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Autore: Kiary92    02/09/2011    2 recensioni
La storia di una ragazza: Angelica, che cerca di avere una vita tranquilla benché abbia compito davvero strano; diverso, più che altro. Questa ragazza fa parte di una misteriosa Agenzia, la quale la ingaggia per missioni, a volte pericolose, contro strane “entità” corporee e non; anche se la gente comune li chiama fantasmi e demoni. Il suo compito, e quello degli altri agenti chiamati anche Demons Hunter, è quello di sterminare ogni demone, e convincere i fantasmi con aure maligne di altri a “passare oltre” a trovare la pace in un altro posto. Benchè compia questo insolito mestiere, anche Angelica ha una vita normale: va a scuola come una semplice diciottenne, viene trascinata in strane feste dai suoi amici, nonché compagni di classe, litigi e risse con la più odiosa delle compagne e, chi può dirlo, magari troverà anche l’amore, chi lo sa? Magari sotto forma di un bellissimo ragazzo dagli occhi blu? Tra un insolito incontro in biblioteca, varie vicende sui banchi di scuola e, diciamolo chiaro e tondo, momenti di vera sf...ortuna, ecco a voi, la storia di una Demons Hunter. Una cacciatrice di demoni.
Genere: Romantico, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Sabato, 13 agosto 2016
Non appena sento il campanello suonare un paio di volte come solo una persona sapeva fare, tento di alzarmi dal divano, una cosa semplicissima, peccato che sono più di otto mesi che mi porto dietro una pancia enorme che mi fa persino perdere l'equilibrio. Apro la porta d'entrata e, con un pulsante, anche il cancelletto, aprendo al temibile trio: Elisabeth, Alice e Vittoria. Quando mi raggiungono mi stritolano un in abbraccio, facendo attenzione al pancione.
- Allora, come stai? - mi domanda Vittoria, accarezzandomi la pancia.
- Ormai i nove mesi sono scattati, ma questi due proprio non vogliono saperne di uscire -
Eh sì, proprio così! Sono due. Presto avrò due paffutissimi e pacioccosi bambini da ricoprire di baci e di tantissime coccole. Ho 26 anni per niente. Mi sono rincitrullita diventando vecchia, si é notato? Comunque, ancora ricordo il primo appuntamento con la dottoressa Rossi. Quella era pazza forte...
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Dopo una bella stritolata di mano la dottoressa Rossi mi fa sedere su una comoda poltroncina e mi osserva. La dottoressa è molto più bassa di me, forse è alta un metro e cinquanta, ha i capelli castani tenuti abbastanza corti e sparati in tutte le direzioni, gli occhi dello stesso colore e, in quel momento, li teneva socchiusi per osservarmi dall’alto in basso.
- Lei è Angelica? -
Annuisco semplicemente.
- Beh, può dirmi i sintomi che accusa? -
- Sono diverse settimane che ho una nausea tremenda e...-
- E poi vomita -
Ma questa donna legge nella mente? - Sì e... -
- Subito dopo ha fame -
- Inoltre mi sento -
- Stanca - finisce la donna al posto mio, incrociando le braccia al petto - Angelica, hai considerato la possibilità di essere incinta? -
Cosa? No, non può essere...ok può essere - No, ad essere sincera -
- No? -
- Ho avuto molto da fare ultimamente e non ci ho dato molto peso - rispondo.
- Possiamo scoprirlo in neanche dieci minuti. Oppure può farlo comodamente a casa con suo marito -
Faccio un respiro profondo - Facciamolo -
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- Vedrai che nasceranno presto - mi rassicura Vittoria, riscuotendomi dai miei pensieri.
Solo ora mi rendo conto di essere ancora sulla porta d'entrata, che chiudo dopo aver fatto accomodare le tre amiche.
Elisabeth, dopo soli due anni di università, ha dovuto lasciar perdere e sposarsi in fretta e furia con Sergio alla scoperta di una gravidanza. Ora i due hanno una bellissima e terribile bambina identica in tutto e per tutto alla madre. Vittoria si era da poco sposata con il solito e premuroso Davide, con una cerimonia semplice, con pochi invitati. La cena non la ricordo perché ero leggermente stordita dalla sbronza presa la sera prima alla festa di addio al nubilato con degli spogliarellisti niente male. Alice, la pazza Alice, invece era ancora a piede libero e single: con Federico non aveva funzionato, ma erano rimasti in buoni rapporti, ed ora aspettava che il vero principe azzurro la trovasse.
- Il tuo adorato maritino? - mi domanda Elisabeth, accendendo la televisione e cambiando velocemente i canali.
- Dovrebbe tornare tra poco -
Ok, non ve l’ho detto: mi sono sposata con Matteo. Mi sembrava ovvio, non sono una che va in giro a fare figli con tutti.
È successo durante una vacanza a Parigi, dopo la mia laurea in economia e commercio...
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Venerdì, 18 luglio 2014 - Ore 21.36
Parigi - Hotel Chambiges Elysées
Dopo una cena al ristorante, abbiamo girovagato per le vie della città, che ormai, anche dopo due settimane, conoscevo a memoria, ed ora stiamo passeggiando lungo le Champs-Élysées, sotto un cielo stupendo cosparso di stelle, mano nella mano. Lancio un'occhiata a Matteo e gli sorrido - Matteo? -
- So cos'hai in mente -
Lo fermo e gli getto le braccia al collo, avvicinandomi alle sue labbra - Allora assecondami - sussurro in tono malizioso - Non lo senti anche tu questo desiderio sconvolgente? -
Matteo sospira ed alza gli occhi al cielo - No, ma...torniamo all'hotel -
- Avanti Matteo, siamo a Parigi! Cosa vuoi fare l'ultima sera di vacanza? -
- Non quello che hai in mente tu -
- Ti prego! Toglimi questa voglia! - esclamo con un sorriso - Fammi mangiare un bel gelato! -
Lui sospira nuovamente, rassegnato - Ok, hai vinto -
- Merci -
Dopo essere tornati all'hotel abbiamo raggiunto la nostra camera e abbiamo entrambi mangiato un bel gelato fresco, io al cioccolato e lui alla nocciola. Finito di mangiare ci sediamo sul divanetto piazzato di fronte ad un mobile in legno con un televisore appoggiato sopra. Matteo non smette mai di fissarmi e gli lancio un sorriso - Che c'è? So che non sono un granché i Griffin in francese ma é sempre meglio di niente -
- Non era a quello che pensavo - dice lui, ricambiando il mio sorriso - Stavo pensando ad un'altra cosa, ad una cosa da chiederti -
Chiedermi? Cosa potrebbe mai chiedermi? - E cosa vorresti chiedermi? -
Matteo si alza il piedi e mi porge la mano per aiutarmi a fare lo stesso, dopodiché, dopo aver spento il televisore, si inginocchia davanti a me tenendomi la mano con la sua, mentre con l'altra afferra un piccolo cofanetto blu - Angelica Vetra, c'è una cosa che avrei dovuto chiederti tanto tempo fa - iniziò aprendo il cofanetto per mostrarmi un semplice anello d'argento con un piccolo diamante incastonato sopra. Non riesco né a pensare né a fare qualcos'altro. Me lo sta chiedendo veramente?
