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Autore: Roxanne Potter    31/08/2011    5 recensioni
[Titolo ispirato all'ultima frase.]
James Potter e Sirius Black sono ben più che migliori amici.
Dorea aveva notato lo sguardo che si erano scambiati James e Sirius.
Aveva notato il modo in cui avevano brillato i loro occhi. Aveva notato il sentimento nascosto dietro quelle espressioni, un sentimento che andava ben oltre la semplice felicità per aver rincontrato un amico.
Genere: Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Coppie: James Potter/Sirius Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Questa storia è per Somo. Così mi perdonerà per Lei-Sa-Cosa.
... No, non mi perdonerà mai, questa storia non mi piace affatto, è troppo orribile. Ok, smettiamola con i miei cali di autostima e buona lettura.ù_ù (Capirete alla fine il senso del titolo.)  

Due colpi battuti alla porta, abbastanza forti da superare il fragore della pioggia che scivolava sui vetri delle finestre di casa Potter.
-Chi diavolo può essere, a quest'ora e con questo tempo?- borbottò Charlus, alzando lo sguardo dal giornale per lanciare un'occhiata perplessa alla moglie e al figlio.
-Vado a vedere io!- esclamò James, alzandosi di scatto dalla poltrona.
Uscì dal salotto e percorse il corridoio, per poi fermarsi davanti alla porta. Suo padre aveva ragione, chi avrebbe potuto far loro visita a tarda sera, con una pioggia estiva del genere?
Era abbastanza alto da poter avvicinare l'occhio allo spioncino.
Il suo cuore sembrò fare un balzo quando riconobbe il ragazzo in piedi sotto la pioggia. Ciocche bagnate di capelli scuri ricadevano sul suo viso acceso di speranza.
James si affrettò a spalancare la porta, con il cuore che batteva forte: era lui. Non c'era ombra di dubbio, il ragazzo impalato davanti all'uscio di casa sua, che sorrideva senza badare alla pioggia, era Sirius Black, il suo migliore amico e... non ci voleva pensare.
-Sirius!- urlò, slanciandosi contro di lui e abbracciandolo. Un calore piacevole e familiare gli scaldò il cuore, nell'avvertire il contatto del corpo di Sirius contro il suo, nonostante la camicia del ragazzo fosse tutta bagnata e fredda al tatto.
Fece un passo indietro e balbettò entusiasta, impedendo all'amico di parlare.
-Entra, che ti prenderai una febbre! Ma perchè hai quella valigia? E perché sei qui?
-Una domanda per volta, Ramoso.- disse il ragazzo con una risata.
Sirius entrò nel corridoio insieme a James, che si voltò per richiudere la porta alle loro spalle, e si bloccò accanto alla scala, mentre i suoi abiti gocciolavano.
L'urlo di James doveva aver richiamato l'attenzione dei suoi genitori, Charlus e Dorea, che adesso lo fissavano sorpresi dalla soglia del salotto. Somigliavano un po' al figlio: l'uomo aveva scompigliati capelli neri e la donna lo stesso viso sottile, gli stessi occhi color nocciola.
-Sirius Black?- domandò quest'ultima con una cortesia sincera che, rifletté Sirius, sua madre non aveva mai avuto per nessuno.
-Io... sì. Sono un amico di James, ma immagino che lo sappiate.- sorrise il ragazzo.
-Certo, non fa che parlarci di te.- rispose divertito Charlus. -È davvero... strano, conoscerti così. Per quale motivo ti trovi a Godric's Hollow?
-Infatti. Per quale motivo?- ripeté James, affiancandosi all'amico. -Non penso che tu sia qui in vacanza.
Sirius fissò James dritto negli occhi. Quante volte si era perso a contemplare quel viso e quegli occhi color nocciola, accesi di allegria e buonumore? Quante volte si era fidato della scintilla di complicità nel suo sguardo?
James era un suo amico, e forse qualcosa di più. Si disse che, sicuramente, non poteva rifiutarsi di aiutarlo in quella situazione.
Loro erano James Potter e Sirius Black. Era mai esistita un'amicizia come la loro?
-Sono scappato di casa.
Cadde il silenzio, mentre l'espressione di James si faceva perplessa e poi sempre più consapevole.
-Sì, sono scappato.- continuò Sirius. -Non ne potevo più di rimanere lì, insieme ai miei genitori e a mio fratello... era diventato semplicemente insostenibile. Alla fine me ne sono andato e loro hanno cancellato il mio nome dall'arazzo dei Black.
