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Autore: CowgirlSara    28/02/2004    11 recensioni
Il corpo di Orlando immerso nella luce bianca, Viggo e la sua macchina fotografica. Un gioco di luci, ombre, sguardi, un po' di gelosia, qualche battuta, una storia che probabilmente non ha molto senso.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Orlando Bloom, Viggo Mortensen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Come sempre, tutto quello che leggerete è scritto con il massimo rispetto per Orlando Bloom, Viggo Mortensen, e tutti gli altr

 

Come sempre, tutto quello che leggerete è scritto con il massimo rispetto per Orlando Bloom, Viggo Mortensen, e tutti gli altri citati, il loro lavoro e la loro vita privata. Questa è un’opera di pura fantasia, che serve solo per avvicinare ognuna di noi all'oggetto dei nostri sogni. Chiedo scusa a tutti coloro che non la pensassero così.

 

Questa storia è frutto d’ispirazione fulminante, di quelle che ti fanno abbandonare tutto il resto, perciò non so se il risultato sia del tutto soddisfacente. Era un po' che pensavo ad una ff dove mettere anche Viggo, poi ho visto alcune foto di Orlando che mi hanno molto ispirato (non so se avete presente quella dove è steso sul letto ^__-), così ho collegato il tutto ed è venuto fuori questo; probabilmente non ha molto senso e non va da nessuna parte, ma così è.

Il racconto non è nato con intento slash (infatti io non credo che lo sia, nonostante qualche ammiccamento), ma ognuno è libero di leggerci quello che gli pare, anzi mi fa piacere se ci fantasticate sopra, vuol dire che ho scritto qualcosa di buono. E' una storia molto visiva, secondo me, perciò spero che la vostra fantasia vi aiuti ad immaginare al meglio l'ambientazione, le pose, i colori, come ho cercato di fare io scrivendo. Il mio scopo principale era cmq quello di esaltare la bellezza e la sensualità di Orlando, e spero di esserci riuscita. Mi dispiace solo di una cosa: quelle fotografie ce le possiamo solo immaginare... (come avrei voluto scattarle io di persona *__* Oddio, in un certo senso l'ho fatto, anche se solo con gli occhi della mente...)

Vabbene, mi sembra di avervi detto tutto, divertitevi. Ah, solo un'ultima cosa: non infierite troppo sulla povera Kate (o_O), ha avuto la botta di culo di far innamorare Orlando, ma l'invidia (come lei stessa dimostra nella ff) è un sentimento proprio brutto. Bacioni.

Sara

 

White Light

 

Lo studio newyorkese di Viggo era un loft nel quartiere di Soho, che occupava gli ultimi due piani di una ex fabbrica, ora diventata lussuoso condominio per artisti di vario genere; all'attico ci dipingeva, fotografava, suonava, mentre sotto ci viveva con suo figlio Harry.

Orlando e Kate erano seduti sul divano dello studio e osservavano gli scatti più recenti dell'amico, mentre lui era andato a preparare l'ultimo grido nel mondo delle tisane, adorate dall'artista e dalla ragazza e cordialmente schifate dal giovane attore.

"Sono bellissime." Commentò Kate, prendendo un'altra foto; Orlando osservava distrattamente, sapeva più che bene quanto erano belle le foto di Viggo.

E poi, insomma, quegli scatti erano un insieme di contorsioni di sensuali corpi nudi di donna, e Orlando non voleva sembrare più interessato del dovuto, davanti alla sua ragazza.

"Che dici, se glielo chiedo, pensi che farebbe un servizio anche a me?" Domandò la ragazza, voltandosi verso il distratto fidanzato.

"Hm?" Fece lui, passandosi una mano sulla nuca. "Scusa, ma a che ti servirebbe? Guarda le sue foto..." Le indicò le immagini. "...non si vede quasi mai la faccia, e quando si vede e sfocata o con qualche effetto strano..."

"Non conta questo!" Sbottò lei. "Sono foto artistiche, quello che conta è: Kate Bosworth fotografata da Viggo Mortensen!"

"Ascolta..." Riprese Orlando, passandole un braccio intorno alle spalle. "...è un artista, secondo me te lo deve chiede lui, se lo ispiri te lo chiederà, altrimenti..." Concluse la frase con un gesto teatrale; la ragazza lo guardò strano. "Non ti convinco, eh?" Kate scosse il capo.

"La verità è che ti scoccia che posi nuda." Affermò poi.

"Diciamo che... mi da un pochino fastidio, ecco."

"Gelosone." Dichiarò lei, facendogli un leggero pizzicotto sulla guancia, lui sorrise; in quel momento tornò Viggo, posando un vassoio sul tavolino.

"Ecco qua." Annunciò l'uomo; in quel periodo portava i capelli un po' più lunghi, per esigenze di copione, e un po' di barba. Sembrava proprio il classico artista un po' pazzoide e alternativo, con la camicia larga ed i pantaloni da lavoro macchiati di vernice.

"Hm, senti che profumo!" Esclamò entusiasta la ragazza, prendendo un tazza; Orlando fece una smorfia un po' schifata.

"Dai, che è buona." Lo incitò Kate; lui non era per nulla convinto.

"Su Orlando, bevila, fa bene alla pancina e contenta la mammina." Scherzò Viggo, col suo solito tono quieto.

"Questa te la potevi proprio risparmiare..." Ribatté l'amico, serafico.

"Senti Viggo." Li interruppe Kate. "Hai intenzione di fare altri servizi di questo tipo?" Gli chiese, indicando le foto sparse sul tavolo; Orlando sapeva che non le era ancora passata la voglia di farsi fotografare, sollevò gli occhi al soffitto.

"Beh, veramente..." Esordì lui, con una delle sue classiche pause infinite. "...vorrei fare una serie di nudi maschili." Rispose infine.

Orlando gongolò, lanciando a Kate un'occhiata, la vide delusa e sorrise soddisfatto; lei incassò in silenzio.

"Allora, dovrai trovarti uno di quei bei modelli col fisico scolpito." Affermò poi, spostando sapientemente l'attenzione.

"A dire il vero..." Pausa, occhi sull'amico, si fissarono per un attimo. "Pensavo ad Orlando."

"No, hai voglia di prendermi per il culo?" Replicò il ragazzo.

"Direi che ha voglia di fotografartelo." Rispose Kate, divertita; lui era allibito.

"Ti ho fatto venire per quello." Affermò Viggo.

"Credevo mi avessi invitato a cena!" Esclamò Orlando.

"Certo, ma ti ho invitato per farti questa proposta." Ribatté l'altro, sempre con tono calmo.

"Tu mi vorresti fotografare sul serio?" Domandò il ragazzo ancora incredulo.

"Assolutamente sì." Rispose Viggo, appoggiandosi allo schienale e incrociando le braccia. "Ho visto delle foto tue, e mi son venute delle idee..."

"Sai come sono gli artisti..." Intervenne la ragazza. "...quando hanno l'ispirazione..." Lo punzecchiò sulla sua battuta di poco prima, ma nella sua voce c'era una punta d'invidia.

"Ma... nudo?!" Fece Orlando, continuando a guardare l'amico.

