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Autore: Egle    02/05/2006    20 recensioni
Draco Malfoy, Death Eater mancato, odia essere ignorato. Ha provato di tutto per tornare a essere il degno rivale di Potter, ma l'odioso Gryffindor sembra pensare solo alla guerra imminente senza accorgersi della sua presenza...
Genere: Romantico, Commedia, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1

 

1:03 am

 

Posso gestire la situazione.

Ora non devo far altro che chiudere gli occhi, liberare la mente e addormentarmi.

Se solo queste cazzo di coperte non continuassero ad aggrovigliarsi attorno ai miei piedi.

Guarda, no, tu guarda! Non posso muovermi!

E il lenzuolo? E’ tutto rappezzato sul fondo!

E non rappezzato in modo praticamente invisibile, ma con del filo grosso. Posso sentire ogni maledetto rattoppo con le dita! Io sono abituato a lenzuola di seta!

Okay, respiro.

Sto respirando.

Mi alzo.

Metto a posto le coperte.

Torno a coricarmi.

Ora non c’è nulla che possa impedirmi di addormentarmi.

Nulla.

Chiudo gli occhi. Questa volta è a volta buona. Una sana dormita e domattina tutto mi sembrerà meno schifoso di quanto mi sembri adesso.

Sono nello stramaledetto quartier generale dell’Ordine. Io, Draco Malfoy.

Io, il re dei Serpeverde. Il fedele servitore dell’Oscuro Signore.

Ci deve essere stato un errore, una gigantesca svista burocratica.

Io non posso essere davvero qui.

Non ci voglio nemmeno stare qui.

Ma mio padre dice che non ho scelta.

Mio padre dice che se fossi rimasto ancora con loro mi sarei fatto ammazzare.

Mio padre dice che, visti gli ultimi avvenimenti, l’Oscuro Signore perderà la guerra.

E così mi ha dato qualche informazione vitale su una qualche missione organizzata dai Death Eaters e mi ha spedito qui.

Ho scambiato le informazioni che mio padre mi aveva detto per la protezione di questi idioti, complice il fatto che zia Andromeda si è intenerita quando l’ho chiamata Zia.

“E’ solo un ragazzo” ha detto.

“E’ uno stronzetto maleducato, ma è pur sempre mio cugino” ha aggiunto quella cosa disonorevole che si fa chiamare solo Tonks, perché Nymphadora è troppo nobile come nome per essere appropriato a una così.

“Draco non ha mai avuto scelta. Dobbiamo dargli un’altra possibilità” ha risposto Remus puah Lupin.

E così eccomi qua.

Il povero e spaventato Draky.

Ho recitato bene la mia parte.

La parte dello sventurato ragazzo, costretto a diventare un Death Eater, ma che non ha il coraggio di uccidere. Che lo credano pure. 

Per quanto mi riguarda spero ancora che l’Oscuro vinca e che rificchi in gola a questi idioti il loro fottuto perbenismo.

 

1:07

 

Beh da una parte mio padre aveva ragione.

Come Death Eater facevo veramente pena.

E’ solo che ho sempre vissuto negli agi e nelle comodità.

Se ordinavo qualcosa, qualcuno eseguiva solerte il mio ordine.

Se non mi andava di fare qualcosa, qualcuno la faceva al posto mio.

Sono sempre stato ricco e viziato. E la cosa peggiore è che mi piaceva tanto esserlo.

Avevo tutto: soldi, una famiglia influente, popolarità, una scopa da urlo.

E poi?

E poi mi sono ritrovato con un Marchio sul braccio, una scopa sequestrata perché a zia Bella serviva e una ganga di psicotici – che per lo più sono imparentati con me – come unica compagnia.

Mi mancano Tiger e Goyle.

Mi manca Hogwarts.

A Hogwarts ero uno squalo in un acquario di piccole dimensioni.

Nel crudele e spietato mondo dei Death Eaters, sono un pesce rosso, immerso in una vasca di pescecani.

Voglio che le cose tornino come prima.

Mi divertivo a stronzeggiare per i corridoi della scuola, sapendo che se ne avessi combinata una troppo grossa, mio padre sarebbe accorso per sistemare le cose.

 

1:11

 

Mi manca Potter.

Una volta io ero il suo nemico per eccellenza. La sua nemesi.

Lui si allenava per battere me sul campo da Quidditch, non Voldemort- Oscuro, perdonatemi per aver pensato il vostro nome – o mio padre, o zia Bella, ma me, Draco Malfoy.

