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Autore: forever young    05/09/2011    4 recensioni
Questa storia, nata dalla mia invenzione ed ispirata, solo vagamente, ad una storia vera; che però è stata trasformata da me.
Parla di una ragazza con problemi famigliari e con un padre alcolista che si innamorerà del ragazzo che più si allontana dal solito prototipo di principe azzurro.
Provengono da due mondi diversi:lei povera, senza nessuna esperienza nel campo dell' amore. Lui ricco, carabiniere e decisamente ... stronzo!
Dal secondo cap. :
- Mi voltai e sobbalzai riabbottonandomi la gonna.
" C-che cavolo ci fai qui? " esclamai col cuore in gola e le guance in fiamme.
Era appoggiato allo stipite della porta con le braccia incrociate e mi fissava divertito.
Ma la domanda che avrei voluto fargli era da quanto tempo era lì a fissarmi.
( ... )
" Ma non mi hai detto di rimanere in soggiorno! " fece quasi malizioso, forse per prendermi in giro. Ma non ci sarei cascata.
" Allora te lo dico adesso: resta in soggiorno! "
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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01. When i met you ...




" Ladies don’t worry cause they got plenty more.
They be falling like the rain so we aint running out.
Falling like the rain so we aint running out.
Falling like the rain so we aint running out.
Oh its raining men girl what you worry ’bout? "

- Rihanna feat Nicki Minaj, Raining man -



" Ragazze, non preoccupatevi perché ce ne sono in abbondanza.
Cadranno come la pioggia, perciò non si esauriranno mai.
Cadranno come la pioggia, perciò non si esauriranno mai.
Cadranno come la pioggia, perciò non si esauriranno mai.
Oh stanno piovendo uomini, ragazza, di cosa ti preoccupi? "