- Angelica Vetra, vuoi sposarmi? -
Non ci penso due volte ed annuisco, con le lacrime agli occhi - Sì -
Matteo mi mette l'anello al dito e mi sorride - La futura signora Dall'Angelo - dice alzandosi di nuovo in piedi.
Gli salto al collo e lo bacio con passione - Ti amo -
- Anch'io ti amo, ma ho tanta paura...-
Lo guardo, inarcando un sopracciglio - Perché? -
- Chissà quanti soldi spenderai per il matrimonio -
Mi metto le mani sui fianchi - Ah, é solo per questo? -
Lui annuisce e mi avvicino al suo orecchio - Credo che ne valga la pena per la prima notte di nozze, no? -
Matteo, a quella frase, mi prende in braccio e mi butta sul letto - Allora é meglio fare delle prove -


Mi sveglio all'improvviso sperando che quello che era successo qualche ora prima non fosse soltanto un sogno, e mi giro, osservando Matteo che dorme come un bambino.
Guardo l'ora e mi alzo in piedi, indossando il minimo indispensabile per coprirmi ed esco sul balcone, appoggiandomi al muro con le braccia incrociate, ed osservo il cielo ancora scuro tingersi di un lieve chiarore. Osservo per un istante la Tour Eiffel spiccare sul paesaggio, poi abbasso lo sguardo per osservare le poche persone per strada, alcuni che facevano jogging e altri che portavano a spasso il proprio cane. Spero che nessuno riesca a vedermi con solo la biancheria addosso.
- Ehi? -
Mi giro e guardo Matteo che mi guarda a sua volta con un occhio chiuso e l'altro socchiuso - Parli con me? -
- Sì. Perché non vieni qui prima che la mia futura mogliettina torni e ci scopra insieme -
Non riesco a fare a meno di ridere e mi stendo di nuovo sul letto, accanto all'uomo - Tra qualche ora andiamo a fare l'ultima colazione e poi dobbiamo preparare le valigie -
- Ok -
- E sottolineo dobbiamo, perché l'ultima volta... -
Matteo riesce a zittirmi mettendosi sopra di me e baciandomi con passione.
Che stavo dicendo? Boh.
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Morale della favola: dopo la colazione avevo preparato le valigie e lui, per ringraziarmi, mi ha tenuta occupata per un paio d'ore e abbiamo perso l'aereo.
Comunque, ci siamo sposati il 4 dicembre 2014. Col cavolo che mi sposavo d’estate! Che figura facevo se mi presentavo all’altare bianca come uno straccio in pieno luglio? Ma, fortunatamente, il giorno delle nozze ero decisamente più scura del vestito bianco!
Malvagio vestito bianco 0 Angelica 1. Tiè.
Tutto questo grazie alla mia cara amica Elisabeth, che mi ha fatto da testimone, che mi ha praticamente costretta a fare delle lampade.
Abbiamo comprato una casetta in mezzo al nulla più assoluto e dopo più di un anno di matrimonio, lo scorso febbraio, dopo la visita dalla dottoressa Rossi, puff: il miracolo della vita, la storia dell’ape e del fiore o della cicogna.
Non smetterò di dire queste puttanate finché i miei bambini non saranno abbastanza grandi per capire. Non ho intenzione di scandalizzarli. Matteo l’ha presa abbastanza bene a quanto ricordo...
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Matteo mi apre la portiera dell'auto e mi fa accomodare, poi fece il giro e si mise al volante.
- Sai...ho una sorpresa - dico all'improvviso, guardando fuori dal finestrino. La prenderà bene?
- Per me?-
- No, per Afrodite - sbuffo voltando lo sguardo verso di lui.
- E che regalo puoi fare al gatto? Non sa nemmeno cos'é un regalo -
- Matteo...- sussurro - Certo che é per te, non é proprio un regalo, diciamo pure una notizia -
- Me la dici ora?- mi chiede il mio dolce maritino, con un sorriso sulle labbra.
- Tesoro siamo in tre adesso -
- Ma certo che siamo in tre - sussurra lui, mentre trafficava con la radio della macchina.
Eh? - Lo sai? Com’è possibile?-
- Se la matematica non é un'opinione...io, tu e Afrodite -
- Non sto parlando del nostro gatto -
- E allora a cosa ti riferisci? -
- Potresti rallentare che magari inchiodi in mezzo alla strada? -
- Ma dai Angelica...-
- Ok, così a bruciapelo...poi non ti lamentare...-
Silenzio.
- Allora?-
- SONO INCINTA! -
Matteo inchioda all'improvviso in mezzo alla strada proprio come avevo previsto. Mi giro verso di lui, un po’ preoccupata - Tesoro?- sussurro appena, vedendo il marito immobile come una statua e con il respiro affannato - Matteo? -
- Tu cosa? -
- Aspetto un bambino. Aspettiamo un bambino - sussurro dolcemente accarezzandogli la guancia.
- Ma é....fantastico!! -
Sorrido - Felice?-
- Non sono mai stato più felice di così! E quando l'hai scoperto?- mi chiede facendo ripartire la macchina.
- Questa mattina. Sono andata all'appuntamento con la dottoressa e...puff...incinta -
- Un bambino...ti rendi conto? -
Sorrido e torno a guardare fuori dal finestrino - Ti rendi conto che mi verrà una super pancia?-
- Oh ma tu sei bella lo stesso -
- Con una pancia che sembrerò una balena -
- Allora, quando avrai una super pancia, sarà il giorno in cui troverò sexy le balene -
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In quel momento pensavo che fosse soltanto un bambino, ma poi, alla prima ecografia con la dottoressa Rossi, ne sono saltati fuori due e il termine “super pancia” era decisamente appropriato per la situazione. Matteo, alla notizia, aveva rischiato di avere un infarto mentre io mi sono limitata a piangere come una deficiente.
- Hai uno stereo in camera tua? - mi domanda Elisabeth ad un tratto, facendomi tornare alla realtà.
- No, ma dovrei averne uno nel ripostiglio. Puoi prenderlo ed attaccarlo dove vuoi - dico - Ma a cosa ti serve? -
- Adesso lo scoprirai -
A quella risposta intuisco le intenzioni della rossa. Non dovevo dirle dello stereo.
