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Autore: ranyare    31/08/2011    2 recensioni
Questa è una piccola raccolta di one-shots, autoconclusive, legate ai personaggi della mia fanfiction "Narnia's Rebirth", e rappresentano momenti del passato di alcuni di loro oppure altri, non trattati nella storyline principale.
Vi presento Narnia's Memories: ricordi di vite passate, frammenti di realtà vissute e oramai dimenticate, dolci ricordi serbati nell'animo e paure mai davvero dimenticate.
1. "I loved you first." - Peter & Shaylee
2. "I know you'll never leave me alone." - Gwaine & Siria
3. "At the end of a closing day." - Siria
4. "Silence has filled my voice." - Aysell [COMING SOON]
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Caspian, Peter Pevensie, Un po' tutti
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Narnia's ~R~'
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Memories in 4 parti ragazze

I loved you first

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Era un bellissimo giorno di Sole, proprio come tanti di quelli che si sono susseguiti negli anni sulle piane lussureggianti e perfette – tanto da sembrare dipinte – di Narnia.

I raggi dorati accarezzavano l’erba grassa, folta e piacente allo sguardo, scossa lievemente dal vento che spirava delicato fra quegli agili giunchi verdeggianti; i giovani centauri si rincorrevano coi grifoni, risalendo le colline con la sola forza delle loro non ancora possenti zampe equine, i capelli sparsi nell’aria frizzante ed i sorrisi di un popolo sereno scritti sul volto.

Sorrisi anch’io, nella luce forte e limpida dell’estate narniana; erano già passati cinque anni da quando io ed i miei fratelli ci eravamo ritrovati in quel mondo ricoperto da una finissima ed eterna neve candida… cinque anni da quando ero stato insignito di un titolo che in un primo momento mi aveva spaventato, un titolo pesante come la responsabilità che gravava, onerosa, sulle mie spalle: Gran Re Peter il Magnifico, Supremo Regnante di Narnia, Imperatore delle Isole Solitarie, Signore di Cair Paravel, Cavaliere del Nobile Ordine del Leone.

L’incubo più ricorrente, a dirla tutta, era la trafila sul mio nome che i ciambellani annunciavano ogni volta che dovevo presenziare a qualche evento mondano.

Lasciai che il vento dispettoso e fresco, accarezzasse i miei capelli biondi e li scompigliasse, socchiudendo le palpebre e abbandonandomi per qualche istante alla cristallina perfezione del Regno… del mio Regno.

Susan e Lucy erano in viaggio, in visita presso un Reame poco distante da Narnia; Edmund si era unito a loro dopo una battuta di caccia sui sui monti di Ettins risultata decisamente fruttuosa, raggiungendole presso la Reggia di Lord Kasey, uno dei miei più fidati luogotenenti.

Ed io?

Io ero rimasto a Cair Paravel, con la squisita compagnia di Tumnus e del suo flauto a rallegrare il silenzio del palazzo, in attesa di una delegazione proveniente dal poco lontano Regno delle Naiadi, guidato da tempo immemore dalla splendida e saggia Sovrana Mairead, una delle compagnie più dolci e piacevoli che esistessero fra i sottoposti del Re di Narnia.

Mairead era una figura allo stesso tempo delicata e maestosa: l’avevo vista combattere in prima fila, durante la Grande Guerra, armata di un’arma che rispecchiava esattamente il suo carattere ed il suo aspetto, tanto ingannevole quanto splendido: lo scettro della Sovrana, così innocuo all'apparenza, era mutato in un oggetto letale ed aggraziato, concedendole la forza e l’abilità di trionfare su ciascuno degli stolti che avevano osato pensare di poterla sopraffare.

Al suo fianco, probabilmente, ci sarebbe stato Nihar, il giovane ragazzo nato circa un secolo prima, figlio del compagno di Mairead deceduto durante la battaglia contro la Strega Bianca; il giovane assomigliava alla madre anche nelle movenze, nella straordinaria capacità di mutare il proprio aspetto in quello umano con una dimestichezza inusuale per le naiadi, nella pacatezza e nell’eleganza dei gesti e del carattere.

Sorrisi, quando anche attraverso le palpebre chiuse distinsi il lieve riverbero della trasparente pelle delle naiadi rilucere nel Sole del mattino inoltrato, aprendo gli occhi e distinguendo le bionde chiome della Sovrana e del figlio in groppa a due elegantissimi cavalli palomini, in testa al corteo che invece cavalcava delle magnifiche bestie dal manto biondo cenere, snelle e aggraziate come tutti i cavalli di Narnia.

Distinsi anche una giovane fanciulla, poco meno di una ragazzina: cavalcava poco lontano da Nihar, rivolgendogli ogni tanto un timido sorriso che splendeva nell’acqua che componeva il suo volto sottile e delicato ed avrei scommesso che, se fosse stata in carne ed ossa e non nella sua forma d’acqua, sarebbe arrossita.

