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Autore: Molly182    29/08/2011    2 recensioni
Se non avessi avuto delle prove ben valide credo che rimarrei convinto che sia stato tutto un sogno, pensavo che fosse stato il troppo lavoro che mi aveva provocato quelle allucinazioni e invece no! Era tutto reale e quello che ho passato, è stato un mese d’inferno. All’inizio non bevevo e neppure dormivo, la realizzazione del disco era davvero impegnativa e avevamo la casa discografica sul collo che non ci faceva respirare. Saremmo stati disposti a portarglielo la notte stessa, appena lo avremmo finito. Ci saremo presentati a casa del produttore in piena notte e glielo avremmo passato direttamente dalla finestra. Avevamo una scadenza e dovevamo rispettarla sia per noi sia per i nostri fan. Non potevamo deluderli per la seconda volta! Sono la cosa più cara che dei musicisti possano avere, il calore e l’affetto che ti danno i fan, coloro che, pur essendo state eliminate le varie date dei tour e stato posticipato l’uscita del record, ancora, ci tenevano e ci sostenevano.
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Prologo. 
Se non avessi avuto delle prove ben valide credo che rimarrei convinto che sia stato tutto un sogno, pensavo che fosse stato il troppo lavoro che mi aveva provocato quelle allucinazioni e invece no! Era tutto reale e quello che ho passato, è stato un mese d’inferno. All’inizio non bevevo e neppure dormivo, la realizzazione del disco era davvero impegnativa e avevamo la casa discografica sul collo che non ci faceva respirare. Saremmo stati disposti a portarglielo la notte stessa, appena lo avremmo finito. Ci saremmo presentati a casa del produttore in piena notte e glielo avremmo passato direttamente dalla finestra. Avevamo una scadenza e dovevamo rispettarla sia per noi sia per i nostri fan. Non potevamo deluderli per la seconda volta! Sono la cosa più cara che dei musicisti possano avere, il calore e l’affetto che ti danno i fan, coloro che, pur essendo state eliminate le varie date del tour e stato posticipato l’uscita del record, ancora, ci tenevano e ci sostenevano. 
Il punto non è questo, però! Il fatto è che per colpa di questo maledetto album non riuscivo a dormire alla notte, soprattutto dopo quelle tre visite, anzi quattro se contiamo quella della mia precedente vicina di casa, che poi: che diamine mi è apparsa a fare? Non ci parlavo con lei, era lei che mi rompeva tutti i giorno urlandomi di smettere con le prove del gruppo o che dovevo fare meno casino quando tornavo ubriaco e che si lamentava delle numerose ragazze che portavo a casa. Diceva che non era carino e che alla fine me ne sarei pentito ma non avrei mai pensato che questa cosa influisse col mio futuro, anche se in fondo aveva ragione, avevo superato i trenta anni e ancora non ero riuscito ad avere una relazione stabile. Qualcosa non andava! 
  
Capitolo1. 
“Ragazzi, non ce la faccio a continuare ho bisogno di sedermi”, dissi stendendomi sul divano e mettendomi una mano sulla fronte. Tutto quel lavoro mi stava stremando. Non lavoravamo così duramente dai tempi di Buddha.
“Ci conviene, anche a noi, fare una pausa”, disse Mark buttandosi sull’altro divano. 
Travis era scomparso, probabilmente sarà andato a mangiare. Quel ragazzo si muoveva come un fantasma, pur aver passato parecchi anni con lui, ancora mi stupivo del suo passo felpato. 
Chiusi per un micro secondo gli occhi e iniziai a pensare a ciò che era successo questa settimana. Avevamo scritto due canzoni e ne avevamo registrate altre tre, Travis era dovuto partire perché doveva sistemare delle cose con il negozio della ‘Famous Stars And Straps’ e quindi non ci sarebbe stato per due e tre giorni.
Ricordo che ricevetti una telefonata da mia madre. Mi aveva chiesto le solite cose: se mangiavo, se dormivo e di non prendere freddo, che era ora che perdessi qualche chilo e se c’era qualche possibile ragazza da chiamare nuora. Io li chiesi come stava e come andava il suo lavoro e poi mi comunicò la notizia che la nostra vicina di casa, la signora Haggins, era deceduta. 
Mi ricordai che, quando avevo sedici anni, si lamentava sempre dei guai che facevo, ma alla fine mi copriva sempre, almeno, dove poteva, così da evitare le numerose punizioni che mi sarei dovuto meritare. 
Continuai a pensare alla signora Haggins ma all’improvviso sentii una strana sensazione. Come di stordimento. Riaprii gli occhi e tutto diventò nero. Lo studio di registrazione era scomparso così come il divano su cui ero sdraiato. Mi alzai in piedi cercando di capire dove fossi finito. 
‘Mi sono addormentato, ora mi sveglio!’. Continuai a ripetermi ma tutto rimaneva scuro. Provai a richiudere gli occhi e feci tre respiri, li riaprii. 
Ora mi trovavo in una casa. Una strana luce entrava prepotente dalle finestre coperte dalle persiane. Mi guardai attorno e non capivo dove fossi capitato.