Elisabeth spegne la televisione e si alza in piedi, osservandomi in modo diabolico. So già che quello che ha appena macchinato la sua testolina pacata è sicuramente qualcosa di altamente stupido ed imbarazzante, quasi quanto girare per strada e rompere i finestrini delle macchine parcheggiate cantando “Carglass ripara, Carglass sostituisce”. Ricambio il suo sguardo con un’occhiata di ammonimento e provo ad incrociare le braccia e, quando finalmente capisco che non riesco nemmeno a farlo, mi metto le mani sui fianchi - Elisabeth Hall, dimmi esattamente cosa sta sfornando la tua mente -
La rossa mi si avvicina lentamente, senza mai abbandonare il sorriso diabolico sulle labbra, e mi prende le mani per aiutarmi ad alzarmi in piedi - Adesso lo scoprirai -
Aiuto. SOS. Help. Che faccio adesso? Come posso sfuggirle stavolta?
Potrei mettermi ad urlare dicendo che mi si sono rotte le acque...non male come idea!
- Se stai pensando di metterti ad urlare sbraitando in tutte le lingue che ti si sono rotte le acque, abbandona subito ogni speranza perché non ci casco -
Come non detto. Devo ammettere che alcune volte Elisabeth mi fa veramente paura - Ti prego - inizio, facendo gli occhi dolci e portandomi entrambe le mani alla grossa pancia - Abbi pietà per una donna incinta -
- Stai tranquilla. Fidati di me -
Perché non ne sono tanto sicura? Perché penso che voglia truccarmi come una prostituta e farmi cantare solo per fare il video e metterlo su Youtube? Tanto non serve a niente pensare. Già, perché in questo preciso istante Elisabeth mi trascina su per le scale contro la mia volontà, mentre Alice e Vittoria ci seguono senza fiatare.
- Eli, la povera futura mamma non dovrebbe fare sforzi - interviene Vittoria e vorrei darle un bacio per aver tentato di fermare la furia rossa - Insomma, è pur sempre incinta. Non ha quella pancia per tutti i krapfen che ha mangiato ultimamente -
Ah, i krapfen...comunemente noti come “bomboloni”. Almeno credo. Da piccola li chiamavo sempre così, poi ho scoperto che si chiamano krapfen. Com’è strana la vita!
- Grazie, Vittoria - dico come se fossi un robot. Sono d’accordo con lei, ma non riesco a fare a meno di ringraziarla con questo tono freddo.
- Ehi sto cercando di salvarti la pelle! -
- Mi hai fatto venire voglia di krapfen -
Elisabeth, intanto, continua a trascinarmi e, dopo aver recuperato lo stereo dal “ripostiglio degli orrori” raggiunge la stanza che divido con il mio adorato marito (sperando che torni presto a casa per salvarmi da questo diavolo) e mi fa sedere sul letto, mettendosi alla ricerca di una presa della corrente per attaccare lo stereo.
Elisabeth, dopo aver esultato ed acceso lo stereo, estrae un cd, visibilmente taroccato, e lo mette nello stereo - Li legge gli mp3? -
Ma che cazzo di domande fai? Siamo nel 2016, vuoi che vendano uno stereo che non legge neanche gli mp3? - Non lo so -
- Sì, li legge -
- Ehi Angi! Non pensavo che avessi un colluttorio che si chiama “L’Angelica”! - esclama Alice, mentre mi si avvicina con due strani oggetti non identificati: un rossetto e qualcos’altro di cui non so nemmeno il nome, forse fard o ombretto. Boh. Riesco soltanto ad essere terrorizzata.
- Beh...è alla menta, chi se ne frega se io, Angelica, uso un colluttorio che si chiama “L’Angelica” -
- Devi ammettere che è strano forte! - urla ancora Alice, afferrandomi la faccia e mettendomi il rossetto alla caz...ehm...alla bell'e meglio.
La allontano immediatamente - Alice, sei una persona ricca di prospettive. Ma se ti allontani da me, posso ammirarti in una prospettiva migliore -
- Dai, lasciati truccare! -
- No! - esclamo mentre lei si riavvicina e cerco in tutti i modi di oppormi, ma combattere contro Alice voleva dire perdere sin dall’inizio.
Quando la mora finisce di truccarmi passa ad Elisabeth, facendole dei segni rossi sulle guance come se fosse una giocatrice di football. La rossa, per vendetta, trucca Alice come una Geisha che si è appena svegliata.
- Ragazze, non penso sia una buona idea - insiste Vittoria, facendosi piccola piccola sotto le occhiate delle due donne, che, dopo aver riso per niente come due deficienti, si tolgono le scarpe e iniziano a saltare sul letto, mentre dallo stereo esce la vecchia canzone di un vecchio film: Burlesque. In poche parole, il burlesque è l’arte di sedurre con un pizzico d’ironia. A parer mio basta solo vestirsi da infermiera o da poliziotta e mostrare un po’ le tette...mah.

It’s a cold and crazy world that’s ragin’ outside
Well baby me and all my girls are bringin’ on the fire
Show a little leg, gotta shimmy your chest
It’s a life, it’s a style, it’s a need, it’s Burlesque

EXPRESS, love, sex
Ladies no regrets
EXPRESS, love, sex
Ladies no regrets

Been holding down for quite some time and finally the moment’s right
I love to make the people stare
They know I got that certain savoir-faire

Fasten up
Can you imagine what would happen if I let you close enough to touch?
Step into the fantasy
You’ll never want to leave, baby let’s give it to you…Why?
 
It’s a passion, and emotion, it’s a fashion, Burlesque
It’ll move, goin’ through you, so do what I do, Burlesque
All ladies come put your grown up, boys throw it up if you want it
Can you feel me, can you feel it? It’s Burlesque.

- Ma cosa diavolo ci fate sul mio letto?!?- urla qualcuno all’improvviso, attirando l’attenzione di tutti.
Lancio un lungo sospiro alla vista di Matteo, sulla porta, con le mani sui fianchi, che guardava Elisabeth ed Alice saltare sul letto, truccate come delle transessuali, che cantavano la canzone successiva del cd. Matteo indossa una camicia bianca con sopra una cravatta e un paio di jeans lunghi e scuri benché sia agosto, ma deve andare così al lavoro e io non mi lamento. È così sexy con la camicia! Se non fossi incinta lo prenderei e saprei cosa fare nel ripostiglio degli orrori.
- My umbrella! Ella ella ella eh eh vuoi una mortadella ella ella ella eh eh no grazie preferisco la mozzarella ella ella ella eh eh con un pò di salamella ella ella ella eh eh Matteo come sta tua sorella ella ella ella eh eh ti regaliamo una padella ella ella ella eh eh una proprio bella ella ella ella eh eh - urlano le due donne all'unisono come se niente fosse.
