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Autore: Niahm    01/09/2011    2 recensioni
'Nate, se un giorno leggerai queste parole, ti chiedo, anzi ti prego di perdonarmi. Perché io, ti amo ancora.'
Kendra.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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E tutto scivola tra la pioggia. La mia vita, il mio cuore spezzato, i miei ricordi.
Guardo fuori dalle enormi finestre di casa Jackson e vedo solo acqua.
Acqua e fumo. Si, fumo, pordotto dall'asfalto caldo. 
Ed eccomi qui, appallottolata tra i cuscini dell'enormi divano bianco, con una penna in mano e questo foglio, quasi bianco, che si riempie di inchiostro blu mentre la mia mano fa scorrere veloce la penna su esso.
Non sono mai stata una "scrittrice". Non sono una di quelle persone che tiene un diario, annotandoci giorno per giorno la propria vita. 
Io ho sempre vissuto di ricordi. Ricordi belli e ricordi brutti e dolorosi.
Forse è un ricordo di quest'ultimi che mi spinge a scrivere.
 
Era una giornata calda e afosa di agosto. Me ne stavo su questo divano a rimpinzarmi di patatine alla paprica e lattine di Coca-Cola, davanti alla TV accesa, aspettando il ritorno di Nate con la mia bambina.
Ero intenta a fare "zapping" col telecomando, quando distrattamente diedi un'occhiata rapida al display. Era illuminato e segnalava che un nuovo messaggio era stato appena ricevuto.
"Vieni qui" diceva. 
Cosa poteva volere il fratello del mio ragazzo, da me? Contro voglia, mi alzai dal divano ripulendomi dalle briciole lasciate dalle patatine e presi un pezzo di carta. Non ci scrissi sopra molto. Solo alcune informazioni. Dove e con chi mi trovavo.
E questo fu il mio primo errore commesso quel maledetto giorno.
Ad ogni modo, mi misi in auto e percorsi quei pochi chilometri che separavano la mia villetta dall'appartamento di Mike, che divideva con il cugino gay Frederick.
Altro errore fu quello di entrare in casa, anche dopo aver sentito odore d'alcool. Era ubriaco fradicio. Non ebbi il tempo di chiedergli che volesse che lui mi addossò al muro bloccandomi con il suo corpo.
Non potevo muovermi. Letteralmente.
Il suo alito puzzava di Vodka e birra, mi trattenevo a stento dal non vomitare.
Le sue mani si fecero violente e ingorde sul mio corpo, insistenti in alcuni punti.
Stavo tremando.
Cercai più volte di allontanarlo. Farlo ragionare, dicendogli che era sbagliato, che io non lo volevo. Ma lui mi impediva di parlare, posandomi le sue labbra sulle mie, obbligandomi a ricambiare i suoi baci bavosi.
Mi strappò i vestiti di dosso. Volevo che qualuno lo fermasse. Avevo paura.
Obbligandomi ad entrare nella sua camera da letto, mi gettò sul letto affrettandosi a mettersi sopra di me.
Nel momento esatto in cui lui penetrò in me con una strana violenza capii che lui aveva vinto. Aveva ottenuto quello che voleva.
 
Mi accorsi che Nate era presente nella stanza, solo quando chiamò il mio nome. Era disgustato. Il suo volto lo mostrava bene. Era ferito, si sentiva tradito e non potevo biasimarlo.
Si fiondò contro Mike colpendogli repetutamente viso e petto.
Se ne andò senza lasciarmi la possibilità di spiegare.
Mi considerava una sgualdrina, una puttana.
Me l'aveva detto chiaramente senza giri di parole.
 
E mentre rileggo queste poche righe, i ricordi riaffiorano con violenza.
Non so nemmeno perché ho scritto tutto ciò.
Sta di fatto, che aver raccontato la verità ad un pezzo di carta, mi fa sentire, almeno in parte, alleviata dalle mie colpe.
 
'Nate, se un giorno leggerai queste parole, ti chiedo, anzi ti prego di perdonarmi. Perché io, ti amo ancora.'
 
                                                                                                                          Kendra.
  
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