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Autore: velvetmouth    02/09/2011    2 recensioni
One shot scritta ormai moooolto tempo fa, senza troppe pretese.
Mi sono immaginata un ri-incontro diverso tra il Libanese e Sara, la sua prima ragazza.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Temptation
all i desire
keep climbing higher and higher.


Una spessa coltre di fumo aleggia sulla sala da biliardo , impedendo quasi la visuale della partita agli stessi giocatori.
In un angolo, sbracati su uno dei tavoli ci sono Bufalo e i gemelli Buffoni che stanno facendo una partitella a poker, gentilmente annaffiata da boccali di birra e da una bianchissima montagnetta di polvere da cui ogni tanto i tre danno una sonora sniffata.
Al centro stanno giocando a biliardo Fierlocchio e Scrocchiazeppi, che continua ad osservarsi nervosi in giro.
-E tirace 'sta stecca, Scrocchia!!-
Incita sghignazzando Fierolocchio accompagnato dalle risa degli altri, sfottendo la proverbiale incapacità dell'amico al gioco.
Scrocchiazzeppi per tutta risposta riduce quei suoi occhietti a due fessure, gli si avvicina in un balzo, arrivandogli all'orecchio. Ha uno sguardo cattivo e incazzoso, ma che non farebbe paura nemmeno a un poppante.
-E mo' m'hai rotto er cazzo! Ora te lo fo' vedè io dove la infilo 'sta stecca!-
Scrocchia afferra Fierolocchio per la collottola, che rantola di gola, senza però smettere di ridere.
-'A Scrocchiazzè ma che te sei mpazzito?-
Esordisce il Bufalo con una calma paurosa, rimescolando le carte e intascandosi le fiches che sono rimaste sul tavolo.
-E te fatti i cazzi tua!-
Sibila Scrocchiazzeppi senza togliere
gli occhi di dosso a Fierolocchio.
I Buffoni grugniscono e lanciano spazientiti le carte sul tavolo.
-Bufalo, ma com'è che quanno se gioca co te, n'se riesce a vince manco 'na mano?-
Aldo quasi ringhia, mentre punta il suo grosso indice a poche spanne dal naso bitorzoluto del Bufalo.
-Ancora nun me ricordo 'na volta che hai perso...-
Termina allusivo il fratello, poggiando i palmi delle mani sul tavolo, pronto ad alzarsi.
-E che ve devo dì....-
Risponde quello, con un mezzo sorrisetto cinico, continuando a fissare le carte che mescola lentamente fra le mani.
-Se siete du impediti, nun è certo colpa mia!-
A quelle parole entrambi i Buffoni saltano in piedi, mesti in viso.
-Ma guarda 'sto morto de fame... Ma come te permetti?!-
-Morto de fame a me? Ma ve siete visti voi due? Ma annatevene a morì ammazzati, va!-
Pure Fierolocchio e Scrocchiazzeppi intanto stanno iniziando ad alzare la voce, la mano di Scrocchia sempre più stretta sul collo dell'orbo che per tutta risposta lo minaccia, a pochi millimetri dal viso.
Esplode un boato furioso, fatto di insulti e minacce, sguardi truci e parolacce.
-Ahò! Che è 'sto casino?-
La voce roca e possente del Libanese fa capolino dalla porta prima dei suoi folti riccioli scuri. Lo sguardo, appena sbuca fuori, è torvo e corrucciato: un'ombra scura aleggia all'altezza delle guance, rendendolo pauroso. Persino peggio del solito, insomma.
Gli altri si sono ammutoliti: Bufalo ha mollato le carte sul tavolo, lasciando la camicia di Ciro Buffoni che teneva stretta fra le mani e Scrocchia ha lasciato il collo di Fierolocchio, con un evidente segno rosso.
-Pe 'na volta che se sta tranquilli a nun fa un cazzo voi fate bordello pe du cazzate!! Ma 'nve vergognate a azzuffavve come 'na banda de pischelli?!-
Il tono è di disapprovazione con una punta di ironia cattiva, gli angoli della bocca sono ricurvi in una smorfia di disprezzo.
''Cazzo, c'avemo Roma ai piedi e 'sti stronzi se sbudellano pe quattro palle da bijardo e na partitella a poker?! E' proprio vero che certe volte 'n se meriterebbero gnente...''
Riflette il Libanese, corrucciando la larga fronte e grattandosi preoccupato e un pò assorto, l'estremità del mento.
Saetta prima Scrocchia, con quel suo muso da topo e poi ancora i suoi profondi occhi neri in quelli (o meglio in quello) di Fierolocchio. Gira la testa e si ritrova a pochi metri dal Bufalo che abbassa lo sguardo colpevole; anche i Buffoni si ritrovano a guardare il tavolo di formica che hanno davanti.
