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Autore: chiaraviolinista    31/08/2011    1 recensioni
"Le parole evocano spesso ricordi, sentimenti, emozioni, fantasie. Scegli tra quelle proposte qui di seguito quella che preferisci e costruisci il tuo tema stabilendo il titolo che ti sembra più adatto: MARE - RISPETTO - NATURA - INVERNO"
Questa storia nasce per un tema.
Dopo mezz'ora passata a fissare il cielo azzurro fuori dalla finestra, ecco che nella mia mente scocca una scintilla. La prima frase, e quella conclusiva. Poi tutto è venuto naturale.
L'ultima parola è quella che ho scelto, e da qui nasce Neve.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Emma era sola.
Sola, in mezzo al freddo dell'inverno. Attorno a lei c'era solo desolazione.
Le sembrò impossibile che fino a una settimana prima era una ragazza felice, ricca, con tutto quello che una quindicenne possa desiderare. I suoi genitori erano importanti esponenti della politica del loro paese, aveva un fratello e delle amiche.
La sua vita era perfetta. Poi era accaduto.
Solo al ricordo sentì una fitta al cuore. Un partito fino a poco prima sconosciuto aveva improvvisamente preso il potere, il governo era stato rovesciato, la sua famiglia costretta a fuggire.
Quando tutto ciò era successo, Emma e suo fratello Tom si trovavano dagli zii, dall'altra parte del paese. L'esercito era arrivato subito dopo la notizia, e i due fratelli erano riusciti a scappare per miracolo. Il giorno dopo seppero che la cittadina era stata rasa al suolo e i suoi resti bruciati.
Così camminarono fino alla città più vicina, che essendo un'importante base commerciale non era stata distrutta, ma era comunque sotto il controllo delle forze militari.
Dopo esser saliti su un treno si erano sentiti più sicuri: una volta raggiunto il confine non ci sarebbe stato più pericolo. Ma il treno era stato dirottato per motivi poco chiari, e i passeggeri erano scesi in quella che un tempo doveva essere una stazione ma ora era solo un casolare abbandonato.
Una volta ripartito il treno, senza di loro, Emma si stupì del grande freddo: era abituata a vivere sul mare, con un clima relativamente mite, mentre lì era nella zona interna e anche a una discreta altitudine.
Suo fratello l'aveva guidata nel bosco, dove avevano acceso un fuoco e mangiato ciò che era rimasto delle scarse provviste. Avevano continuato così per qualche giorno, camminando di giorno verso una meta imprecisa e accampandosi al calar del sole. In quei giorni Emma capì cos'erano veramente la fatica e la fame.
Poi, una mattina, Emma si svegliò e si ritrovò sola, il fuoco spento e il cibo terminato.
Tom era andato via. Della notte precendente ricordava solo immagini confuse, grida e la voce profonda del fratello. L'aveva lasciata lì.
Emma camminò per un po', cercando di trovare la strada giusta grazie al sole come faceva Tom (solo al pensiero stava male), ma il tempo passava e lei era sempre più disorientata.
Il freddo era sempre più pungente, nonostante i maglioni, le calze di lana e i vestiti pesanti. Più di una volta si era sorpresa a pensare di lasciarsi cadere sul suolo gelido e restare lì, ma poi si era sempre riscossa pensando che doveva raggiungere il confine. Solo allora sarebbe stata in salvo.
Quella notte andò peggio: ogni ombra, ogni suono le ricordava Tom, il suo unico appoggio in quella fuga disperata, appoggio che ormai non c'era più.
Il giorno dopo fu svegliata da un rumore, come un guaito. Si alzò di scatto e quasi scivolò nel terreno ghiacciato: la temperatura si era abbassata notevolmente in quelle poche ore. Nella scarsa luce dell'alba cercò di seguire quel rumore, che si era fatto più insistente.
Finalmente lo trovò: proveniva da una cavità tra le radici di una quercia dall'aria antica e possente.
La cavità si estendeva sotto l'albero come un piccolo tunnel, e l'apertura era grande all'incirca come la testa di Emma. La ragazza guardò dentro: una volpe rossa stava allattando quattro cuccioli, e la guardava con aria apprensiva. La sua coda si pose sui volpini per proteggerli, e ringhiò un avvertimento. Una famiglia. Come le mancava la sua.
Solo allora Emma si accorse che i cuccioli erano tre volpini e un gattino. Provò un moto di commozione e ammirazione per quella mamma che aveva adottato un piccolo non suo pur di non farlo morire nel gelo dell'inverno.
La volpe ringhiò di nuovo e la risvegliò dai suoi pensieri. Emma sorrise e si allontanò. Quell'incontro le aveva ridato la speranza.
Nell'aria c'era qualcosa di strano: come una musica, ma silenziosa. La ragazza guardò il cielo e, tra le luci rosate dell'aurora, scorse tanti piccoli puntini.
In breve tempo il suolo e le chiome degli alberi furono ricoperti da un morbido manto bianco.
Emma non aveva mai visto la neve.
Improvvisamente si sentì felice.

   
 
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