Storie originali > Horror
Segui la storia  |      
Autore: Eastre    30/08/2011    5 recensioni
Kate O'Hara, non avrebbe mai immagginato che scrivendo un Horror avrebbe passato le pene dell'inferno. Che succederebbe se vi ritrovaste davanti il personaggio di un vostro stesso racconto pronto a squartarvi vivi?
Storia dedicata a tutti gli scrittori di questa sezione, con l'augurio che non vi capiti una cosa del genere.
Genere: Dark, Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


capitolo 1
sangue e pioggia




Il ticchettare delle dita sulla tastriera e lo scrosciare della pioggia che si abbatteva sulle finestre faceva da colonna sonora nella stanza immersa nell'oscurità, illuminata appena dall'argentea luce lunare.

Kate fissava lo schermo del computer, la luce al neon le illuminava il viso dai contorni infantili, non sembrava neanche un adulta, ma una quindicenne troppo alta. Le dita smaltate di rosso ticchettavano sulla tastiera illuminata quel tanto che bastava per scorgere le lettere bianche sui tasti neri che si fondevano con la notte, il denti stringevano inconscemente nella loro morsa il labbro inferiore, gli occhi scuri erano fissi sullo schermo, come ipnotizzati



La pioggia rimbalzava sul marciapiede davanti alla casa, le gocce sembravano minuscole cavallette che saltavano sul cemento grigio. L'edificio  assomigliava ad un enorme pachiderma rigido ed immobile, come congelato, un gigantesco mostro di tre piani, alto e quadrato, che sostava in qual prato bagnato e scuro. Solo una finestra al secondo piano, da cui fuoriusciva una tenue luce argentea faceva riapparire quell'enorme animale come una comune villetta di campagna.

Le dita si muovevano come saette ticchettando sui tasti scuri, in un valzer a scatti, troppo veloce. I polpastrelli, arrossati e doloranti, chiedevano disperatamente pietà mentre le mani scosse da spasmi che mettevano in mostra le vene bluastre pretendevano un attimo di tregua da quella danza spossante e la schiena, penetrata da milioni di piccoli spilli, aveva bisogno una pausa da quella postura ricurva. Ma quella danza frenteca ed euforica degna di un folle non cessava. Un sorriso increspò le labbra di Kate mentre cliccava per l'ennesima porta sul tasto quadrato del punto.

scrivere. scrivere. scrivere.

da un anno e mezzo ormai era il centro del suo mondo. Prima aveva iniziato su un sito di scrittura e poi BUM! Il successo. I suoi libri nelle vetrine. La fascia gialla che circondava i volumi con la scritta nera a caratteri cubitali BESTELLER. Firmare autografi in una libreria per i fan. La fama...

Scrivere, già...perchè in fondo scrivere era un po' come essere Dio*

 

Una Mercedes rossa slittò per la grigia e bagnata via, il finestrino si aprì ed una mano lanciò una lattina di birra, che rotolò sull'asfalto con un romure secco e metallico, fino ad un canale di scolo ai piedi del marciapiede. Con l'acqua scura e sporca del canale che la trascinava verso la fognatura con cui un fiume in piena trasporta un tronco aveva l'aspetto di un catorcio ammaccato abbandonato a se stesso.

 

...Danny** fece due passi tremanti all'indietro, il volto era contorto in una maschera d'orrore, gli occhi chiari spalancati: da sotto la porta del bagno usciva del sangue, sembrava strisciare verso di lui, come un enorme ombra vermiglia che si allungava a dismisura, si rovesciava sul pavimento in legno simile ad un lago dai contorni indefiniti, portava il suo acre odore con sè, come una maledizione. Odore di sangue. Odore di morte. Come un onda sulla riva che arriva inesorabilmente a distruggere i tuoi castelli di sabbia. Sgusciava silenzioso fino all'orlo delle sue scarpe da ginnastica.
Danny lanciò un urlo soffocato dal terrore appiattendosi contro il muro, con le mani sudate che scivolavano sul ruvido intonaco minacciando di farlo cadere, l'isteria ed il terrore sembravano aver preso possesso del suo corpo tremante mentre quel mare vermiglio si avvicinava sempre di più.

Sangue. Tanto, tantissimo sangue, un lago che sgusciava fuori dalla porta del bagno e di avvicinava a lui come una mano oscura.

Kate si appoggiò allo schienale della sedia con un sospiro soddisfatto. Anche il settimo capitolo era andato. Aveva capito fin da piccola che per liberarsi delle sue paure bastava farle vivere a qualcun'altro. Ad otto anni scriveva cose orribili nei testi di scuola, una volta le sue maestre chiamarono sua madre ritenendo che "i testi di sua figlia non sono consoni alla scuola elementare", ricordava che faccia di quella povera donna quando lesse delle teste mozzate appese al camino la notte di natale in quello che doveva essere soltanto un compito "descrivi come hai festeggiato il natale in famiglia"*** a quel ricordo le labbra scarlatte si tirarono in un sorriso.

la paura del sangue gliel''aveva fatta venire suo cugino Back, quando aveva squartato il cadavere di un passero, il corpo era ancora caldo e perciò fuoriuscì un sacco di sangue che si riversò sul terreno e colò fino a sporcare le sue scarpette bianche si Sailor Moon****
(non le aveva più messe) ed era scappata piangendo sotto lo sguardo stupito di Back che si chiedeva perchè la sua cuginetta che raccontava storie su una donna senza volto che annegava i bambini nel fiume dietro casa avesse tanta paura di un po' di sangue.