Il campanello di casa suonò seguito dal rumore di una porta che si apriva e poi chiudeva con un leggero tonfo.
Dopo qualche parolina di saluto che sentii dal salotto, una figura esile si presentò nella mia camera con un sorriso più raggiante del solito.
<< Ehilà bella... >> esclamò la mia amica appena entrata trovandomi intenta a sistemare le varie pezze e lo spruzzino nella borsa.
<< Ciao Fabi! Come mai così allegra? Non vedi l' ora di lavorare? >> dissi ironica prendendo infine il cellullare vecchio di almeno un secolo mettendolo nella tasca dei jeans.
<< Certo, come no... >> esclamò roteando gli occhi e sedendosi poi sul materasso del letto. Lo faceva apposta a lasciare le frasi a metà, sapeva che io sono molto curiosa e naturalmente voleva che io le chiedessi il motivo della sua euforia muta. Probabilmente un pettegolezzo.
Ma non volevo cedere, anche perché sapevo che, pettegola com'è, non avrebbe resistito poi molto.
<< Andiamo >> dissi spiazzandola. Di certo non si aspettava quella risposta. Sorrisi compiaciuta.
Lei mi seguì in silenzio e restò muta anche quando prendemmo l' autobus per andare al lavoro.
Oggi è mercoledì, ovvero pulizie alla piccola casa editrice del signor Palmieri. Mentre ogni venerdì era a casa sua sempre di pomeriggio mentre lui non era lì.
Nella mia famiglia lavoravamo tutti. Mia madre faceva la call center con orari assurdi e guadagnava anche poco, mia sorella diciannovenne faceva la cameriera in un ristorante e viveva in una casa per studenti e invece mio padre lavorava alle poste e stava dai miei nonni anche se non era separato definitivamente con mia madre.
L' avevamo cacciato esasperate per l' ennesima ritirata tardi dopo essere stato ad ubriacarsi in qualche bar.
A volte era talmente ubriaco che finiva per alzarci le mani e non solo ad insultarci volgarmente. Ma noi l' amavamo comunque, e fu per questo che non avevamo mai chiamato la polizia, ma adesso le cose si stavano sistemando. La cosa che più mi urtava era che il mattino dopo faceva finta che non fosse successo niente e sembrava anche allegro.
Però sapevo che ci voleva bene e che si pentiva di ogni frase detta la sera prima e di ogni schiaffo che aveva tirato.
Fabiana si spostò palesemente nervosa facendomi rinsavire dai miei pensieri.
Sbuffai divertita, alla fine vinceva sempre lei.
<< Cosa c'è Fabi? >> la canzonai.
Lei parve quasi scattare dalla sedia illuminandosi di un sorriso sovrumano, talmente era largo.
<< Lo sai che il nonno Palmieri - così lo chiamava lei, che poi tanto vecchio non era - ha un figlio di ventitré anni che fa il carabiniere? >>
<< E allora? >> chiesi stranita, pensavo che la voglia per i ragazzi più grandi di lei le fosse passata.
<< Beh, ho scoperto che ha da poco finito l' accademia di Modena e che si è trasferito qui a Milano, dopo essere diventato tenente. E soprattutto che è un figo da paura ed è pure single! >> finì di raccontare entusiasta.
Feci la finta disinteressata, anche se andavo pazza per gli uomini in divisa, per tutti gli uomini in divisa, perfino quella del netturbino. Sono malata, lo so!
<< Ah >> .
<< Come ah??? >> fece lei.
