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Autore: Calcifer92    03/09/2011    0 recensioni
Il Tempio di Hana è la casa di due fratelli che vivono quasi sempre da soli poiché i genitori si trovano nella capitale per motivi di lavoro. Lui ha appena finito le medie e sta per frequentare il primo anno delle superiori, lei invece frequenterà la terza media. Entrambi inizialmente molto timidi, ed entrambi degli alunni modello. Dei ragazzi normali insomma... tuttavia, uno spiacevole episodio, cambierà loro la vita e andrà a minacciare il loro legame affettivo.
Genere: Commedia, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non so come mi è passato per la mente di scrivere una storia simile, tutta nuova,
piuttosto che pubblicarne una di quelle che avevo già scritto
o magari scrivere una di quelle che ho in mente da molto tempo XD
Comunque spero che vi piaccia e che non risulti troppo noiosa, specialmente
il primo capitolo, che è solo una introduzione e non succede niente di tanto interessante.


La leggenda dei fiori di ciliegio
 
–        Chissà se Ryuu è già tornato a casa –
Dissi fra me e me mentre percorrevo il solito sentiero. Mi piaceva passare per quel viale alberato, mi metteva un non so che di serenità. E poi, tra poco quei ciliegi sarebbero fioriti dando vita ad uno spettacolo meraviglioso, anche se ciò significa che questo posto da qui al mese prossimo sarà gremito di persone che mi impediranno di osservare questo magnifico spettacolo in assoluta armonia. Al solo pensarci le loro voci mi ronzano in testa come mille radio accese. Poco male,  guarderò i ciliegi insieme a Ryuu, da quel solito muretto da cui si vede tutto e tutti. Forse non ci crederete, ma durante il periodo della fioritura viene un sacco di gente qui ad ammirare questi ciliegi, e ne combinano di tutti i colori. A noi piace osservarli seduti su quel muretto e vedere cosa fanno.
–        Ryuu, sei già qui?  –
Chiesi guardandomi intorno dopo essere arrivata al tempio in cui vivevamo. Già, forse ammirare i ciliegi in fiore era anche una scusa per venire al tempio e rendere omaggio alla dea dei ciliegi. Dopotutto se ne parla molto di quella leggenda da queste parti…
 
 

***************************************************


–        Presto questo posto sarà gremito di gente, una vera seccatura –
Mio padre dice che è anche grazie a loro che possiamo continuare a gestire il tempio. Se non fosse per le loro offerte e per la bontà della dea dei ciliegi ormai saremmo in bancarotta da un pezzo. Che ascoltasse i miei consigli per una volta, gli ho proposto di trasformarlo in un Bed & Breakfast più volte, ma lui non vuole ascoltarmi. In questo modo la gente ci pagherà per avere una stanza in cui dormire e in primavera non affollerà più questo splendido viale lasciando qua e là cumuli di spazzatura. A cosa devo la sua devozione per la fantomatica “dea dei ciliegi”? Mio padre crede ancora nelle favole.
 
