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Autore: Rette_Bubu    31/08/2011    4 recensioni
Forse mio fratello ha ragione quando dice che mi invento le cose, che ogni tanto sono preso dal mio mondo che, quel che immagino, talvolta credo sia successo davvero. Forse ha ragione. Ma lo fa anche lui, quindi non me ne curo più di tanto.
Cosa me lo fa pensare?
Il fatto che Lei non l'ho più vista da quel giorno.
Le finestre serrate, le persiane sempre chiuse. Perché?
Genere: Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Shannon Leto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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E rieccomi qua. Questa OS è nata per la mia migliore amica, Carly., in mezza giornata mentre stavo ascoltando la canzone citata e per creare qualcosa di simpatico a differenza del solito stampo depression ;).
Ho altri plot di mezzo, mooolto diversi da questo qua e tutto questo dolciume, ma prima che perdessi l'ispirazione era meglio scrivere!
Spero vi piaccia :)
Vorrei ringraziare le ragazze che mi hanno recensito le altre due OS. Grazie mille davvero!! E grazie anche a chi legge, senza 'lasciar segno'. Grazie mille anche a voi!! =)
Bubu.
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You and Me could write a

Bad Romance.



Finalmente a casa!
Il tour è stato lunghissimo, emozionante, carico, perfetto! Le città una più attiva dell'altra. Le risposte delle Echelon sempre più entusiaste. Impossibile non poterci sentire appagati dopo tutto quei doni che loro, e solo loro, la nostra famiglia, poteva donarci.
Mi butto sul divano stremato e mi ritrovo a fissare il soffitto. Respiro profondamente.
Shannon, non hai più l'età ormai! Vedi di accettarlo che hai già quaratun'anni!
Qualcosa poi cattura la mia attenzione. Dalla finestra che dà di fronte all'altro palazzo dei colori si muovono sinuosi, caldi.
Cerco di tirarmi un po' su per riuscire a vedere che cosa fossero. Invano.
Jay ha ragione quando mi prende per il culo a causa della mia bassezza. Fuck!
Decido di alzarmi ed avvicinarmi alla finestra. Cosa mai poteva essere?!
Mancavamo da casa da mesi ormai, quindi poteva essere successo di tutto a Los Angeles. Già innumerevoli sono gli avvenimenti che succedono in giornata, figuriamoci in quasi due anni di viaggi in giro per il mondo.
Sposto la tenda bianca che copre le vetrate di casa nostra.
Con tutto 'sto bianco sembra di essere in un ospedale, devo dirlo a Jared!, mi ritrovo a pensare.
Ed eccolo lì la fonte di tutto quel colore: dei foulards? Possibile?
Non gliene ho mai visti indosso però. La nostra vicina: una vecchietta di origini irlandesi, simpatica, che ogni volta che ci incontrava per strada ci chiedeva di raccontarle il nostro lavoro. Così per sentirsi viva probabilmente.
Una figura ondeggia dietro i tendaggi.
Ok, di certo non può essere la vecchietta!, appuro.
Una ragazza, forse avrà una ventina d'anni. Il suo corpo, così perfettamente magro, si muove su delle note. Non ho idea di quali siano, non riesco a sentirle, ha le finestre chiuse. Pare qualcosa di fottutamente  provocante.
Come la chiamano? Danza del ventre, no?
Capelli scuri e ricci, pelle abbronzata. Un tatuaggio sulla schiena.
Anzi no.
Due tatuaggi. Uno anche sul fianco destro.
Anzi no.
Tre tatuaggi. Schiena, fianco e polso.
Sensuale. L'unico aggettivo che riesco ad usare.
“Ehi, Shan! Ha chiamato Tomo che ci passa a prendere per andare in studio”, sento mio fratello avvicinarsi e mi allontano.
“Eh?”, lo vedo comparire in sala.
Non ho sentito una parola di quel che mi ha detto. La mia testa sta ancora ballando con la giovane.
“Che cazzo fai alla finestra? Spii la vecchietta di fronte?”, mi raggiunge ridendo.
“Io...”.
Sposta la tenda, guarda verso l'altro palazzo.
Il nulla.
“Oppure stai impazzendo. Ti piace osservare i mobili altrui?”, mi sfotte ancora.
“Sì, esattamente”, abbasso a testa, “che stavi dicendo?”.
“Dobbiamo andare in studio! Abbiamo un video da fare, te lo ricordi oppure quei mobili ti hanno dato alla testa?!”.
“E smettila di rompermi il cazzo!”, lo seguo mentre usciamo dal nostro appartamento.
Bah. Forse stanchezza.
Mi invento le cose ora?!, mi blocco terrorizzato, no, non può essere possibile.

