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Autore: evenstar    05/05/2006    9 recensioni
Dopo molti dubbi e incomprensioni alla fine Tonks e Lupin stanno insieme, sembra che la loro vita sia perfetta e felice. Ma se un giorno Lupin notasse un cambiamento nella ragazza? E se questo cambiamento non fosse poi solo uno, ma una serie di piccole cose "sbagliate"...
Genere: Romantico, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nimphadora Tonks, Remus Lupin | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Eccomi di nuovo a voi, anche questa volta con una Tonks/Lupin. Questa storia è nata come esperimento, in genere le storie su questa coppia si svolgono quasi tutte o alla fine della guerra, oppure in una parentesi più o meno felice, ho trovato poche ff in cui Tonks e Lupin si trovassero a fare i conti con i mangiamorte, con tutto quello che questa comporta. Quindi ovviamente per vedere cosa sarebbe successo ho strappato i nostri due personaggi dalla loro calma e tranquilla vita ( considerando i due, mica poi così calma e tranquilla, ma insomma, avete capito cosa intendo) e li ho buttati nella mischia. Quello che ne è venuto fuori sono due storie (una per uno, sia mai che faccio favoritismi!) di cui questa è la prima. Il rating è piuttosto alto perchè la parte centrale nel mio intento dovrebbe essere abbastanza angosciante (ma poi va meglio), poi giudicate voi...

La storia è composta da 6 capitoli, già scritti, rivisti, corretti, per cui ve li posto abbastanza rapidamente, buona lettura e grazie a tutti quelli che lasceranno un commento.

 

Una decisione a lungo attesa

 

Il campanello della porta di Tonks suonò, lei era accoccolata sul divano, in quello stato di dormiveglia nel quale la realtà si fonde con i sogni, con una coperta buttata addosso e un libro aperto, abbandonato  sulle ginocchia. Aprì a fatica un occhio, strappandosi al sonno e fissando la porta; il suono si ripeté e lei si tirò a sedere a fatica, ancora mezza addormentata. Di nuovo il campanello echeggiò nella casa. -Arrivo, arrivo, - bofonchiò lei, arrabbiata dall'essere stata svegliata. Si alzò e andò ad aprire, strascicando i piedi per terra, tirandosi dietro la coperta. - Chi è? - chiese borbottando.

- Sono Remus, - le rispose una voce dal pianerottolo.

- Remus? Che cosa vuoi? - chiese lei mantenendo un tono freddo, non accennando ad aprire.

Era ancora furiosa per la loro ultima litigata. Dopo aver ascoltato Fleur, la notte del ferimento di Bill, aveva di nuovo cercato di convincere Remus, come sempre incontrando la sua strenua resistenza, ma questa volta lei aveva perso la pazienza. Si era impuntata contro di lui, che invece aveva mantenuto il solito contegno, pur senza cedere di un millimetro, e aveva finito per andarsene sbattendo la porta, lasciandolo a fissare la stanza vuota.

- Se mi apri te lo spiego, - rispose lui tranquillo, assumendo lo stesso tono che si usa con una bambina capricciosa.

- No.

- No? - chiese da fuori, tradendo per un attimo insicurezza.

- NO, - gli urlò lei dalla stanza, sorridendo malvagia. Avrebbe avuto voglia di parire solo per vedere la sua espressione in quel momento.

- Andiamo, cerca di essere ragionevole Dora.

- Remus Lupin non dirmi di essere ragionevole, non osare trattarmi come una ragazzina.

Odiava quando la trattava in quel modo: il tono di voce che assumeva, lo sguardo paziente con cui la guardava; all’inizio l’aveva trovato molto dolce, quasi tenero, ma con il tempo, e il degenerare della situazione, aveva cominciato a non sopportarlo più.

- Ma non… - ricominciò lui, arrabbiato, poi cambiò tono sapendo che continuando in quel modo non avrebbe mai ottenuto niente. - …Non volevo trattarti come una ragazzina, voglio solo parlare con te!

