« Zoro non morirà. Zoro
non può morire. Zoro non muore mai »
Morirà.
Mare.
Mare alle spalle, mare all’orizzonte, mare ovunque. Mare rosso.
E
fumo. Fumo dinnanzi alle pupille, fumo dalla sigaretta e fumo ad appesantire
l’aria.
Zoro è lì, oltre la barriera di fumo. Stringe tra le
dita ruvide l’elsa di una spada, ne mantiene un’altra con la sola forza dei
denti.
Trema.
Nel campo di battaglia, senza aver neppure ancora ingaggiato la lotta, trema.
Alle sue spalle, loro.
« Ehi, testa d’alga! » chiama Sanji a gran voce,
sporgendosi verso le onde schiumeggianti che infuriano e prendono parte a quel
macabro spettacolo.
Lui non si volta neppure. Resta lì, ritto in piedi unicamente grazie alla
propria determinazione, intensifica la presa sull’arma che lo condurrà alla
gloria, o alla morte.
I suoi occhi sono iniettati di sangue, la bandana che gli fascia il capo
nasconde una chioma verde smeraldo le cui tonalità accese hanno sempre
suscitato ironie e battutacce.
«
Non provare a fermarmi, cuoco ».
La sua voce risuona chiara e forte nel silenzio, carica d’attesa e tensione.
« A chi interessa fermarti? » ribatte Sanji, con
veemenza, « puoi farne quello che vuoi della tua inutile vita ».
Si porta la sigaretta alle labbra, ispira – ancora fumo, fumo ovunque-, poi
calcia le assi del pavimento in legno, nervosamente.
« Ma stammi bene a sentire » precisa infine, « se ti permetti di
perdere, ti prendo a calci in culo tanto da farti piangere ».
Lo spadaccino osserva gli occhi infuriati del compagno e le sue labbra distorte
in una smorfia, i denti digrignanti che si accaniscono sulla cicca come se
volessero spezzarla in due. Osserva Nami, le sue
iridi color nocciola lucide e bagnate, le guance arrossate dal pianto. Osserva Chopper,
Usopp, osserva il ghiaccio negli occhi di Nico Robin
– ghiaccio che si è sciolto ed è divenuto soffice neve-, osserva Brook e Franky, osserva il
cappello di paglia di Rufy chinato ad oscurargli il
volto, la mascella contratta nel tentativo di soffocare un urlo.
« Non mi farò mai prendere a calci in culo da te, sopracciglio ».
Un amaro sapore di metallo e sangue si fa strada all’interno della bocca del
cuoco.
Poi Zoro si allontana, con passo deciso, negli occhi
la fierezza di chi è arrivato fino in fondo.
« Morirà ».
« No ».
Un singhiozzo. « Morirà ».
« Zoro non muore mai ».
Il ‘mai’ quasi non si ode. Il tremore delle sue labbra gl’impedisce di scandire
quelle tre uniche lettere.
« Tu lo detesti ».
« Sì ».
« Gli vuoi bene ».
Come un fratello.
« Neanche un po’ ».
« Morirà ».
« No ».
Un altro singhiozzo, questa volta più stridulo e soffocato. Proviene da
lontano.
« Che razza di Capitano sono se non sono neanche capace di ordinargli di
fermarsi? ».
Sanji si porta una mano all’altezza del taschino,
fruga al suo interno e ne estrae un pacchetto di plastica. Vuoto.
Sospira, aggrappandosi con tutte le sue forze al parapetto della nave per
trattenere l‘agitazione.
« Il migliore di tutti, Rufy » dice poi, sporgendosi
verso l’immenso oceano sferzato dalle onde, « sei il capitano migliore di tutti
».
Il sogno di Zoro è quello di divenire il miglior
spadaccino del mondo.
Il giorno in cui prese quella decisione, gli aveva raccontato una volta, disse
addio alla vita.
E’ troppo facile così, aveva risposto Sanji.
Piuttosto che morire, è meglio abbandonare.
Ma ora, solo ora, capisce.
Morire è la via più semplice e dolorosa, la più veloce.
Ed è la più difficile, la più tortuosa.
Non è per i deboli.
« Come fai ad essere così impassibile?! Sei o non sei un suo compagno?! ».
« Se non lo fossi, avrei già preso a calci la sua testa verde e l’avrei
costretto a restare qui ».
Basta avere fiducia, e Sanji ne ha, da vendere.
Un singhiozzo, uno solo, gli muore in gola senza aver possibilità di essere
manifestato.
Fiducia.
L’altalenante moto delle onde diventa man mano più inarrestabile, sovrastando
col suo fragore ogni altro rumore.
Raccogliendo le briciole della sua determinazione, Sanji
spalanca la bocca più che può, ispira l’aria corrosa dal fumo, e poi, tra lo
scrosciare dell’acqua, urla.
« Ascoltami, Marimo, perché te lo dirò una sola
volta! Non sono preoccupato per te,
razza di buzzurro! Figurati se me ne importa di uno spadaccino da strapazzo! ».
E Zoro, troppo rosso davanti agli occhi per
distinguere anche solo il mare dal cielo, sputa saliva mista a sangue.
Sorride.
« E non me ne frega un cazzo se perdi o vinci, hai capito? Ma se ti azzardi a
crepare, ti ammazzo a suon di calci! ».
Non me ne importa se vinci o perdi, ma non morire. Non morire, ti prego.
Non morire, fratello mio,
ti voglio bene.
***
Angolo Autore;
La mia prima fan fiction su questo
account *A* ne ho scritte molte altre su One Piece, ma mi è sembrato più giusto cominciare con questa,
perché ho sempre prediletto il genere angst che sono
anche più brava a scrivere XD.
Ho voluto iniziare con un ZoSan, il che è molto
strano, dato che vado molto per la ZoRobin e la SaNami (più che ‘vado molto’ sarebbe meglio dire ‘fangherlo dalla mattina alla sera …) Ma mi è sembrato molto
carino scrivere qualcosa su questi due *^* come amici amo il loro rapporto,
credo che siano quasi fratelli XD. Non ho problemi con lo yaoi,
ma a volte lo vedo molto forzato, e cerco di non perdere di vista il manga XD
(ciò non toglie che a mio parere tra i due ci sia grande tensione sessuale
repressa . . . u____u voglio dire, qualche scappatella ci sta!).
E boh, non so più che dire u__u.
Posterò una ZoRobin al più presto e_e
Ps: il mio vecchio account era Hyuga_girl,
ma vi prego, ignorate gli aborti che ho postato quando ancora lo usavo
*piange*.