Potter camminava nel corridoio e lanciava sguardi di sfida a me.

Potter faceva un esame e si curava di andar meglio di me.

C’ero sempre io, io, io e ancora io.

E ora? Ora non mi guarda neppure.

Ora mi evita come un piccolo scarafaggio.

Fastidioso, ripugnante, ma del tutto innocuo.

Lui ha una guerra a cui pensare. Ha un Signore Oscuro da uccidere. Ha persone da salvare.

Non ha tempo da dedicare alle prese in giro di Malfoy.

E io ci ho provato, gente.

Fin dal primo minuto che ho messo piede qui, a Grimmauld Place, ho sfoderato tutte le mie armi migliori: battutine insopportabili, il mio ghigno da presa per i fondelli, mille e mille dispetti.

Gli ho messo del sale nel succo di zucca, ho preso a calci la sua sedia, per il solo gusto di farlo innervosire, mi sono chiuso nel bagno per due ore due, impedendogli di fare la doccia.

Ma lui niente. Mi sibila qualche insulto, una volta mi ha sbattuto contro a un muro con la chiara intenzione di strangolarmi, ma niente di più.

Mi guarda, ma è come se non mi vedesse. La sua mente è sempre rivolta da qualche altra parte.

Mi sento ignorato, okay?

E a me non piace essere ignorato! Soprattutto da Potter.

Lui è Harry Potter, il bambino-che-per-un-gradissimo-colpo-di-culo-è-sopravvissuto e io dovrei essere il ragazzo-fichissimo-che-gli-da-del-filo-da-torcere.

E invece non lo sono!

Potter pensa solo all’Oscuro e non mi considera e questa cosa mi fa andare in bestia!

 

1:17

 

Perché Potter mi ignora?

Perché non possiamo tornare a divertirci come ai vecchi tempi?

Potrei anche vestirmi da Dissennatore, se servisse per farlo interessare di nuovo a me.

Rivoglio il mio Harry Potter.

Davvero.

Ne ho bisogno.

Non so chi infastidire.

Ho provato a gironzolare intorno alla Weasley, ma anche lei è troppo seria.

Mi rivolgono tutti uno sguardo di superiorità e cercano di non badare alle mie prese in giro.

La Mezzosangue zannuta – mi scappa un risolino, come faccio a essere così divertente? – tiene Weasley mentecatto il più lontano possibile da me.

Stanno insieme.

O almeno questo è quello che mi sembra di aver capito. Cioè ho visto Weasley che le ficcava mezzo metro di lingua in gola e ho sfruttato questa cosa per deriderli davanti a tutti.

E improvvisamente mi sono trovato al centro dell’attenzione!

E’ stato fantastico. Io ero lì che dicevo quanto fossero disgustosi e tutti mi guardavano, mi ascoltavano.

E poi ho compreso: nessuno lo sapeva.

Avevo appena spiattellato davanti a gran parte della famiglia Weasley e dell’Ordine della Fenice che Weasley mentecatto si sbatte la Granger.

Ero venuto a conoscenza di un segreto e ne avevo appena reso partecipi gli altri nel modo peggiore – beh, se avessi saputo che era un segreto, però, avrei sfruttato meglio la situazione.

Weasley ha cercato di ammazzarmi con le sue grosse manone da contadino, la Granger ha raccolto tutto il suo patetico coraggio Gryffindor per non scoppiare a piangere davanti a tutti i presenti e se ne è andata dalla stanza.

La mia adorata cugina dai capelli impossibili mi ha chiamato piccolo stronzetto e mi ha spedito di sopra senza cena.

Stavo salendo le scale gongolante, quando Potter mi ha braccato sul pianerottolo.

Le sue dita mi hanno artigliato le braccia, mentre mi mandava a sbattere contro il muro.

La mia testa è rimbalzata con un sonoro tock sull’intonaco.

L’ho guardato direttamente negli occhi, senza nascondere la mia soddisfazione, mentre la rabbia gli faceva ribollire il sangue nelle vene.

Okay, quando Potter è incazzato fa un po’ paura. Ma solo un po’.

Cioè, vi pare che io possa avere paura di lui?

Puah.

I Malfoy trovano una situazione non di loro gradimento, ma non hanno paura.

Non so nemmeno che cosa significhi la parola paura.

Ad ogni modo, Potter fa volgere la situazione in modo che io non mi senta più propriamente a mio agio. E io sono lì che spero con tutto il cuore che lui ricominci ad odiarmi come Cristo comanda, quando lui mi lascia andare.