<< Scusami se non mi lascio contagiare dal tuo entusiasmo e poi, comunque, come mai sei così informata? >> domanda assolutamente stupida da fare alla regina del gossip ormonale.
<< Ho le mie fonti! >> rispose semplicemente lei con una scrollata di spalle. << Comunque che ne pensi? >>
<< Ne penso ... di cosa? >>
<< Ma come di cosa, di lui! >> si stava un alterando per il mio finto disinteresse. In realtà mi rodevo il fegato dalla voglia di vedere com'era, ma non volevo darlo a vedere.
<< Che ne so, non l' ho neanche mai visto! >> risposi.
Lei sospirò rassegnata chiudendo lì il discorso.
Arrivammo alla fermata dopo una quindicina di minuti e ne impiegammo altri cinque per ritrovarci davanti l' edificio.
Per fortuna erano già le quattro e mezza, a quell' ora tutti i dipendenti dovevano aver finito la loro giornata di lavoro. Odiavo quando arrivavamo in anticipo e li incrociavamo, ci guardavano sempre dall' alto in basso, come se noi facessimo un lavoro sprezzante rispetto al loro. Stupidi ricconi spacconi!
Presi il doppione delle chiavi ed aprii il portone, salimmo le scale ed aprii la porta della casa editrice Palmieri.
Poggiammo le borse sul divanetto della piccolissima, ma elegante, hall. Mentre Fabiana accendeva le varie luci dell' ambiente, uscii dalla borsa gli stracci che porsi metà a lei.
Iniziammo a pulire le varie stanze incominciando dal ripostiglio, che in precedenza era un piccolo ufficio ma poi riempito di scartoffie.
Continuammo poi con la saletta delle riunioni e con i due uffici separati uno usato dai maschi e l' altro dalle femmine. Ognuno con sei postazioni con tanto di computer.
Passammo all' ufficio del proprietario molto più arioso e luminoso delle altre stanze che erano piene di scaffali con libri che la casa aveva pubblicato per conto dell' autore.
All' inizio pensavo sarebbe stato magnifico lavorare lì, sommersa dai libri: amavo leggere! Ma poi, mi resi conto ben presto, che erano prevalentemente libri sulla poesia e sulla vita. Ma Nada di Nada sui miei adorati romanzi rosa.
<< Mel guarda qui. Questo deve essere il figlio! >> girai attorno alla scrivania e presi la foto che mi porgeva. Chissà perché non ci avevo mai fatto caso?!
Non era recente, mostrava un ragazzo sui diciotto anni ed era davvero molto carino. Sorrideva lievemente vestito da cadetto, forse di quando era appena entrato all' accademia. Aveva i capelli quasi rasati di un biondo cenere, labbra carnose e sensuali, occhi tra il verde e il grigio, difficile dirlo, viso ben squadrato e delicato allo stesso tempo che lo rendevano comunque molto mascolino. Nel complesso non era carino era tremendamente sexy, non osavo immaginare il fisico di questo ragazzo e con la divisa poi...
<< Ti stai facendo viaggi mentali non è vero? Hai la bava alla bocca! >> mi disse sorridendo complice.
Per istinto portai una mano alle labbra scatenando le risate della bionda.
<< Divertente. Muoviamoci a finire che sono già le nove! >>
<< A letto com'è? Ahahahah >> continuò lei ma io la ignorai bellamente.
Infine pulimmo i bagni e un' ora dopo stavamo già prendendo l' autobus del ritorno.
<< A domani Fabi! >> la salutai con la mano scendendo ad una fermata prima di lei.
<< Ciao! >>