- Parla allora, - rispose lei, imperterrita.

- Da qui? Fammi entrare, per favore.

- No, - rispose impuntandosi la ragazza, anche se una parte di lei cominciava a cedere, finiva sempre così, non riusciva a odiarlo per più di dieci minuti.

- D'accordo, come vuoi. Me ne vado, - le rispose lui.

Lei si affrettò ad aprire, voleva sapere perché era andato da lei, ormai la curiosità aveva preso il sopravvento, si aspettava di vederlo già a metà delle scale, invece lui era rimasto fermo, in attesa, davanti alla porta. Vedendolo Tonks fece un passò indietro. - Ma che...?

- Ce l'hai fatta alla fine! - le disse Lupin, entrando in casa prima che lei cambiasse idea e richiudesse la porta di casa.

- Va bene, adesso sei entrato. Cosa mi dovevi dire di così importante?

Lupin rimase a guardarla senza parlare, sorridendole soltanto con una espressione indecifrabile sul volto. Sembrava quasi che fosse contento…

- Allora? - chiese Dora senza capire cosa stesse succedendo ma sentendo che non sarebbe resistita a lungo sotto quello sguardo, la rabbia ormai era completamente svanita lasciandole però un senso di inquietudine per lo strano comportamento di Remus.

- Ieri quando mi hai lasciato da solo ho ripensato…

- A cosa? - chiese lei subito, senza lasciarlo finire di parlare, ben sapendo però che Remus odiava essere interrotto in quel modo.

- Se mi lasci parlare te lo dico, - rispose lui assumendo un aria vagamente irritata, ma rimanendo sempre calmo. - ...Dicevo che ho ripensato a tutta la storia. A noi, ai problemi che ci sarebbero…

- Non ci sarebbero problemi di nessun tipo, - riprese la ragazza incrociando le braccia al petto e assumendo un cipiglio deciso.

Lui sbuffò contrariato. - La vuoi smettere di interrompermi ogni tre parole.

- Lo farei se tu la piantassi di dire cose insensate.

- Diavolo Dora, quando fai così mi dai sui nervi, lo sai? Sto cercando di dirti che ti amo, - sbottò lui guardandola arrabbiato.

Lei ricambiò lo sguardo, rimanendo a bocca aperta, finalmente senza parole.

- Ti amo, e voglio stare con te.

Ancora lei non disse nulla, rimanendo in silenzio a fissare l’uomo che aveva davanti che la guardava speranzoso.

- Guarda che adesso puoi anche dire qualcosa, - disse lui alla fine, non sapendo come interpretare il silenzio della giovane. – Anzi, ti sarei grato se ti decidessi a parlare! - aggiunse, quasi seccato vedendo che lei continuava a restare zitta.

- Non usare quel tono con me! - sbottò lei. - Ho passato un anno a dirti le stesse cose, sentendoti rispondere che non potevi stare con me.

Lupin fece per parlare, ma lei fece un gesto rapido con la mano, zittendolo all’istante.

- Ritengo quindi di potermi prendere due secondi del tuo tempo per capire cosa sta succedendo.

- Succede che… ho capito di voler stare con te.

- Alla buon ora, ma questo l'avevo capito. Che fine hanno fatto la povertà, la vecchiaia, la licantropia e tutto il resto?

 

Ma cosa stava facendo?

Aveva ottenuto quello che voleva e si metteva a chiedere spiegazioni?

Perché non poteva stare zitta ed essere contenta?

Lo sapeva perché, voleva sapere cosa lo aveva spinto a cambiare idea, per essere sicura che la mattina dopo non decidesse di spezzarle il cuore, lasciandola preso dai rimorsi per quello che aveva fatto.

 

Lui arrossì leggermente, spostando lo sguardo verso il basso. - Hai detto che per te non erano un problema.

- Per me non lo sono mai stati, ma per te si. Cosa ti ha fatto cambiare idea?

