UNA SERIE DI SFORTUNATI EVENTI:

(Storia piccolo elfo felice, inventatevela voi)

Mi rincresce dirvi che questo non è il racconto che leggerete, il racconto che state per leggere è estremamente sgradevole. Se desiderate leggere un racconto su un piccolissimo elfo sicuramente ci sono dei posti liberi nella biblioteca due. Tuttavia, se vi piacciono le storie di orfani astuti e ragionevolmente gradevoli, di incendi sospetti, di sanguisughe carnivore, di cibo italiano e organizzazioni segrete, allora restate, mentre io ricostruisco ogni singolo doloroso passo della famiglia Pevensie. Mi chiamo White Witch ed è mio triste compito riferire questo racconto.

Susan Pevensie, la maggiore, era una delle più brillanti inventrici sedicenni del mondo. Chiunque conoscesse bene Susan sapeva che stava inventando qualcosa quando i suoi lunghi capelli erano raccolti con un nastrino. In un mondo di oggetti abbandonati e materiali scartati, Susan sapeva che c’era sempre qualcosa; qualcosa che poteva trasformare in quasi ogni congegno in ogni occasione.  E per collaudare le sue invenzioni, nessuno era più adatto di suo fratello.

Edmund Pevensie, quello di mezzo, amava i libri, o meglio, le cose che imparava dai libri. I coniugi Pevensie avevano un’enorme biblioteca nella loro magione. Una stanza zeppa di migliaia di libri su quasi ogni argomento. Nulla rallegrava Edmund più di trascorrere un pomeriggio a riempirsi la testa del loro contenuto, e tutto ciò che leggeva, si ricordava.

Lucy, la minore, aveva un interesse diverso, si dilettava a mordere le cose, e aveva quattro dentini affilatissimi. C’era ben poco che a Lucy non piacesse mordere.

Lucy aveva un’età in cui ci si esprime con una serie di gridolini incomprensibili, ad esempio:

-Ghaaaga-

Che probabilmente significava:

-Guardate quella figura misteriosa che emerge dalla nebbia- o forse –Come mai un banchiere come Ginnabrik, arranca sulla sabbia per venire da noi a spiaggia deserta?-

Il goffo signore si avvicinò ai ragazzi, sembrava teso, come se stesse per dire qualcosa di molto, molto sgradevole.

-Ragazzi, temo di dovervi informare di un evento estremamente sfortunato. Mi duole moltissimo dirvi che i vostri genitori e vostro fratello Peter sono periti in un incendio che ha distrutto la vostra intera dimora.-

Se avete mai perso una persona a voi cara, allora sapete cosa si prova. Ma se non è così… non immaginate neanche lontanamente.

Nessuno conosce la causa esatta dell’incendio dei Pevensie. I miei colleghi ed io svolgemmo le indagini più accurate ma scoprimmo solo che l’incendio, era stato appiccato da una grande distanza, tramite la rifrazione e la convergenza della luce; e in pochi attimi, l’intera casa fu in fiamme.

Susan si avvicinò ad un mobile abbrustolito tenendo in braccio Lucy e prese in mano un porto foto, dove all’interno stavano tre visi bruciacchiati. Non era rimasto niente in quella casa, nessuna foto dei loro cari .

Edmund invece tornò alla biblioteca, era tutta bruciata, come avrebbe fatto adesso, a riempirsi la testa?

E’inspiegabile quanto l’origine delle fiamme, altri misteri si schiusero davanti agli occhi dei ragazzi. Ogni famiglia ha i suoi segreti, porte lasciate chiuse; ma ora Edmund si rendeva conto che la più piccola scoperta scatenava nella sua testa un vortice di domande. Cosa ci faceva quel cannocchiale sulla scrivania di suo padre? C’erano altri segreti nella vita dei loro genitori che dovevano ancora essere rivelati? Domande che ora temeva non avrebbero mai temuto risposta.

E in un attimo, i ragazzi Pevensie, divennero gli orfani Pevensie.

Allora vi piace questo chap? Recensiteeeeeeeee! Al prossimo chap