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Autore: ellephedre    02/09/2011    11 recensioni
Super Usagi, come la terza serie di Sailor Moon (intitolata appunto Sailor Moon S, dove la S sta per Super). Raccolta di scene con lei e Mamoru come protagonisti.
1 - Studio, studio, studio! (tra l'episodio 92 e 93) - Sempre studio per la povera Usagi, secondo Mamoru.
2 - Il primo bacio? (puntata 94) - Mamoru non ricorda il primo bacio con Usagi?
3 - Ti voglio (episodio 98) - Tra sogni proibiti e piccole incomprensioni
4 - Compleanno (alla fine dell'episodio 102) - Il quindicesimo compleanno di Usagi.
5 - Usagi + Mamoru = Chibiusa? (episodio 104) - Davanti a Chibiusa Usagi si sente trattata da Mamoru come una bambina. O no?
6 - Il bacio dell'estate dei quindici anni (episodio 105) - Usagi va a trovare Mamoru di notte nell'albergo in cui lui lavora.
7 - Lovely Valzer (episodio 108) - Tra gelosie e I lov yu's
8 - Chi ha paura? (episodio 110) - Usagi ha paura per o di Haruka e Michiru? E Mamoru?
9 - Una lettera (dopo l'episodio 117) - Una lettera da Usagi per Mamoru.
10 - Grande (dopo l'episodio 120) - Usagi; volersi sentire piccola, essere grande.
11 - Vittoria? (dalla fine dell'episodio 125) - E' difficile sentirsi vincitori.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Mamoru/Marzio, Usagi/Bunny | Coppie: Mamoru/Usagi
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Terza serie
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Oltre le stelle Saga'
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Super Usagi!
Super Usagi!

Autore: ellephedre

Disclaimer: i personaggi di Sailor Moon non mi appartengono. I relativi diritti sono di proprietà di Naoko Takeuchi e della Toei Animation.


10 - Grande.
Dopo l'episodio 120, 'La scuola dei misteri'
In cui le Outers ribadiscono la loro intenzione di uccidere Hotaru e in cui muore Mimete (Mimma in Italia).


«Stasera riporto Chibiusa a casa.»
Sì, dentro la sua cameretta, dove Chibiusa potesse smettere di pensare alla fine del mondo, alle Outers che volevano uccidere la sua amica Hotaru e all'orribile fine di Mimete.
... a pensare all'ultima cosa forse era solo lei.
Chibiusa tenne la testa bassa. «Voglio rimanere con Mamo-chan anche questa sera.»
Anche lei lo avrebbe voluto, ma non era una bambina. Se avesse voluto comportarsi come tale, nessuno l'avrebbe più consolata come se avesse diritto ai capricci, alla comprensione degli altri e a volte anche a qualche coccola. Non che ne avesse mai ricevute quante ne voleva dalle sue amiche o da Mamoru, ma da quando era arrivata Chibiusa tutti le avevano chiesto, senza parole, di essere ancora più adulta di quello che era. Il posto della bambina era ormai solo della sua futura figlia.
A volte Usagi ce l'aveva con lei soprattutto per quello, per averle tolto il diritto di essere infantile con la sua sola esistenza. Altre volte, invece, si risentiva silenziosamente per una ragione che le doleva di più: quando cercava di essere adulta per lei, Chibiusa dimostrava sempre di preferirle qualcun altro. Mamoru, se c'era, o in mancanza Rei.
Le faceva male perché quella era una battaglia che non poteva lasciar perdere: poteva smettere di desiderare di essere una bambina, ma non di cercare di essere più grande.
In alcuni momenti in cui avrebbe voluto prendere Chibiusa per le spalle e scuoterla un po'. 'Fidati di me, rispettami!' Glielo avrebbe gridato supplichevolmente, ben sapendo che lei stessa, se fosse stata piccola, avrebbe scelto di correre da Mamoru per chiedere protezione e conforto.
Voleva farlo anche in quel momento, no?
Non biasimava Chibiusa. Era più importante che lei stesse bene; la situazione che era costretta a vivere era troppo dura per una bambina come lei.
Si preparavano a vivere tempi di violenza e terrore.
«Chibiusa...» Il mantello di Tuxedo Kamen disegnò un arco nel racchiudersi attorno alle spalle di lei. «Stasera devi tornare a casa.»
«Ma Mamo-chan...»
«Hai altre persone che si preoccupano per te.»
Usagi riuscì a leggere l'espressione di lui anche dietro la maschera. «Certo. Cosa dirà la mamma se non ti vede rientrare anche stasera?»
Mamoru annuì. «Avrai presto altre occasioni di passare la notte da me. Oggi però dormi a casa. Non mi avevi detto che ti stavano facendo una bella cameretta?»
«Sì, ma...»
Mamoru fermò la protesta di lei con una carezza del pollice. Scostò la frangia di Chibiusa con attenzione e riuscì a prevenire altre lamentele con quel semplice gesto.
«Va bene» rispose riluttante Chibiusa, con una vocina così piccola e dolce da far desiderare a Usagi di essere come Mamoru. Una persona capace di dare conforto e sicurezza, una persona grande.
Prese la mano di Chibiusa. Quando la sentì stringere la propria, si sentì meglio.
Nell'avere la fiducia di lei di consolava un po' da sola. Sentiva di essere capace di evitarle altri dolori. Un'eroina in grado di prevenire la fine del mondo intero. Trattenne un sospiro. «La porto a casa allora. A domani, Mamo-chan.»
«Usa.» Una mano guantata le strinse il braccio. Lui abbassò il viso e per un momento folle Usagi si attese di ricevere un bacio sulla guancia. Il sussurro all'orecchio la sorprese.
Chibiusa aveva alzato la testa. «Cosa le stai dicendo?»
Lui si abbassò. «Questo.» Mormorò qualcosa anche all'orecchio di Chibiusa e Usagi udì un sorriso di entrambi e un 'buonanotte' anticipato.
Non era quello che aveva detto a lei.
Allontanandosi Mamoru annuì nella sua direzione, lo sguardo puntato sul suo da dietro la maschera bianca.
Lei ricambiò il cenno della testa.
Per un momento, si sentì piccolina e grande tutto in una volta.