"Ma non ti devi preoccupare." Dichiarò Viggo, raddrizzandosi. "Saranno foto artistiche, non erotiche, se ti può rassicurare non ho intenzione di mostrare i tuoi genitali." Spiegò poi, in tutta tranquillità.

"Sì, lo dicono anche le modelle e le attricette che fanno i calendari, che sono foto artistiche!" Sbottò l'altro, sporgendosi sul tavolo.

"Tu mi conosci, hai visto i miei lavori." Fece Viggo stringendosi nelle spalle. "E poi, Orlando, non ti farai un problema a metterti nudo davanti a me?"

"Ti giuro..." Disse Kate. "...a volte se ne fa anche con me." Lui le lanciò uno sguardo acido e offeso, scuotendo il capo.

"Insomma, non credo, abbiamo fatto anche la doccia insieme..." Mormorò Viggo.

"Che?!" Esclamò Kate, girandosi verso il ragazzo con gli occhi di fuori.

"Calmina, calmina, era quando non ti conoscevo." Si difese Orlando, carezzandole il braccio; poi si voltò verso l'amico. "Quanto ci vorrebbe?"

"Non so, resti a New York un settimana circa, vero?" Lui annuì. "Un paio di mattine ce le avresti da dedicarmi?" Chiese Viggo alzandosi.

"Devo controllare i ruolini del set, ma giriamo quasi solo di sera." Rispose Orlando. "Mi ci fai pensare un attimo?" L'amico annuì sorridendo, poi si avvicinò a lui e gli carezzò la testa.

"Fidati, possiamo fare davvero una bella cosa." Affermò.

"Hm, l'ultima volta che mi sono fidato sono finito a campeggiare nella foresta neozelandese, cercando di difendermi dalle zanzare e da John Rhys-Davies che russava come una locomotiva..." Scoppiarono a ridere.

 

Il telefono squillò, ed Harry posò il suo panino imbottito, con la maionese che colava, sul piano della cucina e rispose.

"Pronto." Biascicò nella cornetta.

"Harry sono Orlando, mi passi tuo padre?"

"'spetta." Rispose il ragazzo, poi schiacciò il tasto dell'interfono; poco dopo gli arrivò il segnale di risposta. "Pa', c'è Orlando al telefono."

"Passamelo qui di sopra."

"Ok..." Tornò la telefono. "Resta in linea, che te lo passo."

"Orlando?" Chiese Viggo, una volta avuta la linea.

"Ciao Vig." Rispose l'altro.

"Dimmi."

"Ecco, se tu fossi ancora disponibile..." L'uomo sorrise, ascoltando il tono titubante dell'amico, ben sapendo cosa gli voleva dire. "...io avrei deciso di farlo, quel servizio..."

"E com'è che, alla fine, hai accettato?" Gli domandò.

"Mh... Kate me l'ha menata..." Ammise Orlando, con intonazione rassegnata; Viggo rise piano, immaginandosi la scena.

"Quando ci vediamo?" Chiese poi.

"Ti va bene domattina, verso le dieci e mezza, undici?" Ribatté Orlando.

"Perfetto, ci vediamo domani." Rispose Viggo con un sorriso.

 

Il giorno dopo, alle dieci e quaranta, Orlando si presentò davanti alla porta dell'appartamento dell'amico; suonò il campanello e venne ad aprirgli Harry. Il figlio di Viggo indossava una maglietta un po' piccola dell'Uomo Ragno ed aveva in mano un bombolone al cioccolato; come ogni volta che lo vedeva, Orlando si domandò se era veramente figlio del suo collega.

"Ciao." Gli fece il ragazzo.

"Ciao Harry!" Rispose allegramente l'attore. "Non ci siamo visti l'altra sera, quando siamo venuti a cena."

"No, ero da mamma." Ribatté lui. "Entra." Gli fece spaziò per passare.

"Cavolo, cresci a vista d'occhio, sei sempre più alto e più..." Stava per dire grasso, ma si fermò in tempo. "...robusto."

"Lo sai che non si dicono certe cose, ad un adolescente?" Gli disse Harry, distrattamente, mentre entravano in salotto. "Potresti farmi venire dei disturbi dell'alimentazione." Aggiunse, addentando il bombolone; il cioccolato uscì sulla sua mano.

"Sarà, ma non mi pare che ti fai tanti complessi..." Ipotizzò Orlando, guardandolo leccarsi la mano.

"A me non me ne frega un cazzo, ma è bene che tu lo sappia." Replicò Harry, gettandosi a sedere sul divano.

"Ma i tuoi non ti cresceranno un po' troppo anticonformista?" Domandò l'attore, osservando il ragazzo riprendere in mano la biografia di Che Guevara.

"Bah, a me non sembra..." Commentò lui. "Viggo è sopra, ti aspetta." Gli disse poi, indicandogli le scale; Orlando, con un sorriso, s'incamminò.

Entrò quasi di soppiatto e vide subito Viggo davanti al tavolo dove teneva le macchine fotografiche; la stanza era molto luminosa di mattina.

"Ciao." Salutò, spuntando all'improvviso accanto all'amico.

"Oh, ciao!" Rispose sorpreso Viggo, poi gli strinse la spalla. "Stavo preparando le macchine."

"Vedo." Annuì Orlando. "Io che devo fare?" L'amico lo guardò negl'occhi.

"Spogliarti?"

"Non fare tanto lo spiritoso, io mi sento molto a disagio..." Replicò il ragazzo.

"Lo sai che non sono bravo in certe cose, ma non capisco perché ti fai tanti problemi, non sei forse apparso nudo in Wilde?"

"Sì, ma una cosa sono trenta secondi e un'altra un sacco di fotografie..." Rispose Orlando, posandosi le mani sui fianchi.

"Aspetta." Gli fece Viggo, avvicinandosi ad un mobiletto; tornò con una bottiglia ed un piccolo bicchiere. "Bevi questo." Gli versò due dita di liquore.

"Mi vuoi far ubriacare?" Chiese malizioso l'amico, guardandolo da sotto in su, alzando le sopracciglia.

"No, te ne basta un bicchierino, così ti rilassi." Gli porse il liquido trasparente. "Tutto d'un sorso." Orlando lo prese e lo buttò giù.

"'orca miseria!" Esclamò poi. "Ma che roba è?! E' fortissimo..."

"Grappa Piemontese, viene dall'Italia." Spiegò con calma Viggo, mentre l'altro tossiva. "Sperò che ora ti senta meglio."

"Humpf..." Sbuffò Orlando. "Di certo apre nuovi orizzonti..."

"Se sei pronto ti concedo lo spogliatoio delle mie modelle." Viggo gl'indicò una porta in fondo alla stanza, dietro ad una tenda dal disegno indiano.

"Vabbene, vado." Si arrese il ragazzo, alzando le mani, poi s'incamminò.

"C'è una specie di lenzuolo, usa quello." Gli suggerì l'amico, mentre entrava. "Io finisco con le macchine."

 

Orlando uscì pochi minuti dopo, aveva sui fianchi, tipo pareo, quello che Viggo aveva definito "una specie di lenzuolo"; in realtà si trattava di una pezza di stoffa piuttosto lunga, di tessuto bianco leggerissimo, quasi trasparente.