Gia...Madame Lulu (nome stupido per un ammazzabambini, no?) era stato il suo romanzo d'esordio, la storia di questa donna dalla lunga chioma bianca e senza volto che annegava le persone nelle notti di pioggia aveva avuto un notevole successo (la paura delle donne dai capelli bianchi gliel'aveva fatta venire sempre Back, quando...lasciamo perdere), ma per rendere il romanzo più "macabro" aveva scelto di far sognare alla vittima, questa "cara" signora che l'avrebbe annegata. Ricordava ancora il capitolo del sogno, forse quello che aveva ricevuto più lodi.

Jenny indietreggiò di tre rapidi passi, il labbro tremava nella morsa dei denti, i pugni abbandonati lungo i fianchi erano stretti così forte da far apparire le nocche bianche: c'era una donna davanti a lei, una donna di spalle che si pettinava la lunga chioma bianca davanti alla specchiera, era una bella specchiera, una di quelle in stile vittoriano, bianca, con la forma leggermente arrotondata ed i bordi in oro, che stonava terribilmente con il paesaggio che la circondava: il terreno di un marrone-rossiccio, arido come pochi, non c'erano sassi, ne piante, ne qualunque altra cosa che lo distinguesse da un deserto di terra, il cielo era una lastra grigia e liscia che si perdeva a dismisura, come un mare al contrario. Si sentiva come in quei quadri strani che aveva visto alla mostra universitaria, quei quadri in cui un elemento stonava terribilmente, come se l'avessero messo li a caso. Era come se qualcuno si fosse divertito a dividere la tela  a metà, passarci due enormi pennellate di grigio e marrone sopra e sotto e poi ci avesse attaccato un adesivo con una donna che si pettinava alla specchiera.
Si alzò sulle punte sporgendosi in avanti per vedere il riflesso della donna, il respiro le morì in gola quando non vi scorse che la lastra trasparente e rotonda dello specchio. Non c'era neanche il suo riflesso. Posò meccanicamente una mano sulla guancia, cercando disperatamente una speranza di esistere e non essere sparita con il resto del paesaggio. I lineamenti del viso si distesero in un espressione di sollievo quando i polpastrelli si posarono sulla morbida e liscia guancia marmorea.

<< allora? >> chiese bruscamente, non era mai stato il classico tipo paziente e riflessivo << si può sapere chi sei?! >>

Cigolio. La sedia si mosse all'indietro provocando piccole nuvolette di fumo, la donna piegò il collo di lato fino a toccare la spalla con la guancia, la cascata di capelli candidi ricadde dul lato destro della bianca camicia da notte.

silenzio.

Ci fu un silenzio inumano. Non riusciva neanche a sentire il suo respiro, nonostante il suo petto si alzasse ed abbassasse ritmicamente. Ne un alito di vento, ne un fruscio. Era come se qualcuno avesse staccato improvvisamente il volume.

Cigolio. La sedia si mosse di lato. La donna alzò il collo girò il viso.

Jenny si portò una mano tremante alla bocca mentre gli occhi chiari si riempivano di terrore, indietreggiò di due passi tremanti e goffi provocando nuvolette rossastre intorno alle ballerine bianche.

non aveva una faccia.

Quella era stata sostituita con una liscia superficie grondante di sangue da cui pendevano brandelli putridi ed infetti di carne morta. Un conato di vomito le arrivò alla gola. Era uno spettacolo rivoltante. Rivoltante. Rivoltante!


 

L'esercito di cavellette sul marciappiede era diventato un ammasso di milioni di piccole pulci. Le goccioline rimbalzavano come saette sul cemento bagnato, la pioggia era così fitta che si riuscivano solo a scorgere i contorni indistinti della casa davanti.

Un piede candido si posò sul marciappiede, il secondo piede si trascinò vicino al primo subito aggredito con violenza dalle goccioline che presero a rimbalzare sulla carne nuda, ed insieme a quelle gocce di pioggia, altre gocce vermiglie cominciarono ad abbattersi a picco sulla candida pelle, macchiandola di rosso.

 

Kate posò le mani sul mogano della schivania, si spinse all'indietro e subito le rotelle della sedia strusciarono sul pavimento in legno, lo schienale andò a sbattere contro la porta facendo battere con un tonfo secco anche la testa castana della donna.
<< ahi >> bisbigliò alzandosi e prendendo a sfregarsi la nuca con una smorfia di dolore. Spinse via la sedia accompagnandola in un angolo con la punta del piede. Lanciò uno sguardo esasperato al temporale fuori dalla finestra: le goccioline si abbattevano con la stessa violenza di proiettili contro il vetro, provocando ticchettii inarrestabili e schizzi d'acqua trasparente sul vetro, come se un pittore dispettoso si fosse divertito a schizzare la tempera sui pennelli sul suo vetro producendo figure informi. Le lunghe foglie argentee dell'albero strusciavano sulla finestra, piegate dal vento. Un boato risuonò nell'aria e subito dopo una luce biancastra di un lampo illuminò la stanza d'argento.

