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Autore: AlexysBlack    30/08/2011    4 recensioni
Sogni, specchi e pensieri confusi.
Ed Elena si guardò intorno, e lo vide, lo vide ovunque, insieme a lei, che la stringeva, in ogni specchio, in ogni centimetro di quella stanza inesistente. (...) E gli si aggrappò ancora una volta con tutte le forze che aveva in corpo, arpionandosi alle sue spalle forti, sperando che potesse salvarla di nuovo, anche se forse questa volta non sarebbe stato in senso puramente fisico.
Genere: Fluff, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Damon/Elena
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Glasses' Room Elena aveva qualcosa sugli occhi di un tessuto liscio che le impediva di vedere, oscurando e confondendo i suoi sensi già stranamente alterati.
Si sentiva osservata e non riusciva a comprendere come fosse arrivata in quel luogo sconosciuto e -soprattutto- perchè fosse bendata.
Si toccò la testa per tentare di sciogliere il nodo che sentiva premerle vicino alla nuca, ma una voce maschile, che le mancava da parecchio tempo, e che si costrinse a non identificare le disse di aspettare ancora, che era quasi arrivata. Si stava forse muovendo? Eppure lei sentiva i piedi saldamente incollati al suolo, si disse, cercando di comprendere dove si trovasse: non un suono, non un odore, non una presenza intorno a lei.
Improvvisamente sentì un fruscio e la fascia che le circondava la testa, accarezzò le sue tempie allentandosi e le accarezzò dolcemente il braccio, scivolando sul pavimento freddo: seta nera su una lastra bianca. Alzò lo sguardo davanti a se' tentando di riconoscere quella che le appariva come una figura femminile.
Sgranò gli occhi trovandosi di fronte la vampira. << Katherine? >> Chiese con una nota di terrore e stupore nella voce, non capendo la sua presenza in quel luogo che...probabilmente nemmeno esisteva realmente, pensò Elena, osservando che la donna di fronte a se' aveva la stessa espressione che le si era dipinta sul volto.
Che si fosse messa di nuovo in testa di farla impazzire spacciandosi per lei? Da quell'abbigliamento poco appariscente ed i capelli lisci sembrava proprio di sì. Katherine non accennava a risponderle, però, ed Elena fece un passo indietro, e poi un altro ancora, finchè non si ritrovò schiacciata contro qualcosa. Si voltò e la vide di nuovo. << Katherine?! >> Ma ben presto si rese conto di essere lei, Elena, e non Katherine.
Di fronte a lei vi era uno specchio lungo, che arrivava fino al soffitto di quella stanza incredibilmente bianca.
Piegò la testa da un lato e dall'altro, osservando i propri capelli oscillare sinuosamente; alzò un braccio per arrivare a toccare la superficie rigida di quell'immagine, ma non appena il suo indice entrò in contatto con il proprio riflesso, il vetro vibrò in liquidi cerchi concentrici, come l'acqua toccata da un dito: ed in quel momento ebbe la certezza di essere in un sogno.
Si guardò finalmente intorno e fu sorpresa di vedere quante "Elena" fossero presenti in quella stanza bianca, o meglio in quella non-stanza, considerato che soffitto e pavimento erano bianchi come il silenzio che la circondava, e che ovunque lei volgesse lo sguardo non vedeva che la sua inutile immagine. Immagine che le ricordava tutto e niente, e che la terrorizzava e la disgustava in una combinazione decisamente poco piacevole. Prese a girare su se' stessa, cercando un appiglio differente, cercando di trovare colui che l'aveva portata in quel luogo di solitudine riflessa, rinchiudendocela dentro come una belva in gabbia.
Ma nessuno si mostrò ai suoi occhi. Il suo Salvatore, che in questo caso era colui che la teneva prigioniera di un silenzio ovattato e sovrannaturale, non c'era.
L'aveva salvata. L'aveva rapita. L'aveva rinchiusa. E poi se n'era andato, lasciandola inevitabilmente sola.
Non c'era niente al di fuori di lei, e più girava su se' stessa più ne prendeva atto, e più si vedeva riflessa, più le idee le si confondevano.
Che fosse anche lei stessa una delle immagini riflesse? Che fosse lei stessa solamente una copia di qualcun altro?
In preda ad una sorta di crisi isterica si prese la testa fra le mani e si raggomitolò su se' stessa, piccola ed inerme, con la testa poggiata alle ginocchia e le mani strette a tirare i capelli. Se avesse provato dolore, strappandoseli, forse si sarebbe convinta di essere quella vera, e non una copia subdola ed inutile.
Una scia colorata le ronzò intorno, e poi ancora, e ancora.
<< Sei tu Stefan? >> Chiese con la voce rotta dallo sgomento. Che fosse la sua voce, però, non ne era sicura. Ormai non era sicura più di niente, così come non era sicura che avrebbe seriamente voluto chiamare lui e non qualcun altro.
<< Ritenta, sarai più fortunata >>, disse una voce davanti a lei. Quella voce.
<< Damon! >> Urlò Elena alzandosi di scatto, contenta di vederlo, aggrappandosi al suo collo con le braccia e affondando la testa sotto il mento il lui, proprio sopra il cuore che lei sentiva battere. << Portami via di qui, Damon >>, lo pregò lei disperata, stringendosi a lui: tutto ciò che di diverso da lei ci fosse in quella orribile stanza vuota. Il vampiro la avvolse con le sue braccia forti, osservando i loro riflessi in ogni centimetro. << Non avere paura, andrà tutto bene. >>
<< Svegliami, Damon. Non voglio più stare in questo incubo. >>
<< E' il tuo incubo, Elena. Basta che tu lo voglia per farlo smettere. >>
Elena si scostò un attimo per  guardarlo negli occhi azzurri laccati e profondi.
<< Non lasciarmi sola, Damon. >> Il suo tono sembrava disperato, e lo era: il suo universo crollava lentamente sulle sue spalle inermi, lasciandola sola con se' stessa e se anche lui se ne fosse andato sarebbe davvero diventata l'ombra tremolante di colei che era stata in passato.
<< L'ho mai fatto? >> Ed Elena si guardò intorno, e lo vide, lo vide ovunque, insieme a lei, che la stringeva, in ogni specchio, in ogni centimetro di quella stanza inesistente.
<< Non voglio essere solo un rilfesso, Damon, non voglio che... >>, e gli si aggrappò ancora una volta con tutte le forze che aveva in corpo, arpionandosi alle sue spalle forti, sperando che potesse salvarla di nuovo, anche se forse questa volta non sarebbe stato in senso puramente fisico. << Shhh... >>, disse lui sfiorandole la schiena, << Andrà tutto bene >>, ripeté. << Siamo di vetro anche noi due, Damon? Siamo solo due riflessi? >> Aveva chiesto lei con le lacrime agli occhi, senza mollare la presa.
<< Siamo veri, Elena. Qui ed ora come in qualsiasi posto ed in qualsiasi momento. Saremo sempre veri. Saremo sempre noi >>, e con le dita aveva asciugato una lacrima che le solcava il volto.

