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Autore: Silence Glaive    31/08/2011    5 recensioni
Questa puntata mi è piaciuta talmente tanto che ho voluto descriverla a modo mio, con le emozioni che ho provato. Buona lettura\recensione!
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Iniziai a capire. « La mia sorgente luminosa. »
Pegasus comprese che avevo capito ciò che lui voleva dirmi. Ci brillarono gli occhi, a tutti e due. “Pegasus può provare la mia stessa emozione? Quella che mi fa battere il cuore ogni volta che lo vedo, o che sto con lui? O quando mi chiama “Piccola Chibiusa” o “Fanciulla”? Forse ne è consapevole...” Speravo che fosse come avevo appena pensato.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Chibiusa | Coppie: Chibiusa/Helios
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Quarta serie
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La storia che state per leggere è una mia descrizione della puntata "il segreto di pegasus" relativa alla quarta serie. Ho provato a descrivere come ho visto questa puntata, e sopratutto, le emozioni che ha provato Chibiusa.
I personaggi sono proprietà della toei animation e naoko takeuchi, così la puntata, tranne le mie descrizioni.

- Il Segreto di Pegasus. By Silence Glaive

« Temevo di non vederti più. » Dissi, guardandomi intorno. Il posto, aveva un atmosfera magica, e essere lì con Pegasus, lo rendeva ancora più affascinante. Ero diventata improvvisamente adulta, come desideravo. Avevo preso le sembianze di Bunny, e ora ero felice. Tanto felice. Era il mio sogno..giusto?
“Ma..Pegasus? Cosa starà per dire?” Pensavo. Ora lo avrei scoperto. Avevo paura, e iniziai a tremare cercando di nasconderlo a Pegasus. “Se non gli fossi piaciuta?” Nel dubbio, aspettai la sua risposta.
« Non riuscivo più a trovarti. » Mi disse lui, abbassando il muso. « Non capivo dove ti fossi nascosta. »
« Cosa? » Non riuscivo a comprendere. Io non mi ero nascosta, anzi, quando avevo bisogno di lui, non era venuto in mio aiuto.
« La luce abbagliante dei tuoi sogni non splendeva più, e quindi non ti vedevo. » Mi disse Pegasus, avvicinandosi a me.
Quando eravamo vicini, ma così vicini che potevo addirittura sentire il suo respiro, chiesi: « Non capisco, Pegasus, cosa vuoi dire? » Ero imbarazzata, non sapevo come smorzare la tensione.

« Questo è il regno dei sogni. » Col muso cercò la mia mano, sperando che l'accarezzassi. “Forse vuole solo un po' di coccole.” pensai timidamente. Quindi feci per allungare la mia mano, che col crescere si era affusolata, ma un ricordo terribile mi rinvenì alla mente: poco prima avevo incontrato un cavallo, e quando l'accarezzai, si era frantumato in mille pezzi.
Sussultai e ritrassi la mano, con occhi sbarrati, mentre fissavo Pegasus, che mi guardava tristemente. Evidentemente sperava che gli stessi vicino. Ma io non me la sentivo: nessuno mi assicurava che lui sarebbe rimasto integro.
Dopo un attimo di silenzio lui mi si avvicinò ancora di più, e col muso, mi accarezzò i polsi. Il fiato mi mancava, così le parole, e mi mancò un battito. “Che sensazione è? Cos'è questa dolce melodia che mi rischiarisce il cuore?” Pensai teneramente, mentre fissavo pegasus.
Mentre lo sentivo vicino, capii che era innoquo: mi sarebbe stato accanto, me lo sentivo.

