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Autore: ElderClaud    29/08/2011    3 recensioni
[Transformers][Sam & Bumblebee]
“Coso... Perchè l'hanno abbandonato?...”
una sequenza di voci dal timbro diverso composero quella semplice domanda, a cui Sam rispose quasi distrattamente mentre appoggiava la testa sul braccio dell'Autobot preda di una forte stanchezza, pur non staccando il suo sguardo dal micio addormentato.
“Non lo so. Ma era talmente piccolo quando lo hai portato qui che magari è stato abbandonato dalla madre stessa”
Genere: Fluff, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Hopeful
Autore: medesima sottoscritta
Fandom: Transformers (film)
Rating: verde (per tutti)
Personaggi/coppia: Sam Witwicky, Bumblebee
Conteggio parole: 1184
Generi: fluff, oneshot, generale, introspettivo, missing moments
Note: Una semplice oneshot scritta di getto e senza pretese, più che altro per mostrare il rapporto di amicizia tra Bee e Sam – a mio avviso decisamente più canon di certe scelte del regista ma lasciamo perdere – con una base piuttosto fluffosa. Quindi siete avvisati, non leggetela se non amate il fluff (anche poco presente) o comunque non venitemi a dire “ma è fluff” perchè nelle note c'è scritto. È ambientata qualche settimana dopo gli eventi visti nel primo film della trilogia, quindi detto questo vi auguro buona lettura e spero possiate apprezzare il mio sforzo.


Verso le quattro e mezza del mattino, circa l'ora più calda della notte quando si parla dell'estate, una potente ondata di fastidioso calore costrinse il giovane Sam Witwicky ad aprire gli occhi stanchi e gonfi di una nottata insonne, costringendosi in aggiunta a sbuffare contrariato.

Con violenza e nervosi si scostò di dosso un lenzuolo umido e chiazzato in più punti del suo stesso sudore, stropicciandosi il pigiama estivo e decretando che forse – forse – la prossima volta avrebbe dormito unicamente in mutande.

Decise che in quell'aspra nottata di fine luglio era il caso di scendere in cucina per bere almeno un sorso d'acqua fresca, non prima però di aver guardato storto lo scalcinato ventilatore presente nella sua stanza e la porta della camera da letto dei suoi, una volta giunto nel corridoio del primo piano. Suo padre era talmente tirchio che aveva comprato unicamente un solo condizionatore portatile, posizionato ovviamente vicino al talamo nuziale per sonni sereni e senza afa appiccicosa.

Finché non si fosse deciso a far riparare quello che di norma doveva rinfrescare tutta la casa, quello era il “sacrificio per ottenere la gloria” in casa dei Witwicky.

Tuttavia, una volta giunto al piano terra e in procinto di prendersi un bicchiere d'acqua fresca dal lavello della cucina, dovette per forza di cose notare come le luci della rimessa in giardino fossero stranamente accese.

Ci impiegò qualche secondo per realizzare che nel casotto che poteva contenere si e no un'auto, non era presente nessun tipo di corrente elettrica e tanto meno torcia a pile. Il caldo gli aveva tolto momentaneamente la memoria, ma se ne ricordò nell'istante in cui le sue labbra si posarono sul freddo vetro del bicchiere.

“Bumblebee...”

il colossale Autobot aveva da tempo deciso di sistemarsi a casa sua dopo i disastrosi eventi accaduti si e no tre settimane fa – eventi che stava cominciando a subire psicologicamente solo ora data la sua totale estraneità alla guerra – sistemandosi nella vecchia rimessa nel curato giardino di suo padre con la promessa di non combinare nessun tipo di guaio.

Magari era prossimo a combinare dei guai dopotutto, i suoi genitori ancora non sapevano che Bee...

Sam decise di stroncare il pensiero molesto decidendosi di vedere cosa i fari della finta Camarro stessero illuminando a quella tarda ora diurna, stando attento ad attraversare tutto il praticello curato in modo da non lasciare troppe pedate e con annesse lamentele di Witwicky senior.

Il robot si era messo “nei pasticci” circa quattro giorni fa, tornando da una piccola missione di ricognizione in zona con un piccolo fardello tenuto tra le grandi mani metalliche.

Fu lo stesso ragazzo a consigliare all'Autobot di nascondere quell'autentico clandestino dentro la rimessa – anche perchè nessuno dei genitori si sarebbe premurato di disturbare una creatura alta tre metri o più o quanto meno non con la diffidenza iniziale – e poi con calma avrebbero pensato sul da farsi.


