La versione che hanno voluto far conoscere ai posteri, per intenderci.
Ma, in realtà, le cose andarono un po' diversamente da come si narra...
Era
una notte buia e
tempestosa... no, sto scherzando, ma era notte per davvero. Una
tranquilla notte estiva, non troppo calda e nemmeno troppo ventilata.
Diciamo pure perfetta.
Il suono delle lire e dei
flauti si espandeva nell'aria, deliziando gli abitanti dell'Olimpo
con i brani e le melodie migliori che avessero mai tirato fuori
dall'iPod di
Apollo.
Tre belle signore se ne stavano sedute sotto un lauro, in disparte,
senza proferir parola.
La prima si rigirava
pigramente una piuma di pavone tra le dita, mentre l'abito ed i
capelli d'argento scintillavano al chiarore della luna. La seconda
era seduta con le gambe accavallate, sbuffando di tanto in tanto:
portava un elegante vestito nero in seta ed i capelli scuri erano
raccolti in una complicata acconciatura degna del parrucchiere di
Afrodite. La terza signora, invece, sorseggiava con grazia dell'acqua
dal suo bicchiere di vetro e fissava le altre due donne,
nell'attesa che una di loro intavolasse il discorso per cui tutte e
tre si trovavano lì in quel momento, sedute allo stesso
tavolo.
Siccome nessuna si
decideva a parlare, la terza donna si alzò in piedi, mentre
la
luce lunare giocava con i suoi capelli, facendoli risultare quasi blu
come l'oceano.
-Ebbene, signore...-
esordì, quando la prima donna l'interruppe.
-Oh, Anfitrite, non
parlare con quel tono, ti prego.- sbottò la donna dai
capelli
argentei.
-Che ha il mio tono che
non va?- replicò l'altra, visibilmente offesa.
-Mi ricordi mio marito.-
rispose pigramente la prima.
-Oh, per i calzini di
Ade, Era!- protestò quella chiamata Anfitrite.
Quell'esclamazione fece scattare sull'attenti la donna vestita di
nero. -È
per questo che siamo qui, ricordi?
-Ehi,
che hai contro i calzini di Ade?- intervenne la seconda donna.
-Guarda che Caronte è abilissimo con la lavatrice!
Anfitrite
rise.
-E
questo cos'ha a che fare con la nostra riunione, Persefone?-
sottolineò Era.
-Nulla.-
disse Persefone, alzando le spalle. -Ma i suoi calzini non puzzano!
Mio marito ci tiene all'igiene!
E allora, vi chiederete voi, che cavolo ci facevano sedute allo stesso tavolo nel bel mezzo della notte?
Ve lo dico io: c'era un problema che accomunava tutte e tre al quale dovevano assolutamente trovare una soluzione.
E immagino abbiate intuito di che problema si trattasse...
-Vogliamo
iniziare a fare discorsi seri?- esclamò Anfitrite, perdendo
la
pazienza.
-Ancora
con quel tono...
-Lo
prendo come un “sì” carico
d'entusiasmo.- decise Anfitrite.
-È
bello vedere che ci prendi in considerazione...
-Tu
sei quella che ci fa la figura peggiore di tutte, Era!-
sbottò
Anfitrite. -Sei la dea del matrimonio o cosa?
Quell'affermazione
ferì Era nel profondo, perché mise il broncio e
borbottò qualcosa come “Stai zitta, figlia di
Nereo”.
-Dai,
non fate le bambine, su!- le incitò Persefone, con tono
di
superiorità.
-Ah,
parla quella che è nata da mio marito e da sua sorella!-
replicò Era.
Anfitrite
si lasciò cadere sulla sedia con aria esasperata.
-La
sorella di tuo marito è anche tua sorella, cara zia!-
ribatté
Persefone.
-Avete
intenzione di andare avanti tanto?- sbottò Anfitrite, al
limite della sopportazione.