-Hanno cancellato il tuo nome dall'arazzo?- chiese James, moderando la sorpresa nel tono di voce.
-Sì, e sinceramente ne sono felice. Non... non sapevo dove altro andare.- disse Sirius, voltandosi verso Charlus e Dorea. -Io sono sempre stato amico di James. Mi dispiace irrompere così, ma non avevo un altro posto dove andare, sono senza un soldo in tasca. Casa vostra era la mia unica possibilità.
Tornò a guardare James.
Aveva paura.
Paura che le labbra del suo amico si increspassero in un “no.”
Paura che Charlus e Dorea Potter lo rimproverassero per il suo gesto, giudicandolo avventato, e gli rispondessero che non potevano certamente accogliere in casa il primo che passava.
Paura di ritrovarsi fuori, sotto l'acquazzone, nel buio, ma soprattutto... solo. Senza James al suo fianco.
-E la tua domanda sottintesa sarebbe “Posso venire a stare qui in casa tua, James?” Ma certo che puoi! Sei il benvenuto, te l'ho sempre detto.
Fu come se un palloncino che era andato gonfiandosi dentro il suo petto fosse improvvisamente esploso, riempiendolo di sollievo e liberando un'ondata di felicità. Il nodo in gola si sciolse, mentre Sirius sospirava impercettibilmente.
-Dici... davvero?
-Certo che no, ora ti caccio fuori sotto la pioggia.- ironizzò James. -Non essere ridicolo. Adesso saliamo nella camera degli ospiti, così controllo se è ancora utilizzabile, altrimenti dormirai in camera mia... se per voi va bene. Vi va bene, vero?
Così dicendo, James si era voltato verso Dorea e Charlus.
-Beh...- iniziò Dorea, sbattendo le palpebre. -Se la situazione è messa così, non vedo perché non accogliere momentaneamente Sirius in casa. Magari ci spiegherà meglio in seguito quello che gli è successo e gli troveremo un'altra sistemazione, ma penso che per il momento...
-Grazie, mamma! Su, andiamo.
Dorea aveva notato lo sguardo che si erano scambiati James e Sirius.
Aveva notato il modo in cui avevano brillato i loro occhi. Aveva notato il sentimento nascosto dietro quelle espressioni, un sentimento che andava ben oltre la semplice felicità per aver rincontrato un amico.
Sembrava che vi fosse l'amore, in quegli sguardi.
Chissà, forse si sbagliava.
-Non osare contrabattere, Charlus.- disse, rivolta al marito, quando James e Sirius furono spariti oltre la scala.
Charlus, che sembrava sul punto di dire qualcosa, parlò comunque.
-Non intendevo contrabattere, no. Solo... dovremmo parlare chiaramente con Sirius per capire la situazione, come hai detto tu.
Dorea annuì, tranquilla.
-Aspettiamo i ragazzi, allora. Immagino che saranno impegnati a parlare.
E a godere della felicità che si prova dinanzi all'amore ritrovato.

-Devi concentrarti di più, Black!
Che quel mago tacesse. Pensava davvero che evocare un Patronus fosse così facile? Che ci volesse poco per concentrarsi totalmente su un ricordo felice?
-Puoi farcela, avanti.- ghignò James, a pochi passi da lui. Impugnava la bacchetta e aveva sorriso soddisfatto quando, un minuto prima, era riuscito a evocare un debole alone di luce.
Sirius annuì, mentre la presa sulla bacchetta si faceva più salda. Aveva incrociato gli occhi di James e un ricordo si era fatto strada nella sua mente.
Ma certo! Perché non ci aveva pensato prima?
La sera in cui era arrivato a casa Potter, grondante d'acqua ma lieto di vedere finalmente James. E la felicità, quando lui aveva accettato di accoglierlo, come se fosse stato suo fratello.
Anche semplicemente pensandovi, quella felicità gli sembrò presente e reale. Un sorriso sincero affiorò sul suo volto, mentre sollevava la bacchetta, la gioia di quei momenti ancora vivida nei suoi ricordi.
L'entusiasmo, la corsa nella stanza di James, le loro risate, gli occhi del suo amico che brillavano di familiare luce malandrina.
Il sollievo nel trovarsi, al suo risveglio, in una stanza dalle pareti tinte di un vivace arancione.
L'allegria nell'aprire la porta, attraversare il corridoio, scendere le scale e rendersi conto di essere in casa Potter, non nella grigia Grimmuald Place.
Ma, soprattutto, c'era James.