Quindi allungai la mano, e posandola sul suo muso, potevo sentire che mi era vicino, con l'anima e col cuore.
Sorrisi dolcemente. « Il regno dei sogni.. » Sì, perchè lui era il mio sogno. Il cuore mi pulsava freneticamente e il mio sguardo iniziava a luccicare. Era la cosa più bella che potessi aver mai provato.
Mi avvicinai a lui, abbracciandolo. Il suo odore era inconfondibile, ormai mi era penetrato nella mente. Per me ormai non era più un semplice cavallo alato, raccontato nelle fiabe. Era qualcosa di più.
Volevo che quel momento non finisse mai. Presto calò il buio e in lontananza io e Pegasus scorgemmo una luce.
« Che cos'è quello? » Dissi, fissando quella che sembrava essere una minuscola stella.
« Si chiama Illusion. » Pegasus alzò il muso per vedere meglio. Sembrava magicamente attratto da quella luce. « È il nostro mondo. »
I miei occhi brillavano, come se avessi visto la cosa più bella di tutta la mia vita. In fondo lo era. Quel dolce sogno, che sembrava diventare attimo dopo attimo sempre più tenero, mi cullavano in ciò che i miei occhi vedevano, e in ciò che le mie orecchie udivano.
« È il luogo da cui proveni tu, Pegasus? » Forse avevo intuito, e il mio sguardo si fece più affettuoso. Dopo un attimo di silenzio, riuscii a continuare: « Voglio visitarlo. »
Senza perdere un attimo di tempo, Pegasus spiegò le sue ali: « Andiamo. » Forse, anche lui era impaziente di portarmi laggiù, e magari, era anche contento di potermici portare.
Lo guardavo, e dopo un po', lui continuò: « Reggiti forte a me. » Si abbassò, per farmi salire.
Ero grande, alta e probabilmente grassa. Pensavo di non piacerli neanche con questo aspetto, che lui mi avesse preferito il mio corpo più piccolo e magrolino: da bambina.
Mi avvicinai a lui, posando le mani per farmi forza nel salire, e gli montai in groppa. Ero tesa nel fare quella domanda, ma dovevo: “In fondo è da buona educazione, no?” pensai.

« Non ti peso? » Istintivamente strizzai gli occhi.
« Nient'affatto. » Mi rispose lui, con un tono di voce più calmo possibile, quasi tenero. Ero rimasta un po' stupita. Ma prima che potessi aggiungere altro, si alzò da terra e iniziò a galoppare verso quella luce avvacinante. Io ero eccitata, il mio cuore batteva all'impazzata. I capelli, che crescendo mi erano diventati lunghi, ondeggiavano all'aria, la quale mi accarezzava il viso. Poi spiccammo il volo. Il volo in una radura che immaginavo piena di bei sogni come il mio, di arcobaleni con folletti che regalano zucchero filato, uccellini che cantavano “i sogni son desideri”.
Ma le mie erano speranze inutili, e me ne accorsi aprendo gli occhi, dopo essermi quasi cecata passando dentro alla luce.
***
« ...Mi sono diretto verso quella abbagliante fonte di luce, ed ho trovato te, bellissima ed innocente come un miliardo di sogni, piccola Chibiusa. » Quando finì di raccontare, scesi come una piuma leggiadra che cade da un pennuto, e ricordai, della prima volta, che incontrai in quel sogno meraviglioso il mio Pegasus. Mio. Solo mio, come quel sogno.
« Oho » lo lasciai, pensavo di fargli male.
« Ero terrorizzato quando non riuscivo più a trovarti. » Pegasus aveva abbassato il muso, e cercava di nascondere la tristezza disarmante.
« Eh?! » Sbarrai gli occhi. “Lui era terrorizzato? Era.... preoccupato per me?” pensai.
« Non vedevo più la limpida luce creata dai tuoi sogni meravigliosi. » Guardavamo il cielo, e ciò che copriva il sole. « Il tuo desiderio di diventare adulta si è avverato, grazie alla magia della luna spenta. » Il suo sguardo si rammaricò. « E questa, ad ombrato la tua sorgente luminosa. »
Iniziai a capire. « La mia sorgente luminosa. »
Pegasus comprese che avevo capito ciò che lui voleva dirmi. Ci brillarono gli occhi, a tutti e due. “Pegasus può provare la mia stessa emozione? Quella che mi fa battere il cuore ogni volta che lo vedo, o che sto con lui? O quando mi chiama “Piccola Chibiusa” o “Fanciulla”? Magari ne è consapevole.” Speravo che fosse come avevo appena pensato.
« Devi riconquistare i tuoi sogni. » Una barriera di luccichii luminosi ci divise. « Cancella la magia della luna spenta, » continuò Pegasus « altrimenti..io rischio di non essere più in grado di trovarti! Cercò di venirmi in contro, mentre ci allontanavamo ogni secondo sempre di più.
« Come? » Ero spaventata. Non avrei più potuto incontrarlo?! “Cosa?!” pensai tra me e me. Volevo chiedere conferma dei miei presentimenti: « Che significa questo? Vuoi dire che non ci potremo più né parlare, né vedere Pegasus? »
Lui non accennò a rispondere, mi fissava. Quando una persona fa silenzio, significa che è un affermazione; me lo aveva spiegato la mamma.
« È così? » Mi mancò un battito, il mio stomaco si chiuse come in una morsa, e il mio cuore sembrava che fosse stato appena preso a pugni, tanto batteva forte.
Cercai di troncare il silenzio, ero imbarazzata perchè Pegasus forse capiva come mi sentivo, capiva che io non posso fare a meno di lui, dei suoi sorrisi, dei nostri sogni, e le frasi che avevo appena detto prima confermavano il tutto.
« No, io non voglio! Non è giusto! » Lo guardai come se fosse l'ultima volta: non volevo fosse così, e se questo richiedeva tornare a essere piccola, l'avrei fatto. Arrossì. « Non voglio! » Scossi freneticosamente la testa. « Non voglio, non voglio! » E corsi verso la “barriera” che ci divideva, “ Perchè nessuno, “ pensai, mentre le lacrime scivolavano sul volto “ ci avrebbe mai diviso.”