"Hem..." Attirò l'attenzione dell'amico tossicchiando; Viggo si voltò, lo guardò, sorrise.

"Bene." Disse soltanto, poi gl'indicò una direzione.

Orlando guardò da quella parte. Le grandi vetrate che facevano da finestra erano coperte da tende bianche, e anche per terra erano stese lenzuola candide, in più, sistemata su un sostegno, c'era una tenda di seta, anche questa bianca.

Il ragazzo si avvicinò alla scenografia, osservandola incuriosito; la luce, in quel punto, era veramente particolare, ovattata ma brillante, con il sole che di sicuro batteva proprio sulle finestre che c'erano dietro. Ora era immerso nel candore.

"Orlando." La voce di Viggo.

"Sì?" Lui si voltò di scatto e si trovò fotografato; spalancò la bocca sorpreso. "Che fai?!" Domandò ridendo.

"Ti metto a tuo agio, faccio qualche scatto di prova." Rispose l'amico, con gli occhi sulla macchina. "Muoviti un po'."

"Dai..." Fece Orlando, un po' imbarazzato, chinando il capo e girandosi dall'altra parte; altra foto improvvisa. "Così mi fai arrossire, altro che mettermi a mio agio!" Sbottò sempre ridendo e appoggiandosi con i gomiti ad un qualcosa coperto da un lenzuolo bianco.

"Guarda verso di me." Gli ordinò dolcemente l'amico; lui lo fece, fissando l'obiettivo come se fossero stati gli occhi di Viggo. Il fotografo sorrise soddisfatto, mentre scattava. "Adesso copriti il viso con il braccio." Prima di farlo, Orlando lo vide spostarsi in un punto strano.

"Che cavolo di angolazione sarebbe?" Domandò il ragazzo.

"Tu non ti preoccupare..." Una delle sue pause. "...mi piace la curva della tua schiena..." Orlando ebbe un piccolo brivido, normale quando si è osservati tanto attentamente in certe condizioni, poi si mise nella posizione richiesta.

 

Pochi minuti di movimenti casuali, e scatti precisi, e si ritrovarono in un altro mondo privato, esclusivo, immersi in quella luce bianca e splendente; in sottofondo, bassa e avvolgente, passava una musica di pianoforte.

"E' ora di scioglierlo." Affermò Viggo, fissando Orlando negl'occhi; il ragazzo capì subito a che si riferiva.

Con un sospiro si girò di spalle, mentre l'amico ricaricava la macchina, e slacciò il panno che aveva sui fianchi; comunque, non è che coprisse poi molto. Viggo alzò gli occhi e gli venne un'immediata idea.

"Allarga le braccia, tenendolo." Gli disse.

"Così?" Ribatté il ragazzo, stendendo le braccia senza lasciar cadere il panno.

"Fallo aderire un po' di più... bravo..." Alzò la macchina e scattò, poi riguardò il quadro con soddisfazione: il gioco di luci e ombre sui fianchi di Orlando era fantastico.

"Vig..." Fece il modello, riscuotendo l'artista dalle sue elucubrazioni.

"Sì, scusa." Rispose lui. "Aprì la mano destra e lascialo cadere."

"Così si vede il..."

"Sì." Lo interruppe Viggo. "Sono foto di nudo, ricordi?"

Rassegnato, Orlando sospirò lasciando la stoffa, che cadde giù lenta, sfiorandogli le gambe; d'istinto spostò anche il braccio sinistro, portandolo vicino al corpo. Sentiva la macchina scattare e Viggo muoversi alle sue spalle; non aveva idea di cosa inquadrasse. All'improvviso si accorse di averlo accanto; girò il capo a sinistra e lo vide sorridere.

"Vado bene?" Gli chiese, Viggo annuì. "Sei un po' autoritario, lo sai?" Aggiunse poi.

"Mi spiace." Rispose l'amico al suo orecchio, con la sua voce calda e bassa. "Ma oggi sei il mio oggetto, e farai..." Si spostò sulla destra, e gli occhi di Orlando lo seguirono. "...tutto quello che desidero..." Il ragazzo sorrise.

"Se sapevo che le condizioni erano queste, non avrei accettato." Replicò poi; l'amico rise piano, scostandosi.

"In ginocchio." Gl'ordinò, indicando il pavimento.

"Come?!" Fece Orlando stupito.

"Mettiti in ginocchio, girato di lato..." Lui ubbidì, pur non capendo. "...continua a reggere la stoffa sul davanti, e non guadare me..." Continuò, osservando nell'obiettivo. "...guarda in alto a destra, socchiudi le labbra..."

Quando lo sentì ricaricare la macchina, Orlando cambiò posizione, sedendosi sulle ginocchia; lasciò il panno, che gli si adagiò in grembo, e cominciò a stiracchiarsi, reclinando la testa all'indietro. Viggo se ne accorse.

"Fermo così." Affermò imperioso; Orlando spalancò gli occhi, senza muovere un muscolo. "No, chiudi gli occhi." Aggiunse dolcemente. "E socchiudi la bocca..."

 

Kate si presentò a casa di Viggo verso l'una; era d'accordo con Orlando che sarebbe andata a prenderlo. Le aprì Harry, che si stava preparando il pranzo.

"Allora, come procede?" Domandò sorridente la ragazza, con curiosità.

"Credo bene, ma non disturbo Viggo quando lavora." Rispose distrattamente il ragazzo.

"Dai, una sbirciatina l'avrai data!" Insisté Kate, arrivandogli alle spalle mentre buttava la pasta; lui sbuffò.

"Beh, quando sono andato a portargli il caffè..." Ammise Harry.

"E allora, allora?!" Lo interrogò la ragazza, in preda ad una sorridente ansia.

"Ecco..." Esordì titubante lui. "...diciamo che se ha fatto molti scatti come quello che ho visto io..."

"Sì, sì?!" Lo incitò Kate, giungendo le mani.

"...le fan di Orlando avranno di che rifarsi gli occhi." Concluse infine il ragazzo, tornando ad occuparsi del pranzo; Kate perse buona parte del suo entusiasmo, a quelle parole.

"Sono molto sexy, quelle foto?" Domandò più pacata.

"Credo che dovrebbe giudicare una donna, però..." Rispose il ragazzo. "...penso di sì."

"Dici che potrei dare un'occhiatina anch'io?" Chiese allora lei.

"Guarda, no." Replicò subito Harry. "Se Viggo se ne accorge s'incazza, e tu non lo hai mai visto incazzato." Aggiunse scuotendo il capo.

"Oh, per favore!" Supplicò Kate, facendo la faccina triste. "Non mi scoprirà, solo un secondino!" Continuò alzando un dito, con espressione implorante.

Harry, che pur avendo quattordici anni, era sempre maschio, davanti agli occhioni supplicanti di una bella ragazza non seppe resistere; le indicò la scala, raccomandandole di essere prudente. Per ricompensa, lei gli diede un bacio sulla guancia, poi salì.