Lui chinò la testa, fissando il pavimento, un gesto che le fece battere furiosamente il cuore nel petto, dovette combattere una furiosa battaglia con la sua volontà per non avvicinarsi a lui e stringerlo in un abbraccio, e al diavolo tutto il resto. Ma doveva sapere. – Remus, - gli disse alzandogli la testa con un gesto della mano.

- La morte di Silente, o meglio quella è stata l’ultima goccia. Non ce la faccio più ad affrontare tutto questo da solo, - si interruppe cercando di organizzare i pensieri, poi decise di rinunciare e di fare uscire le cose come venivano alla mente. - Voglio poter… voglio poter abbracciare la donna che amo, voglio poterti prendere la mano Dora, voglio che tu sia la prima cosa che vedo al mattino e l'ultima prima di addormentarmi, voglio che tu sia al mio fianco quando succede qualcosa di brutto e ti voglio vicina quando invece succedono cose belle, voglio poter litigare con te sapendo che tu non te ne andrai lasciandomi, voglio passare delle ore a guardarti, quando mi fissi come se mi considerassi un pazzo, come stai facendo adesso, - finì lui sorridendole.

Dora scosse la testa, ridendo a sua volta. - E tutto questo non lo potevi capire un anno fa, accidenti a te? - disse gettandogli finalmente le braccia al collo e passandogli le mani dietro la nuca, avvicinandolo a sé.

Lupin le sfiorò le labbra con le sue, poi sentì la pressione delle mani di lei sul collo che l'attiravano, schiuse le labbra sentendosi invadere dal suo profumo, non era più in grado di pensare razionalmente, si lasciò andare, facendosi guidare da lei. Tonks si mosse contro di lui, passandogli le mani tra i capelli e rendendosi conto che in breve tempo non sarebbe più stata in grado di trattenersi. Con fatica interruppe il bacio, scostandosi lentamente, il respiro affannato, il cuore che le batteva all'impazzata nel petto, tanto che era sicura che anche Remus fosse in grado di sentirlo. Appoggiò la fronte contro il suo torace sentendo il calore che emanava il suo corpo, avvertì la mano di Remus che le faceva sollevare la testa. Le diede un bacio sulla fronte poi le chiese. - Cosa succede?

- Niente, sto bene.

Lui le scostò i capelli che le erano caduti sulla fronte, stringendola a sé. – Non è vero.

- Ho paura Remus, ho paura che cambi idea. Domani, tra una settimana, tra un mese. Mi spezzeresti il cuore, e non lo potrei sopportare.

Lui scosse la testa piano, continuando a guardarla. - Non lo farei mai, Dora. Non ti avrei chiesto di iniziare se non fossi stato sicuro. Non ti farei mai soffrire, - le disse senza lasciarla andare, senza muoversi. Lei annuì contro di lui spostandosi poi in modo da poterlo guardare negli occhi, la stava guardando con dolcezza, non c'era traccia di urgenza nello sguardo, stava aspettando che lei decidesse.

Tonks si riavvicinò a lui e li diede un bacio a fior di labbra.

- Sei sicura?

- Lo sono sempre stata, - sorrise lei.

