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Autore: AmhranNaFarraige    03/09/2011    0 recensioni
Il nostro mondo non è proprio come lo crediamo noi, ma i potenti ci nascondono molte cose. Ad esempio: chi di voi sapeva che il cielo e le stelle non sono quello che crediamo, ma rispettivamente una barriera di confine e le luci di città di ClayGround, il mondo opposto e speculare alla Terra? E che ogni persona ha un doppione di se stesso nell'altro mondo? E se fosse possibile viaggiare dall'uno all'altro, che potrebbe accadere? Oh, ma questo ancora non è nulla in confronto al rapimento di Ray e all'invasione di una società segreta che conosce i segreti della morte ed il modo di impossessarsi del suo potere. Che ne sarà dei due mondi e dei loro più infimi segreti? (Il rating puo’ cambiare… Chiedo scusa)
Genere: Azione, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Il confine del cielo azzurro

Prologo

Il nostro mondo è davvero bello. Potrebbe non sembrare, ma per le persone che vengono da un’altra parte può anche risultare particolare. Certo non per chi ormai c’ha fatto l’abitudine nel vederlo. Tanto a queste persone così audaci nessuno fa più caso, nemmeno se fanno capolino dal cielo proprio nell’ora più splendente della giornata.
In effetti, non è che gli adulti tengano molto d’occhio il cielo: sono troppo indaffarati e frettolosi, per quel poco che escono di casa stanno attaccati a telefoni cellulari o a computer portatili, o semplicemente si fissano le scarpe, non so se per paura di sporcarle o cosa, ma se ci fate caso è proprio così! Gli unici che trovano il coraggio di alzare lo sguardo sono i bambini, ma figurarsi che qualcuno si fidi anche solo una volta delle loro parole. “E’ solo frutto della loro immaginazione!” diranno gli altri “Vedono cose che non ci sono, ma è giusto così. Giocano”. Che frasi tristi… Tutto questo perché loro si credono di sapere ogni cosa! E va a finire che anche i più giovani si convincono del loro apparente errore.
E invece nulla è come sembra. Se solo le persone si fermassero un attimo e volgessero in alto i propri occhi capirebbero che c’è un universo a loro totalmente ignoto, che creature meravigliose e fantastiche osano attraversare il confine di un altro mondo, quel confine così immenso ed azzurro che aleggia proprio sulle nostre testoline incredule.
Se ancora non vi fidate delle mie parole fate come vi dico. Questa notte, sperando che non ci siano nuvole e varie ad ostacolare la vista, uscite all’aperto e mirate il cielo. Noterete di sicuro tante lucette bianche risplendere in quella immensità, proprio quelle che comunemente chiamiamo stelle. Ebbene, quelle non sono corpi celesti che brillano di luce propria, non lasciatevi fregare in questo modo dalle menzogne di chi tiene il mondo nelle proprie mani, da chi non vuole farvi sapere la verità. Infatti, quelle sono le luci notturne prodotte da grandi città di un altro mondo, ClayGround, che se ne sta proprio disteso sopra al nostro ed al nostro fa come da specchio.

Molti altri segreti e misteri sono nascosti da ClayGround, dalla Terra e dal BlueBorder o, come a voi è certamente più noto, Cielo, ma ci sarà di sicuro il tempo di parlarne durante questa storia che sto per raccontarvi. La storia di come questi due mondi sono stati messi in ginocchio da una forza oscura che sa governare la morte. Una storia che si intreccia così a fitto con la vita di una normalissima, anche se non troppo, ragazzina terrestre, come lo sono molte di voi e come voi non sapeva nulla di tutto quello che vi ho appena raccontato.
Almeno, non all’inizio.
Il suo nome? Ray.