Erano finite le estati che passava barricato nella sua stanza, tentando di evitare contatti con i suoi genitori, a scrivere lettere per i suoi amici e sognando il ritorno a Hogwarts.
Non c'erano più gli occhi freddi di Regulus che lo accoglievano quando entrava in cucina, ma quelli caldi e color nocciola di James.
Non c'erano toni bruschi per lui. C'era la voce divertita di James, che annunciava di voler fare un giro per Godric's Hollow insieme a lui o che prendeva in giro Mocciosus.
E, infine, venne il ricordo del fugace bacio che si erano scambiati sulle labbra, mezzi nascosti dagli alberi del giardino sul retro.
Uno sfiorarsi di labbra che era diventato qualcosa di più.
Non poteva celarsi, nella sua memoria, un ricordo più felice di quello.
-Expecto Patronum!
Dalla punta della sua bacchetta esplose un fiotto di luce, che si condensò davanti a lui in una figura argentata dai tratti indistinti, simili a quelli di... un cane?
-Complimenti, signor Black!
Sirius perse la concentrazione, la figura svanì. Si voltò verso il suo istruttore del corso Auror, un anziano dai capelli grigio scuro di nome Jack, che in quel momento lo fissava soddisfatto da dietro gli occhialini.
-Io l'avevo detto, che con la concentrazione si può tutto!- disse allegro il mago, prima di voltarsi e tornare a fare il giro della stanza, piena di altri maghi e streghe intenti a esercitarsi.
Sirius si girò nuovamente e sorrise, nell'incrociare lo sguardo caldo di James. Al tempo stesso, si sentiva trafiggere da una punta di amarezza.
James Potter.
Il suo migliore amico, il ragazzo di cui si era innamorato.
James Potter, che era fidanzato da due anni e mezzo con Lily Evans.

James.
Inciampò, cadde accanto al corpo. Rimase fermo e tremante a fissare i capelli arruffati che ricadevano sul viso cereo e vuoto.
No.
Era solo un corpo. Non un cadavere. Solo un corpo. Doveva essere ancora vivo.
-James?
Lo chiamò, sicuro che avrebbe risposto. Si sarebbe rialzato, avrebbe sorriso passandosi una mano tra i capelli e gli avrebbe detto: -Ci vuole più di un Anatema Che Uccide per far fuori James Potter, amico. Pensavo che lo sapessi.
Non accadde nulla.
Si tirò su, ancora scosso dai tremiti, le mani e il viso pallidi.
Che strano. Avrebbe dovuto piangere, strepitare. Avrebbe dovuto sentirsi come se un fuoco gli stesse bruciando dentro. Eppure il dolore che provava era come moderato, forse perché la morte di James, pur essendo terribilmente evidente, non era ancora riuscito a realizzarla del tutto.
Il suo sguardo cadde sulle macerie del corridoio, la scala accanto a lui mezza crollata, i frammenti di legno e pietra sparsi sull'erba.
Una sera di circa cinque anni fa, quello era stato un corridoio ben tenuto, dalle pareti di un bianco immacolato. Era stato in quel corridoio che lui era entrato, insieme a James, per poi dire che era scappato di casa.
In quel punto esatto.
Ed era a meno di un metro di distanza che, adesso, giaceva il cadavere di James Potter.
James.
Il suo migliore amico. Il ragazzo di cui si era disperatamente innamorato. Ormai era ridotto a un nulla.
Un moto di pura rabbia si impossessò di lui, sembrò infiammargli il viso.
Era stata tutta colpa di Peter.
Ricordò il viso ansioso del ragazzo, i capelli color topo che gli ricadevano davanti agli occhi, lo sguardo perennemente agitato.
Maledizione.
Era lui il Custode Segreto dei Potter. Lui li aveva traditi. Era stato lui a causare la morte di James e Lily.
Sirius Black scoprì che nessun odio, per quanto ardente e profondo, neanche quello che aveva provato per la sua famiglia, poteva essere comparato a ciò che avvertiva in quel momento verso Peter.
Si lasciò di nuovo cadere accanto a James, le mani che stringevano spasmodicamente l'erba e gli occhi sgranati, colmi di rancore e lacrime traboccanti.
Peter Minus li aveva ingannati tutti.
Peter Minus era stato solo un vigliacco.
Peter Minus aveva strappato e distrutto l'amore della sua vita. E stava permettendo che uno dei suoi migliori amici si sentisse sprofondare nell'abisso dell'odio e della disperazione.
E il fuoco della vendetta si accese in lui.
   
 
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