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Autore: Kessi    02/09/2011    2 recensioni
“Mike mi ha chiesto cosa facevi di lavoro!” “E tu cosa gli hai risposto?”. Lui alzò il viso infantile verso quello del papà. Il viso segnato dalle cicatrici rimaneva comunque giovane e allegro. “Che tu sei un eroe! Che hai combattuto contro i cattivi!”.
“Sono felice di sentirtelo dire”.
“Da grande voglio essere proprio come te, papà!”.

Un compagno di sucola di Teddy gli chiederà cosa fa suo padre di lavoro. Un pizzico di curiosità di troppo ed una risposta sincera e dettata dal cuore.
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Remus Lupin, Teddy Lupin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
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Il mio papà è un eroe!
 
 
 

Teddy Lupin era seduto al suo banco di scuola e stava ascoltando distrattamente la lezione. Anzi, no, a dire il vero non stava per niente ascoltando. La sua mente stava vagando.
Desiderava solo ritornare a casa per giocare con la sua Firebolt regalatagli da Harry, invece i suoi genitori avevano voluto che lui andasse a una scuola babbana. Non che fosse un problema certo. Lui non era una mente razzista come altri maghi. Per lui babbani, purosangue o altro erano tutti uguali ma non poteva negare quanto le lezioni dei babbani fossero noiose. Insomma, che cosa gli importava di quanto facesse 250 diviso12 o dove si trovasse l’Africa? Nulla! Lui da grande avrebbe voluto essere un Auror, come la sua mamma e combattere i cattivi.
Sbuffò. Mancava mezz’ora.
“Lupin!” chiamò una voce acuta femminile.
Teddy alzò lo sguardo verso la donna che stava dietro la scrivania, in piedi, con le mani appoggiate ai fianchi.
“Sì?” chiese.
“Mi fa piacere che lei stia ascoltando la lezione con così tanto interessamento!” borbottò “Puo’ spiegarmi a cosa sta pensando?”.
“Mi scusi” mormorò Teddy, consapevole che non avrebbe mai dovuto distrarsi durante una lezione. Lui solitamente era uno studente modello, con ottimi voti proprio come suo padre.
“Per questa volta passi lascerò correre, ma la prossima volta non sarà così, sono stata chiara?”.
“Certo”.
Fortunatamente la campanella suonò e lui fu libero di uscire. Michael, un suo compagno di classe lo seguì.
“Teddy, aspetta!”. Il piccolo Lupin rallentò e si fermò per aspettare l’amico. “Posso chiederti una cosa?”.
“Certo. Dimmi” rispose con gentilezza nello stesso modo in cui avrebbe fatto Remus.
“Ehm … è da un po’ che volevo chiedertelo … Che lavoro fa tuo papà?”.
“Perché?”.
“Beh, mi parli sempre di tuo padre ma non hai mai detto che cosa fa. Io ti ho detto che il mio era un medico, tu invece no”.
Teddy ridacchiò. Che cosa avrebbe dovuto rispondergli? Certamente non avrebbe potuto dirgli che suo papà era un mago! Per lui suo padre era un modello, un esempio da seguire e imitare. Avrebbe voluto essere come lui. Non l’avrebbe mai deluso.
“Beh, il mio papà è un eroe!” rispose fieramente Teddy con gli occhi azzurri che brillavano.
Michael assunse uno sguardo confuso “In che senso?”.
“Nel senso che lui ha combattuto tante persone cattive ed ha vinto sempre. È un eroe e da grande vorrò essere come lui!”.
Non appena terminò la frase, Teddy scorse suo padre nell’angolo che lo aspettava per tornare a casa.
“Ora scusami Michael ma devo andare! Ci vediamo domani!”.
Corse verso la sua direzione e l’abbracciò “Ciao papà!”. Era raro che fosse lui a venirlo a prendere. Di solito andava sempre sua madre.
Remus sorrise in direzione del figlio e gli scompigliò i capelli castani dorati, come i suoi. Ninfadora l’aveva costretto a mantenere il suo colore naturale quando andava a scuola.
“Ciao Teddy! Come è andata la giornata?”.
Il bambino sbuffò “Noiosa, come sempre”.
Il padre ridacchiò. Sapeva quanto Teddy odiasse andare a scuola ma non poteva fare altrimenti! Non poteva permettere che suo figlio rimasse non istruito fino all’età di undici anni. E poi tutti i maghi avevano frequentato le scuole babbane.
La madre di Michael, una donna bionda sulla quarantina d’anni adocchiò Remus e lo salutò con un largo sorriso accompagnato poi da una risatina. Il mago sorrise tra sé. Ninfadora aveva sempre sostenuto che Julie, la madre dell’amico del figlio, avesse un debole per lui ed ora ne aveva avuto conferma.
Teddy, ingenuo come solo i bambini sanno essere, non notò nulla e per mano al padre cominciò a saltellare verso la direzione di casa.
“Papà?”
“Sì, Ted?”
Il bambino storse il naso. A lui non piaceva essere chiamato Ted proprio come sua madre odiava essere chiamata Ninfadora.
“Mike mi ha chiesto cosa facevi di lavoro!”
“E tu cosa gli hai risposto?”.
Lui alzò il viso infantile verso quello del papà. Il viso segnato dalle cicatrici rimaneva comunque giovane e allegro. “Che tu sei un eroe! Che hai combattuto contro i cattivi!”.
“Sono felice di sentirtelo dire”.
“Da grande voglio essere proprio come te, papà!”.
Remus Lupin sorrise, commosso. Suo figlio lo adorava. Quando era più piccolo, prima di andare a dormire, si faceva sempre raccontare la storia della battaglia di Hogwarts contro Voldemort, come lui e sua madre avessero sconfitto tantissimi mangia morte e riportato la pace nel mondo magico. Aveva sempre avuto il timore di non essere un buon padre, invece Teddy gli aveva dimostrato che se la cavava egregiamente. Sorrise, poi prese in braccio il figlio che arrossì.
Era diventato grande, non voleva essere preso in braccio! Pero’ non voleva rifiutare un po’ di coccole dal suo papà. Si strinse di più al corpo magro del padre, chiudendo gli occhi.
“Ti voglio bene, papà!”.
Remus Lupin gli scompigliò i capelli che diventarono rossi, proprio dello stesso colore di cui diventavano quelli di Ninfadora quando si imbarazzava.
“Ti voglio bene Teddy Remus Lupin”.
Poi padre e figlio arrivarono alla porta di casa, dove Tonks aspettava entrambi, felice come una Pasqua. Baciò entrambi poi entrarono nel loro rifugio felice.
Non poteva esserci nulla di meglio che avere dei genitori come i suoi, pensò Teddy.
Non poteva esserci nulla di meglio che avere una famiglia come la loro, pensarono Remus e Tonks.
 
 
Note Autrice:Altra fic sulla famiglia Lupin e il loro lieto fine!
Spero che vi piaccia, almeno un po’! L’ho buttata lì, senza troppo impegno. Quando l’ispirazione chiama, chiama!
Recensite in tanti!
Franci.

 

  
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