Il team dei rapitori

Una strada trafficata vicino al centro di una città orientale medio grande non meglio nota. Ragazzi e ragazze sgambettanti la percorrevano con il sorriso stampato sul viso che chiaramente diceva “anche oggi finalmente è finita la scuola!”.
Era davvero una bella giornata, lo si poteva intravedere dall’azzurro che splendeva tra i grattacieli così alti. Certo, se qualcuno si fosse degnato di guardare in quella direzione.
Una fanciulla in divisa scolastica, per intenderci una marina retta nera e bianca con tanto di nastro al collo rosso, camminava spensierata in mezzo alla folla. I lunghi capelli biondo scuro si lasciavano cullare dalla brezza leggera della giornata primaverile che conduceva le lunghe ciocche di frangia dritte negli occhi nocciola della ragazza. Ray si fermò di colpo quando percepì il dolore pungente di quelli e si prese del tempo per sfregarseli con cura. Tanto non è che ci fosse nessuno ad aspettarla, lei era solita percorrere la strada verso casa in completa solitudine.
Beh, certo, lei non era una delle più popolari a scuola. Per dirla in breve non aveva proprio amici, ma la cosa non le pesava affatto. Non aveva mai tentato di avvicinarsi a qualcuno né tantomeno di cercare di capire le cause della sua situazione sociale. Forse era proprio questo il problema: lei adorava starsene sulle sue e girovagare tra i suoi pensieri. Era convinta che era l’unica a potersi conoscere davvero e che nessun altro avrebbe mai potuto capire cosa le si nascondeva dentro, e nemmeno lei pretendeva di poter questo sugli altri.
Era solo tranquilla e stava bene con se stessa, ma i compagni di scuola la vedevano strana, una che bisogna temere e dalla quale è meglio starsene alla larga. Ma come vi ho detto prima, a lei non importava proprio per nulla.
Tolta la gente che girava per i corridoi e nelle aule, la scuola le piaceva abbastanza. Si divertiva a imparare un sacco di cose buone, tuttavia non riusciva ad andare particolarmente bene. Spesso, durante le lesioni, si distraeva tra le fronde degli alberi fuori dalla finestra ed i suoi voli immaginari. Altre volte le era capitato di non riuscire a spiccicare parola durante le interrogazioni. Parlare non era certo il suo forte. Ma, nonostante queste difficoltà, provava sempre piacere per quello che faceva e non detestava assolutamente nulla.
Ora frequentava la seconda superiore, 16 anni, non iscritta ad alcun club pomeridiano. I suoi genitori vivevano all’estero già da un po’ per cause di lavoro e non l’avevano portata con loro a causa dei continui trasferimenti da un paese all’altro che avrebbero potuto corrompere la sua istruzione. Ma a lei nemmeno questo importava, considerava i genitori come tutti gli altri: persone che di te conoscono solo l’aspetto e null’altro. Non li considerava con odio, assolutamente no, solo non disprezzava l’idea di vivere da sola, anzi, le faceva anche un certo piacere.
Non c’è altro da dire, questa era la tranquilla vita di una tranquilla ragazzina di città. Lei non sospettava proprio nulla di quello che presto sarebbe accaduto.