Il Tempio di Momo, così chiamato per il pesco che più di mille anni fa si trovava al suo interno dando ogni annata dei fiori sempre più belli e dei frutti sempre più succosi, improvvisamente venne attaccato da una strana malattia. Tutte le persone che si recavano a quel tempio lo facevano per ammirare questo splendido albero di cui tutti parlavano.
–        Non ho mai assaggiato delle pesche così buone, sono una vera delizia –
–        Quei fiori sono bellissimi, è uno spettacolo ammirarli  –
–        Non appassiscono mai, guardate, questa collana è fatta con i petali di quei fiori. L’ho comprata l’anno scorso a quel tempio –
Erano questo più o meno ciò che si diceva in giro e che spingeva le persone a venire qui. Ma dopo quella malattia, l’albero iniziò a seccare, non dava più fiori, non dava più frutti, su di esso non crescevano più foglie e la sua corteccia iniziava a cadere. La terra sotto il suo suolo iniziava a farsi arida, dura, cominciava a spaccarsi, assumendo un colorito scuro. Ogni giorno che passava la malattia del pesco peggiorava, sempre di più, e come se non bastasse sembrava che quella malattia avesse colpito anche il terreno. Un giorno le crepe si protrassero fino al magazzino in cui i sacerdoti tenevano gli oggetti che usavano nei riti, facendolo così sprofondare durante la notte. La soluzione sarebbe stata quella di abbattere quell’albero, ma nonostante ciò non decisero di abbatterlo poiché la dea si sarebbe adirata. Le crepe continuavano ad estendersi, ed il tempio veniva a poco a poco distrutto. 
–        L’albero non va abbattuto. La dea ci sta mettendo alla prova! –
In realtà, la leggenda narra che la dea si adirò a causa della cupidigia degli uomini che andavano a visitare il tempio e dei sacerdoti che invece lo gestivano. Essi non si curavano tanto di contemplare la bellezza dell’albero quanto di sfruttarne economicamente le risorse, per arricchirsi e per ampliare il tempio; e così la dea inflisse loro questa maledizione. I sacerdoti vista la situazione si riunivano notte e giorno a determinati orari in preghiera, affinché la dea li perdonasse; ma questa non si ripresentò. Più tempo passava, più il posto dove sorgeva allora il tempio sembrava infestato dai demoni a causa dell’aspetto tetro e spettrale che aveva assunto; più il tempo passava, più i sacerdoti desistettero, lasciando il tempio al suo destino e trasferendosi in una nuova sede.
Qualche secolo dopo il tempio fu affidato ai sacerdoti della nostra famiglia, o meglio ai nostri avi (parliamo ancora di cinque o sei secoli fa), i quali decisero di bonificare il posto e far risorgere quel tempio. Tutti lavorarono duramente per qualche anno per riportare il tempio allo splendore di allora, e al posto del pesco, che si trovava proprio al centro della costruzione di forma rettangolare, fu deciso di allestire un giardino fiorito con una fontana al centro.
In un giorno di primavera giunse in città una signora bellissima dai lunghi capelli e dal lungo kimono che diceva di chiamarsi Sakura. Appena seppe che in città era stato da poco costruito un tempio decise di andare a vederlo e si recò lì percorrendo la stessa strada sulla quale mi trovo ora, che all’epoca era solo una mulattiera desolata. Si dice che mentre percorreva quel sentiero, al suo passaggio la mulattiera si trasformava in un prato fiorito, ai lati del quale crescevano degli alberi di ciliegio a vista d’occhio. Arrivata alla fine del sentiero, gli alberi erano già grandi e si accinse per salire le scale che portavano all’entrata del tempio, come sto facendo io adesso. Inutile dire che vi lasciò sopra le impronte dei sandali che indossava, che dopo secoli e secoli non si sono ancora cancellate. Arrivata davanti all’arcata, notò che questa non era stata ancora riparata, e dopo averla superata questa si mutò in una bellissima entrata in sintonia con l’architettura del tempio. Si diresse poi verso il giardino con la fontana spargendo dietro di sé petali di ciliegio, e arrivata lì, si sedette vicino alla fontana, prese un gattino in grembo, e stette lì ad accarezzarlo per ore ed ore.
–  Che stupidaggine, mi chiedo chi abbia mai potuto inventare una storia simile! E’ assurdo! –
Ad ogni modo, il Tempio di Momo, divenne il Tempio di Hana, e da allora si venera la divinità Sakurakami affinché ogni anno faccia fiorire i ciliegi e possa così offrirci quello spettacolo così meraviglioso.
 
Beh, dopotutto l’arcata che sto attraversando ora non ha mai avuto bisogno di manutenzione, quindi un po’ potrei anche crederci in questa storia.
–  Ehi! Buongiorno Tora. –
Oggi Tora mi sembrava più strana del solito. Era lì con un fare assorto e si guardava continuamente intorno, che abbia qualche problema? Bah, meglio rientrare, si sta facendo buio…
  
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