Arretra.

Le sue dita perdono il contatto con la mia pelle.

Non ha intenzione di picchiarmi.

Rimango fermo. Sono basito.

“Sei un piccolo essere, meschino e irriconoscente. Mi fai schifo” sibila.

Mi volta le spalle e se ne va.

Per poco non mi metto a piangere dalla delusione.

Niente baruffa, niente spintoni, niente bacchette puntate alla gola.

Niente di niente.

 

1:29

 

Da quella sera vengo ignorato ulteriormente.

Se entro in una stanza il magico trio del rincoglionimento esce dopo due secondi netti.

Vorrei disperatamente pensare che hanno paura di me, ma non sono così scemo.

Se ne vanno per non essere costretti a litigare. Nessuno mi rivolge più di due parole consecutive. Mi danno da mangiare. Mi lavano i vestiti, ma nessuno mi parla.

E così ho smesso di parlare anch’io.

Serro le labbra e mi faccio i miei bei discorsi mentali. Litigo anche con Potter.

Ma la verità è che mi sento uno schifo.

 

1:33

 

Voglio che tutto torni come prima.

Odio l’Oscuro Signore.

Mi ha rubato tutta l’attenzione di Potter.

E odio questo materasso.

E’ troppo morbido, o per meglio dire frusto.

A me piace dormire su un materasso mediamente duro, fa bene alla schiena.

E voglio un cuscino piatto, per la cervicale.

 

1:35

 

Mi alzo.

Forse un bicchiere d’acqua fresca mi aiuterà a prendere sonno.

Mi infilo la bacchetta nei boxer ed esco dalla stanza senza far rumore.

Weasley mentecatto sta russando come un trombone.

E’ il tipico russare di un contadinotto mancato.

I nobili, come me, non russano.

E non sbavano durante il sonno.

Al massimo onorano il cuscino di raccogliere un po’ della loro preziosa saliva.

Evito l’asse del pavimento che scricchiola e raggiungo le scale.

Magari posso concedermi anche una fetta di torta alle mele.

Non lo ripeterò nemmeno sotto tortura ma la vecchia Weasley prepara una torta alle mele che resusciterebbe un morto. La pasta è tenera e si sbriciola appena, lo zucchero è dosato alla perfezione e la sottile doratura sulla superficie è un incredibile compromesso tra il troppo cotto e il troppo crudo.

Scendo le scale pregustandomi già il mio spuntino notturno, quando mi accorgo che la luce della cucina è accesa.

Potter è seduto al tavolo. Tiene un foglio leggermente spiegazzato tra le dita.

Sto per fare rapidamente marcia indietro quando lui solleva lo sguardo su di me.

Ci fissiamo negli occhi per una manciata di secondi senza dire nulla.

“Sono solo sceso a bere un bicchiere d’acqua” dico in fretta.

Merda. Mi sto giustificando.

Vivo anch’io qui e se voglio un bicchiere d’acqua ho tutto il diritto di prenderlo.

Lui annuisce distrattamente tornando a fissare la lettera che ha in mano.

Ah è così? Fa il superiore, lui!

Benissimo, posso farlo anch’io!

Senza degnarlo di una seconda occhiata mi dirigo verso il frigorifero.

Non mi interessa.

Davvero. E’ come se non esistesse.

Prendo del succo di frutta – perché bere acqua quando si ha a disposizione qualcosa di meglio?- e ne verso un po’ in un bicchiere.

I miei gesti sono fluidi, da vero aristocratico.

No, okay. Sto facendo tutto più lentamente del normale perché sto bruciando dalla curiosità!

Che cos’è quella lettera?

E’ da parte di un’ammiratrice?

Potter ha un’ammiratrice? Chi? Non sta con la Weasley?

Oppure è da parte di qualcuno dell’Ordine? Da parte di chi?

Perché è qua seduto, da solo?

Gli lancio un’occhiata.

Ti prego, ti prego, ti prego...dimmi qualcosa.

Ti prego

Guardami.

Non mi odi? Nemmeno un po’?

La mia presenza non ti risulta insopportabile?

Riappoggio il bicchiere sul tavolo cercando di fare più casino possibile, ma lui niente. Non reagisce.

“Allora io torno a dormire” dico.

Voglio uccidermi.

Come sono patetico. Sto tentando di fare conversazione.

Ho bisogno di parlare con qualcuno, di litigare. Perché non vuoi litigare con me?

