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Autore: Tsuki Hoshizora    02/09/2011    1 recensioni
A volte i ricordi riaffiorano quando meno te lo aspetti, portando con sé melodie antiche, sensazioni perse, legami un tempo saldi e adesso irreparabilmente distrutti dagli eventi del passato; e, per quanto tu possa cancellare temporaneamente quei momenti, le persone con cui li hai vissuti li riporteranno sempre in superficie, un po' come la risacca che abbandona sulla spiaccia i gusci vuoti delle conchiglie.
Alex, sua sorella maggiore, era per Alice lo scheletro di un armadio che non aveva mai avuto il coraggio di chiudere: quelle che una volta erano state due persone unite dall'affetto reciproco, erano adesso separate dal rancore.
Genere: Fluff, Malinconico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Inghilterra/Arthur Kirkland
Note: nessuna | Avvertimenti: Gender Bender
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Per chi volesse ascoltarsi anche la magnifica canzone a cui mi sono ispirata, si chiama "Sleepsong" ed è dei 'Secret Garden'. Del resto, questa è una song-fic.. L'ho trovata in un video ScoziaxInghilterra, se vi è familiare, probabilmente è per questo!
Ho scelto i loro genderswap principalmente perché la voce nella canzone era femminile, ma sicuramente Male!Scozia non si sarebbe messo a cantare niente di simile xD
Buona lettura ^_^
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C'erano una volta due sorelle, ora non più.

May you bring love and may you bring happiness..
Be loved in return to the end of your days!
Now fall off to sleep, I'm not meaning to keep you,
I'll just sit for a while and sing loo-li, lai-lay~