Sorrisi, dinanzi alla dolcezza lontana di quella bambina e, contemporaneamente, mi preparai ad accogliere la delegazione che avanzava al piccolo trotto lungo le colline che circondavano la scogliera su cui sorgeva Cair Paravel, sistemandomi la tunica celeste che indossavo e riportando fra i miei capelli il peso di quella corona di cui, ormai, non avrei saputo più fare a meno.

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-Peter!- la voce melodiosa di una bellissima dama bionda mi riscosse dai miei pensieri, strappandomi un sospiro lieve e compiaciuto: la presenza di Adhara presso Cair Paravel era spesso fonte di estremo piacere per il sottoscritto, data la squisita bellezza del suo volto e l'intelligenza affilata e non comune che, abilmente, Adhara celava dietro le sue fattezze quasi angeliche.

Diressi il mio sguardo verso il cavallo che galoppava nei giardini di Cair Paravel, beandomi della figura della cavallerizza bionda che sorrideva in mia direzione, salutandomi con un elegante cenno delle mani curate. Adhara era una lady di una remota landa ad ovest di Narnia, stimata dagli elfi e dalla misteriosa razza delle pleiadi come una creatura dotata di profonda saggezza e d'inflessibile correttezza; mi era stato caldamente consigliato di invitarla a trascorrere quanto più tempo possibile a Cair Paravel, perché la sua fama di diplomatica era conosciuta e stimata in tutti i regni.

Una volta tanto, il mio titolo mi aveva concesso qualcosa di utile e di piacevole.

Adhara era meravigliosa, dai capelli di un luminoso biondo cenere e dagli occhi celesti come il cielo di Narnia; il suo corpo esile e sottile mi ricordava i giunchi che danzavano nelle vicinanze dei fiumi, il sapore delle sue soffici labbra era quello delle succose more che coglievano le mie sorelle durante le gite presso i laghi ed i fiumi della regione e la sua pelle era delicata come la più pregiata delle sete.

Mi voltai, salutandola con un cenno ed un sorriso, trovando nel suo sguardo la tacita promessa di un incontro, più tardi, quando la notte sarebbe calata a celare le scappatelle del Re.

Mairead si era ritirata nelle stanze a lei riservate, mentre la sua corte aveva raggiunto le onde che s’infrangevano in candida spuma sulle scogliere del palazzo e Nihar, spigliato e curioso come tutti i ragazzini, aveva chiesto ai miei centauri di mostrargli le arti di divinazione che utilizzavano per svelare le nebbie del futuro.

Avevo approfittato di quel momento per ritirarmi anch’io, rifugiandomi nel giardino fiorito che tanto amavo frequentare nei momenti di calma; fra le camelie, le rose, i boccioli ed i virgulti in procinto di nascere riuscivo a ritrovare quella calma che spesso veniva a mancare durante le riunioni di stato, quando mi ritrovavo costretto ad assistere a spettacolari esempi della meschinità dei governanti... delle razze più disparate, oltretutto, a riprova che non soltanto gli umani potevano essere tacciati di cattiveria e meschinità.

Disteso sull’erba poco lontano dalla fontana, scolpita dai mastri nani sulle forme prominenti e sensuali proprie delle ninfe acquatiche, mi abbandonai al tepore del Sole pomeridiano e lasciai che non soltanto il mio corpo si distendesse ma, soprattutto, anche i miei pensieri; per questo non mi accorsi – non subito – della presenza di una piccola figura emersa timidamente dalle acque trasparenti della costruzione ornamentale, due occhioni della stessa turbinosa sostanza che mi guardavano spaventati, impauriti.

-Sua… Sua Maestà, mi dispiace disturbarla, io…- aprii gli occhi, sorpreso, quando una voce delicata e terribilmente dolce risuonò nelle immediate vicinanze, sorprendendomi. Mi alzai subito, sorpreso ed allarmato dalla vicinanza che avevo permesso allo sconosciuto di ottenere – un errore terribile e fatale, per un Re –, tornando a respirare soltanto quando distinsi gli spumosi capelli di una naiade nelle acque altrimenti immote della fontana.

Sospirai, sollevato, rivolgendo un’espressione amichevole alla piccola ninfa nascosta nei flutti, avvicinandomi di qualche passo al bordo in pietra dell’ornamento.

-Non hai disturbato.- mormorai, sorridendo quando la bimba si ritirò appena, intimorita, nascondendo il visino fra le mani minuscole.

Era una creatura delicata, innocente e a dir poco bellissima: i lunghi capelli di spuma erano ondulati intorno al visetto, le guance erano soffici e paffute, gli occhi immensi e contornati da una folta schiera di ciglia semitrasparenti.

Se fosse stata in forma umana – per quanto fosse difficile, anche per le naiadi più grandi, completare e mantenere quella trasformazione  l’avrei immaginata con lunghi capelli di un bel biondo dorato, la pelle chiara e le guance rosse d’imbarazzo, con una veste candida ed una coroncina di fiori a contornarle la fronte.

Trasmetteva quell’innocenza tipica di ogni bambino, e la curiosità e la timidezza brillavano in quei due pozzi turbinanti e particolari che erano gli occhi di ogni naiade, tenera e minuta ed altrettanto… carina.