<< Oh mio Dio, oh mio Dio, oh mio Dio, OH MIO DIOOO!!! >> urlò Fabiana per tutto il corridoio venendo verso di me.
In quel momento mi venne l' impulso di cambiare strada imboccando un altro corridoio facendo finta di non conoscerla, ma sapevo benissimo che mi avrebbe rincorsa e poi ero curiosa di sapere perché cavolo stava urlando e correndo in quel modo.
Appena fu nei miei paraggi si fermò andandomi quasi a sbattere.
<< Che c'è, che hai? >> chiesi ma lei mi ignorò sbattendomi in faccia un foglio.
Lo presi con una smorfia e guardandolo.
Non mi lasciò neanche il tempo di leggere cosa c'era scritto che lei iniziò a parlare.
<< Guarda un po’ chi verrà domani ? >>
Non mi sprecai nemmeno a leggere di che parlava, tanto, neanche una pausa di due secondi, che lei continuò a parlare.
<< Quasi tutta l' arma dei carabinieri verrà domani a festeggiare i quarant' anni della nostra scuola, a quanto pare il fondatore dell' istituto è proprio il generale Bernardi. Pensa a tutti quei fighi con la divisa che verranno domani ... >> si fermò a pensare con occhi sognanti.
<< Allora domani non si viene a scuola! >> esclamai per nulla contenta, volevo vederli.
<< Ma no, mi sono informata. Effettivamente è festa, ma chi vuole può venire a festeggiare. Faranno dei banchetti per i corridoi e nelle aule, e durerà fino a sera >>
<< Noi naturalmente abbiamo del lavoro da fare alle quattro, ricordi? >> ricordai perfida per sgonfiarla un po’, invece vidi l' effetto contrario. Si illuminò ancora di più.
<< Perché quella faccia? >> chiesi.
<< Oh, niente! >> rispose facendo la finta tonta e dirigendosi verso l' aula.
<< Dai lo sai che non resisto, dimmi >> cantilenai quasi disperata.
<< Beh stavo pensando che domani dobbiamo andare a pulire casa Palmieri... >> incominciò fermandosi.
Sbuffai esasperata, capendo che non avrebbe continuato senza un mio incentivo.
<< E allora? Questo lo sapevo pure io! >>
<< Ma tu ci sei o ci fai? Potremo curiosare fra le cose del figlio e scoprire qualcosa in più su quel figo della madonna! >> disse ovvia.
Ok, ci stavo!
<< Mm, non lo so. Non è violazione della privacy? >>
Fu la volta sua di sbuffare irritata.
<< Macché violazione della privacy, dobbiamo comunque pulire fra le sue cose ... non sarà mica colpa nostra se l' occhio cadrà sulle sue cose! >> disse infine con fare cospiratorio ammiccandomi.
Risi con lei mentre varcammo la soglia della classe.
<< Vengo da te alla solita ora, domattina! >> mi fa lei quando ci accomodiamo ai nostri posti.
<< Ma domani è festa possiamo anche andarci un po’ più tardi verso le nove, nove e mezza. Tanto quelli non scappano mica! >> risposi io.
<< Mi raccomando vestiti sexy, dobbiamo fare colpo! >>
Mi aveva ignorata!? Ma poi dove credeva che andassimo? Ad un party?