 Alice aprì improvvisamente gli occhi, ancora distesa sul divano in salotto. Finita buona parte del proprio lavoro, si era stesa un attimo per riposare e si era addormentata senza volerlo.
Cos'era quella melodia? L'aveva udita in sogno, pur non ricordando niente di quest'ultimo. Suonava quasi come un vecchio ricordo! Eppure, per quanto si sforzasse di collegarlo a qualche evento passato, non le veniva in mente niente.. Puntò i propri occhi verde smeraldo al soffitto per qualche altro minuto, poi si arrese e stancamente si massaggiò le tempie.
Quella dolce voce femminile che cantava ancora nelle sue orecchie non apparteneva a nessuno di sua conoscenza. Forse l'aveva ascoltata senza rendersene conto in televisione, durante qualche programma per bambini; al diavolo, come se le importasse qualcosa, aveva altro a cui pensare adesso.
Si alzò e tornò nel suo studio, dopo aver indossato nuovamente i suoi occhiali dalla montatura rossa: c'erano così tanti documenti da leggere, così tanti resoconti da stilare. Le sue giornate erano sempre terribilmente piene, aveva a malapena il tempo di respirare. Desiderava con tutta se stessa una bella tazza di té classico, accompagnato magari da qualche pasticcino. Insomma, una pausa dedita al relax e alla tranquillità.
Stava per accomodarsi a sedere, quando sentì distintamente il campanello suonare. Emise un sospiro un po' rassegnato e tornò indietro sui propri passi, raggiungendo la porta all'entrata di casa sua. Chi poteva essere a quest'ora del pomeriggio? Non doveva incontrare nessuno! Beh, chiunque fosse, stava suonando con insistenza sempre maggiore, dandole ai nervi.. Non c'era alcun bisogno di insistere in modo così pressante, che le dessero almeno il tempo di camminare, non aveva certo voglia di correre.
«Arrivo!», disse a gran voce, per poi afferrare la maniglia ed aprire la porta, visibilmente seccata.
«Finalmente ti degni di aprire la porta.. Sei un po' lenta, sai?», chiese retorica e con sottile ironia Alex, una sigaretta fra indice e medio della mano destra, mentre esalava dalla bocca una scia di fumo biancastro. La sorella maggiore che sopportava di meno era adesso davanti a lei, in tutta la sua arroganza e sfacciataggine. L'umore di Inghilterra non poté che colare ulteriormente a picco.
«Spero tu sia qua per un valido motivo e non semplicemente per infastidirmi.», rispose atona e gelida, facendosi comunque da parte per farla passare. Cosa voleva da lei? Era impegnatissima, se le avesse fatto perdere tempo inutilmente gliel'avrebbe fatta pagare! La scozzese si divertiva spesso a stuzzicarla, sapendo del caratteraccio che si ritrovava.. Ma oggi proprio non era giornata, non dopo aver riposato male a causa di quel sogno che proprio non riusciva a ricordare.
«Prima mi scleri al telefono insistendo perché ti porti questi documenti e poi mi tratti così? Sarei tentata di non darteli e tornaremene a casa.. Però sarebbe una grandissima seccatura anche per me, dopo essermi scomodata a venire fin qua perfino con questa maledettissima pioggia!», esclamò l'altra a disagio, riportandosi la sigaretta alle labbra ed entrando, dopo essersi pulita gli stivali sporchi d'acqua e fango sullo zerbino. Non è che Alex odiasse la pioggia, semplicemente era poco abituata ad averci a che fare tutti i giorni. L'inglese invece ci conviveva dalla nascita, nonostante le portasse alla mente brutti ricordi.
«Oh, giusto, quei documenti.», accennò in un sussurro vagamente distratta, afferrando la cartellina di plastica che Scozia le porgeva, aprendola e sfogliando il suo contenuto, giusto per controllare che non mancasse niente. Poi le arrivò al naso il fastidiosissimo odore del fumo di sigaretta, facendola tossire.
«C'è un posacenere in salotto, spegni quella dannatissima cosa! A casa tua se vuoi puoi anche fumare, ma qua no..» , aggiunse Alice accigliata, tappandosi il naso fra pollice e indice della mano sinistra.
«Come desidera, my lady~», disse sarcasticamente la scozzese, sorridendo con velato disprezzo e accennando un inchino tanto per prenderla in giro. L'inglese alzò gli occhi al soffitto, ignorandola e tornando a leggere quanto teneva ancora in mano, mentre l'altra si dirigeva con fare svogliato verso il salotto.
Dopo qualche istante la seguì, notando compiaciuta che aveva fatto quanto richiesto. Si sedette sul divano opposto rispetto a quello dove stava Scozia, accavallando le gambe e continuando nella sua lettura.
«Senti, non è che avresti dello Whisky?», chiese poi inaspettatamente Alex, le braccia incrociate dietro la testa, mentre si guardava intorno poco interessata.
«Pensavo non vedessi l'ora di andartene. Beh, comunque sì, ce l'ho..», rispose la ragazza alzando la testa dai fogli ed osservando l'altra con un sopracciglio alzato, vagamente sorpresa.
« Non intendo mettere piede fuori di qua fino a che non smetterà di piovere! Bene, gradirei un bicchiere.», aggiunse, senza premurarsi di usare parole di cortesia, quasi pensasse che tutto ciò che chiedeva le fosse dovuto. Tipico della sorella maggiore.
Alice annuì appena con un cenno della testa, riponendo i documenti al suo posto e posando la cartellina sul tavolo in legno al centro della stanza, per poi dirigersi in cucina. Aprì un'anta del frigorifero, prese la bottiglia e la ripose sopra ad un vassoio in acciaio dalla forma rotonda, assieme ad un bicchiere di vetro. Non che fosse disposta a farsi comandare a bacchetta! Semplicemente sapeva che aspettarsi un qualsiasi tipo di ringraziamento da parte della scozzese era inutile.. Perché creare attrito per un semplice alcolico? Tanto valeva accontentarla e pazientare fino a che non se ne fosse andata.
Sollevò il vassoio con entrambe le mani e si apprestò a tornare dall'altra, quando qualcosa la fece arrestare bruscamente in mezzo alla sala da pranzo. Alex stava canticchiando una canzoncina familiare, la voce adesso delicata e morbida. Quella melodia, quella voce; erano le stesse che aveva udito mentre dormiva. Spalancò gli occhi e le labbra si aprirono appena in un'espressione quasi scioccata: ebbe un flash-back, qualcosa che apparteneva ad un tempo ormai lontano e dimenticato da entrambe.

-

«Sorellona, hanno smesso di inseguirci?», chiese la più piccola delle due, il fiato corto a causa delle corsa. Aveva ancora le lacrime agli occhi ed uno sguardo terribilmente spaventato. Indossava un mantello con cappuccio verde militare, i capelli lunghi e biondi legati in una coda alta. Faceva fatica a stare al passo con l'altra, mentre continuava a guardarsi alle spalle.
«Per fortuna sì, ma più ci allontaniamo e meglio è!», rispose allora la più grande, un sorriso vittorioso stampato in volto. Anch'essa aveva il respiro accellerato, però sembrava essere molto più abituata della sorella minore a scappare.
Ciò che accomunava le due era tutta una serie di graffi e lividi alquanto visibili sulle loro facce, oltre alla consistente quantità di terreno sparsa sui vestiti, assieme a delle tracce verdi causate dalla vegetazione. Sembrava si fossero appena rotolate per terra in una rissa, a giudicare dal sangue che colava lento dal labbro spaccato della sorella maggiore.
La più piccola continuava a rallentare, sempre più stanca. L'altra se ne accorse.