«Che cosa c'è?»
Erano passate quattro ore da quando si erano salutati. Chibiusa era tornata a casa, aveva cenato e poi era stata assistita da mamma-Ikuko, come la chiamava affettuosamente lei, nell'andare a dormire.
Usagi aveva atteso di saperla profondamente assopita prima di provare ad uscire. Quando era andata controllarla nella stanzetta che avevano ricavato nel solaio, ancora mezza vuota, era rimasta ad osservarla mentre dormiva pacificamente.
Chibiusa era una peste che le aveva sconvolto la vita, ma era così... piccola. Hotaru non era molto più grande di lei.
Con quale diritto persone senza cuore sfruttavano una ragazzina come Hotaru per piani di distruzione? Con quale diritto persone che avrebbero dovuto essere loro amiche minacciavano di ucciderla? Una ragazzina di undici anni! Chibiusa aveva già avuto degli incubi per via di quella storia. Era stato Mamoru a dirle quanto si era agitata nel sonno, la notte precedente.
Lui intuiva tante cose.
Aveva intuito anche il suo stato d'animo, anche se lei aveva cercato di mostrarsi forte.
«Cosa c'è?» lo sentì ripetere di fronte al proprio silenzio, nel salotto del suo appartamento.
'Quando lei dorme, tu torna a casa mia' le aveva detto lui all'orecchio.
Usagi non avrebbe potuto essergli più grata. «E'... un incubo, non pensi?»
Mamoru appoggiò le braccia sul tavolo. «Sì.»
«Le Outers vogliono uccidere Hotaru. Persino Pluto, che era così buona con Chibiusa. Insistono con questa storia del mondo che sta per finire e anche Rei aveva avuto quell'incubo che... Nel frattempo persino i nostri nemici sembrano impazziti.» Rabbrividì ancora al ricordo della fine di Mimete.
Si chinò in avanti e sostenne la fronte con una mano. «Le piaceva cantare. Era andata a quell'audizione con Minako, non era irrecuperabile, Mamo-chan. Forse avrei potuto allontanarla dall'influenza di quel potere maligno che la teneva in trappola.»
«Penso che si comportasse così di sua volontà.»
Il giudizio la lasciò attonita. «Non meritava di morire in quel modo!»
«No, non volevo dire che-»
«E non è nemmeno morta! E' rimasta rinchiusa in quella dimensione estranea e vuota. Ora vaga nel nulla, mentre noi...» Le si serrò la gola.
«Usagi.»
Iniziò a tremare.
Due mani le presero le spalle. Fecero pressione, iniziando a massaggiare.
«A Mimete è stato detto come funzionava quell'apparecchiatura.»
Lei non capì nulla.
«Sa che è finita in un posto da cui non può tornare indietro. Io non credo sia ancora in vita.»
Si sentì trafiggere dalla crudeltà di quell'insinuazione come da una lancia. Avrebbe voluto gridare e negare, per istinto, ma un'altra parte di lei seppe che Mamoru aveva ragione: Mimete, la seconda delle Cinque Streghe, non piangeva disperata in uno spazio vuoto, in attesa di soccorso. Mimete si era già rassegnata, forse nel giro di pochi minuti. E, con quella lancia di potere che si era portata dietro, aveva già messo in atto l'unica soluzione che le era rimasta a disposizione.
Morta - suicida - per aver desiderato tanto potere da arrivare persino a smaterializzarsi dentro uno schermo, perdendo il proprio corpo.
Quanto dolore e distruzione per una smania tanto insensata da portare le persone alla follia.
«Vorrei... che il suo spirito si fondesse con della musica» mormorò. «Ovunque sia finita, la musica esiste dappertutto. Cantare... le piaceva.»
Le mani di Mamoru si fermarono sulle sue spalle. Lui la circondò con le braccia, inginocchiato dietro di lei. «Sì. Quello che aveva di buono dev'essere diventato una voce, un suono... Non può essere sparito nel nulla.»