-E
anche se fosse?- ribatté Persefone, in tono di sfida.
-Oh,
se volete continuare così fate pure, io non ho fretta.-
rispose la Nereide. -Mi diverto a guardare due zuccone che litigano.
-A
chi hai dato della zuccona, ragazza-pesce?
-A
te, dea del matrimonio dei miei stivali!
-Non
fate le bambine, su!- le rimproverò Persefone.
-Ancora
con questa storia?
Beh, ma non volevo mica dire “malsana” in quel senso, signor D... mi crede, non è vero?
Dopo qualche ora, per la precisione dopo tre ore, cinquantun minuti e ventitrè secondi, iniziò una discussione vera e propria.
-Sentite,
non si può più andare avanti così!-
esclamò
Anfitrite. -Dobbiamo fare qualcosa, o quei tre
finiranno per
prendersi troppe libertà!
-Almeno
su una cosa siamo d'accordo!- esclamò Persefone.
-Ma
come possiamo fare?- domandò Era, dando voce alla domanda
che
attanagliava anche le altre due.
Passavano
i minuti e nessuna di loro parlava.
-Che
silenzio!- esclamò Anfitrite. -Sembra di essere in una tomba!
-Ma
che avete tutti contro le tombe?- protestò Persefone,
esasperata. -Sono un sistema più veloce per scendere negli
Inferi, anziché andare tutti agli Studi di Registrazione
R.I.P.! Altrimenti Los Angeles s'intaserebbe di anime vaganti e...
-Ma
chi vuoi che se ne freghi!- sbottò Era.
-Dillo
quando morirai e vedremo!
-Nipotina,
la zia non può morire!- replicò Era, con aria di
superiorità. -Immortalità, hai presente?
Persefone
stava per ribattere, quando Anfitrite saltò in piedi e si
mise
a saltellare sulla sedia gridando “Eureka!” a gran
voce.
-Eureka
cosa?- domandò Persefone, accarezzando il non-tanto-pacifico
segugio
infernale comparso magicamente dal nulla al suo fianco.
-Ho
trovato di chi è la colpa!- esclamò Anfitrite
soddisfatta.
-Geniale...-
fece Persefone con sarcasmo, dedicando più attenzione al
segugio che alle
altre due dame.
-Prova
ad essere un po' più garbata, non è difficile.-
disse
Anfitrite.
-Oh,
magnifica Anfitrite, illumina noi povere ed umili dee con la tua
geniale trovata!- la sbeffeggiò Persefone, con tono
melodrammatico da degna figlia di Zeus. -In alternativa, potresti
diventare nostra coinquilina in eterno, ti va? Basta pagare l'affitto
e siamo d'accordo.
-Suvvia,
stiamo cercando una soluzione ragionevole!- esclamò Era, con
aria da pacifista, come se lei non avesse fatto nulla per tutto
questo tempo e fosse l'innocente senza macchia di turno.
-Non
è colpa mia se Persefone ha un'alga al posto della materia
grigia!- replicò Anfitrite.
-Una
cosa?
-Un'alga.
Hai presente i vegetali marini? Quelle si chiamano alghe! Ripeti con
me: A-L-G-H-E.
-Oh,
per lo stipendio di Caronte, so cosa sono le alghe!
-E
se legassimo i nostri mariti con delle alghe?- propose Era, colta da
un'illuminazione divina.
-Oh,
certo!- fece Anfitrite, con sarcasmo. -Dimentichi un piccolo
particolare: tra coloro che vorresti legare c'è anche mio
marito, il Signore dei Mari.
Era
si fece cupa e tornò a giocherellare con la piuma di pavone.
Il segugio infernale saltò in grembo a Persefone. Anfitrite
si
mise a sedere nuovamente.
-Ma
è mai possibile?- esclamò Anfitrite,
improvvisamente
seria. -Cioè, quei tre sono sposati,
accidenti!