Vittoria, ai piedi del letto, ancora in se e senza nemmeno un filo di trucco da prostituta, mi si avvicina e mi fa alzare dal letto, allontanandomi da quelle due psicopatiche - Io ho provato a fermarle ma...- dice lei all'uomo.
- Non ti preoccupare - risponde Matteo, dandomi un bacio per salutarmi quando sono al suo fianco - Come stai? -
- Voglio un gelato -
- Amore, tra un po’ esplodi a forza di mangiare gelati -
- Non me ne frega una mazza! -
Mio marito sospira e allenta il nodo alla cravatta - In cucina c’è un’altra vaschetta di gelato -
Lo bacio e gli sorrido - Vai. Ci penso io a queste due -
- Sei sicura? -
Annuisco - Una volta ero una cacciatrice di demoni, ricordi? -
- Ma adesso non riesci nemmeno a raccogliere le cose che ti cadono per terra -
-_-’’ Questa battuta dovevo immaginarmela - Vai a prepararmi il gelato sennò mi arrabbio - dico, dando una pacca sulla spalla a Vittoria - E tu vai a dargli una mano. Qui me ne occupo io -
I due dopo aver alzato le spalle, si girano e mi lasciano sola con le due psicopatiche - Voi due! - urlo con tutto il fiato che ho in gola, superando il volume dello stereo ed attirando l'attenzione di Alice ed Elisabeth, che smettono di saltare e mi guardano senza dire niente.
- Scendete immediatamente dal mio letto senza fare storie, andate a togliervi quella cosa dalla faccia e datevi una calmata! Sono stata chiara? -
Le due donne ghignano in modo diabolico e scoppiano poi a ridere. Solo ora ricordo di avere un quintale di rossetto e altra roba sulla faccia, e di certo sembro tutt’altro che seria. Vado in bagno, proprio di fronte alla mia camera, e provo a togliermi quella roba dalla faccia, nella speranza che sparisca completamente. Solo quando non vedo nessun altro segno ritorno in camera, seria come non mai, e punto l'indice contro le due donne - Scendete immediatamente, andate a lavarvi la faccia e andate di sotto -
Le due, dopo un sospiro, scendono dal letto - Ok, mamma -
Mi metto le mani sui fianchi e le lascio passare e, dopo aver aspettato che si pulissero il viso, le seguo al piano di sotto, in salotto, dove Vittoria aveva già sistemato due coppette di gelato sul tavolino di vetro.
Quando arrivo alla fine delle scale una delle due pesti nella mia pancia mi da un calcio fotonico sulle costole, e non posso fare altro che appoggiarmi al muro e portarmi le mani alla pancia - Ehi, datti una calmata - dico, mentre Elisabeth é già al mio fianco, accompagnandomi fino alla poltrona dove mi fa sedere.
- Che succede? - domanda Matteo, sbucando dalla cucina con le ultime coppette di gelato.
Gli lancio un'occhiata, senza mai smettere di accarezzarmi la pancia - Si muovono, niente di che -
L'uomo, dopo aver appoggiato le coppette sul tavolino, si inginocchia davanti a me e mi accarezza dolcemente la pancia - Lasciate stare la mamma -
Un altro calcio e lancio uno sguardo di fuoco a Matteo - Non funziona, me ne ha tirato uno ancora più forte -
- Vedrai che tra un attimo smettono - risponde lui, alzandosi in piedi - Devo finire una cosa per il lavoro, sono in camera se hai bisogno -
No, non andare! Queste due pazze faranno qualcos’altro di stupido! Ne sono sicura!
L'uomo mi si avvicina e mi bacia, lasciandomi in salotto con le amiche. Ho una brutta sensazione...ma proprio brutta.


É passata più di un'ora e, fortunatamente, Elisabeth ed Alice non hanno fatto niente di stupido. Abbiamo semplicemente mangiato il gelato, discusso sui vecchi tempi e parlato sulle solite cose a luci rosse che le amiche si raccontano sempre.
Ma ho sempre quella strana sensazione, anzi...non é più una sensazione, più che altro mi sento un po' strana.
Oh merda. Ok, Angelica, niente panico: o te la sei fatta addosso oppure si sono...no, no e no! Perché proprio adesso che volevo alzarmi per mangiare un altro po' di gelato?
- Beh, io ho sentito che Laura é incita - racconta Elisabeth alle altre due, sorprese per la notizia appena ricevuta.
- Ragazze? - le chiamo nel tentativo di interrompere la loro discussione - Ragazze? -
- Aspetta un secondo, Angi. E il padre del bambino é Francesco -
- Credo che sia una cosa più importante - insisto.
Elisabeth si gira verso di me, sbuffando - Che c'é? -
- Mi si sono rotte le acque -
Un attimo di silenzio segue le mie parole. Ma hanno capito quello che ho detto o vogliono farmi partorire in casa? Forse dovrei fare un disegnino.
- Tu cosa? -
- Acque...pluff - dico, imitando con un gesto la caduta dell'acqua - Vogliono venire fuori. Adesso -
- Proprio adesso?! -
A chi lo dici! Ho una fame tremenda e se mi portate all'ospedale mi daranno quella schifosa minestra annacquata. Io voglio la cioccolata! - Eh, sì. Proprio adesso...la natura li chiama -
Spero che quelle tre abbiano intenzione di smettere di guardarmi come se avessi tre teste e di fare qualcosa, qualunque cosa, perché io non avevo in programma di partorire sul tappeto, senza contare il fatto che sarebbe poco igienico.
Elisabeth si mette le mani nei capelli, Alice sembra pietrificata, ma grazie al cielo e a tutti quelli che ci sono là su, Vittoria mi fa sedere meglio sulla poltrona e mi prende la mano. Per fortuna che Vittoria c'è!
- Angi, tesoro, stai calma e respira lentamente - dice la bionda facendo a sua volta dei profondi per farmi vedere come si fa - Respira a cagnolino -
A cagnolino? E come cazzo si respira a cagnolino? Beh, é lo stesso, inizio a respirare piano. Sinceramente me la sto un po’ facendo sotto al pensiero che tra un po’ arriveranno quelle maledette contrazioni e poi dovrò soffrire come un cane. Forse in quel momento riuscirò istintivamente a respirare a cagnolino come mi dice Vittoria, ma...porca miseria! Ho tanta paura!
Mia madre non doveva farmi vedere quella maledetta cassetta del giorno in cui sono nata!!!
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Io e Matteo siamo seduti sul divano nel salotto della mia vecchia casa e, dopo aver alzato le spalle, osserviamo mia madre trafficare con il vecchio ed antenato lettore VHS. Cosa diavolo vuole farci vedere? Il mio sesto senso mi dice che é qualcosa legato alla mia "situazione".
