».
S’interruppe notando le nocche del suo ascoltatore sbiancare per la ferrea presa che aveva iniziato ad esercitare sui braccioli dello scranno.
«Continua» lo esortò lo stregone, in tono troppo pacato per essere naturale, e ciò spaventò ulteriormente Sigfred, che però dovette continuare, suo malgrado.
«... sono riusciti a prendere la piramide... con l’aiuto di un ragazzo della Setta e sono scappati»
«RAZZA DI IDIOTI!!!» tuonò il mago, sbattendo con forza un pugno su un bracciolo, facendo sobbalzare ambedue gli sgherri.
«SIETE DEGLI INCOMPETENTI!!!»
«Ci spiace, capo...».
L’uomo sospirò e si massaggiò le tempie, cercando di riacquisire la calma, o almeno una parvenza d’essa.
Felix si fece timidamente avanti.
«Ci dia una seconda possibilità! Non falliremo» chiese, deciso.
Sigfred passò rapidamente gli occhi dal compagno, improvvisamente risoluto e pieno di volontà, al loro capo, che pareva assorto in chissà quali pensieri, domandandosi se li avrebbe graziati o meno: aveva sentito correre voci orribili circa i trattamenti che venivano utilizzati su chi non riusciva a soddisfarlo e non era certo ben disposto a provarli in prima persona.
Dopo quelli che sembrarono essere minuti interminabili, finalmente il capo annunciò: «D’accordo, vi concedo una seconda opportunità. Avvicinatevi...».
Sigfred e Felix rilassarono visibilmente i muscoli, quindi ubbidirono, facendosi così riferire la loro prossima destinazione.





Angolino autrice
Ecco il quattordicesimo capitolo, finalmente *^*
Mi dispiace solo che sia un po' corto -.-' be', cercherò di rimediare col prossimo XD
Ringrazio tutti coloro che hanno aggiunto la storia alle preferite/ricordate/seguite.
Al prossimo chappy! ^^
F.D.
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Soprannaturale / Vai alla pagina dell'autore: Fiamma Drakon