-E
tu credi che se ne ricordino?- replicò Era con noncuranza.
-Comunque sia, che avevi capito prima?
Anfitrite
la guardò stranita, poi capì. -Oh, quello!- la
Nereide
sembrò riacquistare tutta la sua energia. -Ho capito di chi
è
a colpa di tutto questo!
-E
di chi?- chiesero le altre due, con gli occhi pressoché
fuori
dalle loro orbite.
-Ma
di Afrodite, no?
-Macché!-
esclamò Persefone, scuotendo la testa.
-Perché
no?- chiese Anfitrite.
-Semmai
di Eros, no?- intervenne Era, come se fosse ovvio. -Afrodite
è
troppo impegnata a guardare il suo riflesso nello specchio, non credo
che abbia tempo da perdere in queste stupidaggini!
Anfitrite
e Persefone le rivolsero delle occhiate scettiche.
-BARK!-
abbaiò il segugio infernale.
Persefone
annuì. -Sì, Lancia Y ha ragione!-
affermò con aria
solenne, mentre il vestito nero oscillava al vento. -Stiamo cercando
di dare la colpa a qualcun altro quando in realtà
è
tutta dei nostri mariti!
Era
alzò un sopracciglio. -Hai dato al tuo cane il nome di una
macchina?
-Guarda
che la Lancia Y è venuta dopo il mio Ciccipucci!- rispose
Persefone, ferita nell'orgoglio.
Anfitrite
alzò gli occhi al cielo stellato, con disperazione. -Ma che
ho
fatto di male per meritarmi tutto questo?
-Vuoi
la lista?- sghignazzò Era, giocherellando con la piuma di
pavone.
Anfitrite
la fulminò con lo sguardo. -Ora basta, dobbiamo riflettere
sul
serio!
-Giusto!-
annuì Persefone, dando biscottini per cani lunghi un metro e
mezzo a Lancia Y.
-Non
possiamo tollerare che i nostri mariti continuino a rimorchiare belle
mortali e a far figli con loro!- esclamò la Nereide.
-Giusto!-
confermò Persefone, continuando a giocare con Lancia Y.
-Sono
sposati, accidenti!- aggiunse Era.
-Giusto!
-Vi
pare giusto che continuino ad ignorarci così, spassandosela
con le mortali?- domandò Anfitrite.
-Giusto!-
esclamò Persefone.
Anfitrite
alzò un sopracciglio ed Era guardò la nipote in
cagnesco. Persefone parve accorgersi solo dopo qualche istante del
tremendo errore che aveva combinato.
-Cioè...
volevo dire...- farfugliò. -... Giusto un corno!
-Molto
meglio.- constatò Era. -Ma sappi che ti tengo d'occhio...
-Sembri
un serial killer quando dici così, zietta.-
cinguettò
con sarcasmo la dea della primavera.
-E
tu ce l'hai con me perché io me ne sto sull'Olimpo
ventiquattr'ore su ventiquattro, a differenza tua.- replicò
Era, con un ghigno sadico in volto. -Lo dice anche tua madre che
avresti potuto sposare il dio dei medici o quello degli avvocati! Ma
noooo, hai dovuto mangiare il melograno! Ingorda!
Persefone
digrignò i denti. -Ancora una parola e ti scaglio contro
Lancia Y.
-Che
paura, un barboncino pulcioso!- squillò Era, con sarcasmo.
Gli
occhi di Persefone iniziarono ad infiammarsi. -Fidati, tu non vuoi
che lo faccia.
Era
fece una faccia disgustata. -Ti verranno fuori le rughe, se continui
così.- la rim-proverò. -Nessuno ti
vorrà più
come sposa se le avrai!
-Ma
sono già sposata!- esclamò Persefone, esasperata.
-Ecco,
a questo proposito riprendiamo la nostra conversazione!- s'intromise
Anfitrite, visibilmente scocciata.