Mia madre prende il telecomando e si mette proprio davanti a me e a mio marito, lanciando un sospiro - Beh, é ora che sappiate la verità - inizia lei, studiando il telecomando in cerca del tasto play anche se ha già il dito sopra - State diventando genitori ed é ora spiegarvi il miracolo della vita e come succede. Allora, tutto inizia quando un uomo e una donna si amano tanto, e dopo essersi sposati fanno una cosa chiamata ses... -
Ok, é partita. Mia madre é decisamente partita.
- Mamma, ho capito cosa stai per dire - sussurro - Quindi, ti prego: taglia -
- Non c'è bisogno di parlare, é più efficace farvi vedere - risponde, accendendo la videocassetta e spostandosi. Sulla televisione appare l'immagine di mia madre, su un lettino d'ospedale, che urla come una disperata stringendosi l'enorme pancione che si ritrovava in quel momento. Matteo sgrana gli occhi e poi si copre il viso con le mani - Non posso guardare! -
Aspetta, aspetta...la gravidanza mi rende un po' rincoglionita e non capisco cosa sta succedendo. Ma cosa cavolo...oh mio Dio. Ma quella...
- MAMMA! Spegni immediatamente quella cassetta! Non voglio guardare mentre partorisci! - urlo, stringendo gli occhi dopo aver visto in tv la testa di un esserino coperto di sangue. Nel video, mia madre urla ancora più forte.
- Angelica, devi guardare. Perché dovrai fare la stessa cosa tra un po' -
- No! Non lo voglio fare! Non voglio soffrire come un cane! -
- Questo é niente, Angelica. Le spalle sono le peggiori... -
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Oddio che dolore atroce!!!! Perché Vittoria è lì impalata che si guarda l’orologio? Sono qui che mi contorco e lei guarda l’ora?!
- Ok, non è un falso allarme. Ti si sono veramente rotte le acque -
- Ma dai? E io che pensavo di essermi fatta la...AAAAAAAAAAHHHHHHHHH!! -
- MATTEO!!! - urla Elisabeth ai piedi delle scale - Vieni ti prego! Angelica sta per avere i bambini! -
- COSA?! -
- MUOVITI!!!! -
- Non mi ricordo dove ho messo la borsa! -
NON SI RICORDA DOVE HA MESSO LA BORSA? NON SI RICORDA DOVE HA MESSO LA BORSA!?! Giuro che se ne esco viva lo strangolo! - NELL’ARMADIO!! - urlo, sperando di farmi sentire e devo ammettere che urlo ancora più forte di quando sono arrabbiata nera. Altra contrazione in arrivo...Dio che dolore! - AAAAAAHHHHHHHHHH!!! -
- Ok l’ho trovata - urla Matteo scendendo di corsa per le scale, raggiungendola - Mi hanno detto che ti si sono rotte le acque -
- MATTEO!! -
- Tranquilla, amore. Stavo scherzando! -
Vorrei vedere te scherzare con due marmocchi che ti vengono fuori da...ok lascio perdere.
Vittoria e Matteo mi fanno alzare, dietro di loro ci sono Alice, con la sua borsa che, grazie al cielo, avevano preparato la settimana prima, ed Elisabeth, occupata a chiamare chissà chi con il cellulare.
Ecco un’altra maledetta contrazione.
- AHHHHHHHHHHHHH! -
- Dai resisti, presto sarà tutto finito -
Usciamo da casa e, dopo aver percorso lentamente il giardino, Matteo mi fa sedere in macchina, sul sedile del passeggero, mentre lui si mise subito al volante, agitato come non mai.
Urlo in preda ad un'altra orribile contrazione ancora più forte della precedente, mentre mio marito non riesce nemmeno ad inserire la chiave per mettere in moto la macchina.
- Fai con calma, tanto l'ospedale é a venti minuti da qui - dico, respirando profondamente.
- Scusami - si giustifica lui, facendo finalmente partire la macchina e lanciarla a tutta velocità.
Butto indietro la testa dopo un'altra contrazione e mi porto entrambe le mani alla pancia, trattenendo a stento un urlo.
- Tieni duro, amore - mi rassicura Matteo, mentre passa un incrocio deserto con il semaforo rosso. Ho paura di non arrivare all'ospedale e chiudo gli occhi - Rallenta - dico, ma é come parlare con il muro: Matteo accelera ancora di più.
- Non preoccuparti, tesoro - dice lui - Di questo passo arriviamo in men che non si dica. Tu respira e basta -
Più facile a dirsi che a farsi. Ogni contrazione mi toglie il fiato ed ora sono sempre più frequenti, non riesco nemmeno a prendere fiato. Se starnutisco escono più in fretta?
Dopo pochi minuti, quando vedo l'ospedale chiudo gli occhi: non ho intenzione di farmi prendere dal panico.
Matteo parcheggia alla cavolo e mi porta all'interno della struttura, dove e, dopo avermi portata in una stanza e dopo avermi fatto indossare una vestaglia bianca, mi fanno stendere su una barella in mezzo al corridoio, dove altre donne erano sul punto di strapparsi i capelli per il dolore.
Dopo un'altra contrazione, lancio un piccolo grido e stringo la mano a Matteo - Ti prego - riesco a dire - Non lasciarmi da sola -
- Non preoccuparti, Angelica. Pensa solo a stare calma e a respirare profondamente -
Continuo a respirare lentamente, concentrando lo sguardo su Elisabeth, Alice e Vittoria, appena apparse da dietro l'angolo. La rossa, giunta al mio fianco, mi prende la mano e mi sorride - Come stai? -
- Potrebbe andare meglio -
- Dopo passerà tutto, vedrai -
Annuisco - Chi stavi chiamando prima? -
- I tuoi e la madre di Matteo. Stanno venendo qui. Come Sergio, Davide e Federico -
- Finalmente é il gran giorno, signora Dall'Angelo! Come sta? - domanda qualcuno e comincio a guardarmi intorno per cercare la madre di Matteo, ma poi mi rendo conto che la dottoressa Rossi sta parlando a me. Oddio, mi ha chiamata signora Dall'Angelo! - Io...sto bene, credo -
- Non lo sarà più tra poco -
Perché non mi sento meglio di prima? - Dottoressa, per quanto...- inizio a dire, e la piccola donna dai capelli sparati alza l'orlo dell'orribile vestaglia che mi hanno fatto indossare per guardare sotto. Mi chiedo se é normale restare lì impalati diversi secondi a guardarmi in mezzo alle gambe.