La noia fa brutti scherzi. La noia ti mette i sospetti. La noia ti fa fare cazzate.
Il Libanese sbuffa indignato e anche un pò divertito, come una madre che ha appena scoperto i figli a mangiare marmellata dal barattolo.
-E ora raus! Annatevene! Che pe oggi la dose de giramento de cojoni l'avete superata abbondantemente!!-
Li osserva serio e allo stesso tempo divertito.
''Guarda mpò come scattano...Proprio come sordatini de stagno pronti a gettasse ner foco!''
Però poi ci ripensa e il sorriso furbesco gli muore sulle labbra carnose.
Cazzo... So' pur sempre amici...Lui non è come il Teribbile e mai lo sarà! E' un capo sì, ma il clima di terrore non gli è mai piaciuto. Lui non è no stronzo infame.
Riacchiappa Fierolocchio e Bufalo in extremis, poco prima che sorpassino la porta d'uscita del bar.
-Ahò, senza rancore eh! E' solo che, cazzo me fate girà i cojoni quanno ve comportate da regazzini mbecilli.
Se ce impallamo pe così poco e fra de noi...-
Non termina la frase, gli basta osservarli negli occhi. Loro hanno capito e annuiscono.
Tira uno schiaffetto a entrambi sulla guancia e l'aria da cani bastonati scompare, lasciando spazio a un sorriso.
-E c'hai raggione, Libano...-
Concorda Fierolocchio osservandosi le scarpe.
-Scusa Libano è che...-
-Lassa perde, Bu... Basta che nun ricapiti mai più! Ce siamo intesi?-
Loro sorridono e annuiscono, oltrepassando la porta d'entrata e raggiungendo gli altri tre, rimasti ad aspettare.
Je vole bene... A tutti loro, pure a quell'altri... So' bravi ragazzi infondo!
Riconosce di aver reagito troppo male, ma vabbè... E' tutto per il bene della banda.
Ed è anche per il bene della banda che ordina un bel bicchiere di JD liscio.
Infondo, se non ci pensa lui ad arginare i disastri che rischiano di portarsi tutto a fondo, chi ci pensa?
Il Freddo?
Per carità è un ragazzo d'oro, è calcolatore, cinico e come da nome: Freddo.
Eppoi è uno dei suoi fratelli putativi, darebbe l'anima per lui ma... Per adesso il peso di essere IL capo non può sopportarlo.
Il Dandi?
Con le stronzate che c'ha per la testa ora, non riuscirebbe nemmeno a rubà le caramelle a un bambino!
No, c'è solo lui che può e deve tenere tutto sotto controllo.
Lo sa che l'odore di soldi, coca e fica fa male ai ragazzi... Je fa andà fori de cervello! Guarda te prima! Se stavano a ammazzà quasi!
Il Libanese scuote la testa.
''Devo fa la balia ancora pe m'pò de tempo...''


Però, che giornata uggiosa!!... Non ha un cazzo da fare!
Cioè... Da fare quelli come lui ce l'hanno sempre, è solo che... Boh, ogni tanto sente il bisogno di staccare per qualche ora.
Si lascia scivolare velocemente il JD in gola; bruciacchia, ma c'è abituato ormai.
-'A Franco! Fammene n'antro!-
Il proprietario obbedisce immediatamente e versa un'altro bicchiere, che subito si riempie di liquido scuro.
Il Libanese se ne sta lì, appoggiato al bancone con i gomiti, la sua aria sgraziata e gli indomabili riccioli scuri che rendono ancor più torvo il suo sguardo. Gli fanno compagnia l'odore acre del sudore, quello pungente e piacevole del caffè e tanti evanescenti pensieri che gli affollano la testa.
La mente si ritrova a divagare, a viaggiare lontano nel futuro.
A lui il passato non piace e non piace neppure revocarlo... Troppi ricordi spiacevoli che a volte vorrebbe solamente far evaporare. Sì perchè, per quanto a lungo tu possa nasconderli in un antro del cervello, quelli spuntano sempre fuori nei momenti meno opportuni e... rovinano tutto.
E ora come ora non ha la benchè minima voglia di sputtanarsi una giornata così...
Il futuro invece è una bella e misteriosa incognita, che uno volendo può anche parzialmente costruirsi... Come sarà fra 5 , 10 anni?
''Più grasso e stronzo?!''
Pensa divertito, arricciando le labbra vicino al bordo del bicchiere, in un sorriso.
''Sicuramente più ricco, più cattivo e invecchiato...''
Riflette divertito, ma con l'amaro in bocca. Una cosa brutta e al contempo emozionante del futuro, però, è che è imprevedibile.