Gli occhi di Elena si spalancarono tutto ad un tratto trovando quelli del vampiro che la fissavano intensamente come al solito.

Istintivamente si portò una mano al collo e indossava ancora la collana alla verbena: aveva sognato Damon volontariamente, di nuovo, ma non si aspettava di vederselo di fronte e -cosa ancora più importante- di stringere la sua maglietta nera fino ad averla stropicciata tantissimo.
<< Damon? >> Lui sembrò...arrossire, cosa insolita da parte di Damon Salvatore.
<< Ero venuto a controllare che stessi bene, come ogni notte, ma tu hai urlato il nome di Stefan ed io mi sono seduto qui, poi hai urlato il mio nome e mi hai strattonato e... >>, prese per un attimo fiato, confuso, << Eccomi qui, Elena. >>
Elena sorrise e non si arrabbiò, chiudendo gli occhi ed aspirando quel profumo. << Scusa, non volevo rapirti in questo modo,
ho solo... >>
Lui alzò un sopracciglio. << Brutto sogno? >>
Elena alzò le spalle, non sapendo bene come rispondere. << Non lo so ma... Grazie >>, disse lei guardandolo dritta negli occhi.
Il suono della sua voce, il modo con cui lo guardava negli occhi, lo fecero quasi sobbalzare: non lo aveva mai ringraziato in quel modo. << E di cosa? >>
<< Di non avremi lasciata sola. Grazie. >> Lei lasciò delicatamente il tessuto della maglietta di lui dalla sua morsa, guardandosi intorno spaesata. << Posso almeno sapere che diamine ti ha terrorizzato al punto da rovinare la mia bellissima e costosissima maglietta? >>
Elena sorrise di nuovo. << Niente di che, una stanza piena di specchi e poi... >>, si bloccò all'improvviso vedendo nello specchio sul comò l'immagine di Damon accanto a se' e si voltò di scatto, tornando a guardarlo. << Ma non ha importanza. Tu sei qui, davvero, e solo questo conta. Noi contiamo, e basta. >>
Damon non capì quelle parole e non seppe come reagire, ma qualcosa dentro di lui gli disse di annullare quei dieci centimetri che lei aveva messo fra loro, cingendola con le sue braccia e facendo avvicinare i loro visi così che almeno il suo riflesso si sarebbe potuto illudere di averla posseduta per l'eternità di un instante.
Incredibilmente fu Elena ad addossarsi a lui facendo ciò che lui stava meditando di fare in quell'esatto momento.
<< Non lasciarmi, Damon. >>
Lui aveva ghignato, come probabilmente anche nel sogno aveva fatto.
<< L'ho mai fatto? >> Ed Elena si guardò intorno, e lo vide, lo vide ovunque, insieme a lei, che la stringeva, in ogni specchio, in ogni centimetro di quella stanza inesistente.
Come  nel  sogno.
Come sempre.


Angolo Autrice:
E' la mia prima One-shot, quindi...abbiate pietà della mia penna inesperta!
Se vi va di lasciare un commento con consigli, rimproveri o cose simili fate pure: anzi, se sono critiche verrano gradite tantissimo.
Sinceramente non so cosa dirvi riguardo a questa One-Shot. L'idea mi è venuta parlando con una mia amica di un Luna Park e di una stanza degli specchi e boh...l'ho scritta e basta.
Penso sia ambientata dopo la seconda stagione, in un futuro Missing Moment, con un'Elena piuttosto confusa dai suoi sentimenti, dall'assenza di Stefan, dalla presenza "forzata" di Katherine, in cui il suo unico punto fisso sia Damon.
Se non si fosse capito sono una Delena accanita xD
Spero che ci piaccia anche se forse non si capirà gran ché: mi chiedo anche io come mi vengano certe idee.
Lo so, forse sono entrambi un po' OOC, ma insomma...nobody's perfect!
  -Alexys-



  
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