Nonostante fosse un aggettivo che di norma non utilizzavo spesso, non trovai un'altra definizione possibile per quella creaturina: era la cosa più carina che avessi mai visto, tanto da far sfigurare i fiori più belli del giardino in cui ci trovavamo.

-Come mai non sei giù, al mare?- le chiesi, inginocchiandomi accanto a lei e rivolgendole un amichevole gesto per invitarla ad avvicinarsi.

Diffidente, si accostò a me di qualche centimetro, rimanendo però nella calda e sicura culla dello specchio d'acqua.

-Io… volevo vedere il giardino, e poi sono troppo piccola, non…- balbettò, strappandomi un altro sorriso intenerito; quella bambina era la creatura più dolce e tenera che fosse mai capitata a Cair Paravel da molto tempo… mi ricordava mia sorella Lucy, per molti versi negli occhi, soprattutto, c’era quella stessa luce particolare, limpida e pura come l’acqua, che avevo sempre distinto negli occhi della mia sorellina.

La vidi prendere fiato, chiudere appena gli occhioni e stringere i pugnetti, armandosi di un contegno invidiabile e dolcissimo: sembrava una piccola regina, in quel momento, una creatura tanto minuscola che celava un incredibile galateo.

-Mi dispiace avervi disturbato, Maestà.- terminò, la voce altisonante che tremava, gli occhi che si fissavano coraggiosamente nei miei, sforzandosi di mantenere l’atteggiamento altezzoso di ogni dama che si rispetti.

Per un istante, rimasi senza parole davanti a quello sfoggio di giovanile orgoglio; ma, l’attimo più tardi, senza riuscire a trattenermi, scoppiai a ridere.

Aveva del coraggio, quella bimba…

-Non hai assolutamente disturbato, piccina.- la rassicurai, sorridendo, con voce calma e tranquilla. -Posso solo apprezzare la compagnia di una principessina tanto bella quanto educata.- aggiunsi, vedendola sgranare gli occhioni e nascondersi repentinamente dietro le manine in preda ad un terribile e repentino imbarazzo.

Ridacchiai, tendendole una mano, divertito ed intenerito al tempo stesso.

-Che ne dici? Posso mostrarti io il giardino, piccola?- le chiesi, incoraggiante, aspettando che posasse la manina sulla mia. Mi soppesò fra le dita dischiuse, ancora imbarazzatissima: sembrava studiarmi con uno sguardo indecifrabile, molto più adulto di quello che ci si aspetterebbe da una ragazzina, testardo e determinato come ne ho incontrati pochi nella mia intera esistenza. Era una reatura che simboleggiava l'intensità e la bellezza della magia di Narnia, una magia troppo forte ed impetuosa per essere costretta a rimanere in silenzio  bellissima ed elegante quanto irrefrenabile ed inarrestabile.

E poi, le dita trasparenti attraversate dai raggi dorati del Sole, la piccola ninfa di cui non conoscevo il nome allungò la manina verso la mia, posandola sul mio palmo con delicatezza.

La chiusi nella mia con un sorriso, sentendola sorprendentemente calda e concreta  ed ebbi improvvisamente la visione di un sorriso immenso, bellissimo ed accecante, apertosi repentinamente sul volto della bambina – e, soprattutto, nei suoi occhi.

Fu solo un lampo, un fotogramma fugace ed effimero, eppure fui sicuro di distinguere quegli occhi assumere una forte tonalità dorata, gioiosa e splendente come una piccola stella nel cielo limpido.

Si lasciò trarre fuori dalla fontana e l'istante scomparve così com'era apparso, tanto da darmi l'impressione di averlo soltanto immaginato; ma quel sorriso, quella serenità, rimasero nel mio petto a riscaldarmi il cuore, rendendo ancora più bello il fiorente giardino di Cair Paravel.

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My Space:

Buongiorno!

Cos'è questa? Questa è una raccolta di alcuni capitoli, teoricamente quattro (con me non si sa mai xD), basata sull'infanzia delle protagoniste di Narnia's Rebirth - e seguiti -. Questo primo capitolo, basato sul PoV del mio caaaaaaro Peter Pevensie (carissimo, certo), è incentrato sull'infanzia, durante i tempi d'oro, di Shaylee. Aysell non è presente né lo sono i genitori delle due ninfe. La spiegazione è semplice: non si sono uniti a Mairead per la visita a Cair Paravel per rimanere a casa con la bambina più piccola.

Abbiamo anche uno scorcio velocissimo di un personaggio di cui sentiremo parlare più avanti: Adhara. Come avete visto, il nostro Re Supremo non è sempre stato il represso rompiballe che abbiamo imparato a conoscere... e molto altro, ma non vi dico qualcosa in più sennò spoilero abbastanza!

Ebbene, che aggiungere? Spero che vi sia piaciuta! E' una shot molto semplice, che vuole mostrare il lato più spensierato della vita di Shaylee, prima che lei fosse costretta a crescere troppo in fretta e durante la pace più duratura che Narnia, fino al regno di Caspian, abbia mai conosciuto.

Hope you like it!

B.

   
 
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