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Autore: Pineapple_    30/08/2011    3 recensioni
"Nuotavi, e anche bene. Ricordi che tuo padre mostrava a tutti con fierezza le tue medaglie delle numerose gare vinte in piscina.Ma questo era prima. Prima di quella stupida immersione, quando tu, tua madre e tuo padre siete andati in Egitto."
Un dolore vissuto da molti, quello che cerco di spiegare attraverso questa storia: la perdita di una persona importante. Come si possa superarla.
Buona lettura!
Genere: Generale, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Verso il blu più profondo
 
 
Da bambina l’acqua ti piaceva un sacco. Passavi ore e ore, attaccata come un koala alla schiena di tuo padre, a giocare in quella grande massa azzurra.
 
Nuotavi, e anche bene. Ricordi che tuo padre mostrava a tutti con fierezza le tue medaglie delle numerose gare vinte in piscina.
 
Passavi ogni minuto libero fantasticando su quando saresti andata al mare, quando avresti potuto nuotare in libertà e passare ogni giornata a mollo.
 
Ma questo era prima.       
 
Prima di quella stupida immersione, quando tu, tua madre e tuo padre siete andati in Egitto.
 
Eri così entusiasta di vedere la vita nel mare, tutti i pesciolini colorati, i coralli, e tutto il resto.
 
Mangiavi con gli occhi opuscoli su opuscoli sulle immersioni e guardavi con invidia tutti i sommozzatori che si tuffavano.
 
Fino al giorno in cui, tua madre, cedendo alle tue continue e pressanti insistenze, ti aveva dato finalmente il permesso.
 
Ed eri contentissima di immergerti insieme al tuo caro papà in  quell’acqua cristallina. Nella tua mente di bambina già immaginavi le bellezze di quel mondo sconosciuto, che avresti ammirato insieme alla persona che ti aveva trasmesso la passione per l’acqua.
 
Il gran giorno arrivò. Era mattina presto, eravate usciti entrambi molto eccitati, felici ed impazienti. Una barchetta vi aspettava a largo della costa, e in men che non si dica eri già giù, nell’acqua, a nuotare fra migliaia e migliaia di pesciolini, alghe, coralli coloratissimi.
 
Non ti sembrava quasi vero di essere laggiù, in fondo al mare. Vedevi tuo padre, poco distante da te e dall’istruttore, indicare a destra e a manca un particolare scoglio, un sasso dalla forma strana, un pesce e tutto quello che suscitava il suo interesse.
E tu sorridevi, perché più lo guardavi divertirsi come un bambino più ti accorgevi di quanto gli somigliassi.
 
Era il momento di risalire, quando guardasti tuo padre e notasti che non stava nuotando. Era fermo, immobile nell’acqua. Con gli occhi spenti.
 
Quello che successe subito dopo non te lo ricordi esattamente. Hai in mente solo un groviglio di immagini confuse, nelle quali vedi il tuo papà che viene trascinato a bordo e il medico che lo visita. Ricordi di averlo sentito dire che non c’era più nulla da fare. Ricordi di aver sentito la parola “infarto”. Ricordi le tue lacrime di bambina che scendevano silenziose sulle tue guance. Ricordi di aver pensato che il sogno si era trasformato nell’incubo più brutto che potessi mai fare, perché era vero.
 
È passato molto tempo da quel giorno. Adesso rifiuti qualsiasi contatto prolungato con l’acqua.  Fai docce rapidissime. Non vai più in piscina. Né al lago. Né al mare.
 
Tua madre l’ha superato, o almeno così deduci dal suo comportamento. Tu ancora no. Forse perché non ne avete mai parlato apertamente. Dal quel giorno avete semplicemente messo la vita in stand-by, aspettando che qualcuno prenda il telecomando e la faccia partire di nuovo.
 
Ogni giorno era la stessa routine. Parlare, mangiare, camminare, dormire. Apparentemente vivere. Era come vivere in una bolla trasparente: vedevi tutto ciò che succedeva all’esterno, era quasi come se fossi lì, ma c’era quella sottilissima barriera che ti teneva lontana da tutto e da tutti.
 
Nell’ultimo periodo non parlavi e mangiavi poco. Tua madre si è preoccupata molto, ti aveva mandato da uno psicologo. Ed egli aveva suggerito che forse era il momento di affrontare quella bolla e di uscire.
 
Così tua madre si era decisa e aveva affittato una casa al mare, ovviamente senza parlarne con te.
 
Ed ora sei lì, nella casa in Calabria. Respiri la brezza marina e hai una grande confusione in testa. La vista del mare ti ha sconvolto parecchio, mentre hai visto che la tua mamma non ha battuto ciglio, ha solo sospirato, come rassegnata.
 
