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Autore: MissAle    04/09/2011    3 recensioni
Il sole picchiava forte nella città di Ōsaka, conosciuta anche come "tenka no daidokoro" ovvero, la "cucina del paese". Il panorama suggestivo di Osaka era formato da enormi grattacieli e dall''elevato tasso di popolazione notturna che riempiva le sue strade trafficate.
Una ragazza dai capelli color del grano scrutava con i suoi occhi verde smeraldo il panorama che le si prestava dinanzi: storse la bocca. Era molto diversa dalla sua città natale, Sapporo infatti era una città che si affacciava sul mare, era infatti una meta turistica ambita da molti.
Ōsaka. Non era sicura che le sarebbe mai piaciuta
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Shikamaru Nara, Temari, Un po' tutti | Coppie: Shikamaru/Temari
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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huh Il sole picchiava forte nella città di Ōsaka, conosciuta anche come "tenka no daidokoro" ovvero, la "cucina del paese". Il panorama suggestivo di Osaka era formato da enormi grattacieli e dall' elevato tasso di popolazione notturna che riempiva le sue strade trafficate.
Una ragazza dai capelli color del grano scrutava con i suoi occhi verde smeraldo il panorama che le si prestava dinanzi: storse la bocca. Era molto diversa dalla sua città natale, Sapporo infatti era una città che si affacciava sul mare, era infatti una meta turistica ambita da molti. Aveva vent'anni eppure suo padre l'aveva quasi obbligata ad andarsene via dalla sua città e frequentare la scuola da un'altra parte, dopotutto era stata bocciata due volte, senza contare che dopo la sua seconda bocciatura, c'era stata un' espulsione.

"Se lo meritava, quella dannata oca!"
Si ritrovò a pensare amara Temari: la bionda infatti non aveva un carattere particolarmente docile, al contrario era un maschiaccio nato. Sin da piccola aveva dimostrato la sua indole aggressiva, ma lei la giustificava come un modo per non essere sopraffata dalla dominanza maschile. La sua ultima "prova" se così la si può definire, era stata definita "inacettabile e poco adeguata ad una ragazza della sua importanza sociale" da suo padre, abile politico. La cosidetta marachella di Temari consisteva nell'aver picchiato una ragazza, riducendola ad una frattura vivente; setto nasale rotto, una costola incrinata, lesioni aggravate lungo tutto il corpo. Le possibili soluzioni a questa situazione erano due: l'espulsione o una denuncia per percosse aggravate, cosa che avrebbe danneggiato sicuramente l'immagine pubblica di suo padre. Si optò per la prima e per evitare che si parlasse di lei, il padre decise di spedirla con un volo di sola andata verso Osaka, pagandole persino l'affitto in un palazzo del centro.

"Patetico!"
si disse mentalmente in modo del tutto amaro, mentre si accingeva a svuotare i suoi scatoloni. Odiava dal profondo suo padre, aveva sempre dedicato poco tempo a lei, dopo la morte prematura di sua madre aveva sempre dovuto far i conti con un'infanzia e un'adolescenza piuttosto traumatica. Osservò la scritta sopra lo scatolone che ora aveva tra le mani: "Fragile - camera di Tem". Riconobbe quella calligrafia, era di suo fratello Kankuro. Aveva uno strano rapporto con suo fratello "mezzano": passavano il tempo a punzecchiarsi e a insultarsi, ma era stato il primo ad opporsi quando suo padre decise di mandarla via da casa. Sorrise appena, mentre con poca grazia strappava i lembi della scatola di cartone, ritrovandosi diversi oggetti incartati con dei fogli di giornale. Tra quelli identificò un oggetto di forma rettangolare: lo prese delicatamente dalle mani, scartando l'involucro che pochi giorni prima ella stessa aveva fatto. Era una foto con i suoi due fratelli. Sì, perché Temari non aveva solo Kankuro. Scrutò con attenzione la chioma rossa e ribelle del suo fratello più piccolo, che guardava l'obiettivo con uno sguardo serio e molto profondo. Si ritrovò a sospirare, mentre spostò la sua concentrazione da Kankuro a lui, Gaara. Era stata una madre per lui, dopotutto la mamma era morta dopo aver dato la luce Gaara e lui si era sentito sempre colpevolizzato dal padre, oltre che odiato. Aveva tanto bisogno d'amore e nonostante loro padre le proibiva di avvicinarsi a lui, lei la note sgattaiolava dal suo letto per andare a fare una carezza segreta al suo piccolo fratellino, che si era attaccato talmente tanto a lei, da aver persino pianto in sua presenza per la sua partenza. Gaara era un ragazzo difficile, non mostrava mai i suoi sentimenti agli altri, aveva davvero paura che se lo avesse fatto, sarebbe stato abbandonato. Poggiò la cornice per terra, mentre con una forza morale degna di pochi, si ritrovò a concludere il suo trasloco in tre ore: era un appartamento già ammobiliato, perciò era solo una questione di mettere apposto tutti i suoi effetti personali.
Sorrise di sé stessa: aveva fatto un buon lavoro, sebbene avesse sentito sin da subito il profondo silenzio che regnava in quella stanza. Tra una settimana esatta avrebbe ricominciato i suoi studi, suo padre si era "preoccupato" di iscriverla in una scuola pubblica, proprio su richiesta di Temari stessa: non avrebbe mai sopportato di far parte di una scuola dove tutti erano dei perfetti "figli di papà". Storse la bocca a quel pensiero, no, non avrebbe retto mai una simile immagine. Si passò una mano fra i capelli ricci, sentendo finalmente la stanchezza cominciare a pervaderla. Sarebbe stata in classe con i coetanei di suo fratello, Gaara..

"Con dei mocciosi..."
si affrettò a precisare la bionda, mentre si avvicinava alla finestra ancora una volta. Ōsaka. Non era sicura che le sarebbe mai piaciuta. Non si rese conto nemmeno di quanto tempo aveva passato davanti a quella vetrata a rimuginare, ma decise di interrompere quell'azione. Si diresse verso il divano, sdraiandosi sgraziatamente sopra, mentre allungò il braccio verso il tavolino, dove era poggiato un telecomando. Accese la televisione, facendo zapping. Trovò un canale rock: era adatto, aveva bisogno di ascoltare della buona musica. Si mise a pancia in su, mentre con l'altra mano si accese una sigaretta, chiudendo gli occhi.
No, Ōsaka non le sarebbe mai piaciuta.
  
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