Se proprio doveva esistere una persona in grado di accorgersi di una piccola farfallina color lillà che svolazzava solitaria per le strade della città, questa persona non poteva essere altri che Ray le spensierata, così diversa dal cliché della vita moderna e mondana.
La ragazza proprio non seppe resistere alla tentazione di seguire quei colori così carini ed inconsueti con lo sguardo e ben presto si ritrovò costretta a compiere un gesto che ben pochi nella realtà in cui viviamo avrebbero trovato il coraggio, o meglio il tempo, di fare: l’animaletto continuò a volare sempre più in alto, sempre più verso quell’azzurro cristallino, verso il cielo, e lo stesso fecero i grandi occhi sognanti della fanciulla.
Aveva tanto alzato il mento da essere in grado di vedere i tetti degli alti grattacieli del centro e… Ciò che le si mostrò davanti era certamente molto strano, anche per una gran sognatrice come lei: in alto, sul tetto di un palazzo grigio e triste, ergevano due figure piuttosto singolari. Ray li squadrò incuriosita.
Il ragazzo sembrava davvero alto, anche se da quella distanza non era in grado di capire bene quanto, né di distinguere a pieno i particolari. Tuttavia le parve che quello, dai capelli biondissimi tirati in dietro, indossasse un completo piuttosto elegante: stretti pantaloni neri rigati verticalmente di bianco, camicia candida chiusa da una cravatta di pece ed un gilet attillato della stessa fantasia dei pantaloni. Fin qui tutto ok, certo era strano che un tipetto tutto tirato a lucido se ne stesse in piedi su di un grattacielo, ma poteva ancora sembrare in qualche modo normale.
Certo non come la ragazza. Quella era quasi sicuramente più piccola della nostra Ray ed era veramente molto stravagante: capelli di un castano chiaro dai riflessi ramati le coronavano il viso con un taglio carré molto accentuato, dandole un aspetto stranissimo ed in qualche modo quelle ciocche mosse così lunghe davanti, le arrivavano al petto, che man mano si accorciavano fino ad aderire così vicine alla nuca le davano un’aria matura ed adulta. La cosa più assurda, tuttavia, era il vestito: un’ampia gonnellina bianca era a tratti coperta da alcuni strascichi di stoffa che scendevano a zig-zag dal top scuro senza maniche. Quelle iniziavano poco sopra al gomito, ben distanti dalle spalle e fermate da stretti lacci, e proseguivano ampie lungo tutto il braccio, lasciando infine intravedere del pizzo bianco abbinato alla gonna che le copriva le mani fino a chiudersi due anellini, ciascuno collocato su un dito medio. Le strette gambe erano coperte da lunghe calze a righe orizzontali, che le arrivavano fin sopra le ginocchia e le si chiudevano in grandi fiocchi. Sul petto chiaro brillava isolata una pietruzza a forma di lacrima, del colore di dieci ruscelli do montagna che riflettono nelle loro acque le possenti fronde verdi di grandi alberi in estate. Aveva un che di magico, quel ciondolo misterioso.
I due la stavano fissando già da un po’ mentre seguivano attenti ogni passo della scolaretta per la strada. Avevano un aspetto in qualche modo losco e assurdo, e per giunta ce l’avevano con lei! E perché mai? Non aveva mai infastidito nessuno! Non riusciva proprio a trovare alcun collegamento tra tutti e tre.
In effetti non avrebbe mai potuto, povera lei, così tante cose lei, come la gente a lei attorno, non conosceva, possiamo dunque biasimarla se non comprese.

Quella coppia così fuori dal comune prese immediatamente il possesso della scena, impossessandosi dei ruoli di protagonisti, che prima avevamo riservato a Ray. Il ragazzo strinse in un potente abbraccio la ragazza che stava lui di fronte e quella, incredibile a dirsi, si getto nel vuoto della strada dal tetto del palazzo, trascinandosi dietro il peso di un corpo a lei strettamente unito. Non sembrava aver affatto paura di quell’azione così avventata, nient’affatto! Sembrava per lei la cosa più normale da fare in una situazione del genere. Semplicemente era saltata giù ed era atterrata con nonchalance proprio davanti alla nostra, che si era impietrita davanti a tanta audacia così ben riposta.
La ragazza dai capelli rossastri poggiò al suolo il piede sinistro, seguito immediatamente dall’altro, e, appena fu saldamente attaccata a terra, alzò il viso e scostò la sua folta chioma come per sembrare chissà che star del cinema. Il suo compagno s’era staccato da lei pochi secondi prima dell’impatto ed ora le si ergeva a fianco, con gli occhi puntati su Ray. Parlò.
-Jill, pare sia proprio lei, né?
-Eh già, Ed. Questa volta abbiamo fatto centro.
Sulla giovane, che a quanto pare si chiamava Jill, apparve un sorriso spaventoso che si allargava da un orecchio all’altro con una leggera inclinazione delle labbra verso sinistra. Una veloce occhiata in direzione del compagno, Ed stava per Edith, e subito si capirono: era tempo di completare la loro missione. Il ragazzo si mise in posizione d’attacco e gridò.
-Dai, preparati: modalità combattimento!
-Ma sei scemo?! Così l’ammazzi! A noi serve viva e davvero non è necessario tutto ‘sto casino che stai mettendo su… Uff, lascia fare a me che è meglio.
Ray non aveva capito una sola parola, mentre li fissava a metà tra la paura e la curiosità. Certo che erano dei tipi davvero strambi, ma che diavolo volevano da lei?
La ragazzina strana le si avvicinò e le mise la mancina sulla spalla. Forse finalmente qualcuno le avrebbe spiegato qualche cosa! L’espressione attonita scomparve dal suo viso, per lasciare posto subito dopo ad occhi gonfi di terrore ed incomprensione: colei che le stava dinnanzi aveva stretto la mano destra fino a conficcarsi le unghie nel palmo e l’aveva tirata in dietro per caricare il colpo. Tentò di divincolarsi, ma era la sua spalla era stata stretta in una presa infernale e le risultò del tutto impossibile scappare. Eccolo: un potente pugno le sfrecciò davanti agli occhi e le si conficcò sullo zigomo rosato. Non ci mise troppo, quella cadde stordita sul caldo asfalto primaverile del centro città, con un tonfo secco. La vista le si appannò, finché non vide più nulla. Giacque dunque, come addormentata.

