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Autore: _shehatesthesun    29/08/2011    6 recensioni
«Non esistono i sogni belli, perché ogni volta che ti svegli sai che ciò non accadrà mai.»
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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And it seems to me like you're living your life
like a candle in the wind.

Era il periodo degli esami. Nancy ne avrebbe avuto uno alle quattro e un quarto, mancavano ancora due ore. Tutto il King's College era particolarmente silenzioso, tutti sedevano fra l'erba tagliata al centimetro, con i libri di testo fra le mani, intenti a fare l'ultima ripassata. C'erano alcuni turisti che camminavano in mezzo a loro, intenti a fotografare le strutture antiche dei vari college di Cambridge. A loro era severamente proibito camminare sull'erba, e tutti in quel momento approvavano quella regola, non volevano essere disturbati. Alcuni ripetevano, troppo velocemente, le materie studiate a ragazzi particolarmenti pazienti, altri avevano delle vere e proprie crisi e piangevano nascondendo il viso tra le mani. Nancy non voleva ripassare, aveva già studiato abbastanza durante l'anno, e sapeva tutto sulla letteratura inglese. Camminava per i vari ponti sul Cam, dove qualche chiatta si dondolava dolcemente, a passo lento, godendosi il profumo di quella primavera inoltrata. Entrò nel boschetto che collegava il King's al St. John's, le foglie formavano un tappeto morbido sul terreno bagnato. Staccò un fiore bianco da un albero, con gesto malinconico. Lo osservò in tutti i suoi particolari, prima di affidarlo al vento tiepido. Pensava ancora a lui, benché fosse passato quasi un anno. Non l'aveva più visto. Mai un messaggio, non una telefonata. L'aveva dimenticata, senza alcun dubbio. Ma come mai lei non ci riusciva? Al College c'erano centinaia di ragazzi carini e molto disponibili per lei. Chiuse gli occhi, e lo vide. I suoi occhi brillavano di quel verde-azzurro che solo il mare poteva imitare, il suo sorriso gli illuminava l'intero viso, così perfetto. Nancy ebbe voglia di toccare i suoi capelli, e le venne istintivo di allungare la mano davanti a lei. Si sentì stupida, e la ritirò subito, aprendo gli occhi. Basta. Non poteva andare avanti così, l'aveva lasciata, ok? Era finita. Decise di tornare indietro, e così fece. I suoi piedi si muovevano a comando, senza sapere dove andassero, senza neanche che lei stessa lo sapesse. La sua mente vagava nel passato, e Nancy cercava di impedirglielo con tutte le sue forze, senza successo. Si ricordò di quando aveva ricevuto quel messaggio. Diceva solo che era finita, niente di più, quando la sera prima lei era stata così bene con lui e si era illusa che anche lui provasse gli stessi sentimenti. Non aveva più risposto a neanche un suo messaggio. Era sparito in un secondo, come una bolla di sapone appena incontra un contatto. Puff! Ed era finita. Finita, finita, finita. Per la prima volta nella sua vita aveva creduto veramente al vero amore, al finale e vissero tutti felici e contenti. Si era immaginata tutta una vita con lui: un bel matrimonio, un figlio, anche due, un buon lavoro e una poltrona dove si sarebbero riposati ad una tarda età, ancora innamorati e sorridenti quando i loro occhi si sarebbero incrociati. Che stupida era stata! A ventiquattro anni pensava ancora come una quindicenne inebriata dal primo amore. Se non era andata bene con lui non sarebbe andata bene con nessun altro. Non c'era nessun vero amore, adesso ne era pienamente consapevole: esistevano solo ragazzi stronzi che si vogliono divertire e ragazze indifese che sognano cose impossibili.
Guardò l'orologio: mancavano tre quarti d'ora all'esame. Si incamminò verso l'aula delle interrogazioni abbastanza tranquilla, scacciando quei brutti pensieri, benché fosse stata avvertita che l'esaminatore era noto per la sua eccessiva severità. Nancy si chiese che tipo fosse: uno di quelli che vuole risposte essenziali e precise, o che vuole un commento personale ad ogni domanda? Lasciò perdere e si mise a sedere fuori dall'aula. Dentro si svolgeva l'esame di un certo Nicholas Roof, come lei del quarto anno, probabilmente se l'avesse visto l'avrebbe riconosciuto. Si sistemò il nodo della cravatta della sua divisa viola, perfetta, e tirò fuori dalla borsa il suo libretto dello studente. Non mancava molto, e cominciava ad essere un po' nervosa. Tamburellava le dita sulla sua gonna, mentre fissava un punto sul muro, come incantata. Rimase così per un po' di tempo, finché non sentì il cigolio della porta: Nicholas Roof aveva finito, ed aveva un'aria alquanto infastidita.
«Non mi lascerò mai più bocciare da un sotuttoio poco più grande di me» bofonchiò. A Nancy venne da ridere, ma si trattenne, perché quel ragazzo aveva l'aria troppo irascibile. Aspettò qualche minuto, poi il campanello suonò, era il momento di entrare. Si alzò, decisa, ma poco prima di aprire la porta un ragazzo che conosceva, Mick Blues, uscì dalla stanza delle interrogazioni tremante. Le sussurrò, prima di scappare, che sarebbe stata dura, e che l'esaminatore era stato malefico con il suo compagno. Nancy percepì un lungo brivido lungo tutta la sua schiena, ma capì che non doveva mostrarsi preoccupata, o sarebbe stato peggio. Entrò nell'enorme aula, ormai da lei ben conosciuta. Era lunga e stretta, con degli antichi affreschi sul soffitto che rappresentavano scene del Vangelo. Si stava dirigendo verso un'enorme cattedra di legno vecchio, che non lasciava vedere le gambe di chi stava seduto là. E davanti a questa una sedia normale, per lo studente interrogato, che rovinava l'aspetto antico della sala. L'esaminatore, Patrick Barkham, era uno di quei tipi che si vedono spesso nella City, nella caotica Londra: la bombetta in testa era la prima cosa che si notava. Stava chino su un foglio dove annotava qualcosa, probabilmente finiva di commentare l'esame di Nicholas. Nancy arrivò alla sua scomoda sedia, si sedette e, come da regola, si presentò.
«Buonasera.» disse sorridendo, per addolcire la sua voce. «Sono Nancy Hinchinghooke, quarto anno.»
«E allora, signorina Hinchinghooke, lei si può considerare già promossa.» Nancy rabbrividì, e l'esaminatore alzò lo sguardo verso di lei, sfoggiando i suoi occhi che brillavano di quel verde-azzurro che solo il mare poteva imitare, e il suo sorriso che gli illuminava l'intero viso, così perfetto.
«Tu...»
«Sì, sono Harry Edward Styles, nato il primo di Febbraio del 1994, di Holmes Chapel, occhi verdi, capelli ricci, e sono stato un totale deficiente.» Nancy sorrise, a fatica tratteneva le lacrime. Harry scavalcò goffamente la cattedra, cosa che fece ridere la ragazza, e la baciò. Lei rispose al bacio, come inebriata. Non le sembrava vero. No, era un sogno, non era possibile. Com'era possibile che qualche minuto prima gli mancava da morire e adesso era lì, accanto a lei? Si stacco automaticamente dalle sue labbra, e lo guardò torvo.
«Non mi riconosci più?» le chiese sorridendo.
«No, è che... ho paura che sia un incubo e che possa svegliarmi da un momento all'altro.» Nancy rabbrividì al solo pensiero.
«Un incubo?!» fece lui, anche se sapeva cosa intendesse.
«Non esistono i sogni belli, perché ogni volta che ti svegli sai che ciò non accadrà mai.»
«Dunque hai smesso di sognare?» gli chiese, avvicinandosi a lei lentamente.
«Smetti di sognare appena ti accorgi che il tuo più bel sogno è scomparso all'improvviso senza dare spiegazioni.»
«Mi dispiace» disse Harry prima di sospirare. «Avevo paura.»
«Paura di che?» chiese Nancy, senza capire.
«Di amare. Avevo paura di non riuscire a darti ciò che volevi, di deluderti. Sai succede col tempo... magari ti saresti stancata di me e io non sarei riuscito a perdonarmi.» Nancy amava la sua voce. Era così profonda e... dolce. «E ho fatto peggio, vero? Abbiamo entrambi sofferto tanto.» La guardò, e la ragazza non poté fare a meno di sorridere vedendo il suo sguardo.
«Non importa. Adesso sei qui.» gli sussurrò, e lui le posò le mani sui fianchi, cosa che la fece rabbrividire, e la baciò nuovamente.
«Ti amo» le sussurò dolcemente, posando le labbra sul suo orecchio.
«Ti amo» gli fece eco lei. «Aspetta! Come diavolo hai fatto a camuffarti da esaminatore?» gli chiese curiosa.
«Oh, un paio di milioni di dollari e quel Barkham ha ceduto subito» fece il ragazzo con aria indifferente.
«Ma Harry!» esclamò Nancy.
«Prego!» le rispose il ragazzo. Lei rise e ricominciò a baciarlo sulle labbra, e infilò una mano tra i suoi capelli. Le era mancato toccarli, era una delle cose che più adorava di lui.
Nessuno dei due si accorse che Nicholas Roof era appena tornato per vedere come stava andando la sua compagna con quell'esaminatore così crudele. Per giorni a Cambridge non si parlò d'altro che di Nancy Hinchinhooke che aveva passato l'esame solo perché aveva sedotto l'esaminatore.