La mattina dopo, come aveva promesso, si trovò alle otto in punto a casa mia.
Guardò con disappunto il mio maglioncino e i miei jeans con le solite converse ormai rovinate.
Lei invece aveva una maglia lunga e sbottonata per far intravedere il seno generoso, jeans chiari e stivaletti con tacco basso.
Alzai un sopracciglio. Davvero dove credeva di andare conciata così?
<< Potevi almeno truccarti un po’! >> la ignorai.
<< Mamma, noi andiamo ci vediamo sta sera! >> salutai senza riavere risposta.
Rimasi perplessa poi mi diedi un colpetta sulla fronte.
<< E' vero, è al lavoro! >> ricordai facendo divertire Fabiana.
<< Sono contenta che la mia testa smemorata ti faccia ridere >>
<< Dovresti mangiare più pesce! >> disse ridendo ancora.
Arrivammo dopo neanche cinque minuti, tanto andavamo veloci.
Lei si stava già sciogliendo a vedere il primo carabiniere fuori dall' edificio, che per altro era un uomo che aveva superato la mezza età.
Lei mi spinse immediatamente dentro e non ci pensai due volte a farmi spingere.
Nei corridoi avevano messo un lunga fila di banchi ricoperti di cibo: patatine, salatini e stuzzichini vari.
Puntai subito a quelli, riempiendomi un piatto fino all' orlo per me e Fabi, mentre si guardava in torno in cerca di un altro tipo di cibo.
Incominciai a trangugiare guardandomi anch’io intorno per rifarmi la vista, ma di giovani carabinieri non c'era traccia, uff!
<< Di certo non vengono a quest'ora ... >> sospirò rassegnata Fabi.
<< Io te l' avevo detto di venire più tardi! >> girai il coltello nella piega.
Un' ora dopo la scuola incominciò seriamente a riempirsi di divise e soprattutto di ragazze come noi, piene di ormoni che sprizzavano da tutti i pori.
<< Fabiana, Melissa anche voi qui!? >> ci raggiunsero Elena e Sofia della nostra classe.
<< Eh già! >> dissi in contemporanea con il << non ce lo saremmo perso per niente al mondo! >> della mia migliore amica.
Sorrisero complici.
<< Noi andiamo a flirtare con qualche bel maschio, ci becchiamo in giro! >> dissero per poi allontanarsi.
<< Non facciamoci sottrarre le prede Mel, occhi aperti! >> mi avvisò affilando lo sguardo.
Mi faceva ridere.
Dopo un attenta analisi della flora maschile si bloccò aprendo di scatto la bocca.
Seguii il suo sguardo che si depositò su un ragazzo in divisa di più o meno sui vent' anni con l' attenzione rivolta al piatto che stava riempiendo.
Quelle labbra carnose le avrei riconosciute ovunque.
<< E' lui, è il figlio del nonno Palmieri! >> disse sovreccitata Fabi accanto a me saltando quasi sul posto.
Dal canto mio, ero già nel mondo delle nuvole ma durò pochissimo quando mi strattonò per il braccio verso di lui.
<< C-che cavolo fai? >> chiesi allarmata mentre la distanza tra noi e lui si riduceva di pochi metri.
<< Andiamo a flirtare, ovvio! >>
Avrei volto piantare i piedi a terra ma lei quando ci si metteva era più forte di Superman.
<< Ciao! >> salutò lei, sfacciata.
Oh cazzo!
Lui si girò con la bocca strapiena di un panzerotto. Che espressione buffa!
Avrei riso se non fosse che avevo la faccia paralizzata.
Ci guardò per la prima volta guardando prima lei e poi me e poi ritornando a lei, o meglio, alla sua scollatura.
<< 'Ao! >> ci volle poco per capire che quello era un ciao soffocato da quello che stava trangugiando.
Ma non sembrò tanto interessato, forse non eravamo alla sua portata. Ma Fabiana non sembrava essersene accorta o forse non voleva demordere.
<< Io sono Fabiana e lei è Melissa! >> ci presentò porgendogli la mano che afferrò esitando.
Aspettavamo che anche lui si presentasse, almeno per educazione, ma niente. Aveva borbottato un piacere ed era tornato a mangiare facendo finta che non ci fossimo.
Brutto stronzo!
Ero imbarazzata dalla testa ai piedi.
<< E tu come ti chiami? >> non demorse Fabi. Le tirai una gomitata nelle costole, non aveva proprio limiti.
Lui fece uno sbuffo evidentemente irritato dall' insistenza della mia amica. Forse gli interessava già qualcun' altra o non eravamo il suo tipo. Però sapevo che non c'era bisogno di fare così.
<< Scusa ho da fare! >> disse liquidandoci freddamente per andarsene.
Rimasi impietrita così come Fabiana. Nessun ragazzo l' aveva mai rifiutata in quel modo. Potevo capire me, ma lei era davvero graziosa con i suoi capelli d'oro mossi e gli occhi azzurri e le labbra carnose. Forse eravamo troppo piccole per lui.
Vi voltai verso di lei per capire se, se l' era presa. Per fortuna scrollò le spalle come se non le importasse.
<< Beh non sa cosa si perde il povero idiota! >> esclamò.
Sospirai.
Poche ore dopo, non trovando ancora qualcun altro degno da rimorchiare decidemmo di andare nella sala mensa dove c'era in corso un discorso da parte del generale insieme al preside della scuola.
<< E adesso vorrei presentarvi mio nipote, Riccardo Palmieri che ha appena finito i cinque anni all' accademia di Modena ed è stato promosso a tenente... >> annunciò il generale dell' arma dei carabinieri, mentre dietro di lui un giovane, suo nipote, si faceva avanti e i presenti nella sala applaudirono.
<< Oddio, ma è il figlio del nonno Palmieri!? >> sussurrò sorpresa Fabi accanto a me.
<< A quanto pare è anche il nipote del generale Bernardi! >> feci io.
<< Ma non hanno lo stesso cognome ... >> ma che poca fantasia.
<< Beh può essere che sua madre sia la figlia del generale e perciò abbia acquisito quello del padre che è Palmieri, no? >> spiegai.
<< Ah ... >>
Non aveva ancora capito. Lasciai perdere.


