Storie originali > Introspettivo
Ricorda la storia  |      
Autore: Vampire Berry    30/08/2011    2 recensioni
I grandi non capiscono mai niente da soli e i bambini si stancano a spiegargli tutto ogni volta.
Il Piccolo Principe, di Antoine de Saint-Exupéry
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Beatrice si dondolava sull'altalena situata nel giardino della sua casa.
Volteggiava avanti e indietro, sentendo il vento che le inondava il delicato viso infantile.
Quella sensazione di librarsi nel vuoto e avere comunque la certezza di non poter cadere le dava sicurezza e la rasserenava. Ricordava quanto amasse i pomeriggi trascorsi con la madre che la spingeva sulla schiena per darle velocità e lei prendeva il volo. Le sembrava di poter toccare lembi di cielo solo con la punta delle dita.


Bea! Cosa fai lì?”.
L'esclamazione della nonna incrinò lo specchio dei suoi ricordi e la riportò sulla terra. Beatrice puntò i piedi e l'altalena smise di ciondolare.

Piccola, cosa fai qui da sola?” le domandò la nonna, avvicinandosi.
Beatrice, dopo esserle andata incontro, si limitò a guardarla dal basso, coi suoi grandi occhi grigi, senza riuscire a dirle nulla perché le sembrava palese quello che stesse facendo: si stava semplicemente dondolando.

Non vorresti giocare un po' con le tue cuginette? Sono venute apposta a trovarti”.
Beatrice squittì un debole “no”, tornando a sedersi sull'altalena.


Il profumo della mamma le ricordava quello della lavanda che cresceva a grappoli sopra il balconcino della sua cameretta. Le piaceva annusarne il profumo tra i suoi capelli corvini quando la prendeva al volo dall'altalena, dopo averle detto:”Forza, salta! Non avere paura, la mamma è qui!”


Elena, cosa fa lì la bimba? Perché non l'hai portata in casa?”.
La voce tonante del papà rimbombava anche se tentava di parlare sottovoce.

Guardala, piccina, non riesce a staccarsene” mormorò la nonna dopo essersi accostata a lui.
Non capisci che farla stare qui non fa che peggiorare le cose?”
Fabio, cerca di capire... Oggi c'è stato il funerale di sua madre, di mia figlia, non possiamo...”
Cosa credi? Non era forse anche mia moglie? Non può stare dove passava i pomeriggi con Cristina!”.


La voce del papà era stata sempre troppo grave e cavernosa, e lo era anche in quel momento, forse più degli altri giorni. Beatrice non voleva ascoltarla, si tappava le orecchie e tentava di rievocare quella della mamma, che sembrava il canto di un usignolo, dolce e amorevole come una carezza eppure sicura, non c'erano incrinature quando parlava, non c'erano tentennamenti.
Quella voce le trasmetteva protezione.


Tu sei la mia piccola rondine” le sussurrava arricciandole le nuvole d'oro dei capelli,“una rondinella che un giorno volerà da sola perché non avrà più bisogno di Mamma rondine, sarà così coraggiosa che solcherà i cieli con le sue piccole ali ancora indecise ma tenaci, e allora non ci sarà nuvola che tenga, neanche un temporale fermerà la piccola rondine.”


Le sembrava di essere stata catapultata davvero in quel temporale, ma non era ancora pronta per affrontare il cielo: era troppo vasto, troppo per lei, la stava inghiottendo nelle sue nere fauci.


Smettila di pensare che possa avere le stesse reazioni di un adulto, è ancora una bambina!”
Ma è mia figlia! Ho il diritto e il dovere di proteggerla dal male e dal dolore!”
Non capisci che così la stai ferendo più di quanto non abbiano già fatto le circostanze?”.


Quando si è bambini, in certi momenti manca la capacità di ribellarsi al dolore, di sfogarlo, di oggettivarlo. I bambini lo tengono dentro, lasciano che si propaghi come un'epidemia nel loro corpo che plasma i pensieri e le emozioni, soggiogandoli.
Beatrice avrebbe voluto ribellarsi all'affronto verbale che stava avvenendo fra la nonna e il padre, incuranti della sua presenza, ma non ci riusciva. Non capiva ancora che si sarebbe dovuta ribellare per farli smettere di gridare, perché tutto ciò che desiderava in quel momento era immaginarsi la madre al suo fianco, che la cullava come se non l'avesse mai abbandonata, come se non fosse mai volata via senza di lei.


Si aggrappò alle robuste corde dell'altalena, ma questa volta non riuscì a darsi la spinta e a lasciarsi trasportare dal solito dondolìo, perché si sentiva vorticare dentro.
Sola, non più capace di percepire altro che il vento che fendeva le pieghe del suo abitino nero, capì che nessuno le avrebbe dato più lo slancio per farla volare.










Nota: questa storia forse si sarebbe dovuta intitolare “l'indifferenza”, perché è questo il messaggio che volevo trasmettere: la completa indifferenza che a volte gli adulti dimostrano nei confronti dei bambini, perché non li sanno ascoltare anche se loro parlano con i gesti, con le espressioni, con il silenzio. Questa storia ha una grandissima importanza per me, perciò mi piacerebbe avere il vostro parere. Grazie a tutti!








  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Introspettivo / Vai alla pagina dell'autore: Vampire Berry