Kate sbuffò sonoramente abbassando con un cigolio sinistro il chiavistello della porta. Era ora di farsi una tisana.


 

il tuono alle spalle della figura illuminò un attimo il volto grondante di sangue e carne morta, per poi spegnersi nella notte. Come il flash di un istantanea.

 

<< brrr >> Kate si sfregò le braccia avvolte nel pigiama di flanella. Si sedette al tavolo circondando con le mani la grande tazza ricolma di tisana, chiuse gli occhi avvicinando il liquido al viso, il dolce odore d'arancia ed erbe le penetrò nelle narici fino a colarle in gola ancor prima d'aver avvicinato la tazza alle labbra. Ma qualcosa la bloccò, con la tazza a mezz'aria e l'espressione di chi è stata colpita di sorpresa da un gavettone in testa: l'allegro squillo del telefono. Emise un grido frustrato pogiando con violenza la tazza sul tavolo e di conseguenza facendo cadere una buona parte del liquido giallastro sulla tovaglia a fiori.

 

Le gocce presero a ticchettare con più violenza sul marciapiede, mischiandosi al sangue che colava inesorabilmente sul cemento. Un piede si mosse verso il primo scalino, il secondo fece lo stesso.

La figura avvolta nella notte, con il vestito bianco che ondeggiava per il vento insieme ai capelli candidi e l'orlo ricamato sporco di sangue e terra che si trascinava su per gli scalini in marmo.

 

<< chi sarà a quest'ora >> bonfocchiò Kate portando la cornetta tra la spalla e l'orecchio << pronto >> la voce le uscì laconica ed irritata, per niente contenta di quella telefonata.

<< ho! Kate, cara! >>

la donna roteò le pupille scure verso l'alto << ciao Carl >>

Carl, aveva l'abitudine di chiamare sempre nei momenti meno oppurtuni (quando stava per entrare nella doccia, quando doveva controllare che il caffè non bollisse troppo, quando stava dormendo ed addirittura quando stava per scrivere un passaggio fondamentale del libro che tra pochi secondi si sarebbe dimenticata)

<< allora Kate, come stai? >>

lo sguardo scuro le cadde su un foglietto di carta piegato in quattro ed appoggiato affianco al telefono, strano, non l'aveva appoggiato lei li.

<< non fingere di interessarti a me >> replicò laconica mentre lo sguardo perplesso era fisso su quel foglietto unto e spiegazzato << cosa vuoi? >>

<< a che capitolo sei? >>

ha giusto, prima il "lavoro" e poi "Kate"

<< al settimo >> tagliò corto prendendo ad aprire freneticamente il foglio misterioso

<< e quanti capitoli saranno ancora? >>

<< Carl. non lo so'! >> rispose secca. Le sopracciglia fine si agrottarono quando le pupille scorsero le prime parola scritta sulla pagina unta "lei è in pericolo"

<< sono un agente professionista Kate! non ammetto ritardi dai miei clienti >>

<< stia attenta >> bonfocchiò le righe seguenti

<< cosa? >>

Kate sobbalzò raddrizzandosi di scatto (come se si fosse appena ricordata dell'esistenza di Carl) e rispondendo automaticamente: << si, certo Carl, hai ragione tu >>

<< Kate...>> si aspettò una strigliata per non averlo ascoltato, ed invece le uniche laconiche ed arrendevoli parole che pronunciò furono: << lasciamo perdere. Ciao >>

tu tu tu tu

Kate riappoggiò freneticamente la cornetta al suo posto. Si chinò sul foglio appoggiato sul mobile, ma dei colpi violenti alla porta la fecero raddrizzare bruscamente. Lo sguardo corse alla fine del corridoio, alla porta bianca dove qualcuno stava sbattendo colpi contro il legno duro e liscio con una violenza combulsiva da associare ad un pazzo.

Kate degluttì a fatica facendo due titubanti passi verso la porta, prese instintivamente un vaso di ceramica credendo che, se fosse stato un pazzo, gliel'avrebbe sbattuto in testa.

I colpi continuarono incessanti e martellanti. Aprire o non aprire?






*frase sentita non ricordo dove
** chi ha letto "non sai mai chi può riportarti le cose perse" dirà: ma povero Danny! tutto a lui fai capitare XD
*** mio marito faceva realmente quei testi *tutti: o__O*
**** cosa, aimè!, accaduta realmente, di certo io non raccontavo di una vecchia donna ammazzabambini e mio cugino non si chiama Back, ma...SING, mio cugino ha realmente squartato un passerotto davanti ai miei occhi ed il sangue è colato sporcandomi le scarpette di Sailor Moon

  
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Horror / Vai alla pagina dell'autore: Eastre