In cima alle scale si tolse le scarpe, lasciandole sull'ultimo scalino, poi si avvicinò alla porta socchiusa dello studio; i suoi piedi scalzi non facevano alcun rumore, sul parquet chiaro. Mise appena la testa dentro e osservò la stanza: era piuttosto grande e rettangolare, col pavimento di legno; circa a metà del lato lungo era stata allestita una specie di scenografia di teli bianchi, e loro erano là in mezzo.

Orlando era in piedi, immerso in una luce stupenda, bello come una divinità classica, con la pelle dorata, i capelli un po' spettinati, e solo un leggero velo che gli cadeva sui fianchi in modo molto provocante; guardava in basso con occhi languidi e labbra socchiuse. E in basso c'era Viggo, inginocchiato ai suoi piedi, vicinissimo, che lo fotografava.

Kate per un momento fu indecisa se entrare e fare una scenata, oppure ritirarsi per non turbare quel momento di creatività perfetta; una cosa era certa: un Orlando così, lei non lo aveva mai visto...

I suoi occhi ricominciarono a vedere, quando ci fu un cambiamento. Orlando fece un passo indietro, forse su richiesta di Viggo, e perse l'equilibrio; l'amico lo afferrò per la vita, impedendogli di cadere, lui scoppiò a ridere. La ragazza non sentiva quello che si dicevano, ma la risata di Orlando, in quelle particolari condizioni di ambiente e di luce, era tanto bella da fare quasi rabbia. Poi sentì Viggo.

"Sì, ridi..." Mormorò sensualmente l'uomo. "...ridi ancora..." Orlando cominciò allora a muoversi intorno, nello spazio di luce bianca, ridendo, mentre cercava di non far cadere il velo, senza riuscirci troppo bene; e Viggo, ancora in ginocchio, scattava.

La ragazza si voltò lentamente, riprese le sue scarpe sullo scalino e scese scalza; andò in cucina e si sedette su uno sgabello davanti a Harry ed al suo piatto di spaghetti. Lui la guardò, e notò la sua espressione stranita e un po' stravolta. "Un bicchierino di cognac?" Le chiese.

 

Una mezz'ora dopo scesero anche Orlando e Viggo; trovarono gli altri due che mangiavano spaghetti al ragù. E Kate lo faceva con particolare soddisfazione.

"Avete già mangiato?" Domandò pacatamente il padrone di casa.

"Veramente si è mangiata tutto lei." Sbottò Harry, indicando la ragazza.

"Kate?!" Fece Orlando stupito; lei lo guardò, stringendosi nelle spalle.

"Un attacco di bulimia premestruale." Spiegò con noncuranza. "Voi, tutto bene?" Domandò poi, con una punta di acidità; loro si scambiarono un'occhiata.

"A posto per me, tu Vig?" Rispose Orlando, girandosi poi verso l'amico.

"Sta uscendo proprio un bel lavoro." Disse lui, tranquillo. "Puoi tornare domani?" Kate fu tentata di gridare no, qui non ce lo rimando! ma Orlando fortunatamente l'anticipò.

"Certo! Domani mattina alla stessa ora, va bene?" L'amico annuì sorridendo.

"Sono proprio soddisfatto." Dichiarò poi Viggo, passando un braccio intorno al collo di Orlando e lo strinse a se, baciandogli la testa; infine lo spinse via scompigliandogli i capelli.

Il resto della giornata non fu la fiera dell'allegria; Kate si era chiusa in un mutismo inspiegabile agli occhi di Orlando, e tutti i suoi tentativi di instaurare una conversazione furono bruscamente troncati dalla ragazza; nel pomeriggio non si videro, lei preferì andare a fare shopping con la sorella di Eljiah, mentre lui era sul set. Si ritrovarono solo la sera, nella camera d'albergo; Orlando era deciso a conoscere la ragione del malumore di Kate.

"Insomma, che succede?" Le chiese dolcemente, quando rientrarono dalla cena.

"Hm, niente." Rispose lei vaga.

"Ma come niente, è tutto il giorno che mi tieni il muso!" Sbottò Orlando, che si era un po' stufato di quell'atteggiamento.

Kate finse indifferenza, mentre si toglieva la giacca e le scarpe, ma faceva delle strane smorfie riflessive con la bocca; lui la guardava aggrottando la fronte.

"Oh, va bene." Sospirò infine la ragazza, girandosi verso di lui. "Vi ho visti, oggi, mentre facevate le foto." Ammise infine; Orlando prese un lungo respiro, poi abbassò gli occhi.

"Ah..." Mormorò. "E questo ti ha dato fastidio?" Le chiese poi, tornando a guardarla.

"Ma no! ...cioè sì... Oh, insomma!" Disse Kate. "Mi ha dato fastidio perché tu, con me, non sei mai stato così bello, luminoso e sensuale..." Continuò. "Cioè, tu sei sempre solare e sexy, ma non così!"

"Forse era colpa della luce particolare che c'era nella stanza..." Cercò di intervenire Orlando.

"No, non era la luce!" Esclamò lei. "Eri tu, tu ad essere diverso!"

"Kate non penserai che mi piaccia Viggo?!" Domandò all'improvviso il ragazzo, insospettito.

"Oddio Orlando, spero di no..." Rispose scoraggiata.

"E infatti no!" Proclamò lui.

"Però... allora spiegami cos'era quell'alchimia che ho sentito nell'aria." Affermò Kate.

"L'alchimia ora... per l'amor di Dio..."

"Perché non sei così con me? Mi sono sentita così fuori posto, così superflua..." Mormorò la ragazza, chinando il capo.

"Oh, Kate, tesoro." Orlando la prese per le spalle con gentilezza. "Tu mi chiedi perché, il fatto è solo che... a volte è bello che sia qualcun altro a guidare il gioco, è rilassante..."

"Sei attratto da lui?" Gli domandò, rialzando gli occhi; Orlando, per un secondo, ponderò la possibilità di mentire spudoratamente, ma poi decise di non farlo.

"Forse, in un certo senso..." Ammise; Kate roteò gli occhi, sospirando. "Ma devi capire che la fotografia è un arte con una grossa componente erotica..." Lei lo ascoltava con lo scetticismo dipinto in faccia. "...per mettere a proprio agio chi posa, il fotografo deve attuare una specie di gioco di seduzione, s'instaura un rapporto molto intimo ed esclusivo..."

"Giurami che non c'è nulla tra voi!" Lo implorò la ragazza.

"Ti giuro che, al di fuori di questo servizio fotografico, io e Viggo siamo solo amici." Rispose il ragazzo, serio.

"Ma quello che mi preoccupa è proprio questo servizio fotografico, lo vuoi capire?!" Ribatté lei, poco intenzionata ad accettare le ragioni di Orlando.

"Kate, falla finita!" Esclamò lui, spazientito. "Io ti amo, e non m'interessa nessun altro!" La ragazza sembrava riflettere, poi si girò verso il fidanzato e cominciò a giocherellare con i bottoni della sua camicia.

"Se è così, dimostramelo, e forse domattina ti permetterò di tornare da lui..." Suggerì poi; lui fece un sorriso furbetto e la prese per la vita, baciandola.