« Noooo, nooo, nooo! » E attraversai quella che mi sembrava la cosa pià orrenda su tutta la faccia del pianeta terra ( E l'Elysion) : la barriera.
Vidi la figura di Pegasus diventare sempre più enorme, e io, sempre più piccola.
Il pigiamone mi si fece largo, non sentivo più i capelli ondeggiare al vento, e le mie mani erano tornate alla sua forma originaria.
Ero talmente presa dal tornare come prima, e che forse non avrei più rivisto Pegasus, che non mi ero accorta del cambio d'aspetto.
Lui mi fissava, stupito, ma riuscivo a capire dal suo sguardo che era felice: ma mai quanto lo ero io. All'inizio non riuscivo a capire perchè mi stesse fissando in quel modo, poi mi guardai e compresi, portandomi le mani al petto: « Sono di nuovo io! » Esclamai arrossendo.
Gli occhi di Pegasus luccicavano, e i miei si erano riempiti di lacrime.
Ero commossa, sapevo che quell'emozione non sarebbe tornata mai più, ma soprattutto, che a lui, piacevo così com'ero, e che non avevo bisogno di cambiare aspetto. “Oh, Pegasus..” Pensai timidamente.
Sorrisi, mentre vedevo che lui mi si avvicinava sempre di più.
« Mia piccola Chibiusa, io ho bisogno dei tuoi sogni meravigliosi. » Un breve silenzio contemplò quelli che per me furono gli istanti più belli di tutti la mia vita.
Quando Pegasus d'istinto mi si avvicinò col muso al mio viso, chiusi istintivamente gli occhi, per farmi trasportare dal dolce, casto e puro bacio di vero amore.
Mi accorsi di quanto fosse bello sentire le morbide carni di qualcun altro. Ma per me non era “uno qualsiasi.” Solo grazie a quel bacio capii che lui era mio, ed io ero sua. Lui cercava me. Io cercavo lui. Lui aveva bisogno di me, ed io avevo bisogno di lui. Ci completavamo. Era come se lui, dall'inizio, avesse capito che ero io, la sua anima gemella, ed ora, eravamo perdutamente attratti l'una dall'altra, come un'ape al suo fiore.

Quando si staccò, i miei occhi brillavano, ma vidi anche che non aveva più le sembianze di Pegasus. “Ma allora chi sei tu?” la domanda mi venne istintivamente pensata, ma ero così presa da quel momento e dal pensiero di ciò che lui provasse per me, non la dissi, ma rimasi in silenzio ad ascoltarlo.

« Ora voglio che tu mi conosca. Io sono il custode del cristallo d'oro su Illusion, ma sono anche il guardiano di tutti i sogni dell'umanità intera. Il mio nome è...Helios. »
I miei capelli si erano mossi al vento, e i miei occhi brillavano ancora di più, e il cuore che batteva senza sosta. « Torna a trovarmi, Helios! » Le parole mi uscirono da sé, ma senza che potessi aggiungere altro, ed ecco che mi trovavo dinuovo nel mio letto, piena di speranze e di bei sogni. Finalmente, avevo capito chi era Helios, ma sopratutto, ciò che provava per me.
Fine.

   
 
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