''Ma poi... Ce sarà mai 'sto futuro?''
Pensa con un ghigno un pò smorzato da un'impaurita angoscia.
Iniziano a riflettersi davanti ai suoi occhi miriadi di immagini: potrebbe uscire da lì dentro e essere impallinato proprio sulla porta, prima di poter mettere fuori un piede; potrebbe benissimo essere ammazzato nel sonno, o tradito da un amico...
Sì, anche il re di Roma ogni tanto ha paura. Per la vita che fa, ripensandoci, è pure troppo che sia ancora vivo e non steso in una cassa de legno!
''Quando uno inizia a schiaccià piedi a destra e a manca... Incomincia a puzzà de morto...''
Riflette, rispolverando la sua saggezza di strada.
I suoi pensieri vagamente macabri sono interrotti da una voce fastidiosamente familiare, che lo fa sorridere d'istinto:
-'A Libbanè! Ma n'hai visto che luce c'è fori? E viette a fa na passeggiata co me, no?!
Te faccio portà n'amichetta de Patrizia... Oh, ce o sai che te non devi fa complimenti eh!-
E' il Dandi. Sicuramente di ritorno da una delle sue maratone di ''scopaggio''.
Lui e la sua voglia fissa de fregna stanno a mette la Banda un pò nei casini, ultimamente.
Una breve pausa al fiume in piena delle sue parole, quel tanto che basta per assestare al capo una sonora pacca sulle spalle massicce.
-Sempre qui dentro a rimuginà! A imbruttitte co' cattivi pensieri!!-
''Eh sì, devo proprio fa du chiacchiere co' 'sta Patrizia...''

Pensa Libano salutando l'amico e osservandolo bene dall'alto in basso.

- Io me imbruttirò pure... Ma armeno sta Banda la tengo in piedi...-
Risponde vagamente polemico il Libanese; il Dandi per tutta risposta gli si fa accanto in silenzio.
Sa che quando il Capo fa così è meglio preferire il silenzio.
-Anvedi come ci semo messi n'tiro!-
Lo sfotte il Libanese continuando a esaminarlo con un vago sorriso sornione sulle labbra.
Il Dandi, gonfio come un galletto fa un mezzo giro su sè stesso.
-'A Libbanè! La classe nun è acqua!-
Esclama riavviandosi i capelli lisci e mostrando orgoglioso l'intero vestiario: chiodo di pelle lucida in coordinato con un paio di mocassini scuri.
''Ecco n'do va a finì la stecca sua... Quanto je garberà sprecà i soldi co ste fregnacce!''
Il Libanese scuote la testa divertito, riattaccandosi avido al bicchiere ormai vuoto.
Il Dandi prende posto vicino a lui, attento che i suoi pantaloni scivolino perfettamente anche da seduto e ordina un bicchiere di vodka, rigorosamente liscia.
Dà un sorso al bicchiere, facendo una smorfia appena l'alcolico gli scorre in gola, poi osserva di sfuggita l'orologio.
Un'espressione di stupore gli si dipinge sul volto.
-Libano, me devi perdonà... Ma c'ho proprio da scappà! Se vedemo eh! E damme retta! Fattela 'na girata!-
Un debole e frettoloso abbraccio e il Dandi è svanito, lesto come una lepre.
Il Libanese è rimasto fermo nella solita posizione, il terzo bicchiere di JD appena versato.
''E me sa che il Dandi c'ha ragione...''
Riflette osservando di sguincio la poca luce che si vede filtrare dall'esterno.
Ha deciso di seguire il consiglio dell'amico... Alla fine, che ce sta a fa da solo lì dentro?
Si volta a salutare Franco, che sta asciugando un boccale di birra e nel voltarsi sbatte contro qualcosa o meglio, qualcuno.
-Oh, ma ce voi stà attento?!-
E' già pronto a menare le mani, aggrappandosi al colletto della giacca del tipo che ha osato sfiorarlo, quando si accorge che è una ragazza.
E non una ragazza qualunque.
Il Libanese sbarra gli occhi, incredulo; molla la presa lasciando che le braccia gli ciondolino inermi ai lati del corpo.
-Ciao Pietro...-
Lo saluta in un soffio, che esce profumato dalla bocca rosata.
Lui rimane senza fiato per un pò, continua a guardarla, come se davanti non ci fosse una persona viva in carne ed ossa, ma un'apparizione inaspettata, un fantasma.
-Sara?!-
Esclama lui in un rantolo soffocato. Il suo viso è disteso, come non era ormai da tanto, troppo tempo.
Si sente come sollevato da un peso o forse è solamente un'emozione momentanea...