 

Orlando si stiracchiò a lungo, sbadigliando; anche quel giorno c'era il sole, e la luce era la stessa nello studio. Il ragazzo si era già spogliato e aspettava che Viggo finisse di sistemare la macchina, con il velo sempre legato sui fianchi.

"Sonno?" Lo interrogò l'amico, che controllava gli obiettivi; lui si girò, portando le mani dietro la schiena.

"Da morire..." Rispose con un lieve sorriso; Viggo alzò su di lui i suoi occhi intensamente azzurri.

"Fatto tardi col lavoro, ieri sera?" Gli chiese poi.

"No, Kate." Dichiarò Orlando; si scambiarono uno sguardo complice. "E' un po' gelosa di te..." Viggo fece una strana espressione. "...così l'ho dovuta convincere che non ce n'era motivo." Concluse il ragazzo, con un sorrisino malizioso dei suoi.

Viggo non rispose, ma si avvicinò a lui, fermandosi ad un passo; prima lo guardò negl'occhi, poi in basso, infine tornò a fissarlo.

"Toglilo." Gli disse infine, in un sussurro; Orlando sorrise.

"Hmm, se me lo chiedi così..." Ribatté con ironica sensualità; scoppiarono a ridere.

"Pazzo di un inglese." Commentò Viggo, scuotendo la testa, mentre tornava al suo posto.

"Che devo fare?" Domandò Orlando, quando si fu slacciato il peplo.

"Lascialo pure cadere a terra, non ti serve." Affermò l'amico, con un cenno. "Vai dietro la tenda." Gl'indicò il drappeggio bianco di seta.

Orlando, ubbidiente, lasciò cadere la stoffa e si mise dietro la tenda. "Bene, resta di schiena." Disse Viggo, impugnando la macchina fotografica.

Fecero diverse foto intorno al drappeggio, di spalle, davanti, di lato, solo le scapole; Orlando era molto più sciolto del giorno prima, Un paio di volte si girò senza accorgersi che non si era coperto, salvo poi imbarazzarsi e arrossire, quando se ne rendeva conto. E Viggo sorrideva dolcemente, silenzioso e pratico come sempre.

"Ho come l'impressione che sarà una delle migliori sessioni fotografiche della mia carriera." Dichiarò, però, all'improvviso; Orlando lo guardò incuriosito. "E sai perché?" L'altro scosse il capo dai riccioli castani. "E' merito tuo."

"Ma va!" Sbottò il ragazzo, voltandosi con un gesto noncurante. "Non sono un professionista..." Aggiunse, mentre raccoglieva il velo.

"Non c'entra niente..." Affermò Viggo. "E' che tu sei bellissimo." Orlando tornò a guardarlo, sorpreso da quelle parole. "Non te lo avevo mai detto?"

"No..." Mormorò il ragazzo, stringendo la stoffa davanti a se.

"Beh, te lo dico adesso." Replicò l'uomo con noncuranza, dedicando la sua attenzione alle macchine fotografiche; Orlando rimase per un attimo immobile. "Vorresti per favore sdraiarti a terra..." Il ragazzo si riscosse.

"Come?" Chiese; Viggo lo guardò aggrottando la fronte.

"Sdraiarti a terra, con la testa da questa parte." Indicò la sua destra.

Orlando fece un sorriso, poi acconsentì alla richiesta, sdraiandosi supino sulle lenzuola bianche che erano sul pavimento; incrociò i piedi e aspettò. Poco dopo Viggo lo raggiunse, scalzo come era stato per tutto il tempo, e si mise in piedi sopra di lui, con la macchina fotografica in mano. Si sorrisero.

"Sistema il velo." Gli disse l'uomo.

"Dove?" Chiese Orlando.

"Lo sai dove, o vuoi che lo faccia io?" Con un sorrisetto sardonico, il ragazzo si sistemò la stoffa sull'inguine. "Un po' più a destra... la tua destra..." Adesso gli copriva appena quel che doveva coprire.

"Uh, ma come sei esigente!" Sbottò il soggetto; Viggo glissò con un silenzio concentrato.

"Adesso mani tra i capelli." Fu subito accontentato.

Orlando, con le dita affondate nei capelli, sorrise e si piegò un po' verso sinistra; Viggo fece un passo indietro, sistemando l'inquadratura.

"Non sorridere, contorciti un po' di più..." Lui eseguiva prontamente. "...bene... chiudi gli occhi, socchiudi le labbra..." Fece alcuni scatti. "Ora guarda l'obiettivo come se guardassi me negl'occhi..." Orlando lo fece. "La bocca così è perfetta, fantastico..."

 

C'era una cosa di cui Orlando non si era accorto: Viggo gli aveva preso diversi primi piani, quando non se ne accorgeva. Come adesso, che l'uomo si era allontanato, e lui si era messo seduto e giocava col bordo del velo, a occhi bassi. A Viggo piaceva catturare primi piani inconsapevoli, quando le persone non guardavano l'obiettivo erano più vere e, spesso, più belle; e poi amava anche le immagini in movimento, quasi sfumate, diverse delle foto di Orlando erano così.

"Vorresti stenderti ancora una volta?" Gli chiese l'uomo, dopo aver cambiato il rullino.

"Come no!" Rispose Orlando, gettandosi supino.

"Rilassati." Il ragazzo lo fece, rilasciando gambe e braccia e chiudendo gli occhi.

Viggo si mise di nuovo sopra di lui e allungò una mano, prendendo il bordo del velo; Orlando spalancò gli occhi, afferrando la mano dell'amico.

"Devo farlo io, tu non mi accontenti." Gli disse Viggo, sornione; l'altro gli lasciò il polso e alzò le mani in segno di resa. "Lo so che ti senti un po' inerme, ma di me ti puoi fidare." Aggiunse dolcemente; si scambiarono un lungo sguardo, gli occhi azzurro acciaio di Viggo in quelli nocciola e delicati di Orlando, poi il ragazzo allargò le braccia, come a lasciarsi completamente nelle mani dell'amico, e sorrise.

Viggo stese il velo senza pieghe, sull'inguine di Orlando, leggermente più calato sulla sinistra; la stoffa leggera aderì alla pelle del suo corpo.

"Vig..." Mormorò il ragazzo, guardando verso il basso. "...così si vede..." L'amico lo guardò interrogativo.

"Non è vero." Replicò con calma.

"No, mi correggo, non si vede, se ne intuisce la forma." Precisò Orlando un po' scocciato.

"Andiamo, non ti fare queste paturnie." Ribatté Viggo con la sua solita impassibilità. "Non è nemmeno detto che ci metta quella parte."

"Sì, e io sono scemo!" Sbottò l'altro, sdraiato in mezzo alle sue gambe che lo sovrastavano. "Perché sistemeresti così, altrimenti?"

"Se vuoi saperlo, trovo che formi uno splendido gioco di chiaroscuro." Spiegò tranquillamente Viggo.

"Questa è una cosa che nessuno mi aveva mai detto, a proposito di quella parte del mio corpo..." Commentò divertito Orlando. "Dai, vai avanti." Lo incitò poi, alzando il braccio destro fino ai capelli e posando la mano sinistra sull'addome.

