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Autore: Koori_chan    30/08/2011    2 recensioni
Vaticano e San Marino.
Due piccole Nazioni Autonome all'interno dell'Italia.
Due piccole realtà la cui storia è sempre stata intrecciata.
Breve raccolta sul rapporto fra il religioso Leone Gregorio Borgia e l'allegra Chiara DeAngelis: completamente diversi, sì, ma uniti dallo stesso destino.
[Presenza OC: Vaticano, San Marino]
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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L’aveva vista crescere, lui.
Ricordava benissimo il giorno in cui si erano consciuti: lui era già un ragazzo mentre lei era ancora una bimba timida e silenziosa, seduta sul prato con le ginocchia strette al petto.
I capelli biondi, pari a fili d’oro, le ricadevano sparsi sulle spalle, coperte da un leggero vestitino azzurro. I suoi occhioni color del cielo erano inondati di lacrime, da un ginocchio colava un rivoletto di sangue.
Si era avvicinato a lei, inginocchiandosi per avere gli occhi alla stessa altezza di quelli della piccola sconosciuta.
- Buongiorno, piccina! Che ti succede? –
La bambina gli aveva rivolto uno sguardo terrorizzato, arrossendo violentemente. Non aveva risposto, puntando gli occhi altrove e incassando la testa fra le spalle in modo da non essere scorta dall’altro.
Vaticano stava per ripetere la domanda quando una sorta di debole mugolio proveniente da quel mucchietto d’ossa lo zittì.
- Come hai detto?-
- Sono caduta… E mi sono fatta male… -
Aveva pronunciato quelle parole con un tono così sottile che gli era parso il pigolio di un piccolo usignolo, piuttosto che la voce di una bambina.
Nel frattempo le sue guanciotte rigate di lacrime erano diventate di un rosso ancora più acceso. Sembrava che parlare con quel ragazzo la imbarazzasse tremendamente.
Quest’ultimo sorrise dolcemente, tagliando un lembo del suo mantello.
- Non c’è problema, ci penso io… Come ti chiami? –
La bimba era trasalita alla vista della lama lucente del coltello dello sconosciuto, ma una volta comprese le sue vere intenzioni si calmò, esibendo per la prima volta un sorrisone da scaldare il cuore.
- Chiara, e tu? –
- Leone! –
Chiara scoppiò a ridere, mentre l’altro le aggiustava la fasciatura.
- Leone? Che buffo nome! – e continuò a ridere, riempiendo l’aria di quel suono cristallino.
Leone assunse un’aria leggermente indispettita, arrossendo appena.
- Che ha il mio nome che non va? –
- Nulla, è che non l’avevo mai sentito, è buffo… -
- Invece è un nome piuttosto comune! – ribattè lui, poco abituato a sentirsi contrariare.
- Sarà… - terminò la bimba facendo spallucce. Poi afferrò una margherita e cominciò a strappare i petali uno a uno.
- M’ama… non m’ama… - sussurrava, tutta concentrata.
Inutile dire che Vaticano era tremendeamente incuriosito da quella figuretta esile seduta di fronte a lui. Poteva sembrare un piccolo angioletto caduto dal cielo, ma il ragazzo aveva il sentore che fosse qualcosa di diverso, ma ugualmente insolito. Forse una come lui?
- Beh, adesso vado a casa, è già tardi e devo ancora preparare la cena… - esclamò all’improvviso Chiara, facendo per alzarsi.
Tuttavia il ginocchio già gonfio nonostante la fasciatura non fu in grado di reggerla, mandandola dritta per terra, a faccia in giù sul prato.
Al sorriso divertito e intenerito di Leone, il suo viso si infiammò nuovamente, mentre altre lacrime facevano capolino fra le sue ciglia.
- Hey, non ti sforzare… Ti accompagno io a casa… -sussurrò dolcemente il ragazzo, prendendola in braccio con grazia. Era così leggera… Sembrava quasi inconstistente, come se il minimo alito di vento potesse portarla via.
La bimba si aggrappò stretta al suo mantello, temendo di cadere di nuovo.
- Allora, dov’è che abiti? – chiese lui con un grande sorriso, mentre il sole calante allungava già le loro ombre. Chiara indicò la sommità della collina di fronte a loro, lontana di qualche chilometro.
- In cima al Titano… Ma non devi scomodarti, posso… Posso andare da sola… - balbettò, inabissandosi nella vergogna più profonda.
- Non se ne parla nemmeno! Non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te stesso! – recitò, alzando gli occhi al cielo con espressione ispirata.
- E poi andiamo nella stessa direzione, è da tempo che voglio vedere San Marino, dev’essere davvero un posto degno di essere visitato! – continuò spiegando così la sua presenza in quel luogo.
- Sai, il viaggio da Roma è stato piuttosto lungo e le mie provviste iniziano a scarseggiare, vorrei essere in città per sera e gustarmi un pasto come si deve… -
 -Davvero hai fatto tutta questa strada solo per me? – la voce di Chiara era ridotta ad un sussurro, nelle sue iridi si potevano scorgere chiaramente imbarazzo e lusinga.
- Per te? – domandò Vaticano, troppo curioso per rendersi conto di essere stato estremamente carente di tatto.
Ma l’altra parve non farci caso, rispondendo alla sua domanda con orgogliosa modestia.
- Si… io sono la Repubblica di San Marino! –
E così aveva visto giusto, anche quella bimba era una di loro, era proprio lei la San Marino a cui Roma aveva concesso anni orsono l’indipendenza…
- Allora lasciate che mi presenti come si deve, madamigella… Leone Gregorio Borgia, Stato Pontificio al vostro servizio! – esclamò riverente, abbassando il capo in una sorta di inchino, mentre la sagoma del Monte Titano si faceva sempre più vicina.
Chiara scoppiò nuovamente a ridere.
- Sei davero buffo, Leone! Sarò comunque lieta di accettare i vostri servigi! – rispose a tono, senza tuttavia guardarlo negli occhi.
Una strana bambina, senza dubbio, e Vaticano non riusciva a smettere di interrogarsi su di lei.
Non poteva nemmeno immaginare /o forse si?/ quanto loro due avrebbero dovuto avere a che fare in futuro…

  
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