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Autore: Jack_Chinaski    01/09/2011    0 recensioni
Vi siete mai sentiti diversi?
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Non devi per forza raccontarmi cose personale, sai?
Possiamo iniziare anche da cose più frivole, che ne dici?”
Ricordo che quando cominciai a lavorare in questo “mattatoio ripulito” pensai come non avrei mai rimpianto di non essere nato nell’era in cui le cure si basavano su una quantità elevata di elettroshock, mi sbagliavo.
In teoria il mio compito era facile, parlare un po’ con loro, cercare di recuperare i recuperabili e imbottire di pillole multicolore che li facevano stare così bene gli altri.
Solo che il paziente numero 312, Guy Rocket, anche conosciuto come “L’ Alieno”, non sembrava disponibile a rispettare questo patto silenzioso fra dottore e paziente.
Ho imparato col tempo ad avere nella mia quotidianità una dose di personaggi strambi, solo che ogni tanto me ne capita uno, uno veramente assurdo e lo metto in cima alla mia classifica.
Solo che il tempo mi ha reso navigato, quindi trovare nuovi bizzarri da primo posto è divenuto sempre più difficile e anche quando mi capitava sapevo benissimo che prima o poi sarebbe arrivato un altro a prendere quel posto.
Ne ero convinto fino ad oggi, ma ora un'altra idea sembrava prendere possesso di me e delle mie viscere per farmi riempire la stanza di una verità vomitata.
L’ Alieno non l’avrebbe superato nessuno.
Sarebbe rimasto sul mio podio personale fino alla fine della mia carriera e dei miei giorni.
La cosa che me lo faceva portare con tanto orgoglio in palmo di mano era il suo mutismo.
Ne ero profondamente stupefatto!
Mi sono ritrovato davanti uomini con ogni tipo di disturbo ma nessuno che non avesse voglia di parlare, anzi a volte faticavo ad intromettermi nelle conversazioni poiché quando venivano o c’è li portavano con la forza da me divenivano come una disastrosa onda di parole che vuole battere giù una roccia di sordità comune, pieni di pensieri mai detti, ricordi rimossi e tornati per ferire.
Pur di parlare si creavano uno, cento, mille interlocutori personali nelle loro scatole craniche e sempre a disposizione.
Sembravano tutti impazziti soltanto perché nessuno li aveva mai ascoltati.
“Niente, eh? Va bene, per oggi puoi andare”
“Se le raccontassi tutto non servirebbe a niente”
Mi accorsi subito del mutamente della sua espressione, ne aveva portata una fredda e distaccata così a lungo da non apparirmi nemmeno più come la sua faccia ma come una maschera.
Ora invece sembrava stanco, emaciato come ad un uomo a cui si chiede di ripetere ancora una volta qualcosa che dice dal giorno della sua nascita.
“Perché pensi questo, Guy?”
“Perché lei è blu. Come loro”
“Loro chi? Aiutami a capire!”
“Non posso, non sono in grado. Mi dia quelle pillole e basta”
“Raccontami la tua storia, soltanto questo. Così magari capirò da solo…e ti darò le pillole”
“Va bene, tanto oramai non mi interessa più quelli che voi pensate di me.
Per tutta la vita mi sono sentito un diverso, un unico in mezzo a qualcosa di assolutamente comune.
Ma capiamoci, la mia non voleva essere presunzione o vanagloria, mi sentivo così e basta.
Solo che questo non stava bene a nessuno…come potevo io essere qualcosa di diverso?
Come diavolo mi permettevo di non desiderare lo stesso schifo di tutti gli altri e una volta servito nel piatto della mia vita dire: “Grazie!”?
Ero un mostro, un ingrato!
Così cominciarono a riempirmi di pillole, ne presi per tutta l’adolescenza poi questa passò e io ero rimasto ancora un giovane arrabbiato.
Solo che nella mia diversità, nella mia asocialità mi sentivo bene, stavo bene e non chiedevo altro.
Non volevo il male di nessuno, non volevo la morte di nessun ideale o modo di vivere e mai mi sarebbe passato di testa di urlare cose misogine alla gente.
Se un decennio di pillole non mi avessi tolto tutta la forza e il coraggio per farlo, avrei voluto soltanto sussurrare: Lasciatemi solo, per piacere.
Ma questo non andava bene, non era l’idea di giusto approvata da quella perenne commissione d’inchiesta che sono i tuoi familiari e le mie energie erano tutti bloccate nel non svenire ogni santo momento in cui vivevo in questo mondo.
Così accettai di vivere una vita non mia, accettai di fare quelle cose banali di cui parlano tutti e che possono portare alla pazzia.
La prova c’è l’ha davanti.
Tutto andava per il meglio, cioè io soffrivo come un cane ma lo facevo rigorosamente in silenzio e quindi era perfetto.
Solo che poi…”
“Cosa?”
“Sa cosa vuol dire vivere con la netta sensazione che tutto quello che fai e crei per proteggerti da te stesso, una bella mattina andrà in fumo perché il tuo Io uscirà fuori e reclamerà vendetta per la sua prigonia?”
“Sì”
“Ha vissuto quella mattinata?”
“Per mia fortuna, no”
“ Io si.
La causa siete stati voi.
Quando uscii di casa quella mattina per andare a lavoro, mi accorsi di essere circondato da una enorme quantità di esseri blu.
M’ero perso un invasione aliena per via di una dose maggiore di tranquillanti ieri sera?
Cosa avrebbe fatto lei? Sarebbe fuggito nel panico, vero?
Invece rimanevo tranquillissimo, quieto e mi guardavo intorno quasi con curiosità, cercando di capire come facessi a non farmi prendere dal panico.
Merito delle pilloline mattutine per il controllo dell’umore?
Possibile, ma c’era dell’altro e lo sapevo.
Alla fine capii, non era cambiato assolutamente nulla.
Era solo una questione di forma e colore, la maggior parte della gente è terrorizzata perché vede e riconosce in questi esseri qualcuno di assolutamente diverso da lui ma io…ero abituatissimo!
Lo trovavo divertente, in un certo qualmodo.
Così mi decisi ad affrontarli, magari loro erano più disponibili al dialogo dei miei vecchi vicini di galassia.
Ogni qualvolta io avevo un opinione diversa dalla loro, mi aggredivano, mi zittivano e se insistevo deridevano me e le mie idee.
Mi sentivo tremendamente solo, volevo piangere ma fu la furia di sapere di avere ragione a farmi insistere.
Volevo gridargli che questa era la mia terra,  che io ero quello giusto nel posto giusto ma poi mi resi conto che non era così.
Loro erano tutti uguali, tutti concordi ed erano dappertutto.
Occupavano spazio a perdita d’occhio, s’erano preso tutto e per quanto le loro idee fossero stupide, rivoltanti o sbagliate erano idee comuni, erano proprie di ognuno di loro e per questo diventavano giuste.
In realtà, mi resi conto, ero io quello sbagliato, ero io l’alieno.”
   
 
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