"Senza volerlo hai trovato proprio la posizione che volevo." Disse l'amico. "Resta così..." E riprese a scattare, facendo un passo indietro. "Adesso, piega il ginocchio sinistro, e fai scivolare la mano sul fianco." Quei movimenti crearono un'inquadratura molto sensuale, col velo che non arrivava a coprire il fianco di Orlando, la mano che si posava in modo quasi casuale, la testa girata verso destra.

"E stai fermo." Ordinò, poco dopo Viggo, quando Orlando spostò un braccio.

"Oh, sei un tiranno!" Sbottò il ragazzo con un sorriso, poi cominciò a rotolarsi ridendo, ma l'altro non se la prese, anzi, seguì i suoi spostamenti scattando, finché Orlando non si fermò bocconi, più scoperto che altro, ancora ridendo.

"Ora alzati." Gli disse Viggo.

"No, dai! Perché?!" Protestò lui, facendo la faccina supplicante; l'amico, in piedi sul bordo dello spazio bianco, lo guardò serio.

"Così sei un'immagine erotica troppo forte, e non è quello che voglio." Rispose con olimpico distacco; Orlando si mise seduto, sbuffando.

"Immagine erotica troppo forte... buah..." Commentò a bassa voce.

"Ti sei sciolto più di quello che pensavo." Disse Viggo, mentre cambiava l'obiettivo, poi torno a girarsi verso Orlando, e lo vide seduto a terra che lo guardava poco convinto. "Mettiti il velo in testa." Gli ordinò, senza trattenere un sorriso ironico.

"E perché?" Replicò il ragazzo, imbronciato.

"Mi sono stancato di vedere la tua faccia a culo." Ribatté Viggo sarcastico; Orlando fece un sorrisetto, poi prese il panno e se lo mise sulla testa, tipo fantasma.

"Huuuuuuu, sono lo spettro di Canterbury..." Scherzò poi, facendo strani versi con le braccia.

"Sei solo un gran deficente, dammi retta." Proclamò l'amico; lui scoppiò a ridere e Viggo lo fotografò, con la luce che filtrava attraverso la stoffa sottile, formando giochi d'ombre.

"Mai come Dom, il re degli idioti, che va in giro truccato come Boy George." Affermò Orlando.

"Cazzo, OB, c'avete quasi trent'anni..." Commentò Viggo; l'altro sollevò un attimo il velo e lo guardò negl'occhi.

"Senti da che pulpito!" L'uomo rise. "Tu ne hai più di quaranta e, in certe occasioni, ti comporti come un ragazzino rincitrullito!" Aggiunse poi.

"Sono giovane dentro." Ribatté divertito l'amico. "E ora, riabbassa quel lenzuolo, fantasmino mio." Orlando, dopo una smorfia acida, ubbidì. "Non ridere adesso, e fai aderire il viso alla stoffa..."

 

Circa un'ora dopo Viggo annunciò di aver finito. Più o meno per dieci minuti rimasero seduti fianco a fianco sul bordo della scenografia bianca, in silenzio, senza guardarsi.

"Allora, il lavoro è concluso." Affermò infine Orlando.

"Sì." Rispose soltanto Viggo; continuavano a guardare uno avanti e l'altro in basso.

"Quando mi farai vedere le foto?" Chiese il ragazzo, girando appena il capo verso l'amico.

"Non so." Replicò l'uomo. "Appena le avrò sviluppate e sistemate..."

"Io torno a Los Angeles dopodomani." Gli disse Orlando. "Devo finire di girare."

"E quando avrai finito che fai?" Lo interrogò Viggo, guardandolo.

"Beh, ho del tempo libero, volevo tornare un po' a casa, dai miei..." Rispose lui.

"Hmhm..." Annuì l'amico, alzandosi. "Potresti fare uno scalo più lungo, fermarti un paio di giorni, prima di tornare a Londra."

"Credo che farò così." Dichiarò Orlando che, con l'aiuto della mano porta da Viggo, si era rimesso in piedi.

"Dovrebbe essere tornato anche Lji, per allora." Ipotizzò l'uomo, posando la macchina fotografica sul tavolo. "Organizzo una bella cena, che ne dici?"

"Fantastico! E' un sacco che non vedo quella merdaccia di Lji!" Esclamò entusiasta Orlando.

"Che altro dirti, allora?" Fece Viggo, guardando negl'occhi l'amico. "Grazie, Orlando." Lui sorrise con un po' d'imbarazzo, scuotendo la testa.

"Di nulla, in fondo è piaciuto anche a me." Ribatté con dolcezza. "E' bello lavorare con un artista, e un amico, come te." Si abbracciarono, e l'unico inconveniente fu che a Orlando cadde il velo... E Viggo no si lasciò sfuggire l'occasione di dargli un pizzicotto sul sedere...

 

Circa tre settimane dopo, nell'appartamento di Orlando e Kate, a Los Angeles.

Era una bella mattina di sole californiano, e la stanza era luminosa; il letto era posizionato con la spalliera davanti alla vetrata, perciò arrivando dal bagno, ci si trovava davanti il fondo. La ragazza lo guardò; Orlando era ancora steso, con gli occhi chiusi, ma sapeva che non dormiva, avevano già scherzato e parlato a lungo quella mattina. Vederlo così, tra le lenzuola candide, in una posa un po' infantile, la fece pensare alle foto di Viggo; dovette reprimere una piccola, pungente, fitta di gelosia. Risalì sul letto e si mise seduta accanto a lui; era così bello, e dolce. Gli carezzò i capelli; il ragazzo aprì gli occhi e si voltò verso di lei.

"Ma perché non vuoi venire?" Le chiese, per l'ennesima volta quella mattina.

"Perché? Orlando, l'ultima volta, tu e Dominic avete fatto una gara di rutti!" Rispose scocciata Kate; lui si grattò la fronte con imbarazzo.

"Mi ricordo..." Mormorò poi.

"So come vanno le cene con i tuoi amici della Compagnia." Continuò la ragazza, sorridendo. "Non vorrei arrivaste alla gara per chi sputa più lontano, o a chi ce l'ha più lungo..." Mentre finiva la frase, si accorse dell'espressione di vago disagio sul viso di Orlando. "No, non dirmi che lo avete fatto..." Chiese preoccupata.

"Avevamo alcuni tempi morti, sul set..." Rispose lui, vagando con lo sguardo.

"Oddio, non ci credo!" Esclamò Kate ridendo. "Voi non eravate un cast, ma una tribù, con riti arcaici, fratellanze di sangue..." Aggiunse dando delle spinte a Orlando, che ormai stava ridendo apertamente.

"Ma dai, esagerata!" Disse il ragazzo, tra le risate, voltandosi su un fianco.

"Un branco di schifosi." Insisté lei, abbracciandolo e baciandogli la schiena.

"Non dovresti dirmi certe cose, mentre mi palpeggi così..." Affermò Orlando, prendendole la mano che teneva sul suo petto.

"Il fatto è che..." Bacio sulla spalla. "...quando sei con loro diventi un'altra persona, non ti riconosco... e mi spaventa un po', il legame che vi unisce..." Spiegò Kate.