- Beh, Angelica, la tortura é appena iniziata. Saranno sì e no un paio di centimetri - risponde la dottoressa piegando un' po' la testa - O forse meno -
Non so...vuoi un righello per vedere se ci hai azzeccato? - E fino a quanto...insomma...- balbetto mentre Alice ed Elisabeth fanno dei gesti ambigui alle spalle della nana e io non so se riesco a trattenermi dal scoppiare a ridere.
- Deve raggiungere una dilatazione di dieci centimetri -
Aspetta...aspetta. Ho capito male, vero? - Dieci? -
- Me lo chiedono tutte - risponde lei alzando le spalle e sistemando la mia vestaglia.
- Altri otto! -
- Se la matematica non é un'opinione -
Ignoro la pessima battuta della dottoressa Rossi e lancio un grido. Perché mi state facendo soffrire? Vi ho tenuti in pancia per nove mesi, mi avete dato calci dalla mattina alla sera e a qualsiasi ora della notte, mi avete appiattito la vescica e per questo andavo in bagno ogni dieci minuti. Che vi ho fatto di male per meritarmi tutto questo?
Lancio un altro urlo con un'imprecazione. Ah beh, adesso la pacchia é finita cari miei! Sono indecisa su cosa farò ai vostri piccoli piedini quando uscite da lì! Ahahah!
- Angelica! Finalmente ti ho trovata - esclama qualcuno, riscuotendomi dai miei piani di vendetta. Volto lo sguardo e sorrido nel vedere la mia pazza suocera che si avvicina al lettino, seguita da Sonia, ormai quindicenne, bella quasi quanto la madre. Sorrido ad entrambe, anche se vorrei supplicarle di fare a cambio - Ehm...salve -
- Mi ha chiamata Elisabeth - mi spiega lei - Allora é arrivato il momento -
Annuisco e stringo la mano a Matteo, lanciandogli un'occhiata - Sì, finalmente mamma e papà -
- Divento zia! - esclama Sonia, avvicinandosi al lettino e mi prende entrambe le guance come se fosse una nonna che tortura le povere guanciotte della nipotina, anche se io ho undici anni in più di lei.
- Ho chiamato i tuoi genitori, sapevano già tutto grazie alla tua amica. Li avevo proprio dietro ma...sono passata con il rosso un paio di volte -
Non l’avrei mai detto: tale madre, tale figlio - Quindi stanno per arrivare - dico, lanciando subito un grido per un’altra maledettissima contrazione.
- Sì, lo so, tesoro. So che può essere scioccante avere qui mamma e papà ma non preoccuparti. Vedrai che sarà come passare l’aspirapolvere nel Sahara -
COSA?!?!
- Ora bisogna solo aspettare - concluse la donna, prendendo Sonia per sedersi sulle sedie poste su un lato del corridoio.
Matteo mi toglie i capelli dal viso sudato e gli lancio un’occhiata di supplica. Lui capisce al volo che non ce la faccio più, ma mi sorride - Vedrai che finirà presto -
Oh, certo. Altri otto centimetri, che vuoi che siano...aiutatemi, vi prego!!
- Tieni duro, Amore - mi dice Matteo, accarezzandomi la fronte sudata e io non riesco a fare a meno di annuire. Lo faccio avvicinare e lo bacio.
- Vi sembrano le scene da fare in un ospedale? -
Ci stacciamo e ci voltiamo verso l'inizio del corridoio. E indovinate un po' chi é appena arrivata? Non é Wonder woman, non é Elektra e non é Tempesta: é mia madre, che si avvicina a passo svelto, seguita da mio padre, e quando mi raggiunge mi prende la mano libera e mi guarda intensamente - A quanto sei? -
- Un paio di centimetri - rispondo con una smorfia, mentre mia madre, dopo un sorriso, mi lascia la mano - E questo é niente - dice, andando a sedersi accanto alla signora Dall'Angelo e cominciando a chiacchierare del più e del meno.
Lancio un'occhiata di supplica a Matteo e spero che tutto finisca al più presto.
Non so con esattezza quanto tempo é passato, forse un'ora o forse di più. Ma una cosa era certa: Alice ed Elisabeth avevano rotto le scatole con i loro discorsi su quale colore va di moda.
- Angelica, dobbiamo andare a fare shopping. Quest'anno é tornato il rosso - mi dice Elisabeth.
Lancio un sospiro - Lo sai che non mi metterò mai un vestito rosso -
- Potrebbe comprarsi il solito vestito nero con delle scarpe di Louboutin accompagnate - si intromette Vittoria, ormai lobotomizzata dalle due amiche.
- Non ho più intenzione di indossare un vestito. Ho chiuso -
- Perché? Credo che a Matteo faccia molto piacere quando indossi un vestito -
Trattengo un urlo per una contrazione e mi giro per guardare mio marito - É vero? -
- Beh, devo ammettere che con un vestito sei ancora più bella - risponde lui - L'ultima volta che hai messo un vestito é stata più di otto mesi fa -
- E guarda un po' dove mi trovo adesso - dico con un sorriso, ricordandomi quella sera.
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Finalmente la cena al ristorante con Elisabeth, Sergio e la loro figlia Alessia era finita. Quando apro la porta di casa mi lancio sul divano, mi tolgo questi dannati tacchi e, finalmente, posso rilassarmi. Mi sdraio sul divano e prendo il telecomando, cominciando a girare in fretta i canali. Quando capisco che non fanno niente di decente, spengo la tv e mi guardo intorno, in cerca di mio marito - Amore? Dove sei finito? -
Matteo si precipita giù dalle scale con addosso una t-shirt e i boxer. Gli faccio posto e si piede vicino a me, cingendomi la vita con le braccia.
- Oggi Alessia era decisamente stanca - dico, ricordandomi della figlia di Elisabeth che aveva continuato a sbadigliare per tutta la durata della cena - Alla fine le si chiudevano persino gli occhietti -
- Anche quando l'ho portata fuori ha voluto sedersi sull'altalena e restare lì seduta -
Annuisco - Ho visto, stavo sbirciando dalla finestra -
- Ah, allora mia moglie mi spia -
- Lo ammetto: ti stavo spiando. Non volevo che scappassi con una bella norvegese lasciandomi lì sola soletta -
Lui mi bacia il collo e ride - Non potrei mai farlo -
Sorrido anch'io - É solo che...eri così contento -
- Sai che mi piace stare con i bambini -
Mi giro e lo guardo negli occhi - Vorresti avere un bambino? -
Matteo rimane a bocca aperta - Cosa? -
Mi alzo dal divano e lo aiuto a fare lo stesso, poi guido le sue mani alla cerniera del vestito, posta sulla schiena. Una volta aperta la zip, il vestito nero cade subito a terra, poiché privo di spalline o di qualsiasi altro sostegno. Matteo sorride in modo strano.