Entrambe
le altre dee sbuffarono, ma non osarono mettersi a discutere con
Anfitrite. Dopotutto, aveva ragione.
-Bene,
grazie agli dèi.- disse Anfitrite, spostandosi un ciuffo di
capelli che le era ricaduto sulla fronte.
-Prego.-
risposero in coro Era e Persefone.
-Ci
rinuncio...- sospirò Anfitrite. -Parlando seriamente: Era,
tu
che in teoria dovresti essere l'esperta in materia,
come si
comportano le mortali in caso di tradimento da parte dei mariti?
Era
si portò una mano al mento, riflettendo attentamente.
-Uhm...-
fece la dea dai capelli argentei. -Di solito li prendono brutalmente
a padellate in testa, con varianti sull'utilizzo del randello o del
mattarello al posto della padella.
Gli
occhi di Anfitrite si accesero e quelli di Persefone brillarono di
voglia di sperimentare l'ingegnosa usanza mortale anche in questo campo.
Era
notò con compiacimento le occhiate che si scambiavano la
consorte
di
Poseidone e quella di Ade, ma aggiunse: -Oppure li cacciano fuori di
casa, facendosi andare un assegno per il mantenimento, divorziando.
-Beh...
ma noi mica possiamo divorziare, no?- domandò Persefone.
-Io
no di certo!- esclamò Era, stizzita.
-E poi divorziare costa un sacco di
dracme. Sapete, credo
che la prima alternativa fosse la migliore, tutto sommato.-
constatò
Anfitrite. -Giusto?
Lancia Y abbaiò in segno di approvazione. Persefone
accarezzò il
segugio, esclamando un “Giusto!” entusiasta. Era
sghignazzò.
-Direi
che è deciso, allora.- ricapitolò Anfitrite.
-Dobbiamo
solo procurarci una tassella o come alga si chiama...
-Padella.-
la corresse Era.
-Comunque
sia.- minimizzò Anfitrite. -Procuriamocene una ed il nostro
piano potrà vedere una conclusione positiva per noi.
-Almeno
per me ed Anfitrite, perché non so se la padella di Era
reggerà...- ridacchiò Persefone.
-Perché
la mia non dovrebbe reggere?- incalzò Era.
-Beh,
considerando la testa dura di tuo marito...
Era
aggrottò le sopracciglia. -Avrai anche ragione, ma nessuno
dei
miei tre fratelli brilla per intelligenza...
-Credo
sia l'unica cosa in cui saremmo tutte e tre d'accordo.- concesse
Anfitrite.
Era
e Persefone ridacchiarono.
-Ad
ogni modo, dove troviamo le padelle?- domandò Persefone,
continuando ad accarezzare Lancia Y.
-Uhm...
bella domanda.- rifletté Anfitrite.
-Forse
può costruircele mio figlio.- propose Era.
Persefone
annuì con il capo. -Bella idea!
-Strano
che sia venuta a te...- constatò Anfitrite.
Era
fece finta di nulla e proseguì con il suo discorso. -E poi,
magari, potremmo farcele recapitare da Ermes, no?
Persefone
era in procinto di proferir parola, quando un certo dio dai piedi
alati comparve, pestando la coda a Lancia Y. Il dio non era in una gran
bella situazione.
Il
messaggero si scompigliò i riccioli brizzolati, asciugandosi
la fronte dal sudore. -Ecco dove eravate, accidenti!
Persefone,
nel vedere Ermes ansimare, gli chiese: -Ci stavi cercando?
-Logico!-
esclamò Ermes. -Avete una vaga idea di che ore siano? I
vostri
adorabili maritini mi hanno fatto correre per tutto l'Olimpo nel
tentativo di
trovarvi!
Anfitrite
scoppiò in una risata isterica.
-Ma
che simpaticone!- esclamò Era, divertita dalla cosa.