Potter fa un cenno distratto con la testa.

Mi ignora.

Esco dalla cucina mesto.

Ho già un piede sul primo gradino, quando un’idea mi fulmina.

Io non voglio essere ignorato.

Ho il diritto di non essere ignorato. E lui ha il dovere di non ignorarmi.

Non mi sono spremuto il cervello per sei anni per dargli fastidio in ogni modo possibile e immaginabile, per poi essere messo in secondo piano come se tra me e lui non ci fosse mai stato nulla!

Torno in cucina a passo di carica.

Colgo con la coda dell’occhio il movimento della testa di Potter e l’espressione sorpresa che gli affluisce sul viso.

Prendo la torta, me ne taglio una fetta e mi siedo davanti a lui per mangiarla.

E’ buona, ma stranamente il suo sapore non mi consola.

Potter mi fissa per un istante, prima di alzarsi con il suo foglio e andarsene.

Sento una tristezza infinita riempirmi il petto, mentre lo guardo uscire dalla cucina con passo stanco. Riappoggio la forchetta sul piattino.

Dovrei esserci abituato.

Insomma sono giorni e giorni che assisto a scene di questo tipo.

Solo che magari questa volta avrei perfino cercato di essere gentile.

No, i Malfoy non sono gentili, i Malfoy nella loro infinita benevolenza degnano gli altri della loro attenzione.

Ecco, questa volta gli avrei benevolmente concesso la mia attenzione.

Ma lui se n’è andato.

Ho freddo.

Mi sento solo.

Veramente solo.

 

1:42

 

Sono ancora lì a fissare la mia fetta di torta appena sbocconcellata quando il suono dei passi di Potter mi strappa dai miei pensieri.

Sta tornando indietro.

Per poco non mi metto a saltellare dalla gioia.

Affogo il sorriso che mi è salito alle labbra in un grosso boccone di torta.

Non posso sbagliarmi, sono i suoi passi. Ho imparato a riconoscerli.

Sono i suoi e stanno chiaramente venendo da questa parte.

Alzo appena lo sguardo, quando rientra in cucina.

E’ tornato! E’ tornato! Da me.

Sono a dir poco trionfante. Potter è tornato!

Lo sento muoversi alle mie spalle, aprire un armadietto e poi il frigorifero.

Quando si siede sulla sedia che occupava prima, mi accorgo che anche lui si è tagliato una fetta di torta.

L’addenta senza usare la forchetta.

Plebeo.

Okay, Malfoy, parla.

Non è difficile.

Dirgli qualcosa. Qualsiasi cosa.

Guardo con orrore la torta avviarsi verso la sua degna conclusione.

Quando la torta sarà finita, Potter se ne andrà di nuovo.

E io sarò di nuovo solo.

Non voglio che ci sia un di nuovo.

Voglio che Potter resti qui!

Con me!

Ecco!

Mi passo la lingua sulle labbra.

Pensa. Malfoy, pensa.

Dì qualcosa di intelligente – sono in grado?

Mediamente intelligente - meglio.

“Da parte di un’ammiratrice?”

Oh splendido.

Ora come minimo ti risponde di farti una tonnellata di cazzi tuoi.

Non potevi dirgli qualsiasi altra cosa, fare un commento non troppo negativo sulla torta, sul tempo, su Dio?

Potter solleva lo sguardo dal tavolo e mi rivolge una muta domanda.

“La lettera che avevi in mano” aggiungo, come se l’impulso di andarmi a seppellire, ovviamente vivo, non fosse già abbastanza forte.

Vedo la sua espressione mutare lentamente. I suoi polpastrelli tamburellano sul ripiano di legno.

Ho detto la cosa sbagliata.

Di nuovo. Odio i di nuovo.

Mi alzo e metto il piatto che ho usato nel lavandino.

Tanto vale che me ne torni in camera. Ho capito l’antifona.

Compio solo qualche passo verso la porta quando la voce di Potter mi blocca.

“Di Sirius”

Mi giro verso di lui, con gli occhi sgranati e le labbra leggermente dischiuse per la sorpresa.

Non credevo che rispondesse davvero.

Ricambio il suo sguardo senza dire nulla. Non ho neppure la forza di muovermi.

Ho paura che se solo osassi flettere un muscolo, potrei scombussolare qualche strana combinazione cosmica che ha spinto Potter a rivolgermi la parola.

Lo guardo immergere il viso tra le mani. L’ho visto molte volte fare lo stesso gesto.