Forse mio fratello ha ragione quando dice che mi invento le cose, che ogni tanto sono preso dal mio mondo che, quel che immagino, talvolta credo sia successo davvero. Forse ha ragione. Ma lo fa anche lui, quindi non me ne curo più di tanto.
Cosa me lo fa pensare?
Il fatto che Lei non l'ho più vista da quel giorno.
Le finestre serrate, le persiane sempre chiuse. Perché?
Beh, potrebbe essere in ferie, è estate, oltretutto!, più volte ho cercato una spiegazione.
Magari ha visto che un maniaco, che potrebbe essere suo padre, la fissava dalla finestra!, l'altra parte di me insegnava.
Naaa.
Con l'I-pod in una mano ed un birra gelida nell'altra vago per la stanza.
Sto bestemmiando in turco-aramaico per il caldo dopo due ore di allenamento. Non ricordavo quanto fosse caldo l'Agosto di Los Angeles.
Con gli occhi chiusi bevo la bevanda e cerco di distendere i muscoli.
Sospiro.
Dio che caldo, non è possibile!
Riapro gli occhi. Le finestre sono di nuovo aperte. Spunta. È di nuovo lei.
Questa volta in pantaloncini e canottiera riprende la sua danza tenendo come delle ali nelle mani.
Lei. Uno spettacolo mozzafiato. Il suo corpo, lo stesso. La danza, momentaneamente in secondo piano,  pure.
La vedo concentrata sui suoi passi, concentrata sulla musica.
Si ferma.
Si volta verso di me.
Mi nascondo dietro la tenda.
Mi avrà visto?!
Una musica proviene ora dalla strada.
Ma io questa voce la conosco, cazzo!, penso.
Mio fratello. Tomo. Io. “Bad Romance” esibita per la BBC.
La vedo allontanarsi e, stiracchiandosi i muscoli delle braccia, riprende posizione al centro della sala.
Aspetta la fine dello special e riprende a muovere il suo bacino con una Dea. Perfetta.
Ogni tanto si lascia travolgere anche con il resto del corpo dalle nostre note, ora lo potevo dire con certezza, e tutto era così... beh, perfettamente eroico se si vuol dire!
Cazzo.
La mia testa produce frasi senza senso.
Un flash.
Lei.
La vecchietta dell'appartamento uscire dal portone.
Dovevo incontrarla, cazzo! Dovevo sapere chi era.
“Jay, scendo un attimo!”, mi limito ad urlare.
Ed è proprio quando arrivo per strada che mi ricordo che mio fratello era già uscito e mi ero tirato dietro la porta senza le chiavi.
Cazzo!
Sobbalzo. Eccola lì la nonnetta.
Non ho mai avuto voglia di parlare quanto in quel momento.
“Signora, buongiorno”.
Le piombo davanti.
“Oh carissimo! Quanto tempo!”, sobbalza un attimo.
Speriamo non le venga un infarto a causa mia.
“Eh già! Abbiamo appena finito il tour, ora siamo tornati a casa a riposarci un po'.  Lei come sta?”, la prendo sottobraccio e, a posso da lumaca, la accompagno al parco.
“Tutto bene, passeggiatina quotidiana. Come procede il lavoro ora? Cosa dovrete fare un nuovo cd?”, mi guarda con occhi sognanti.
“No... Cioè, sì. In pratica ora dovremo fare il video per il nuovo singolo che dovrà uscire. Nel mentre stiamo preparando i materiali per il nuovo album”, rispondo impaziente di sapere.
“Oh, ma che bella cosa. Appena avete fatto...”, lascia in sospeso.
“...Glielo diremo subito, signora! Lei è la nostra fan numero uno!”, concludo a mia volta.
“Bene, come mai però sei uscito di corsa? Sei tutto sudato”.
Colto nel punto. Non avevo il coraggio di iniziare io.
“Semplicemente mi stavo mantenendo in allenamento, ero dalla finestra, l'ho vista uscire e pensavo di venirle in contro per una chiacchierata visto che è un bel po' che non ci vediamo”.
Fingi, fingi, fingi, fingi!
“Oh, ma che carino da parte tua!”, mi sorride.
Forza, Shan! Quanto ci vuole a chiederglielo!
Sento il mio cellulare suonare.
Cazzo, Jared!
Mi scuso con la nonna e mi allontano.
“Shan mi serve il tuo aiuto. Dove sei?”.
“Sotto casa. Che devi fare?”.
“In studio hanno perso un pezzo e dobbiamo registrarlo ora”, spiega coinciso.
“Jay, c'è un problema. Sono chiuso fuori di casa, perché ho dimenticato le chiavi dentro l'appartamento mentre scendevo”.
La vecchietta sentendomi scoppia a ridere
“Ma certo che sei cretino!”, se la sghignazza anche lui, “chissà che hai in 'sto periodo. Stai fermo lì che ti vengo a prendere in macchina”.
“Grazie”, chiudo la chiamata.
Spiego alla signora che il dovere mi chiama e devo lasciarla sola, le prometto di passare a trovarla presto. Sorride ancora comprensiva, mi accarezza il volto e mi saluta con la mano.
Quanta dolcezza!
Esco dallo spazio verde e mi dirigo verso il punto d'incontro. Passano pochi minuti e mio fratello arriva.
Mi vede e scoppia in una sghignazzata.
“Ma si può sapere che ti succede a te ultimamente?! Passi le giornate alla finestra, ti chiudi da solo fuori di casa. Non è che hai iniziato a farti di qualcosa di pesante?!”, mi prende in giro.
“Non ancora”, lo assecondo guardando dalla finestra.
“Allora che hai, Shan? Mi devo preoccupare? Non dirmi che ti sei innamorato!”.
Innamorato? Chi? Io?! Assurdità! Non stava né in cielo né in terra. E poi... di chi? Eravamo appena tornati dal tour, a casa da una settimana circa. Di chi mi potevo essere innamorato?!
“Come si chiama?”, la sua voce interrompe il flusso dei miei pensieri.
“Ma chi?! Ma scherzi?! Come potrei essermi innamorato se è una settimana che siamo in casa! Ma per favore, guida và!”.
“Sei cotto!”, mi sfotte ancora un po' e per fortuna arriviamo a destinazione.
Stava diventando imbarazzante.
Seee, cotto di una che probabilmente me la sto immaginando!
Rieccoci tra quelle quattro mura insonorizzate. Imbraccio la mia bella, la mia chitarra, l'accordo e strimpello qualcosa in attesa del mio turno.
Voglio tornare a casa. Voglio sapere chi è.