Intanto tutti gli occhi  dei presenti sono puntati su di loro, o meglio sull'elettricità pericolosa che si è creata loro attorno.
In un attimo il Libanese riprende possesso delle sue facoltà, riaggrotta la fronte e prende, stando attento a farlo delicatamente, la ragazza sotto un braccio.
Sorpassa il pubblico di spettatori che fingono di osservare le partite di carte e si ritrova in strada, sotto il sole che inizia a scaldare.
Si guarda intorno, sospettoso e poi riconoduce i suoi occhi in quelli da cerbiatta di lei.
Non se li ricordava così belli...
-Che ce fai qui?-
Chiede in tono rude, pentendosene quasi subito.
Lei sembra per un attimo offesa, ma poi, come a volersi ricordare che di tempo ne è passato, abbozza un timido sorriso e gli scosta un ricciolo capriccioso dalla fronte.
-Come che ci faccio? Ti cercavo...-
Risponde come se fosse la cosa più naturale del mondo, increspando le labbra in un' espressione dolcissima.
Il Libanese si ritrai di qualche passo... Non vuole essere toccato.
Non ce la fa a guardarla negli occhi, non vuole che lei gli stia accanto.
-Sara... Te ne devi annà...-
Dice, senza troppa convinzione, sperando che lei non noti il tremolio della sua voce, ma capisca la sua dura imposizione.
Sara inclina la testa di lato, spalancando leggermente le labbra.
-Ma che t'è successo, Pietro?-
Gli chiede, osservandolo meravigliata, un pò come si fa con uno strambo esperimento genetico.
Lui abbassa lo sguardo, vergognandosi sinceramente per la prima volta di quello che è diventato.
Persino quando incontrava la madre, l'orgoglio e la sensazione di potenza sopprimevano l'imbarazzo che provava nell'accorgersi di quanto lei non apprezzasse quello che faceva...
Con Sara era diverso... Era sempre stato diverso.
Lei era diversa e lo era pure lui, a quei tempi.
Il Libanese saetta i suoi occhi scuri in quelli olivastri di lei.
In un lampo pensa a quanto sarebbe diversa la sua vita se quel maledetto giorno le cose fossero andate diversamente o se magari fosse successo adesso. Lui non avrebbe avuto paura. Lui non sarebbe stato impotente come allora!
-Sò cresciuto, Sara... E, te lo dico per il tuo bene, vattene da qui!-
Un urlo rabbioso gli esce dalle labbra. Un urlo che la spaventa e le fa sbarrare gli occhi, ma solo per un attimo.
Poi rimane in silenzio, improvvisamente seria; alza leggermente un angolo della bocca, in un sorriso ironico.
-Il mio bene è dove sei tu... E lo sai! T'ho cercato tanto in questi anni e tu... Tu non c'eri mai...
So che mi evitavi.
Ma non te ne faccio una colpa, Pietro. Non voglio assillarti, dato che sei ''cresciuto''... Per cui, me ne vado.
Volevo solo sapere come stavi, tranquillo non volevo scombussolarti la vita...-
C'è del disprezzo nella sua voce? Eppure, quando lo guarda non riesce a vedere altro che due occhi densi d'amore.
Una debole striatura di lacrime percorre la sua guancia, ma mantiene lo stesso un sorriso cinico e tirato.
Il Libanese si sente morire dentro.
Lei non capisce!
Lui muore dalla voglia di abbracciarla, baciarla! Vorrebbe chiederle perdono per sempre!
Vorrebbe chiederle scusa di non averla salvata, di essere rimasto immobile come un cojone.
E' che... Si sente sporco e infido.
In quel giorno di tanti anni prima, non ha saputo nemmeno proteggerla! Non vuole che le ricapiti mai più nulla di simile, standogli accanto.
Come puoi lei, adesso, tornare da lui? Con quale forza ci riesce?
Con una forza che evidentemente lui non possiede.
Non ce la fa proprio a guardarla, discosta lo sguardo dai suoi occhi piangenti, perchè sa che vederla così gli spezza il cuore.
Poi, quando la vede fare qualche passo lontano, percepisce che scacciandola, forse non avrebbe mai più l'occasione di espiare quella colpa che gli pesa sul cuore.
Sente come l'impulso di prenderla per un braccio e trattenerla a sè, come una bambola di pezza.
Senza nemmeno ragionare, l'afferra con forza e l'avvicina al suo petto massiccio, i capelli di lei sul viso e lo sguardo sbattuto vicino alle labbra.
Le bacia dolcemente un occhio e poi l'altro, assaporando le lacrime salate.
La sente trarre un sospiro di sollievo, si abbandona fra le sue braccia.
-Viè, ti porto via da qui...-
Le sussurra ad un orecchio.
  
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