Okay, forse è più corretto dire che l’ho spiato di nascosto.

E’ stanco. Perfino io me ne sono accorto. Cioè è facile accorgersene.

Lui cerca di mostrarsi forte con gli altri.

E’ sempre lì a esercitarsi, a parlare di tattiche, ma i suoi occhi sono stanchi.

Non vuol far preoccupare quella manica di coglioni e così solo raramente si lascia andare. O per meglio dire solo quando è solo. Cioè lui crede di essere solo.

Non si è mai accorto che lo spio.

Sono troppo furbo.

“L’ha scritta prima di morire. Voleva che l’avessi in caso gli succedesse qualcosa” continua a parlare, con voce soffocata. Abbassa le mani e mi accorgo che i suoi occhi sono diventati umidi.

La stanchezza, la disperazione,la tristezza…viene tutto a galla.

Ha cercato di ricacciare tutto giù, in fondo, per troppo tempo.

Cioè…me ne sono accorto io, credo sia palese per tutti che non può andare avanti così per molto.

Si morde le nocche delle dita di una mano.

Lotta strenuamente per combattere la disperazione. Una lacrima gli rimane intrappolata tra le ciglia.

Ed è allora che mi muovo come un automa.

Raggiungo Potter e gli prendo il mento tra due dita, facendogli voltare la testa verso di me.

Colgo il lieve luccichio dei suoi occhi, prima di unire le labbra alle sue.

 

1:51

 

Sto baciando Harry Potter.

 

1:52                                                                                                                  

 

Mi sento spingere all’indietro da due mani puntellate sul mio petto.

Barcollo leggermente, fissando Potter.

Sgomento.

Lui, io. Più probabilmente entrambi.

Potter mi fissa respirando affannosamente.

“Mi hai baciato” mi accusa.

“Sì” rispondo con nonchalance.

Perché negare?

Gli occhi di Potter si sgranano maggiormente. Apre leggermente le braccia. Nello sguardo ha la stessa espressione di chi ha appena scoperto che Babbo Natale se la fa con la mamma.

“Perché?” chiede e la sua voce suona stranamente di due ottave più alta del normale.

Bella domanda. Ottima.

“Ho pensato che ne avessi bisogno” ribatto sempre con lo stesso tono.

Sono un po’ indignato.

Io faccio una buona azione e lui mi guarda come se fossi un animale magico, mai avvistato prima e potenzialmente pericoloso. Che irriconoscente.

Non mi parla. Mi ignora per giorni e giorni. E adesso?

Oh si è accorto finalmente che anch’io abito in questa catapecchia?

Alla buon ora!

“Baci tutti quelli che ne hanno bisogno?”

Mi stringo nelle spalle. “Un bacio non si nega a nessuno” replico tranquillo.

Si passa una mano tra i capelli arruffati. Sposta il peso del corpo da un piede all’altro, nervosamente.

Continua a fissarmi. Un lieve rossore sale a colorargli le guance.

“Che altruista” borbotta.

Scrollo di nuovo le spalle.

Volevo solo essere gentile. Non ne faccio mai una giusta! Però non mi sembrava che fosse molto contrario al fatto che lo baciassi.

Il pensiero del sapore delle sue labbra mi fa desiderare immediatamente di baciarlo di nuovo.

Dio benedica i di nuovo.

Sapeva di torta. Le sue labbra sapevano di torta. Erano dolci.

Potrei divorare labbra del genere.

“Fammi un favore. Non fare più l’altruista con me”

Fammi un favore. Non fare più l’altruista con me, lo scimmiotta una vocina nella mia testa.

“Okay” dico solo prima di girarmi e inforcare le scale.

Torno in camera mia e solo quando ho richiuso la porta alle mie spalle mi permetto di sospirare sonoramente.

 

2:08

 

Sono coricato in questo stupido letto.

Le coperte mi danno di nuovo fastidio.

Ho baciato Potter.

 

2:21

 

Sento la porta della stanza davanti alla mia aprirsi e poi richiudersi.

Potter dev’essere tornato in camera.

Ho baciato Potter.

 

2:50

 

Mi copro la faccia con le mani avvertendo le mie guance bruciare incredibilmente.

Cazzo!

Ho baciato Potter!

 

2:51

 

Ho pensato: Potrei divorare labbra del genere.

Ho davvero pensato questo?

Cazzo!

 

2:54

 

Voglio baciare di nuovo Potter.

I di nuovo mi stanno di nuovo sulle palle.

 

   
 
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