L'azzurro dei suoi occhi si accese con stupore, mentre si portava le mani al viso.
«Mio Signore! Io... », esclamò in estasi, col petto agitato dal suo ansimare senza controllo.
La sua frase rimase incompiuta. Le mani di lui si sovrapposero alle sue e il suo viso avvampò come mai prima di allora.
Il respiro, da troppo agitato per la situazione appena vissuta, divenne inesistente; il seno oscillava con ritmo cadenzato, gravoso, lento.
Le dita le scivolarono sulla nuca e il suo viso venne reclinato all'indietro.
Ecco, le loro labbra si avvicinavano sempre più, come in molti dei suoi variopinti sogni.
La ragazza deglutì e socchiuse gli occhi, porte di un'anima inquieta e profondamente innamorata, e desiderò che quell'avvicinarsi si velocizzasse; da troppo tempo lo bramava. Ma, allo stesso modo, desiderò che rallentasse, così da poterne assaporare ogni singolo istante per custodirlo gelosamente per tutta la vita.
E poi, ignorando le sue confuse preghiere, il bacio giunse.
Le labbra si schiusero.
I respiri si unirono.
I cuori palpitarono, e per una volta non c'era aritmia tra loro: non vi era più il battito tranquillo e sicuro del ragazzo in contrasto con quello emozionato ed eccitato della ragazza. Si mitigarono, cantarono all'unisono.
L'incanto era appena iniziato quando lei non riuscì a controllare le sue mani e le sentì sfiorare quei capelli dorati e soffici, sì, come li aveva sempre immaginati; ma non osò constatare se la sua schiena fosse effettivamente robusta e muscolosa come sembrava, o se il petto fosse vigoroso come un uomo del suo valore meritava.
Era appagata anche così.
Quelle labbra, queste labbra, finalmente sue... Credette di essere finita in uno dei suoi sogni.
Ma se è vero che i sogni non son altro che illusioni della propria mente lasciata libera di decidere e di volere, pensò che quelle emozioni erano così reali e floride da non poter essere frutto di un'anima sola.
Forse, pensò, non era l'unica ad aver sognato un amore così dolce...