"Andiamo, sono sempre io..." Replicò il ragazzo. "...vieni, per favore." La supplicò infine; lei si scostò, mettendosi seduta contro la spalliera.

"Ho anche degli impegni qui che non posso rimandare, e non mi va di fare tutto di corsa." Affermò incrociando le braccia; lui si girò per guardarle il viso.

"Ma io parto per Londra, dopo, e non ci vedremo per qualche settimana..." Kate continuava a guardare avanti, ignorandolo. "...ci tenevo a farti vedere le foto..." La risposta istintiva della ragazza sarebbe stata che, invece, lei non ci teneva per nulla, ma fece la diplomatica.

"Le foto le vedrò quando Viggo ti manda il libro." Rispose con noncuranza, e Orlando si sentì in qualche modo ferito; si sollevò su un gomito.

"Io non so se ti comporti così perché sei un po' gelosa, e questo potrebbe farmi anche piacere..." Affermò serio. "...oppure, per... invidia, e questo è un sentimento che non voglio nemmeno prendere in considerazione, da parte tua." Lei lo guardò spalancando gli occhi, apparentemente indignata.

"Se la prendi così, allora!" Sbottò poi, alzandosi e lasciandolo da solo sul letto.

"Ah, sono io quello che se la prende..." Commentò Orlando, scuotendo il capo. "...stronza..." Aggiunse a bassa voce, chinando il capo.

"Stronzo ci sarai tu!" Esclamò offesa la ragazza, spuntando dal guardaroba; lui alzò lo sguardo e la fissò negl'occhi.

"Mi hai profondamente deluso, Kate." Le disse; stavolta fu lei a chinare la testa.

 

Orlando si presentò puntualissimo all'appuntamento a casa di Viggo; prima di suonare il campanello prese un lungo respiro, per prepararsi all'allegra serata tra amici, anche se lui non è che fosse troppo in animo, quella sera.

La porta si spalancò troppo forte, perché ad aprire fosse stato l'indolente Harry; infatti l'attore si trovò davanti la faccia super sorridente di Dominic.

"Tadaaannnn!" Fece l'amico con entusiasmo, allargando le braccia.

"Ah!" Gridò Orlando, spalancando la bocca. "E tu che cazzo ci fai qui?!" Gli chiese poi.

"Ma come?! Non sei contento di vedermi?!" Replicò allegramente Dom. "Vieni, vieni." Lo invitò ad entrare. "Il mio Orlandone, fatti dare una palpatina!" E detto questo lo abbracciò toccandogli il culo.

"Ma cazzo, non cambi mai!" Esclamò lui ridendo e cercando di respingerlo.

"Un bel bacio con la lingua?" Continuò Dom, sventolandola poi.

"No, grazie." Declinò Orlando, alzando le mani. "M'è bastato il primo."

"Heylà!" Fece una voce alle loro spalle; era Eljiah. Orlando gli andò incontro sorridendo.

"Lji, vecchia merdaccia, quanto tempo!" Affermò contento il ragazzo, abbracciando l'amico.

"E io? Non mi saluti?" Intervenne Anna, la sorella di Lji; Orlando, con un sorriso, lasciò lui e la raggiunse.

"Figurati!" Disse, stringendola alla vita con un solo braccio e baciandola sulla guancia. "Ciao bellissima."

"Perché non hai abbracciato anche me?" Domandò Dominic, con tono risentito.

"Per il semplice motivo che tu mi tocchi il culo e le tette, quando lo fai, Dom." Rispose tranquillamente lei; poi tornò a guardare l'altro amico. "Orlando, ma Kate non è venuta?" Gli chiese.

Il ragazzo si fece all'improvviso triste, con gli occhi persi, ma forse solo lo sguardo attento di Viggo, da dietro il banco della cucina, comprese il vero turbamento dietro a quell'espressione distratta.

"Aveva degli impegni, non si è potuta muovere." Rispose infine, alla domanda di Anna.

"Oh, che peccato..."

"O forse ha avuto una premonizione sulla presenza di Dom." Scherzò poi Orlando, riprendendo la sua maschera sorridente.

"Proprio non capisco..." Commentò l'interpellato.

"Si sarà ricordata dei rutti..." Ipotizzò sorridente Lji, Orlando rise.

"Però fu una bella gara." Affermò compito Dominic.

"Avanti, giovani." Li incitò Viggo raggiungendoli. "Servitevi l'aperitivo." Mentre gli altri si dirigevano verso il tavolo, Orlando e Viggo si scambiarono uno sguardo, poi l'uomo strinse affettuosamente la spalla dell'amico.

La cena, tra scherzi, battute e tentativi di rimorchio da parte di Dom nei confronti di Anna, passò velocemente; Viggo era un attimo cuoco, ed aveva preparato tutto personalmente. In sottofondo c'era una rilassante colonna sonora di violini celtici, che scaldava la conviviale atmosfera. Risero molto.

"E' inutile che continui a respingermi, Anna." Dichiarò ad un certo punto Dom, portandosi, con fare melodrammatico, la mano sul cuore. "Noi siamo nati per stare insieme." Aggiunse; lei fece una smorfia poco convinta.

"Ma scherzi! Piuttosto la chiudo in convento!" Esclamò Lji.

"Oh, ma sei scemo?!" Protestò la sorella. "In convento vacci tu!"

"Giusto!" La sostenne Dom.

"Sai che carino!" Intervenne Orlando. "Frate Eljiah, della confraternita dei culi rotti!"

"Sì, scherza poco te." Replicò l'amico, annuendo. "Tanto hai una reputazione..."

"Ebbene sì, confesso." Affermò Orlando, allungandosi e passando un braccio intorno alle spalle di Viggo, che era seduto accanto a lui. "Io e Viggo siamo fidanzati." Aggiunse posando il capo sulla spalla dell'uomo, che sorrideva.

"I grandi amori non possono essere nascosti a lungo." Commentò l'interessato, mentre tutti ridevano, compreso Orlando.

"Presto ci sposeremo." Proclamò quest'ultimo.

"Benissimo!" Fece Dominic. "Io sono anche disposto a mettermi il vestito da damigella, rosa confetto, e a reggerti il velo nuziale." Dichiarò poi.

"Peccato che non potrò mettermi il vestito bianco." Disse Orlando semi serio. "A quanto dicono, le verginità ormai le ho perse tutte e due..." Aggiunse con noncuranza, provocando l'ilarità dei suoi commensali.

"Vabbene..." Li interruppe Viggo, alzandosi. "E' l'ora del caffè... e delle foto." Orlando gli lanciò un'occhiata un po' allarmata, lui lo rassicurò con un sorriso.

"Perfetto!" Esclamò entusiasta Dom. "Sono pronto a godermi il culo di OB!" Si sfregò le mani, soddisfatto; il modello sospirò.

Viggo portò il vassoio col caffè, ed una busta grande di carta giallina che posò al centro del tavolo sgombrato dai piatti. Ognuno si servì, ma nessuno osò aprire la busta.

"Allora, non vuole vederle nessuno?" Domandò Viggo, seduto rilassato.

"Beh, ecco..." Esordì Lji. "...credevamo che lo volesse fare Orlando..."