-Ottimo lavoro, Jill, non mi sarei mai aspettato tanto da te!
-Che?! Ti fidi davvero troppo poco di me… Su, muoviamoci ora, prima di dare nell’occhio. Tirala su, veloce! Prima la portiamo a ClayGround e meglio è.
-Okok, come sei frettolosa! Dunque, io la prendo in braccio, tu preparati al trapasso, intanto.
Un’ultima occhiataccia e la ragazza si diede dunque da fare. Si levò di dosso il top smanicato, lasciando vedere sul suo corpo una canottiera di stoffa bianca che si integrava perfettamente con la gonna. Ma non era questo di cui ci si deve stupire, non come le ali nere che portava sulla schiena, prima ben nascoste dall’indumento. Sembravano come ali di pipistrello. Le spalancò in tutta la loro grandezza.
-Ed, ci siamo, veloce!
Edith con un braccio prese il corpo esamine della malcapitata mentre con l’altro si cingeva al collo della sua compagna, che prese magicamente il volo, mostrando sul volto i chiari segni di fatica. Certo, quello che le si era sottoposto era un gran peso, ma lei si stava mostrando davvero fortissima. Su, nel cielo, verso il confine! Erano ad un’altezza considerevole, ormai, quando passarono una sottile membrana gelatinosa, trasparente, il BlueBorder, come lo chiamavano loro. Ed il mondo si capovolse: la terra che si erano lasciati ai piedi ora incombeva sulle loro teste. Avevano passato il confine e si accingevano ad un atterraggio di emergenza su quel secondo mondo così sconosciuto e… Magico.




N.d.A.: Dunque, questo è il primo capitolo di una storia davvero vecchissima, che se ne stava nel dimenticatoio da non so quanti anni! Eppure, quando l’avevo inventata, mi piaceva moltissimo. Ora che la riscrivo mi sembra un po’… Non so nemmeno come dire, ma c’è qualcosa che non quadra. Nei passaggi tra i vari avvenimenti, credo, tuttavia mi tornano alla mente tutte le mie fantasie dell’infanzia (o meglio, inizio adolescenza).
Questa storia non era nata in alcun modo singolare, solo, come penso un sacco di ragazzini, desideravo (sognavo forse è più corretto) scrivere il mio fumetto personale e quella che vi ripropongo ora è la sua trama. Forse è per questa sua natura che non riesco a descrivervi a pieno i personaggi… Beh, certo, sono dei disegni! Se solo fossi stata capace di disegnare eheh. Tuttavia vi prometto che prima o poi posterò i miei disegni (Dio, che vergogna)!
Ultimissima cosa: le modifiche che ho apportato alla trama “vecchia” sono state davvero poche. Ho mantenuto i nomi dei personaggi e le età come avevo deciso allora, ed anche il titolo è rimasto quello! Ultimamente, quando stavo riscrivendo la storia, avevo deciso di cambiarlo in Jump in second world, tuttavia ho deciso di rimanere fedele all’originale. Spero sia stata una cosa buona.
Penso che questo sia tutto, per ora. Le varie complicanti come il passaggio tra una dimensione e l’altra verranno spiegate più avanti, non temete! Spero solo che tutto ciò non vi risulti infantile, perché io davvero ho adorato questo mondo che s’era creato nella mia mente bacata di ragazzina scema, ed inoltre mi è costata una certa fatica scrivere tutto ciò. Però mi sono divertita, quanti ricordi che affiorano!
Un bacio ed un caldo abbraccio a tutti voi che siete entrati nel mio mondo segreto! Grazie!

AmhranNaFarraige
  
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