Usagi lasciò riposare le palpebre, permettendo al proprio mondo di diventare buio quiete. «Hotaru non deve morire come lei.»
Mamoru non disse nulla e, per un momento, Usagi pensò di dover convincere anche lui. Per quell'istante, piccolo e troppo vero per essere ignorato, non lo biasimò.
«Anche se come Saturn fosse destinata a portare la rovina nel mondo, dev'esserci una maniera per liberarla. Che cosa salveremmo, Mamo-chan, se uccidessimo quella bambina?» Che anime nere e colpevoli avrebbero protetto?
«Sai cosa voglio poter vedere?» le disse lui.
«No...»
«La festa per la maggiore età di Hotaru. Promettiamo adesso che ci saremo. Hotaru Tomoe arriverà a compiere vent'anni, vedrai. Noi saremo lì, a guardarla mentre sfila nel suo kimono da adulta.»
Usagi strinse le mani di lui, per sentirle contro la propria pelle. «E' una promessa. Non permetteremo che la uccidano.»
Sentì una sensazione di umido sulla tempia, tanto dolce e anomala che per un momento non la comprese. Un bacio lì. Come una bambina.
Sorrise. «A volte per te sono piccola, Mamo-chan?»
«Come?»
«Dimmi solo... la verità.» Non era una domanda trabocchetto. Tutte le risposte erano giuste.
«Poche volte» disse piano lui, a bassa voce, nel silenzio della sua casa. «Meno di prima.»
Usagi strofinò la guancia contro il braccio di lui. «Quando ti sembro piccola... trattami da piccola. Per ora... mi piace.»
«Va bene.»
Venne colta da un'illuminazione e si voltò. «Piacerebbe anche a te? Anche tu vorresti che ogni tanto...» Non terminò. Il sorriso di lui stava diventando risata.
«Non lo so. Trattami come vuoi, Usa. Adulto, bambino... sono io.»
Parole semplici che le aprirono una nuova visione della realtà. «... anche io sono grande. Anche se ho paura e piango e a volte vorrei solo essere stretta forte, uso quello che sono diventata per fare cose... da adulta.» Salvare. Era diventata grande per poter fare del bene.
Non avrebbe mai più voluto essere una bambina inerme, mai.
Lui era perplesso. «Certo che sei grande. Se ti capita di voler essere stretta forte non sei una bambina. Sei solo... Usagi.»
Il sorriso accennato la lasciò incerta. «E' una cosa buona o... cattiva?»
«A me piace.»
Allora era buona. «Grazie per avermi invitato da te.» Lui diceva e faceva sempre la cosa giusta.
«Cerco di fare la mia parte.» Mamoru non si lasciò più vedere. Nascose il viso nell'altro lato del suo collo. «Ti do quanta più forza posso, adesso. Ma spero di poter essere lì con te anche quando combatterai la battaglia finale, come l'altra volta.»
... lei no.
«Voglio essere utile con tutte le mie forze.»
Lo era già.
E lei avrebbe combattuto per lui, che nel suo essere adulto e forte poteva avere paura. Per lei.
Avrebbe combattuto per Chibiusa, per non farle perdere la sua migliore amica.
Avrebbe combattuto per Hotaru Tomoe, per permetterle di compiere vent'anni, quaranta, cento.
Avrebbe combatutto per e con le sue amiche, per e contro le Outers, per... per tutti coloro che non potevano combattere per se stessi.
Era Sailor Moon.
E ormai era grande.


FINE



NdA - Per tanto tempo non ho avuto idee per questa raccolta. Oggi mi sono decisa a proporvi qualcosa subito, nell'attesa del prosieguo di Verso l'alba, così mi sono messa su questa raccolta e, dopo aver dato un'occhiata agli episodi della terza serie che non avevo ancora toccato, me ne sono venuta fuori con questa idea in un'oretta.
Spero di avervi trasmesso qualcosa, qualsiasi cosa.

Alla prossima!
ellephedre
 


   
 
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