«Vuoi che ci fermiamo un po' per riposare?», chiese quindi girandosi e sorridendole gentilmente.
«Sì.. Mi fanno male le gambe.», rispose mesta la bambina. La ragazza quindi le prese la mano, portandola al riparo dal sole cociente del pomeriggio sotto ad un albero.
Intorno a loro si estendeva a perdita d'occhio un paesaggio ricco delle più variegate sfumature di verde. Le creature magiche lo popolavano da tempi immemori e le sorelle rispettavano con cura quest'equilibrio naturale, quindi non si stupirono affato delle fatine che improvvisamente svolazzarono loro attorno curiose dei nuovi arrivati.
La maggiore si sedette abbandonando la schiena contro il tronco, emettendo un sospiro sollevato. Aveva lunghi capelli rosso fuoco, perfettamente lisci, e due intensi occhi verde smeraldo, identici a quelli della sorellina.
Quest'ultima le si sedette accanto, per poi posarle la testa in grembo e accucciarsi contro di lei. Socchiuse gli occhi e li fisso nei suoi, sorridendo apertamente. La loro vita, del resto, era una continua fuga, uno scontro giornaliero con la gente selvaggia che popolava allora quei territori.

«Vuoi dormire un po'? Ti sveglio appena dobbiamo ripartire!», disse ricambiando il sorriso con dolcezza e prendendo ad accarezzarle il capo.
La piccola annuì chiudendo del tutto gli occhi, mentre la maggiore cominciava ad intonare un'antica ninnananna. Aveva una voce magnifica, qualcosa di estremamente piacevole da ascoltare. Era tanto melodica da attirare persino l'attenzione degli unicorni, i quali raramente si mostravano all'occhio umano e solo in occasioni estremamente speciali.
La sorella minore ridacchiò compiaciuta, muovendo la testa e sistemandosi meglio. Avrebbe voluto che quel momento durasse in eterno.

-

Fu solo un attimo ed Alice era nuovamente tornata alla realtà. Rimase immobile dove si era bloccata, senza muovere un muscolo. Poi cominciò a tremare, mentre gli occhi le si inondavano di lacrime calde e tristemente amare.
Quella sensazione di serenità che avevano condiviso era andata in fumo col tempo, disperdendosi nell'aria e sparendo per sempre. Davvero le aveva cantato una ninnananna tanto piena d'affetto? La persona che un tempo chiamava sorella non esisteva più! Erano arrivate ad odiarsi, a detestarsi, a non sopportare l'una la presenza dell'altra.. E adesso quel salto nel tempo.
L'altra sembrò finalmente accorgersi della sua presenza, perché si girò di scatto, interrompendo quel suo canticchiare sovrappensiero. La scozzese sembrava piuttosto sconvolta dal dolore dipintosi in volto alla ragazza, ma non ne capiva davvero il motivo.

«Perché cavolo stai piangendo?!», esclamò alzandosi in piedi e raggiungendola, per poi pararglisi davanti. La fissava piuttosto confusa, mentre teneva le mani serrate a pugno contro i fianchi.
«Per nessun motivo in particolare..», disse semplicemente l'inglese, tirando sù col naso ed abbassando la testa dispiaciuta. Non poteva parlargliene ed anche se lo avesse fatto, l'altra non le avrebbe minimamente creduto. Quasi sicuramente le avrebbe riso in faccia.
«Finiscila che mi rovini il drink.», aggiunse con tono seccato, togliendole malamente il vassoio di mano e andando a posarlo sul tavolino accanto alla cartellina. Alex non si preoccupò oltre, si limitò semplicemente a sedersi nuovamente sul divano e a prendere il bicchiere in mano, bevendo avidamente il suo contenuto.
L'altra non si era mossa. Aveva osservato la schiena della sorella maggiore allontanarsi da lei, in silenzio.

C'erano una volta due sorelle, ora non più.

   
 
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