Storie originali > Drammatico
Ricorda la storia  |      
Autore: Girl_in_Blu    01/09/2011    1 recensioni
Un domani mancato è una storia introspettiva su un giovane uomo, Jimmy, il quale ha perso sua sorella Irene, morta suicida a soli quindici anni. Jimmy rileggendo le parole scritte su un social network dalla sorella, il giorno prima del tragico evento, cerca una spiegazione al suo gesto, poiché non riesce ancora a rassegnarsi, incolpandosi per non averla ascoltata.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 Un domani mancato

 



 
Ci sono giorni in cui l’assenza è straziante, un macigno che imprime una tale pressione all’anima da annientarla, distruggerla, avvolgendola in un oblio tetro e disperato.
Esistono, invece, momenti apparentemente lieti, pensando che il dolore sia passato, ma, prepotentemente, questo ritorna.
È quella sensazione che nasce nello stomaco e, come un rigurgito, sale alla gola, sfociando poi in un pianto.
Ecco, così ci si sente quando si è depressi!
È quello che provo ricordando.
È il dolore soffocante, è quel mostro assassino che, vicino, ruba l’ossigeno, che depreda l’uomo della vita stessa.
No, non trovo consolazione, non ancora…
Nonostante sia trascorso del tempo, nonostante la benevolenza dei giorni, dei mesi, degli anni, nonostante il passato, il presente e, forse, l’avvenire, non riesco a rassegnarmi.
No, ancora non sono capace di andare avanti… 


 
Jimmy sedeva al solito tavolo, quello che dà sulla strada con la tovaglietta blu a scacchi neri, quello al quale Irene sedeva spesso.
Pensieroso, sorseggiava un caffè fin troppo lungo e amaro per essere sopportato oltre.
Lentamente cominciava, nella sua testa, a crescere la smania per quel foglio.
Lo prese, piegato e stropicciato, consumato e macchiato, e lo rilesse ancora.
Dio, quanto la odiava per quello che aveva scritto.

-Ti disturbo?- chiese Micaela arrivandogli alle spalle.
Il ragazzo sobbalzò, era così assorto che non l’aveva vista né dal finestrone che dava sulla strada né entrare dalla porta d’ingresso.
Appena la giovane si rese conto di quello che il fidanzato leggesse, s’incupì e dolcemente gli disse –non dovresti continuare a tormentarti così-.
Lui lo sapeva, non doveva farlo, non poteva più continuare in quel modo, non poteva colpevolizzarsi.
Sì, la parte razionale di sé glielo ripeteva sempre, ma lo spirito si rifiutava di agire.
No, non ce la faceva a smettere.
-Tu hai ancora tuo fratello- rispose acido, come sempre faceva -non puoi capire. Ma ti do un consiglio- s’incupì maggiormente e guardando la tazza ancora piena aggiunse -leggi quei maledetti post e ciò che mette nella sua bacheca. Fallo, non si sa mai-
 Micaela distese le labbra in un amaro sorriso, era dolce e cercava con tutta se stessa di aiutare il suo più grande amore.
-Non dobbiamo farlo per forza- gli disse carezzandogli una mano.
-Ma no, tesoro, non volevo dire questo- prontamente Jimmy rispose.
Dovevano sposarsi, ma avevano annullato il matrimonio per la morte di Irene, adesso a distanza di qualche anno avevano riprogrammato l’evento.
-La pausa è finita, devo andare- gli disse dandogli un affettuoso bacio sulla fronte.
Si salutarono così, come spesso accadeva, s’incontravano in quel bar, a metà strada tra il suo ufficio e l’ospedale dove lavorava lei e di fronte la scuola frequentata da sua sorella, Irene.

Si tormentava Jimmy, lo faceva leggendo quel pezzo di carta e ricordando.
 

-Nessuno mi ascolta!
Gridò la ragazza piangendo –perché non lo fate- ripeteva ogni volta.
Le risposte erano sempre le stesse: la mamma ha da fare, papà il lavoro e Jimmy la laurea alle porte.
-Adesso smettila di piangere Irene-  urlava il ragazzo stressato da quelle che per lui erano solo lagne infantili.
-Tu non capisci, non ascolti…nessuno mi ascolta- ribatté isterica, ormai, singhiozzando poco prima di chiudersi in bagno.
E poi il sangue sul pavimento, i polsi della quindicenne tagliati e la tragica corsa in ospedale, questo ricordava.


Dio, quanto si odiava per non aver ascoltavo.
Irene era morta, sua sorella, la sua piccola peste non c’era più, d’un tratto se ne era andata per sempre.
Era passato qualche anno, ma –ancora- non si era abituato, come poteva?
Si odiava, si detestava con tutto se stesso per non aver dato peso a quelle parole scritte sul Social.

Ci sono giorni in cui l’assenza è straziante, un macigno che imprime una tale pressione all’anima da annientarla, distruggerla, avvolgendola in un oblio tetro e disperato.