Gli getto le braccia al collo e lo bacio - Facciamo un bambino -
- Angelica, ne sei sicura? -
Annuisco anche se ho paura di trasmettere a mio figlio il dono di vedere i fantasmi - Datti una mossa, perché i bambini non li porta la cicogna -
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Una contrazione interrompe i miei pensieri su quella notte trascorsa con Matteo e mi fa urlare di dolore.
- Allora, come andiamo qui? -
Volto lo sguardo verso la dottoressa Rossi, che mi raggiunge in quattro e quattr'otto, battendomi una mano sul ginocchio - Come ti senti, Angelica? -
Mi sento come se un demone mi avesse piantato un braccio nella pancia - Starò meglio quando sarà finita - riesco a dire, prima di stringere con forza la mano di Matteo e urlare per l'ennesima contrazione.
- Mi scusi, dottoressa. Ma quanto manca? - domanda Alice.
La dottoressa Rossi si gira e la osserva intensamente dall'alto in basso - Lei é della famiglia? -
Ma quanto é scema da 1 a 10?
- Io sono la seconda moglie del signor Dall'Angelo. Sono parte integrante della famiglia! -
Ahahahah!!!! Alice sei una cosa incredibile!
Cerco di far sparire immediatamente il sorrisino sul mio viso quando la dottoressa si gira di nuovo per guardarmi - E vivete sotto lo stesso tetto? -
Annuisco, cercando di rimanere seria - Oh, sì. Fa parte della famiglia, non saprei cosa fare senza di lei -
La dottoressa alzò le spalle e mi alza la veste per guardare sotto - Non manca tanto, tra un poco ti porteremo in sala parto -
Le contrazioni si fanno sempre più dolorose e frequenti e devo rinunciare a parlare con la dottoressa.
- Quanto poco con esattezza? - domanda Matteo al mio posto, visto che sono in preda al dolore.
- In questo preciso momento -
Stringo forte la mano a mio marito, ma non per la paura dell'imminente parto, ma per cercare di trattenermi dal bestemmiare in sanscrito contro la dottoressa scema - Adesso? - domando, sperando di aver capito male.
- Esatto - risponde lei dandomi un’altra pacca sul ginocchio - Pronti a diventare genitori? - domanda la donna facendo un gesto a delle infermiere, che si avvicinarono di corsa, spingendo il lettino verso la sala parto.
Non ti fanno fare un corso prima, brutta cretina che non sei altro!!
Una contrazione mi fa urlare talmente forte che un Nazgul sarebbe impallidito e guardo Matteo che cammina accanto al lettino, tenendomi sempre per mano, dicendomi di tenere duro e che tra poco sarebbe tutto finito.
- Angelica, adesso devi restare calma e respirare - mi suggerisce la dottoressa.
Stai zitta brutta scema!! Che hai aspettato l’ultimo momento per portarmi in sala parto!!
Provo a reprimere la voglia di spaccarle qualcosa in testa e cerco di darle ascolto: chiudo gli occhi e cerco di calmarmi. Già il fatto di essere in un ospedale, pronta per partorire due bambini uno dietro l’altro, non mi rende facile la cosa. Sento Matteo che mi lascia la mano e, subito dopo, sento che mi alzano per sistemarmi su un altro lettino. Apro gli occhi e mi trovo a gambe all'aria, ma non me ne importa un fico secco: le contrazioni si fanno sempre più dolorose e non vedo l'ora che sia tutto finito. La pacchia è finita bambini: o venite fuori da soli o vi tiro fuori io.
Mi giro, in cerca di Matteo, e lo vedo accanto al lettino con addosso uno stupido camice di carta e una ridicola cuffietta bianca in testa: se non fossi in queste condizioni gli farei una foto per ridere di lui in eterno. Gli afferro di nuovo la mano e lancio un forte grido, sperando di non fratturare la mano al mio povero maritino che si morde la lingua per trattenere una serie di parolacce.
La dottoressa Rossi sbuca da sotto la vestaglia e mi sorride - Il primo farà male, ma il secondo farà in fretta -
Ti sembrano discorsi da fare?!?!?! - AHHHHHH!! -
- Adesso devi spingere con tutte le tue forze, chiaro? - mi dice la dottoressa e, purtroppo, non posso fare altro che ascoltarla. Stringo i denti e comincio ad urlare e a spingere con tutte le mie forze, e poi ancora e ancora.
- Bravissima Angelica, vedo la testa, spingi ancora - mi dice ancora la donna, dandomi delle piccole pacche sul ginocchio.
Smettila di fare così!! Non sono una vacca che partorisce!! - AHHHHHHH!!!! -
- La testa é fuori, avanti Angelica -
- Amore, come stai? - mi domanda Matteo, togliendomi e io non riesco più a resistere ed esplodo.
- Come cazzo vuoi che mi senta?!?! Ho un marmocchio che sta uscendo da lì!! Fa un male della madonna!! E porca puttana, smettetela di chiedermi come sto!! - urlo contro di lui, stringendogli forte la mano - Vorrei vedere te al mio posto porca ev...AHHHHHHHHH!! -
- Bravissima Angelica, un’ultima spinta e il primo è fuori - mi dice la dottoressa dai capelli sparati.
STA ZITTA BRUTTA SCEMA!!!
Urlo di nuovo e spingo con tutte le mie forze. Lancio un lungo sospiro quando sento dei piccoli vagiti del mio bambino ma, purtroppo, non è ancora finita: ce n’è un altro che deve venire fuori da lì.
- Forza Angelica, ancora un piccolo sforzo e questi dolori saranno solo un brutto ricordo! -
STA ZITTA E FAI IL TUO LAVORO!! Io sto soffrendo già abbastanza senza una scema che continua a dar aria alla bocca.
Lancio un’occhiata a Matteo che si avvicina immediatamente, sussurrandomi qualcosa nell’orecchio. Sorrido: ha promesso di prepararmi una banana split con il gelato, il Nesquik, la panna montata, le ciliegine e qualsiasi altra cosa io desideri. Questo mi basta per sopportare il bis di dolore e urla.
Faccio un profondo respiro e comincio a spingere. Non vedo l’ora di gustarmi quella banana split e di ringraziare il mio maritino come non faccio da otto mesi.
Altre urla, altre parolacce e altre spinte, ma poi, finalmente anche il secondo esce e scoppia in un pianto. Ah, musica per le mie orecchie, ma sono sicura che tra un po’ cambierò sicuramente idea quando mi sveglieranno nel pieno della notte per mangiare.
- È...tutto...finito? - domando. Non riesco nemmeno a parlare e sono sudata da fare schifo.
- Sei stata bravissima, tesoro - mi risponde mio marito.
