Remember me
È finita.
Voldemort è stato sconfitto
e la pace è tornata a regnare.
Ovunque nel mondo magico ci
sono enormi festeggiamenti. Famiglie ancora intatte si godono i fantastici
spettacoli pirotecnici mentre quelle sfaldate piangono lacrime di gioia
nell’apprendere che la morte dei loro cari è stata, in qualche modo, vendicata.
Ma io mi sento estranea a
tutta questa euforia. Anche dai miei occhi escono lacrime, ma non di
gioia…bensì del dolore più cupo che una persona possa provare.
E me ne sto qui. Sola.
Seduta sulla sabbia fredda a guardare questo mare scuro illuminato a tratti
dagli sgargianti colori dei fuochi artificiali.
E piango. Mi dispero.
Artiglio la sabbia nera e la getto lontano da me. Salvo poi che il vento me la
schiaffa di nuovo in faccia. Ma non sento male quando i fini granelli mi
graffiano la pelle delicata del viso, anzi, questo lieve dolore fisico e quasi
un sollievo per la mia anima.
Non c’è nessuno a
consolarmi questa notte. Nessuno. Il mio migliore amico è troppo occupato a
ricevere affettuose pacche sulle spalle o a rispondere a domande di fans
ammiratissimi.
Dopotutto…è lui il
salvatore…il prescelto. Dopo aver faticato così tanti anni, ed aver perso così
tanti amici, avrà pur diritto ad un po’ di gloria. Non voglio sentire rancore
verso di lui. Ma non ce la faccio. Lui è ancora vivo.
Tiro un violento calcio
alla sabbia. Chi mi vedesse in questo istante potrebbe tranquillamente pensare
che io sia pazza. E forse è la verità, sono impazzita.
Non riesco a non pensare a
chi non ce l’ha fatta. Ginny è ricoverata al San Mungo nello stesso reparto di
Frank ed Alice Paciok…nelle loro stesse condizioni. Luna Lovegood ha perso
l’uso di entrambe le gambe e Neville è stato barbaramente ucciso dopo ore
d’atroci torture.
Sto tremando. Non mi fa
bene pensare a queste cose. Il medimago dice che dovrei allontanarle dalla mia
mente. Proprio come ha fatto Harry.
No. Non posso. Non mi
dimenticherò mai di loro. Non mi dimenticherò mai di lui.
Come potrei dimenticarmi di
chi si è sacrificato per me.
Come potrei dimenticarmi dell’unico
uomo che io abbia mai amato.
Come potrei dimenticarmi
dell’uomo che stava per darmi un figlio.
Le mie spalle sono
violentemente percosse da singhiozzi.
Mio figlio…non ce l’ha
fatta…
Io non ce l’ho fatta, e mi
odio.
Mi sento sporca. Indegna.
Il medimago dice che non è
stata colpa mia.
È stata una reazione
naturale. Involontaria.
Quando ho visto lui cadere
a terra con gli occhi sbarrati. Io non ho retto a quella visione.
Ho urlato. Sono corsa verso
di lui. Non poteva essere vero.
Non poteva essere morto.
Ma non ce l’ho fatta a
correre abbastanza veloce. Mi hanno colpita con una cruciatus.
Sono crollata a terra. Era
come se fossi stata trafitta da un milione di spade arrugginite. Sono svenuta.
Quando ho riaperto gli
occhi ero in ospedale.
Ho chiesto di lui.
Morto.
Ho chiesto del mio bambino.
L’hai perso. Non ce l’ha fatta. Mi sono sentita rispondere.
Io non ce l’ho fatta a
salvarlo.
Ma sono qui. Viva.
Mentre chi ha lottato per
la mia vita indegna e morto.
Mi alzo in piedi. Le mie
gambe tremano. Lotto per non cadere in terra e finalmente riesco a trovare una
sorta d’equilibrio.
Guardatemi. Chi sono? Non
sono più io. Non sono più la spensierata ragazza che ha dedicato un’intera vita
allo studio ed agli amici.
Sono solo una sua ombra.
Quella ragazza non esiste più. Si è sbiadita, consumata. Come un vestito troppo
usato.
Vale la pena di continuare
questa vita?
Cammino verso il mare irato.
In un certo modo mi
assomiglia. Assomiglia al mio umore: cupo ed agitato.
Ora sento l’acqua gelida
lambirmi i polpacci scoperti. Qualche schizzo arriva a bagnare il mio vestito
stracciato.
Sento il vento asciugare le
lacrime che scendono copiose dai miei occhi.
Non ho la forza per
continuare.
E chiedo perdono per quello
che sto per fare.
Nessuno capirà il mio
gesto.
Sto per buttare all’aria i
sacrifici di tante persone.
E mi sento così
sporca…sicuramente lo avrei deluso agendo così.
Ma ora lui non c’è più.
E tra poco non ci sarò più
nemmeno io.
Il mio ricordò svanirà
velocemente.
Come una scritta sulla
sabbia in riva al mare non resiste a lungo alle onde, così io non resisterò a
lungo a questa misera vita.
Ma ti prego, Harry, non
scordarti della tua vecchia amica.
Dimenticati solo di questa
misera ombra che sono diventata.
Lentamente estraggo la mia
bacchetta dalla tasca e me la punto contro.
Addio.
Le mie parole suonano
chiare nella notte. Ed ormai è troppo tardi per i ripensamenti.
C’è un lampo di luce verde.
E poi buio.
È finita.
Commenti dell’autrice
Scusate. Un piccolo
delirio da depressione acuta mentre ascolto Special Needs dei Placebo.
Forse è un po’
triste. Molto triste. Ma spero di aver reso l’idea di come si possa sentire, di
quello che possa provare..
Mi farebbe
molto piacere sapere cosa ne pensate. E non esitate con le critiche perché so
di dover molto migliorare.
Un bacione
Moonlight
rage