-Ed
hanno mandato me a cercarvi!- continuò Ermes, con fare
petulante. -In più, quell'imbranato di Apollo ha
perso il suo iPod
da qualche parte qui nei dintorni mentre scorrazzava sul suo Carro del
Sole, e devo ritrovare anche quello...
-Buon
lavoro, allora.- disse Anfitrite, sorseggiando un po' d'acqua.
Ermes
non rispose, ma si limitò a tirar fuori un cellulare che
brillava di azzurro nella notte.
Una
vocetta stridula esclamò: -Mi verrà un
esaurimento nervoso se continuiamo così!
-Che succede?- domandò il
messaggero.
-C'è Apollo che mi
tartassa
di telefonate!- rispose la vocetta stridula, esasperata.
Ermes
sbuffò. -Come sempre, Martha.- aggiunse Ermes.
-Dov'è
finito George?
-Sono
qua!- disse una seconda vocetta, mentre un serpente in
rilievo si muoveva da un lato all'altro del cellulare. -Hai
quattrocentottantadue messaggi non letti, capo! E voglio un ratto!
-Che
carini che siete, George e Martha!- esclamò Persefone,
scattando in piedi ed accarezzando i serpenti sul cellulare. -E
George, mio caro, se vuoi un ratto passa da me prima di
mercoledì,
altrimenti Ade chiama l'impresa di disinfestazione!
A
George venne l'acquolina in bocca al solo pensiero. Martha
sospirò
e venne poi imitata anche da Era ed Anfitrite.
-Beh,
bando alle ciance!- tagliò corto Ermes, riprendendo il
controllo della situazione. -Martha, dì a Zeus e agli altri
due bacucchi che ho trovato le loro consorti!
-No!-
intervenne Anfitrite.
-Agli
ordini!- esclamò Martha con entusiasmo.
-No,
no, no!- strillò la Nereide.
Troppo
tardi. Martha aveva già chiamato i tre mariti e aveva
indicato
loro il posto da raggiungere.
Anfitrite
batté il piede a terra con frustrazione. -No, no, no, no, no!
-Perché
no?- le domandò Persefone. -Prima arrivano, prima mettiamo
in
atto il piano.
Era
annuì.
Ermes
si allontanò di poco, mettendosi al riparo da un'eventuale
lite ma continuando a seguire la conversazione con discreto
interesse.
-Ma
non abbiamo le tasselle!- protestò Anfitrite. -O come alga
si chiamano.
Era
ghignò, facendo comparire tre piume di pavone e
trasformandole in altrettante bellissime
padelle in titanio. Ne porse una a Persefone ed una ad Anfitrite, le
quali si sciolsero in dei sorrisi dai risvolti alquanto sadici.
-Era,
i miei complimenti!- esclamò la Nereide. -Questa
è
stata una bella trovata!
-Lo
so.- rispose Era, facendo sfoggio della sua infinita modestia.
Persedone ridacchiò.
Le
tre dame si alzarono in piedi, imbracciando le padelle con un
luccichio omicida negli occhi. (S)Fortuna
volle che in quel momento
si materializzassero nientepopodimeno che Zeus, Ade (con il permesso
speciale di salire nell'Olimpo a cercare la moglie) e Poseidone.
Inutile
dire che rimasero un po' interdetti dalla visione delle tre con in
mano quegli oggetti alquanto ambigui per delle divinità.
-Oh,
eccovi qua!- esclamò Zeus, nel vedere la moglie e le altre
due. -Ma che ci fate assieme, voi tre?
-Non
sono affari tuoi.- rispose schietta Era.
-Ecco,
appunto!- concordò Ade. -Vieni, Persefone, torniamo negli
Inferi.
-Non
decidi tu quello che devo fare!
-Che
cos'è questa, una ribellione contro di noi?
Le
tre donne si scambiarono un'occhiata d'intendimento e poi dissero
all'unisono: -Sì.
Poseidone
inarcò un sopracciglio. -Ribellione per che cosa, di grazia?