Girai per la casa, la stanza da letto, la cucina, nulla mi era familiare. Tornai nella sala e guardo delle foto impolverate su una mensola e capii subito che mi trovo a Poway, ma stavo sognando. Ignaro, mi voltai verso la poltrona e c’era qualcuno accomodato sopra. La signora Haggins. Era seduta su quella strana poltrona verde e stava facendo un lavoro a maglia. 
Sì, stavo assolutamente sognando. Non era possibile una cosa del genere. La signora Haggins era morta. Non poteva essere qui davanti a me. 
Restai a fissarla per parecchio tempo e lei sembrava non accorgersi della mia presenza. 
“Thomas siediti”, m’invitò indicando il divano. Feci come mi disse. 
La luce della finestra puntò verso di lei. Sembrava fatta di una sostanza polverosa. Era polverosa, era grigia, era morta! Dannazione, presumibilmente ero svenuto dalla stanchezza e ora stavo facendo questo maledetto sogno. Lei era morta, non poteva essere davanti a me! Non aveva senso. 
Avevo i suoi occhi puntati dentro i miei e all’improvviso sentii freddo e dei brividi mi percorsero lungo tutto il corpo. 
“Signora Haggins, posso aiutarla?”, provai a chiedergli con un filo di voce. 
“Thomas, ti ho visto crescere e ora voglio che tu sappia delle cose”, mi risponse dopo un po’. “Ho cercato di dirtelo in tutti i modi ma non mi ascoltavi, in fondo eri un ragazzino, chi ascolta una vecchia signora”. 
“Mi dispiace”, dissi pentendomi di quello che avevo fatto in passato. Di sicuro non mi sarei trovavo qui se non avessi combinato una delle mie solite cazzate. 
“Thomas, sai la mia storia?”, feci un cenno di no con la testa. “Quando avevo la tua età, ero un po’ come te”, iniziò a raccontare. “Passavo da un ragazzo all’altro, non ero assolutamente una brava ragazza ma mi divertivo e non m’importava nulla”, terminò il racconto con un lungo sospiro spensierato. “Il fatto sta che mi ero trovata all’età di quarant’anni e non avevo né una famiglia né un marito. Ero rimasta sola perché ormai mi ero abituata a quella vita così frenetica e sbagliata. Era difficile riabituarsi alla normalità. Ho iniziato a odiare la mia vita.”, qualcosa mi fece rabbrividire nel suo modo di pronunciare la parola ‘odiare’. 
“Ma perché?”, provai a chiedere. 
“Perché ero rimasta sola!” 
“Non riesco a seguirla, cosa c’entra tutto questo con me?” 
“Stupido ragazzino”, sibilò. “Non riesci a capire perché sei finito qui?”, mi schiacciai sempre di più dentro i cuscini del divano, spaventato dal suo cambiamento di voce. “Sono qui per avvertiti, tu sei esattamente come ero io!” 
Senza pensarci scoppiai in una risata nervosa. “Non è possibile, guardi me e si guardi lei quando era viva, siamo due persone differenti, ho degli amici, posso ancora divertirmi”, vidi spuntare un sorriso beffardo sul suo viso. 
“Non ancora per molto”, un altro brivido mi percosse. Come era possibile che mi diceva una cosa del genere. Stavo per morire? Tremai a quei pensieri. 
“Non stai affatto per morire, ti sto offrendo una seconda chance per cambiare la tua vita, per non fare il mio stesso errore”, l’idea che non stavo per morire mi tranquillizzò per pochi secondi ma poi ritornò quello sguardo glaciale e rabbrividii. “Questo mese riceverai una visita da tre spiriti”
Mi ricordai come, quando ero piccolo, mi raccontavano la storia dei tre fantasmi che andavano a far visita a Scroug durante le feste natalizie, ma noi non eravamo neanche vicini a Natale perché mi diceva una cosa del genere?
“Questi fantasmi ti aiuteranno a cambiare”. 
“Ma io non voglio cambiare, mi piace la mia vita”. 
“Thomas” mi rimproverò. “Tu devi cambiare!” 
Mi alzai in piedi e andai verso la porta cercando di ignorare quello che mi ripeteva. Tentai di aprirla ma non ci riesci. Era chiusa a chiave.
Rimasi in piedi per un istante che sembrò durare un’eternità. Chiusi gli occhi e pochi minuti dopo, molto lentamente, li riaprii. Non c’era più nessuno. Non ero più in quella casa. Mi ritrovai sdraiato sul divano dove mi ero steso, lo studio era ritornato e Mark era seduto sul tavolino davanti a me e mi fissava confuso e preoccupato. 
“Tom” mi chiamò. “Hei, amico, tutto apposto?” 
“Ehm”, dissi alzandomi molto lentamente. “Credo di sì, mi sono addormentato” 
“Credo che per oggi dovremmo smettere, siamo stanchi, andiamo a casa”. 
“Va bene” 
Salutai tutti e sali in macchina poggiando la mia chitarra sul sedile del passeggero.
Poggiai le mani sul voltante e lo strinsi forte. Non ero pronto a guidare. Stavo sudando freddo e avevo ancora quegli occhi grigi impressi nella mente. Mi sentii ripete le sue ultime parole: ‘Tu devi cambiare!’. Si ripetettero più volte nella mia testa. Avevo assolutamente bisogno di riposo. Non potevo avere queste allucinazioni.
   
 
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