Mezz'ora dopo stavamo dirigendoci verso l' appartamento da pulire, che sembrava una piccola villa se non fosse che aveva un condominio.
Aprimmo la porta ed iniziammo a darci da fare, lasciando per ultima la stanza di quel Riccardo Palmieri.
Anche se l' avevamo pulita già un sacco di volte prima che venisse, sembrava completamente diversa. Forse dagli oggetti che prima non c'erano e che adesso rendevano forte la presenza del suo inquilino.
Era una stanza molto carina, con un letto con copriletto color mogano e tende dello stesso colore, parquet lucido, una piccola stanza adiacente che fungeva da armadio enorme ed un bagno grande due volte quello di casa mia, ed era molto più lussuoso.
C'era una palla da basket sul comò, la presi e vi lessi la firma: " Michael Jordan ".
Michael Jordan????
Lasciai immediatamente la palla per paura di rovinarla adagiandola delicatamente sul comò.
Passai oltre. C'erano delle foto che in quel momento la Fabi stava vedendo con la bava alla bocca.
Alcune lo ritraevano in divisa, con gli amici e un' altra da piccolo.
Presi quest'ultima passandoci sopra la pezza per pulirla.
Doveva avere più o meno cinque anni e stava in mezzo ad una donna ed un uomo sorridenti. L'uomo lo riconobbi, era il signor Palmieri, suo padre. Mentre la donna doveva essere sua madre, era molto bella. C'era una sua foto che la ritraeva in soggiorno e un' altra del suo matrimonio.
Non l' avevo mai vista di persona, e sapevo con certezza che non abitava lì con il figlio ed il marito. Forse erano divorziati o lei ... è morta da tempo.
Mi dispiacque.
<< Meeeel, come sto? >> mi canzonò alle mie spalle la mia amica.
Mi voltai e rimasi a bocca aperta sconvolta. Lei che si appoggiava sulla porta dell' armadio con sguardo languido e in posa con addosso la giacca dei carabinieri.
<< Ma sei scema e se, se ne accorge? >>
<< Adesso è qui? Dai, vieni a sentire l' odore del vero maschio! >> disse aprendo la giacca.
Avrei dovuto ribattere ed insistere di togliersela, ma invece feci proprio l' esatto opposto e mi avvicinai ad annusare.
C'era odore di dopobarba e muschio, che non se ne andava mai neanche lavata.
Che buono! Gongolai.
Il rumore della porta d'ingresso che sbatteva ci fece trasalire.
<< Che cazzo è? >> mormorò Fabi portando una mano al petto spaventata.
<< Un ladro? >> feci io di rimando sudando freddo, di sicuro non era il signor Palmieri. Era al lavoro e non si ritirava prima delle undici di notte.
Controllai svelta l' ora sul comodino, erano quasi le dieci.
Ci guardammo negli occhi cercando una risposta silenziosa.
<< Oh merda ... >> fece improvvisamente Fabi.
<< Che c'è? >> chiesi.
<< E' il figlio! >> disse incominciando a levarsi la giacca, ma per la fretta batté contro ad un mobiletto facendo uscire un rumore stridulo che ci fece bloccare con il cuore in gola.
<< Chi c'è? Papà, sei tu? >> chiamò l' uomo dal soggiorno avvicinandosi alla camera dov'eravamo noi.
<< Levati la giacca, muoviti! >> dissi io piano.
<< Merda, merda, merda, merda ... >> imprecò lei levandosela e rimettendola al suo posto proprio nel momento in cui il carabiniere fece la sua comparsa in camera.
Rimase a fissarci per un po’ prima sorpreso e poi incazzato.
<< Chi cazzo siete, delle stalker!? >> disse minaccioso facendo dei passi verso di noi. Ci aveva riconosciuto.
<< N-no, siamo qui per lavorare, ci ha assunto suo padre per le pulizie di casa vostra e della casa editrice, signore >> spiegò incerta Fabi, rossa di vergogna indicando gli stracci che avevamo usato per pulire e uscendo il doppione delle chiavi di casa, come per mostrargli la prova che fossimo innocenti del delitto.
Lui sembrò crederci, ma non più di tanto.
<< E se avete finito uscite >> fece un po’ insicuro, non sapeva bene come comportarsi.
<< S-si! >> balbettai uscendo veloce raccattando prima le nostre cose.
Una volta fuori dall' abitazione sospirammo sollevate e poi scoppiammo a ridere.
<< Che situazione, ahahah >>
<< Già! >> concordai io.
<< Domani è sabato, usciamo. >> mi fece lei dopo essersi calmata.
<< Certo, dove andiamo? >>
<< In realtà dovevo uscire con quel Marco che ho conosciuto su face, quello di cui ti ho parlato. Però non mi va di uscirci da sola la prima volta, perciò gli ho chiesto se poteva portare un amico carino per te. Ti va bene? >>
<< Ma non è grande per te? Cioè ha venticinque anni e tu ne hai diciassette ... >> iniziai facendola ragionare.
<< Ne ha ventiquattro e abbiamo solo sette anni di differenza ... >> cercò di giustificarsi.
<< E scusami se è poco ... >> risposi scettica facendole roteare gli occhi.
<< Eddai Mel mi piace! >> disse facendomi gli occhi da cucciolo.
<< Sul serio? >>
<< Si, davvero! >>
Sospirai rassegnata e lei mi abbracciò di slancio mentre scendevamo le scale facendomi quasi cadere.
<< Ti voglio bene, socia! >>
Risi. << Anch’io! >>






Spoiler pross. cap.:

- Mi voltai e sobbalzai riabbottonandomi la gonna.
<< C- che cavolo ci fai qui? >>
esclamai col cuore in gola e le guance in fiamme.
Era appoggiato allo stipite della porta con le braccia incrociate e mi fissava divertito.
Ma la domanda che avrei voluto fargli era da quanto tempo era lì a fissarmi.
( ... )
<< Non mi hai mica detto di rimanere in salotto! >> fece quasi malizioso, forse per prendermi in giro. Ma non ci sarei cascata.
<< E allora te lo dico adesso: resta in salotto! >> -

Spero vi piaccia questa fanfic e che commentiate per farmi sapere che ne pensate.
Per chi seguiva la mia vecchia fanfic su Naruto " Fight for this love " e non la trovasse più, vorrei precisare che l' ho eliminata perché scritta male e non ispirava più.
Sono seriamente stupita di quante immagini di questa coppia stupenda giri su internet...
Grazie a tutti per avermi dedicato un po’ del vostro tempo!



  
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