Anfitrite
prese un respiro profondo, poi iniziò a spiegar loro tutti i
punti che andavano bene né a lei, né a Persefone
e
nemmeno ad Era dei propri rapporti di coppia.
-Siamo
stufe di starcene qui buone buone mentre voi ve la spassate con le
mortali!- esclamò Anfitrite, infervorata. -Siete sposati,
accidenti! Ma sembrate ricordarvene solo quando vi fa comodo, in
tutti gli altri trecentosessantaquattro giorni dell'anno andate sulla
terra a fare gli occhi dolci alle mortali e a far figli con loro!
-Anfitrite,
cara, io...- iniziò Poseidone, ma Era s'intromise.
-Io
sono la dea del matrimonio, per le canottiere verde fluo di Artemide!-
sbottò
Era. -Non posso tollerare che mio marito mi tradisca con qualche
mortale, faccia scoppiare un paio di guerre mondiali e poi torni qui
come se nulla fosse! IO non lo permetto!
-Era,
passerottino, cerca di capire...- tentò di spiegare Zeus, ma
Persefone non lo lasciò continuare.
-Capire
un corno!- replicò la dea della primavera, con Lancia Y al
proprio fianco per darle manforte ed un sostegno morale. -Cosa vorreste
farci capire, eh?
Che le mortali sono tremendamente attraenti, affascinanti
e compagnia bella? Credete che queste bastino come scuse?
-Che
cosa vuoi che facciamo perché voi ci perdoniate, colombella
mia?- le
domandò Ade.
Era
e Persefone alzarono le loro padelle, ma Anfitrite le precedette,
dicendo: -Un giuramento.
I
Tre Pezzi Grossi la guardarono straniti, mentre Era e Persefone le
scoccavano occhiate assassine.
-Che
genere di giuramento?- le chiese Ade.
-Vogliamo
che giuriate di non generare più figli con i mortali.-
decretò
la Nereide. -Dovete giurare che non tradirete mai più i
vostri
impegni matrimoniali e che resterete fedeli a noi: siamo pur sempre
vostre mogli!
Ermes,
che assisteva ancora alla conversazione in disparte, scoppiò
a
ridere, tentando goffamento di mascherare il proprio divertimento.
-Uhm...-
Zeus si fece pensieroso. -Ci state chiedendo tanto. Non mi pare un
accordo equo...
Era
puntò la padella come fosse una spada sulla punta del naso
del
marito. -Come hai detto scusa?- ringhiò la dea, con fare
minaccioso mentre s'illuminava d'argento.
Zeus
deglutì, intimorito: una moglie arrabbiata può
essere peggio di essere vomitati da Crono. -Dicevo... non mi pare un
accordo equo, ma faremo
come ordin... ehm, volete perché noi vi amiamo e siamo pur
sempre i vostri mariti.
Ade
e Poseidone annuirono con falsa convinzione.
Era
parve soddisfatta. Si piantò le mani ai fianchi e
squadrò
i tre uomini uno per uno.
-Qualcun
altro vuole dire la sua?- domandò con sarcasmo la dea del
matrimonio.
Ade
e Poseidone scossero la testa, stavolta certi della loro risposta.
-Bene.-
concluse Persefone. -Giurate e poi andiamo.
Zeus
sbuffò ed iniziò a recitare il giuramento con i
suoi
due fratelli. -Noi, Zeus, Ade e Poseidone, giuriamo di non generare
più
figli con i mortali per rispetto delle nostre amatissime
mogli
e dei nostri oneri matrimoniali... cioè,
onori
matrimoniali.
Ermes
era piegato in due dalle risate, senza alcun contegno.
-Molto
bene.- concluse Anfitrite. -Direi che possiamo andare.