“Ehi Bee... tutto a posto?”

la voce del giovane Witwicky si liberò nell'aria polverosa del piccolo magazzino con un sussurro, venendo comunque ben accolta dall'Autobot che gli dava le spalle intento ad osservare qualcosa dentro una vecchia cesta per i panni sporchi. Il suo fascio di luce illuminava solo quella zona del locale, lasciando tutto il resto nell'ombra più assoluta.

Una serie di trilli e di frasi sconnesse provenienti da una invisibile autoradio posta dentro il suo massiccio petto, risposero all'umano che si apprestò ad avvicinarsi a lui e ad imitarlo nell'accucciarsi a terra.

Infine, negli stanchi occhi di Sam Witwicky si presentò la situazione esasperante che da quattro giorni – o meglio notti – non portava a riposare Bumblebee durante quelle serate afose.

All'interno della cesta di vimini, accoccolato tra vecchie magliette appartenute allo stesso ragazzo, un gatto di neppure una settimana di vita riposava beatamente in barba al caldo esasperato.

La creaturina, dal manto grigio e tigrato, teneva gli occhi rigorosamente chiusi nonostante il fascio di luce puntatogli addosso, già ora diffidente ad una presenza umana nonostante la sua tenera età.

Bee aveva trovato quella bestiola e stranamente non se l'era sentita di lasciarla li a miagolare disperata in mezzo ai rifiuti. Addirittura, senza dire nulla ai suoi compagni Autobot se l'era tenuto all'interno del corpo metallico fino al suo ritorno nella tenuta dei Witwicky.

Si era immaginato fin da subito che Sam sarebbe rimasto un po' contrariato da quella piccola sorpresa – più che altro polemico su cosa avrebbero potuto dire i genitori a riguardo – per cui il guerriero alieno decise di prendersi ogni responsabilità sulla bestiola, a cominciare dal suo svezzamento.

“Il veterinario mi ha detto quante volte va nutrito e come va mantenuto... – il ragazzo sbadigliò cavernosamente prima di continuare – non c'è motivo che tu lo vegli anche di notte. Vedrai che se la caverà”

In effetti il peggio stava gradualmente passando, e la creatura dapprima denutrita si stava rimettendo in forma. Ma non era questo a preoccupare il gigante di ferro, quanto una cosa che fondamentalmente nella sua natura proprio non capiva.

Per questo – sempre sfruttando l'autoradio a causa di una voce assente – pose al giovane amico una domanda tanto semplice quanto per lui importante.

“Coso... Perchè l'hanno abbandonato?...”

una sequenza di voci dal timbro diverso composero quella semplice domanda, a cui Sam rispose quasi distrattamente mentre appoggiava la testa sul braccio dell'Autobot preda di una forte stanchezza, pur non staccando il suo sguardo dal micio addormentato.

“Non lo so. Ma era talmente piccolo quando lo hai portato qui che magari è stato abbandonato dalla madre stessa”

“Si... ma... perchè?”

Il giovane Witwicky sospirò all'insistenza innocente di Bumblebee, massaggiandosi le tempie prima di tornare a rispondergli con un mezzo sussurro.

“Non lo so... Sopravvivenza credo. Molti animali abbandonano i cuccioli più deboli perchè incapaci di vivere a lungo. Selezione della specie.... Ma non è detto che lui non diventi il più forte di tutti se lo curi”

a quelle parole gli occhi azzurri del robot parvero brillare ancora di più di una rinnovata speranza, portando il pollice in alto sotto lo sguardo di un Sam felice di avergli ridato fiducia, seppur decisamente stanco dal poco sonno e dal caldo afoso presente persino all'interno di quel casotto.

“Però ora è il caso di lasciarlo riposare e tranquillo, i gatti sono famosi nell'arte di arrangiarsi credimi!”

Anche se quelle parole erano dannatamente vere riguardo un animale che più indipendente non si poteva, di diversa pasta era invece fatto un essere umano come lo era Sam, che se non era per l'Autobot cromato di giallo forse a quest'ora neanche era li a contemplare quel mucchietto di pelo in una notte decisamente improponibile.

Per questo, forse anche per il caldo che non riusciva a schiodarlo dal pavimento in cemento grezzo, Sam Witwicky non schiodò la tempia dal braccio dell'amico, deciso a restare li ancora un po' – stavolta con solo le luci di posizione però – una creatura che in fatto di tenacia sembrava avesse molto da insegnarli.

Dettaglio questo, che lo fece sorridere assieme ad un Autobot finalmente tornato ottimista.

   
 
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