"Invece, a quanto pare..." Rincarò Dom; Orlando faceva lo gnorri, guardando da tutt'altra parte.

"D'accordo." Intervenne Anna. "Lo faccio io." E prese la busta; l'interessato lanciò un'occhiata fulminea e allarmata alla mano della ragazza, poi si alzò, dando le spalle al tavolo e agli amici.

"Dai, non essere timido, Orli..." Quelle parole ironiche di Dom lo fecero voltare di scatto.

"Chiamami ancora Orli e la conseguenza della testata che riceverai, sarà un bozzo più grande del tuo uccello." Minacciò.

"Ma quanto sei permaloso!" Sbottò l'amico, adagiandosi contro la spalliera della sedia; nel frattempo Anna aveva tolto le foto dalla busta e cominciato a guardarle.

"Dio, sono magnifiche..." Commentò la ragazza con un filo di voce. "Orlando, sei bellissimo." Aggiunse, alzando gli occhi sull'amico in piedi; quelle affermazioni incuriosirono Lji e Dom, che si misero ai lati di Anna, prendendo anche loro delle foto.

Eljiah, ad ogni nuova fotografia che guardava, spalancava di più gli occhi, scambiando qualche occhiata con la sorella. Orlando, ancora in piedi, si stringeva nelle braccia, massaggiandosi la nuca, preoccupato. Dom era ammutolito, faceva smorfie strane, poi, lentamente, si girò verso Viggo.

"Va' che sei bravo." Commentò; l'uomo sorrise serenamente, senza compiacimento.

Orlando era abbastanza stupito delle reazioni che aveva davanti, specie da quella di Dominic, che non stava sfottendo come suo solito; guardò Viggo che, con un cenno del capo, lo invitò a guardare le foto.

"Mh, arrapante questa..." Il ragazzo si avvicinò al tavolo proprio mentre Anna commentava la foto in cui stava disteso e fissava l'obiettivo con occhio languido.

Cominciò ad osservare le immagini, e si accorse che erano prese da angolazioni che nemmeno avrebbe immaginato, mentre Viggo le scattava; alcune erano a colori, altre in bianco e nero. Le curve del suo corpo e le pieghe dei suoi muscoli, formavano affascinanti giochi di chiaroscuro; certe foto avevano uno strano effetto sfocato, altre davano il senso del movimento, poche ritraevano un'immagine ferma. In tutte, ad ogni modo, la luce bianca sembrava quasi scaturire direttamente dal suo corpo. Le fotografie dove si muoveva e rideva, cercando di non far cadere il velo, gli fecero venire un tuffo al cuore, ricordando le emozioni che aveva provato in quel momento.

"Il bianco ti dona, Ob..." Disse la voce di Dom, ma lui quasi non lo sentì, aveva trovato una foto che non avrebbe dovuto esserci: un primo piano, col capo chino, i riccioli che gli coprivano quasi il viso, un'espressione malinconica, un po' sognante...

"Quella è davvero bella, Orlando..." Gli disse Anna, quando lo vide fissare la foto; lui si riscosse e guardò Viggo, scoprendolo ad osservarlo.

"Mi hai fatto dei primi piani..." Affermò incredulo; l'amico annuì.

"Non ho resistito, scusa." Ribatté dolcemente l'uomo. "Mi spiace di non avertelo detto."

Continuò a guardare le foto e, mentre gli altri commentavano la sua bellezza e la bravura dell'artista, Orlando vedeva in quelle immagini, e in special modo nei primi piani, una parte di se che lui non faceva trasparire spesso; il fatto che Viggo fosse riuscito così bene a scoprirlo, in tutti i sensi, lo colpiva emotivamente in maniera profonda. Deglutì.

"Scusate..." Fece, dopo un breve colpo di tosse. "...mi allontano un momento..." E detto questo s'incamminò su per le scale.

"Non è che si è un po' emozionato?" Chiese Lji a bassa voce, mentre Viggo seguiva con gli occhi la scomparsa di Orlando al piano di sopra. 

 

Lo studio era in penombra, ora che si era aperta la porta e penetrava la luce dal piano di sotto. Orlando era steso supino sul basso divano di velluto rosso; Viggo lo raggiunse e si sedette sul tavolino che c'era davanti, posando i gomiti sulle ginocchia. Il ragazzo tolse il braccio che gli copriva gli occhi e guardò l'amico.

"Tu non hai fotografato solo il mio corpo." Affermò poi.

"E' così." Ammise l'altro. "Ma quando un soggetto si concede come hai fatto tu, è difficile non ritrarre anche il resto." Aggiunse tranquillo.

Orlando fece una smorfia, girando un po' il capo. "Sei proprio un artista..." Commentò, Viggo sorrise divertito.

"E tu..." Riprese l'uomo. "...sei una persona determinata e piena di vita, ma il tuo vero fascino è qui..." Gli punto l'indice al centro del petto. "E' quello del ragazzo gentile e sensibile, che viene fuori in quella dolcezza e in quella strana fragilità, che compaiono ogni tanto, tra un sorriso e l'altro." Orlando lo fissava con un mezzo sorrisetto. "E la gente lo sente, e per questo ti amano tanto." Il ragazzo abbassò gli occhi. "Cerca di non cambiare, fammi il favore." Aggiunse infine, carezzandogli la testa.

"Uff..." Sbuffò Orlando, poi, quasi d'improvviso, si mise in ginocchio e abbracciò Viggo, che era ancora seduto sul tavolo; l'uomo sorrise e lo strinse a se.

Viggo si accorse, da come sospirava contro il suo collo, che Orlando era davvero emozionato, e che forse lo aveva abbracciato solo per non fargli vedere gli occhi lucidi, come quando si erano lasciati in Nuova Zelanda; sorrise ancora e lo strinse di più, carezzandogli i capelli e massaggiandogli la schiena.

"Tranquillo, ti amiamo anche se sei una persona complicata." Gli sussurrò rassicurandolo; lo sentì ridere sommessamente.

"Allora, volete pomiciare un altro po', o ci raggiungete di sotto?" Chiese la ironica voce di Dominic, che si era affacciato alla porta dello studio; Orlando alzò il viso dalla spalla di Viggo e lo guardò male.  "Oh, che vuoi? Guarda che per me potete anche continuare a sbaciucchiarvi tutta la notte."

"Vaffanculo, coglione!" Sbottò Orlando, alzandosi seguito da Viggo che ridacchiava; poi il ragazzo s'incammino verso la porta da cui era ormai sparito Dom.

Si girò un'ultima volta a guardare Viggo che, invece, era rimasto fermo. "Ti voglio bene, danese stronzo." Gli disse con un sorriso dolce.

"E io voglio bene a te, angioletto." Rispose scherzosamente l'uomo. "Scendi, io vi raggiungo." Gli disse poi; il ragazzo sorrise ancora una volta ed uscì.

Viggo si girò verso il tavolo, sopra c'era una delle foto di Orlando, la prima risata che aveva fatto, dopo la foto a sorpresa; la luce bianca lo incorniciava e avvolgeva delicata. La guardò e sorrise, mentre in sottofondo sentiva che la guerra di battute era ricominciata, come sempre.

 

Fine

 

 

   
 
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