Lupin la prese per mano, guidandola verso la camera da letto, quando furono entrati chiuse la porta con la schiena, sorridendo quando la vide avvicinarsi e spingerlo contro di essa, ricominciando a baciarlo. Lui diede un colpo di reni e si allontanò dalla porta, cominciando a spingerla dolcemente verso il letto, quando arrivarono al bordo lei si fermò e Lupin si allontanò dalla sua bocca, facendo scorrere le labbra sul suo collo e scendendo verso lo scollo della sua camicetta. Cominciò a giocherellare con i primi bottoni, aprendoli poi lentamente e continuando a scendere con le labbra, man mano che scopriva la pelle sottostante, le sfilò la camicia facendo scendere le mani sulla vita della ragazza, passando poi ai pantaloni. Tonks fece scivolare le mani su quelle di lui, bloccandolo, poi gli afferrò i bordi del maglione, allontanò le labbra da quelle di lui solo il tempo necessario per toglierglielo, ritornò a baciarlo, infilando una mano tra i bottoni della camicia e appoggiandola sul suo torace. Sotto il palmo sentì il battito del cuore di Remus, al contrario del suo batteva calmo e tranquillo trasmettendole un senso di sicurezza, fece scivolare i bottoni aprendola completamente. Lupin chiuse gli occhi sentendo le labbra della ragazza sul suo torace e le sue mani che passavano lievi sulle sue cicatrici, seguendone il profilo, solleticandolo. Caddero sul letto, Tonks fece scivolare le mani sui bottoni dei jeans di Remus, facendoli lentamente uscire dalle asole, lo stesso fece lui e in breve questi raggiunsero per terra gli altri vestiti, Tonks rabbrividì sotto il tocco lieve delle dita di Remus che l'accarezzavano, Lupin le sorrise fermandosi e guardandola. Lei sorrise a sua volta tirandolo verso di sé e passandogli le mani sulla schiena, riprese a baciarlo, chiudendo gli occhi, sommersa dalle sensazioni che provava.

 

Si svegliò che era ancora notte fonda, si era addormentata con la testa appoggiata al torace di Remus, il suo braccio che le poggiava sulla schiena. Si mosse cercando di guardare la sveglia appoggiata sul comodino, ricadendo poi su di lui quando vide che erano appena le quattro del mattino, anche Lupin si  svegliò.

- Tutto bene? - le chiese.

- Mai stata meglio! - gli rispose sorridendo e tornando ad appoggiare la guancia sul suo petto, ascoltando i battiti. Lo sentì muovere la mano accarezzandole la schiena, il che le provocò di nuovo dei brividi di piacere, poi le diede un bacio tra i capelli. - Hai freddo? – le sussurrò.

Tonks si tirò su fino a portare il volto a pochi centimetri da quello di lui. - No, sei tu che mi fai questo effetto, - disse sfiorandogli le labbra con un bacio. Lo vide arrossire leggermente, appoggiò la testa sul cuscino, vicino a lui, Lupin si girò sul fianco in modo da poterla guardare, mosse una mano fino a sfiorarle la guancia.

- Sono tornati rosa, - le disse guardandole i capelli.

- Non ti piacciono?

- Mi fanno impazzire. Non mi sembravi neanche tu prima, - disse prendendo una ciocca tra le dita e cominciando a giocherellarci.

- Da un po' di tempo a questa parte non li controllo bene, mi cambiano ogni momento senza che lo voglia.

- Infatti adesso sono diventati arancioni, - disse lui ridendo.

- Uffa, - sbuffò. - Non ridere, è colpa tua.

- Come sarebbe colpa mia, anche adesso?

- Mi capita quando provo emozioni forti, e ultimamente per un verso o per l'altro, sei sempre tu che me le scateni.

Lupin non le rispose, si limitò ad avvicinarsi a lei ricominciando a baciarla, scendendo sul collo e finendo per arrivare al suo orecchio, prese il lobo tra le labbra, mordicchiandoglielo, la sentì sospirare e le mormorò. - Rosso fuoco.

- No!

Lui rise abbracciandola e posando la testa vicino alla sua.

- Perché prima non ti è capitato niente? - le chiese in un tono molto professionale, interessato dal curioso fenomeno.

- Non lo so! Te l'ho detto non… - sbottò lei frustrata. Non aveva mai capito perché succedesse ma riteneva che per i metamorphomaghi fosse normale in stati di stress, un pò come per le persone normali era comune arrossire o impallidire.

- Shhh, - la interruppe lui poggiandole un dito sulle labbra. - Lasciamo stare per sta notte, piccola.

- Piccola?

- Scusa, mi è uscito così, senza pensarci.

- Non ti scusare, non mi dispiace, - le rispose chiudendo gli occhi e stringendosi a lui. - Ma evita di chiamarmi così davanti agli altri, - borbottò ormai quasi completamente addormentata.

  
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