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Autore: bluemary    29/08/2011    15 recensioni
“Tesoro, dovresti vestirti in maniera carina anche quando fai le riparazioni, non sedurrai mai Vegeta se continui a mostrarti in tuta.”
La voce squillante della genitrice, arrivata alle sue spalle con la stessa silenziosità di un killer professionista, la spinse a sollevare la testa dai resti della Gravity Room.
“Non lo voglio sedurre, lo voglio morto.” borbottò, accarezzando mentalmente l'idea di introdurre un congegno esplosivo nel pezzo che stava sistemando.

Non sempre le prese di coscienza sono tranquille o indolori.
Genere: Commedia, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bulma, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un grazie a Evakai per la consulenza! Spero che questa breve oneshot senza troppe pretese sia di vostro gradimento^^




Screwed

Ti vuoi sbrigare, donna? Sei di una lentezza irritante.”
Le mani che stringono spasmodicamente la chiave inglese, resistendo a stento all'impulso di scaraventarla contro il suo ghigno insopportabile.

Se tu avessi evitato di strafare come tuo solito, la Gravity Room sarebbe ancora in perfette condizioni.”
Uno sguardo corrucciato, a metà tra l'irritazione e la minaccia.

Io faccio quello che mi pare. Finora ti ho lasciato in vita solo perché mi servi, ma non ti consiglio di farmi arrabbiare se ci tieni a rimanere intera.”
Gli occhi che saettano dagli attrezzi sparsi a terra al saiyan, incrociando con un lampo d'ira un volto di cui ormai può ricreare a memoria le fattezze, tanto si è impresso nei suoi pensieri come il più indesiderato degli ospiti.

Allora riparatela da solo, stupido scimmione!”
Passi che si cercano, la sua figura muscolosa pronta a sbarrarle il cammino, concreta e rovente quasi come la rabbia che le occlude la gola, mentre i loro sguardi si sfidano seguendo il copione di cui conoscono a memoria la più piccola mossa.

Se entro domani non è a posto ti faccio a pezzi, letteralmente!”

Non era stata sufficiente una lunga doccia calda per tranquillizzare il battito furibondo del proprio cuore e nemmeno il pensiero vendicativo di cacciarlo di casa aveva compiuto il miracolo di restituirle il sorriso. Stesa sul letto, aveva continuato a escogitare rappresaglie sempre più spietate, scivolando in un sonno popolato di rivincite e furiosi scontri verbali, e di qualche strana emozione i cui strascichi non le erano parsi del tutto comprensibili.
Si era svegliata con il suo nome adagiato sulle labbra, pronto a essere pronunciato come una maledizione prima ancora che aprisse gli occhi, talmente familiare e fastidioso da farle apparire una smorfia. E anche adesso la voce del suo scocciatore numero uno le risuonava nella testa, mentre di malavoglia si apprestava a riparare quel rottame contorto che solo pochi giorni prima era una splendida Gravity Room.
“Stupido scimmione.” borbottò, impugnando un cacciavite come fosse stato una spada.
Non capiva in virtù di quale strano impulso lo avesse invitato a casa propria, ma non passava giorno che non se ne pentisse: Vegeta era una presenza molesta, capace di impedirle perfino di dedicarsi ai suoi affari; maleducato, arrogante e sempre pronto alla minaccia, rappresentava proprio il prototipo di uomo peggiore, un essere che non sarebbe mai riuscita a sopportare nella propria vita.
“Tesoro, dovresti vestirti in maniera carina anche quando fai le riparazioni, non sedurrai mai Vegeta se continui a mostrarti in tuta.”
La voce squillante della genitrice, arrivata alle sue spalle con la stessa silenziosità di un killer professionista, la spinse a sollevare la testa dai resti della Gravity Room.
“Non lo voglio sedurre, lo voglio morto.” borbottò, accarezzando mentalmente l'idea di introdurre un congegno esplosivo nel pezzo che stava sistemando.
“Sei sempre così spiritosa.” cinguettò la donna, con un sorriso svagato.
Reprimendo l'impulso di ribattere che no, lei non era spiritosa perché non stava affatto scherzando, si scostò un ciuffo di capelli umidi dalla fronte sudata, accompagnando il gesto con un leggero sospiro.
“Cosa ci fai qui, mamma?”
“Ha chiamato Yamcha, vuole sapere perché non sei ancora al ristorante.”
Il cacciavite con cui era in procinto di pugnalare una vite innocente si bloccò a mezz'aria.
“Ristorante?”
“Sì, ha borbottato qualcosa a proposito di un appuntamento o di una festa... Non preoccuparti, non dirò nulla a Vegeta, anche se non sarebbe male farlo ingelosire un po'.” commentò la donna, con un occhiolino.
Troppo frastornata per formare una replica di senso compiuto, si accorse a stento che la madre era uscita dalla stanza, ciarlando su un nuovo tipo di biscotti che avrebbe cucinato per quel 'caro ragazzo dalla fronte spaziosa'. Il senso di colpa la stava pizzicando in un luogo molto vicino al cuore, mentre calcolava i minuti trascorsi assieme al familiare pensiero del fidanzato e quelli invece spesi a imprecare contro quel maledetto scimmione; dovevano essere giorni interi che non vedeva Yamcha.
E adesso lui la stava aspettando. In un ristorante. Neanche fosse il loro...
L'anniversario!
Balzò in piedi di scatto, pronta a cambiarsi, profumarsi e passare da scienziata in tuta a giovane donna irresistibile in dieci secondi netti; sapeva già che Yamcha l'avrebbe perdonata, non era nuovo ai suoi ritardi, ma lei come aveva potuto dimenticarsi una simile ricorrenza?
Due occhi figli dell'oscurità balenarono un istante nella sua mente, insinuando nelle sue labbra una smorfia d'orrore non appena li riconobbe come l'indissolubile sfondo dei suoi pensieri in quell'ultima settimana.
Fu allora che comprese di essere fottuta.

   
 
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