Due settimane.
Sono già due settimane che siamo a casa e da domani dobbiamo ripartire. Questa volta la meta sarà fissa per qualche giorno, o forse mese: Londra.
In questa settimana l'ho vista giusto un paio di volte di sfuggita. Sensuale, perfetta, bellissima come sempre.
La musica? Sempre quella, sempre la nostra.
Bah, forse è meglio che smetta di bere e fumare se, con il caldo, mi fanno questo effetto.
Scendo con calma le scale, vado a comprare le ultime cose inutile per la partenza e decido di fare un giro per il parco dove di solito la nonnetta si ferma.
Sono le quattro, è solita uscire per quest'ora.
Oddio, sto diventando uno stalker!
Ed eccola li: tenera con il suo cappellino in paglia che prende il fresco all'ombra di un albero.
Vai, Shan! È la tua volta ora!
“Ma buongiorno!”, sfoggio il mio sorriso migliore.
“Oh, carissimo! Qual buon vento ti porta qui?”.
“Il vento della partenza, purtroppo”.
“Di già? Ma siete appena tornati!”, sbuffa un poco.
“Lo so, ma non sarà per molto questa volta. Dobbiamo andare a Londra per questioni discografiche, parlare con le agenzie e solite solfe”, minimizzò.
“Oh capisco! Beh, meno male allora!”.
“Signora, posso farle una domanda?”, inizio discreto.
“Ma certo, caro, dimmi tutto”.
“Ma ha cambiato casa?”.
La donna si mettere a ridere.
Sono davvero così buffo?!
“No, perché?”.
“Perché ultimamente non la vedo più dalla finestra. Vedo sempre una giovane che balla”.
“Lei è mia nipote. Starà a Los Angeles per un po' per questioni di studio di ballo”.
“Oh, capisco. Davvero una bella ragazza, complimenti!”.
“Complimenti ai genitori. Se vuoi venire, te la presento. Sarà felice di conoscerti”.
Sì.
No, meglio di no.
Sei scemo?! Accetta!
No, no, no, no!

“Volentieri!”, rispondo infine.
“Bene allora andiamo! Se non sbaglio dovrebbe essere in casa”.
Sì, signora, è in casa, la guardavo prima ballare alla finestra.
Le porgo il mio braccio, la aiuto ad alzarsi e ci incamminiamo.
Nel mentre mi racconta di sua figlia, la madre di Charlotte, la ragazza, e del genero. Del fatto che in famiglia sono in pochi, ma uniti nonostante i chilometri di distanza.
Ed altre cose, cose, cose e boh.
Prendiamo l'ascensore. Sono nervoso. E' paradossale, lo so! Eppure lo sono.
Cazzo!
La donna apre la borsetta, cerca con gran calma le chiavi.
Dai cazzo! Io sto morendo qui!
Le trova, apre la porta.
“Charlotte? Sono tornata, vieni cara! Devo presentarti un amico!”.
“Nonna mi sto allenando! Sono impresentabile!”.
Sei bellissima invece!
“Non ti preoccupare, Amore. Non è un problema per te, vero?”, mi chiede conferma.
“Eh? Nono, figurarsi!”.
“Evvabbeneeee”, spunta ridendo dalla sua stanza, con un asciugamano in mano che usa per asciugarsi il viso e il petto.
Abbassa la musica, la nostra musica, e si avvicina a noi.
“Ecco, lui è...”, la nonna si blocca.
Non ha mai saputo il mio nome, a dire il vero.
“...Shannon”, concludo.
“Charlotte”, continua a scavarmi nell'anima con i suoi occhioni scuri.
“Piacere mio”, le stringo la mano completamente incantato.
“Vado a prendervi qualcosa da bere, Charlotte, fallo accomodare in sala!”, propone l'anziana.
Prende la mia mano e mi avvicina a lei.
“Ce ne hai messo di tempo”, mi sussurra in un orecchio.
Cazzo, mi aveva visto!
Arrossisco, abbasso la testa e cerco di scusarmi.
“Avevo bisogno di capire”, le accarezzo il volto con l'indice e la bacio dolcemente sulle labbra.

Fine.
   
 
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