Tu no. Appena arrivate ti sei subito fiondata nella tua camera e da lì non sei uscita.
 
Tua madre entra e si siede sul letto con te. Ti accarezza piano i capelli.
 
“Da quanto tempo è che non parliamo, io e te?” ti dice dolcemente.
 
“Troppo” rispondi, e sai che è vero.
 
Tutto ad un tratto sei davvero curiosa di sapere come ha fatto a superare la perdita di suo marito. La guardi intensamente, e lei sembra capire la muta richiesta dei tuoi occhi perché comincia a raccontarti di come ha passato gli ultimi sette anni senza papà.
 
Finalmente si sta aprendo con te. La ascolti, pazientemente. Con le sue parole ti incanta, quasi ti convince che si può davvero superare questa grande perdita.
 
Vedi i suoi occhi farsi lucidi, una volta finito di parlare.  Ti guarda commossa e ti dice: “Forse è il momento di provare ad abbattere quella barriera”
 
Forse si. Ti infili il costume e la raggiungi nella spiaggia. In un primo momento il rumore delle onde che si infrangono sugli scogli ti fa rabbrividire, ti sveglia dalla specie di trans nel quale eri caduta. Provi il desiderio di scappare, di tornare in casa. Ma sai che non puoi farlo, perché tuo padre non sarebbe fiero di te. Ti diceva sempre di essere forte. E tu ora vuoi esserlo.
 
Piano piano ti avvicini all’acqua. Bagni i piedi. Entri, senza voltarti mai indietro. Qualche passo e già fatichi a toccare il fondo. Una bracciata incerta, due. I tuoi muscoli sono arrugginiti. È da un sacco di tempo che non fanno questi movimenti. Muovi le gambe. E poi ancora le braccia. Man mano che vai avanti acquisti sempre più sicurezza.
 
E nuoti, nuoti, sempre più veloce, spinta da qualcosa che ti si è acceso dentro. E in quel momento capisci che non hai mai avuto paura dell’acqua. Tu hai sempre provato rabbia.
 
Rabbia perché ti aveva tolto tuo padre. Rabbia perché tu l’avevi amata, e lei ti ha tradita. Rabbia perché anche tuo padre l’amava. Ma ora, per colpa di una stupida immersione, non può più farlo.
 
In quell’attimo, focalizzi un punto nell’acqua, di un intenso blu. Nuoti verso il blu più profondo, sempre più veloce. Il tuo corpo urla, lo stai sforzando troppo, ma tu vuoi raggiungerlo. Speri che se arriverai lì, tuo padre ritornerà in dietro, avrai ancora nove anni, e non ci sarà nessuna gita, nessuna immersione.
 
Continui a crederci e a nuotare. Non sai quanto sei lontana dalla costa, ma non ti interessa neanche, perché la cosa più giusta da fare ora è riprenderti il tuo papà.
 
In un momento di strana lucidità senti il tuo corpo fermarsi. Così come il tuo cuore. Che cosa credevi? È morto, non ritornerà. Mai più.
 
Vedi ancora quel punto del blu più profondo, eppure ora ti sembra stupido cercare di raggiungerlo.
 
Fai il morto a pancia in su. Hai scaricato tutta la tua rabbia in quella nuotata, ora ti senti molto più tranquilla.
 
Guardi il cielo. Vedi i gabbiani che volano, le  nuvole che lentamente si spostano.
 
Ed è allora che ti accorgi che la vita non è finita. Va avanti, incurante del tuo dolore. C’è ancora chi soffre, chi piange. Ma pensi con stupore che c’è ancora chi sa ridere, chi sa gioire delle piccole cose, chi fa del suo meglio per andare avanti. Pensi a tua madre con un sorriso. Lei è andata avanti.
 
E piano piano lo farai anche tu. Certo, quel vuoto che hai dentro non si colmerà mai, ne sei consapevole. Ma avevi ragione. La vita non è finita.
 
È appena cominciata.
 
 
 
Spazio Autrice:
 
Salve popolo di Efp! Vi sono mancata?
 
Eccomi con una storia un po’ triste. Mi è venuta in mente nuotando nel mare blu della Calabria, e ho voluto scriverla a tutti i costi.
 
Io non ho perso mio padre, ma sono sicura che delle persone qui hanno subito un lutto simile. Mi perdoneranno se non ho reso alla perfezione come si sono sentite, ma io più o meno un anno fa ho perso una persona a me molto cara,e questa storia è per lui.
 
Grazie a chi vorrà commentare, sia negativamente che in modo positivo.
 
Grazie per essere arrivati alla fine della pagina.
 
Alla prossima!
 
Un bacio,
 
 
Candy C
 
  

  
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