Lei soffriva, i suoi non erano capricci, avvertiva la mancanza di qualcuno.
Spesso si era interrogato se fosse questa la ragione che l’aveva spianta al tragico gesto, su chi fosse quel qualcuno: l’ex fidanzato, il nonno morto da poco; non lo sapeva e non lo avrebbe mai potuto sapere.
Lui, come tutti, non aveva ascoltato.
Aveva letto, sentito i pianti, ma non aveva capito l’importanza di quelle lacrime.
 
È quello che provo ricordando.

Spesso, rileggendo quel passo, si chiedeva se fosse accaduto qualcosa che Irene cerva di confessare, ma invano, poiché dinanzi a sé trovava solo un muro di persone indaffarate.
Si tormentava al pensiero che qualcuno avesse fatto del male a sua sorella, che qualcosa nella sua vita fosse bruscamente cambiato.
Una ragazzina, fino a pochi mesi prima della morte, sorridente si era suicidata in modo lento e doloroso. Perché?
Nessuno, ormai, avrebbe potuto saperlo.
 
Si malediva ogni qual volta ricordava quel giorno, ogni qual volta ripensasse alla scusa di tutti “è un’adolescente, spesso i ragazzi sono depressi per futili motivi”.
Il padre, psicologo affermato, lo diceva sempre, ma non aveva capito un cazzo.
Non aveva compreso la gravità di quello stato d’animo, no! Richard si curava solo dei suoi pazienti, Jimmy questo lo ricordava bene.
 
Nonostante sia trascorso del tempo, nonostante la benevolenza dei giorni, dei mesi, degli anni, nonostante il passato, il presente e, forse, l’avvenire, non riesco a rassegnarmi.
No, ancora non sono capace di andare avanti…
In fine Irene aveva scritto e suo fratello non riusciva proprio a capire a cosa si riferisse.

Se avesse subito una violenza sua madre se ne sarebbe accorta, Marta era una mamma attenta e se così fosse stato perché uccidersi proprio quel giorno?
No, Jimmy non sapeva cosa fosse accaduto, spesso se lo domandava e si tormentava rileggendo quel foglio stampato, quel post pubblicato dalla sorella il giorno prima della sua morte.
Era così maledettamente doloroso abituarsi alla sua assenza.
Ripiegò quel pezzo di carta, pagò e s’incamminò verso il cimitero.
 
-Adesso vorrei ascoltarti, ma tu non puoi parlare- disse con voce flebile guardando la tomba.
Si sedette a terra, poggiando la schiena sul marmo del loculo che ospitava suo nonno.
“Siediti con le spalle al muro, perché certe volte i pensieri hanno bisogno di aiuto per metterti dinanzi a quella consapevolezza che loro stessi vorrebbero negarti”
Ricordava le parole di quel saggio vecchietto che con un sorriso sdentato rallegrava i nipoti…anche lui gli mancava.
Con le spalle al muro affrontava il suo strazio: la consapevolezza che lui, come chiunque dei suoi amici sul Social, avrebbe potuto aiutarla ed evitare la tragedia.
Adesso Jimmy ascoltava il silenzio e in quello stesso silenzio ricordava i pianti di sua sorella da bambina, ricordava che sempre –di notte- piangeva.
Irene non era la bambina sorridente ricordata da tutti, spesso le lacrime bagnavano il cuscino e i singhiozzi attraversavano la parete che separava le loro stanze.
Anche allora, Jimmy, non aveva ascoltato.
Una nuova consapevolezza stava prendendo forma nella sua testa.
Si convinceva che qualcosa, realmente, era le successo.

 

…e il mio è un domani mancato.

Così terminava il suo ultimo post.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 




































 
 
 
 
 

_____________________________________________________________
Angoletto di Girl_in_Blu:

 

Allora sinceramente non so che dire, spero che abbiate apprezzato la lettura e vi chiedo umilmente di lasciare un commentino, avrei davvero bisogno di sapere cosa ne pensate, dato che questa storia mi ha coinvolta molto.

Che dire?
Non vuole essere una critica a nessun “social” quello della storia ha la maiuscola perché diciamo che esiste nel mondo di carta di Jimmy, ho fatto questa scelta per evitare di scriverne uno reale anche se c’è l’imbarazzo della scelta.
Ho pensato semplicemente che molti soffrono ma non sono ascoltati, tutto qui.

Non ho scritto il motivo del suicidio ed essendo la mia storia narrata dal punto di vista di Jimmy le sue sono congetture, è un fratello alla ricerca di risposte.
La parte iniziale in corsivo è lo scritto pubblicato da Irene sul “Social” al quale nessuno ha badato, ritorna poi nell’intero testo sempre in corsivo e in corsivo c’è anche il flashback del giorno della morte di Irene.
 
Dopo questa storia sono moralmente distrutta, ho perso sì dei cari e degli amici, ma mai un parente così vicino, per questo ci terrei a ricevere un vostro parere.

   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Drammatico / Vai alla pagina dell'autore: Girl_in_Blu