Finalmente crollo sul lettino, con il fiatone ma riesco a sorridere vedendo Matteo che si avvicina alla dottoressa Rossi che gli porge due fagotti - Un bellissimo bambino e una stupenda bambina -
Mi tiro su con fatica, contenta di abbandonare quella scomoda posizione anche perché non mi sento più il sedere e Matteo si gira subito verso di me, con gli occhi lucidi e un enorme sorriso stampato sul volto, e mi porge mia figlia, avvolta in un asciugamano rosa e nel guardarla mi sento bene.
- Ehi piccolina - sussurro, sfiorandole la testa.
La neonata sbadiglia e muove un po’ le manine, stringendomi il mignolo con entrambe, poi sbadiglia ancora. Sono sicura che ha preso tutto da me.
Primi di dire qualcosa, Matteo mi porge anche l’altro fagotto, e osservo il mio bambino, avvolto anche lui in un asciugamano di colore azzurro che piange come un disperato. Gli do un lieve bacio sulla testa e poi guardo entrambi. Sono bellissimi.  
- Dovremmo dare loro un nome. Non possiamo chiamarli numero 1 e numero 2 -
Sorrido e do un bacio sulla testa di mia figlia - Ciao Elena - sussurro, facendo poi la stessa cosa con mio figlio - E ciao anche a te, Daniele -
 

Perché in questo dannato ospedale non riesco mai a capire se il tempo passa?
Non so con esattezza da quanto tempo hanno portato via Elena e Daniele, ma se non me li riportano al più presto faccio una strage. Adesso sono tranquilla e riposata e quelle maledette contrazioni possono andare a fare...un giro.
Grazie al cielo c’è qualcuno lassù che mi vuole bene: proprio in quel momento entrano due infermiere e mi riportano i miei due stupendi bambini.
Sorrido quando vedo Daniele aprire gli occhietti, riconoscendo immediatamente il familiare colore dell’iride: blu, come gli occhi del papà. Elena invece, dormiva ancora.
Alzo lo sguardo verso Matteo pronta a parlare, ma qualcuno, dopo aver bussato alla porta, entra senza fare tanti complimenti e mi trovo davanti tutta la comitiva con mia madre e la signora Dall’Angelo in testa.
- Ehm...salve -
La mandria di bufali si avvicina pericolosamente al letto e mi baciano, mi abbracciano, mi danno dei pizzicotti, della pacche sulle spalle, mi accarezzano la testa, facendo attenzione a non toccare i bambini. Quando smettono di torturarmi, il gruppo inizia a guardare i due neonati.
- Ma come siete carini! - esclama mia madre prendendomi Elena, che si sveglia immediatamente, minacciando di scoppiare a piangere - Ciao piccolina. Ma quanto bella sei? Vero che sei bella come la nonna? -
Intanto sarà bella come la mamma, altro che nonna. Quanto sono diventata modesta!
Nemmeno il tempo di dire qualcos’altro e mi portano via anche Daniele. Ho tanta voglia di ringhiare come un cane contro tutti i presenti e magari mordere qualche mano. Ho una certa fame in effetti.
- Ciao bellissimo! Cucci, cucci. Sai che sei proprio carino? Prrr... - domanda Elisabeth a mio figlio.
- Che carino -
- È adorabile -
- Pigra come la mamma -
- Ciao piccolina. Sai dire mamma? - domanda Alice, toccando appena il nasino ad Elena, che muove piano le piccole manine.
- FERMI TUTTI! - esclamo ad un tratto - Mi state rincretinendo i figli. Quindi ridatemeli -
Mia madre mi porge Daniele, mentre Elisabeth mi porge Elena - Hai proprio una carina, ma scommetto che da grande sarà testarda come te -
Annuisco e poi prendo un enorme spavento quando Daniele scoppia in lacrime - Che c’è? - gli domando, osservandolo con gli occhietti chiusi.
- Credo che abbia fame - suggerisce la signora Dall’Angelo, lanciando un sospiro, rivolgendosi poi al gruppo - Tutti fuori -
Ha fame, eh? Bene. Ma la domanda è: come diavolo faccio?
Mia madre, sulla porta, mi lancia un’occhiataccia - Beh? Che aspetti Angelica?-
- Io...non so come fare -
- Oh, si invece - dice lei, uscendo dalla stanza, lasciandomi sola con Matteo e i miei figli.
Ehm, ok. Cosa vuoi che sia l’allattamento in confronto al parto?
Slaccio i bottoni della vestaglia, ma prima di fare qualsiasi altra cosa lancio un’occhiataccia a Matteo, che mi guardava a sua volta. Lo ignoro e prendo Daniele, che smise subito di piangere, e lo avvicino al seno. Adesso si arrangia lui, no?
Grazie al cielo a mio figlio questa cosa è venuta naturale, mentre io mi sento un po’ strana con una cosa attaccata a...
- Che strano - sussurra Matteo, interrompendo i miei pensieri sull’allattamento.
- Che c'é di strano?-
- Mi sembra impossibile che abbiamo due bambini così belli - sussurra lui, prendendo Elena in braccio, in modo che Daniele fosse più comodo.
Sorrido - Eppure sono qui - dico, lanciandogli un’occhiata - Tra quanto possiamo tornare a casa? -
- Angelica, aspetta almeno qualche ora - risponde mio marito, cullando la piccola - So che ti annoi a morte e...-
- E voglio la banana split che mi avevi promesso -
- Oh...mi hai sentito? -
- Certo che ti ho sentito, per chi mi hai presa? L’hai promesso e adesso la voglio! -
Matteo mi si avvicina appena e mi bacia sulle labbra - Tutto quello che vuoi, mamma -
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Martedì, 21 novembre 2023
La donna seduta sulla poltrona interruppe il racconto all’improvviso, abbassando lo sguardo.
- Mamma? Dai continua -
La donna dai capelli corvini osservò i due bambini seduti sul divano, entrambi con i capelli castani e la pelle morbida e rosea, ma la piccola Elena aveva i suoi stessi occhi verdi, mentre Daniele aveva gli occhi come il padre. I suoi figli la guardarono, in attesa che continuasse il racconto improvvisamente interrotto - Ragazzi, penso di dover finire la storia un’altra volta - ammise, facendo poi un piccolo cenno a suo figlio - Daniele, vai a chiamare papà, per favore -
Il bambino si alzò dal divano e salì di corsa le scale, mentre Elena la guardava con la testa piegata - Perché ti sei fermata? -
Lanciò un sospiro, portandosi le mani alla grossa pancia - Credo che stia per arrivare la sorellina -
Matteo e suo figlio scesero di corsa le scale - Amore, cosa c’è? -
- Mi si sono rotte le acque -
- CHE COSA?! -
Lancio un lungo sospiro e mi ritrovo a sorridere. Chi l’avrebbe detto che sarebbe finita così?

Fine
  
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