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Autore: C l a i r d e l u n e    03/09/2011    1 recensioni
{Elena, Damon}
Sentì il suo respiro sempre più vicino. Mi parse anche di sentire il suo cuore battere all’impazzata! Le sue labbra sfiorarono le mie. Rimasi disorientata: capii ciò che era successo, solo quando non sentì più le sue labbra morbide poggiate sulle mie.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bonnie Bennett, Caroline Forbes, Damon Salvatore, Elena Gilbert
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Appuntamento al buio


<< Svegliati  dormigliona!>> qualcuno entrò nella mia stanza iniziando a spalancare la finestra.                        
<< Non vorrai non andare a scuola proprio oggi?>> continuò qualcun altro.                                                             
Non avendo altra scelta, mi svegliai << Era proprio quello che volevo fare se non foste arrivate voi.>>                 
 Ai piedi del letto era seduta Bonnie, mentre una figura snella dai capelli biondi si muoveva rapida tra armadi e cassetti,
senza dubbio in cerca di qualcosa.                                                                                                   
 Era Caroline << Mettiti questo!>> disse posando sul letto un completo di vestito,
calzamaglia di una tonalità di verde più scura rispetto al vestito di tessuto legger, una giacchetta a tre quarti nera
e infine mezzi stivaletti col tacco color oro, per spezzare << è perfetto per l’appuntamento al buoi di oggi>> mi fece l’occhiolino.
Guardai  il completo non sapendo che fare; non mi andava proprio di uscire da quando Stefan mi lasciò.
Bonnie capì la mia insicurezza << non puoi continuare così. È da cinque mesi che non si fa sentire, avanti divertiti.>> mi sorrise,
con il suo solito sorriso incoraggiante.                                                                                                                       
  << Sono proprio obbligata?>>  ma avevo già preso la mia decisione: sarei andata all’appuntamento al buio,
con la speranza che il ragazzo fosse qualcuno di affascinante e in grado di farmi dimenticare Stefan Salvatore
<< Assolutamente si!>> e dicendo ciò Caroline mi tirò su dal letto.
                                                                          --------

Bonnie e Caroline erano davanti a me quando uscimmo di casa.
Sentì dei mormorii “stanno parlando.”  Non sapevo precisamente cosa si stavano dicendo e non volevo chiedere,
ma sentii Caroline dire a Bonnie << Usa qualche tuo trucchetto…  basta che.. assieme.>>
ma non  capii il significato di questa frase per me incompleta.
                                                                         --------

<< Che numero hai? >> mi chiese piano Bonnie.                                                                                                               
<< Ventiquattro.>> Ci trovavamo nel grande salone della scuola, perennemente al buio,
  tranne per il lume acceso vicino la signora Lookwood che spiegava come sarebbe andato l’incontro
<> sorrise <>                                                                 
  <<12>> iniziò a chiamare un assistente che leggeva i biglietti estratti.
La ragazza con il numero dodici fu accompagnata da un altro assistente nella prima postazione al buio.                                 
<<25>> continuò, <<6>> era il numero di Caroline, la quale ci sorrise, e sempre accompagnata, arrivò alla sua postazione.      
<<24>> era il mio numero! Il cuore smise di battere. Una serie di dubbi mi invase la mente.
Chi sarà stato il mio partner per quel giorno? Sarebbe stato in grado di farmi sorridere come Stefan?
E se invece fosse stato arrogante, spregevole e senza senso dell’umorismo?
<< Buona fortuna!>> mi sussurrò Bonnie distogliendomi dai miei pensieri.
Notai una sfumatura di felicità nel suo tono, ma una mano mi trascinò versò l’oscurità di quella stanza senza lasciarmi il tempo di farle domande.                                                            
 Finalmente dopo qualche minuto, le luci accecarono tutti i presenti nella stanza. Inizialmente vedevo solo una sagoma sfumata davanti a me, dopodiché vidi l’ultima persona che mi sarei mai immaginata: << Tu?>> pregavo me stessa nella speranza che fosse solo un brutto sogno.                                                                                                                       
  << Scusami se non sono il principe azzurro che ti aspettavi!>>  ruotò gli occhi, sempre con la sua solita arroganza.                                                                                                                                                                                  
<< Dispiace più a me che a te.>> anche se pronunciai queste parole a bassa voce, ero sicura che con il suo super-udito le avesse sentite ugualmente.                                                                                                                
<< Allora che cosa le piace fare, signorina Gilbert?>>                                                                                                    
 scoppiai a ridere << Non dirai sul serio!>> era buffo sentirlo parlare in quel modo così cordiale, in quel modo “non alla Damon.”                                                                                                                                                                 
<< Mi sta forse ferendo, signorina Gilbert? Sto solo cercando di fare le cose giuste, per una buona volta.>>                  
 Non riuscì a trattenere un’altra risata “Damon che mi faceva ridere? No, stò proprio sognando!” il mio sguardo si posò sul suo.
Per la prima volta mi resi conto del suo fascino: gli occhi chiari, il sorriso beffardo che si allargava su tutto il volto, lasciando intravedere delle piccole fossette nelle guance;  quel silenzio imbarazzante fu rotto dal suono di una campana, seguito dalla voce della signora Lookwood: <   Una mano sfiorò la mia, stringendola, poi, in una presa delicata.
Con mio disgusto e stupore mi accorsi che era la mano di Damon.                                                                                                                                                                
Nel tragitto per andare al lago, non vidi da nessuna parte i volti familiari di Bonnie o Caroline. 
Era una bella giornata, con tutto ciò che era inizio inverno. I raggi del sole riflessi sulla superficie del lago cristallino, ricreava l’arcobaleno.                                                                                                                                                               
<< È stata una bellissima sorpresa averti visto proprio di fronte a me!>>mi confessò in un attimo di sincerità. Mi girai verso di lui; il sole alle sue spalle lo rendeva ancora più affascinante, creando un alone sfocato attorno al vampiro, quasi da renderlo irreale.    
 <<
Mi stai forse prendendo in giro? Beh perché non è affatto divertente.>> lo sfidai con un sorrisetto provocatorio.
Sembrava essersela presa. Fermo davanti la riva del lago mi guardò: “ ti sembra la faccia di uno che scherza?”  sembrava volesse dire proprio questo.
Lo sentì avvicinarsi. Sentì il suo respiro sempre più vicino. Mi parse anche di sentire il suo cuore battere all’impazzata!
Ma ovviamente era solo un'illusione.
Le sue labbra sfiorarono le mie. Rimasi disorientata: capii ciò che era successo, solo quando non sentì più le sue labbra morbide poggiate sulle mie. Mi guardava. Il suo sguardo ora era diverso: “ecco ora sai che non scherzo!“            

Rimase a guardarmi, in attesa che dicessi o facessi qualcosa. Pensavo che avrei provato rabbia capendo ciò che era successo. Invece no! Con mio grande stupore mi gettai fra le sue braccia, stringendo il suo corpo perfetto. Presi il suo viso scolpito tra le mie mani; ci guardammo intensamente. I suoi occhi ora dicevano: “ sai che ti amo.”  
Gli sorrisi e lo baciai nuovamente.

Non era più il Damon di prima, quello egoista e arrogante, o forse non lo era mai stato: cercava solo di nascondere le cicatrici che portava dentro di se, ribellandosi  agli errori del suo passato.  In realtà, anche se era qualcuno già morto, anche lui, come tutti gli altri, possedeva un cuore.
Un cuore nascosto nelle profondità di se stesso, un cuore, che sapeva anche amare.

  
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