Nota dell'autrice:

Ciao a tutti! Questa è la prima OS sugli One Direction che scrivo, dunque non so bene se sia carina, o almeno se lo sia abbastanza. A me non dispiace, ma vorrei sapere davvero cosa ne pensate, sono accettati tutti i tipi di critiche, basta che non mi offendano.
Alcune precisazioni sulla OS: è AU perché, benché non lo si capisca dal testo, Harry non è un cantante famoso, è semplicemente ricco. Un ragazzo normale insomma. Poi, il nome dell'esaminatore (Patrick Barkham) non è di mia invenzione: si tratta di un giornalista del The Guardian, giornale britannico, che ho scoperto grazie ad un articolo su Internazionale, Cambio di gioco. Gli altri nomi, ad eccezione di Harry Styles ovviamente, sono inventati da me, e non fanno riferimento a nessuno. Inoltre, il titolo della OS è tratto dalla canzone Candle In The Wind di Elton John, con una piccola modifica, la canzone fa and it seems to me you lived your life like a candle in the wind, io ho usato il present continous.
Ultimissima cosa, se siete fans degli One Direction vi prego di followare su twitter, per chi lo avesse, 1DirectionItaly, StylatorsITALY e xItalyLoves1D, ciò potrebbe portare la band qui in Italia.
Grazie per avuto la pazienza di leggere fino in fondo,

Arianna (@stylesshampoo se qualcuno mi volesse seguire) :)
  
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