La
Nereide prese sottobraccio Poseidone e si dissolsero in uno sbuffo
d'acqua salata, lasciando un piacevole profumo di brezza marina
nell'aria. Era e Zeus, invece, scomparvero in un nugolo di polvere
dorata. Ade e Persefone saltarono in groppa a Lancia Y e scomparvero
tra le ombre.
Ermes
si riprese dalle risate solo dopo qualche minuto dopo, quando
rischiò
quasi di soffocarsi.
-Ma
che ci trova di tanto divertente, divino Ermes?- gli chiese Martha.
-Anfitrite
non li ha fatti giurare sullo Stige.- spiegò il messaggero,
mentre George sghignazzava. -Il giuramento non è ufficiale.
-Capisco.-
disse Martha. -George, tu perché ridi?
-Ci
sono due motivi.- sibilò George il Serpente. -Il primo
è
che sono contento perché Persefone ha detto che mi
darà
un ratto.
Appena
concluse la frase, Martha sospirò, esasperata. -Ed il
secondo
motivo?
-È
che laggiù c'è l'iPod di Apollo.-
spiegò George, indicando con un ghigno in direzione del
dispositivo smarrito.
Ermes
sollevò lo sguardo dal proprio cellulare e vide un oggetto
di
dimensioni alquanto ridotte attaccato ad una colonna greca con dello
scotch di carta. Il messaggero staccò l'iPod dalla colonna e
vide che era impostato sulla modalità videocamera: a quanto
pareva, aveva filmato tutto il discorso delle tre signore ed il
giuramento dei tre figli di Crono.
Il
volto elfico del messaggero degli dèi si aprì in
uno scaltro sorriso da malandrino. -Sapete, George e Martha? Credo che
Apollo non abbia bisogno del suo iPod.
I
due serpenti ridacchiarono ed Ermes s'infilò l'iPod in tasca.
-Spero
solo che non abbia registrato anche i suoi haiku...- concluse Ermes,
poco prima di svolazzare via con i suoi sandali alati.
Chi vi parla è Percy Jackson, il vostro figlio di Poseidone preferito.
Oh, scusatemi un attimo, Annabeth mi sta strillando qualcosa da oltre il vetro della sala di registrazione, ma io non sento niente... i timbits?
Ah, i credits?
Giusto! Sei un genio, Annabeth! Vabbè, ora non fare quella faccia compiaciuta...
Comunque, dicevamo... il materiale è stato gentilmente offertoci dal Divino Ermes, che adesso credo stia volando lontano per sfuggire all'ira del padre e dei due zii. Il copione è opera del Signor D., ed è stato scritto seguendo per filo e per segno i discorsi ripresi nel filmato dell'iPod rubato di Apollo.
Grazie per aver sopportato questo strazio sino alla fine!
Ora il vostro Percy Jackson vi saluta e va ad ammazzare qualche mostro o a bisticciare con Clarisse.
L'ultimo regalo che vi facciamo oggi è l'haiku giornaliero di Apollo. Ecco a voi!
«IPod perduto:
Premio a chi lo trova.»
E,
una volta mandato in onda l'haiku, tutti i figli di Ermes partirono
alla ricerca del leggendario iPod perduto di Apollo.
My little corner:
Questa storia è una stupidaggine colossale.
Non scherzo, la ritengo stupida persino io che l'ho scritta!
Ero partita con l'idea di scrivere qualcosa di sensato, ma alle tre di
notte l'idea di una demenziale ha preso il sopravvento ed ecco qua il
risultato. Lo so, è cortina... tuttavia spero che questa cosetta
sia almeno riuscita a strapparvi un sorriso.
Grazie per essere arrivati fin qua, spero che stiate ancora bene dopo
la lettura. :'3
Aly.
Credits:
Characters © Rick Riordan
Title Font = Pirho Herakles
Text Font: Arial, Times New Roman, Traditional Arabic
I personaggi non mi appartengono, ma sono di proprietà di
Rick Riordan. Questa storia non è stata scritta a scopo di
lucro.