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Autore: questomondomistastretto    05/09/2011    5 recensioni
[Zevran/PgF]
Era abituato ad assecondare i capricci di una donna, più per lavoro che per piacere. Tuttavia, ciò che lo mandava veramente in bestia, era la sua totale mancanza di tatto nel chiedergli di rimanere a sorvegliare l’accampamento in compagnia del suo puzzolente amico a quattro zampe.
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Dopo aver ravvivato il fuoco e sfamato quell’insaziabile bovino di Mabari si coricò sul suo spinoso e scricchiolante giaciglio

 

 

 

 

Dopo aver ravvivato il fuoco e sfamato quell’insaziabile bovino Mabari, si sedette vicino al focolare per scaldarsi dal freddo pungente che iniziava a farsi strada tra le sue ossa. Oh, ma quella sarebbe stata l’ultima volta; era veramente stufo di quell’insulso e imbarazzante giochetto dello schiavo elfo e la padrona eroina.
- Zevran, potresti lucidarmi l’armatura? - - Zevran, il mio segugio mi ha lasciato un altro regalino davanti alla tenda… - - Zevran, mi fa male la schiena, puoi farmi un massaggio? -

Era abituato ad assecondare i capricci di una donna, più per lavoro che per piacere. Tuttavia, ciò che lo mandava veramente in bestia, era la sua totale mancanza di tatto nel chiedergli di rimanere a sorvegliare l’accampamento in compagnia del suo puzzolente amico a quattro zampe.

- Magari già che ci sei fagli un bagno, ok? -

Certo, e perché non un massaggino shiatsu? Quel maledetto Mabari si dimenava peggio di un halla posseduto ed in balia di convulsioni spastiche, e avrebbe giurato che avere i suoi canini conficcati nella carne non fosse esattamente piacevole, viste le grida di dolore lanciate dai nemici che si imbattevano nella sua furia.

Ah, per non parlare dell’impensabile dettaglio del pugnale: - Zevran, puoi prestarmi il tuo pugnale dei Corvi per la spedizione nelle Vie Profonde? – che alle sue orecchie appuntite suonava più come un “Zevran, dammi il tuo pugnale dei Corvi per andare a sgozzare con enfasi qualche prole oscura mentre tu resterai qui a scaldarmi il letto e spulciare il mio bel cagnolone.”

- Come desideri – rispondeva sempre, sorridendo. Del resto, come poteva rifiutare? Aveva giurato. E tutti quei discorsi sull’onore e il rispetto non potevano certo essere mandati a quel paese per colpa di un Custode Grigio perennemente mestruato e pieno di sé: i Corvi di Antiva erano forgiati da questo, anni e anni di allenamento e disciplina, pronti a colpire nell’ombra e a sacrificare la vita pur di preservare la loro integrità d’animo.

Sospirò. A che serviva lamentarsi?

Si alzò, entrò nella tenda alle sue spalle, si tolse gli spallacci e i rigidi stivali di cuoio e si coricò sul suo spinoso e scricchiolante giaciglio. Chiuse gli occhi e si assopì appena, prestando attenzione al minimo rumore proveniente dall’esterno. Dopo l’ultima imboscata tesa dai prole oscura proprio nel loro accampamento, non si fidava per nulla di quel maledetto Mabari ritardato.

Avvertì dei passi avvicinarsi, ma non appena ebbe riconosciuto la tipica delicatezza da elefante di Oghren nello spostarsi, si tranquillizzò. Erano tornati.

- Zevran? –

Ignorala.

- Zevran, dove sei? Oh sì, ciao bel cucciolone.. – sentì il Mabari abbaiare felice. Stupido cane, come se lui avesse fatto qualcosa per meritarsi tutte quelle coccole.

- Zev... oh – L’aveva trovato, ovviamente. – non dirmi che stai dormendo, non ci credo! –

Ignorala.

- Avanti, finiscila –

Ignorala ignorala ignorala.

La avvertì sbuffare lievemente, dopodiché la ragazza si affacciò dalla tenda ed augurò la buona notte ai compagni d’avventure.

- Va bene, peggio per te – ribadì lei, tornando a prestargli attenzione. Non poteva vederla girato com’era di spalle, ma capì perfettamente che si stava spogliando dal rumore metallico dell’armatura che veniva riposta con decisamente poca grazia nell’angolo della tenda. Il profumo della sua pelle, liberato dalla prigione di quelle scaglie in ferro, giunse fino a lui. Rabbrividì.

- Buona notte allora – gli sussurrò, sdraiandosi accanto a lui e cingendolo discretamente con un braccio.

Zevran spostò lentamente lo sguardo dal telo sudicio davanti a lui alla mano di lei appoggiata sul suo ventre.

Oh, beh. Così non valeva però. La strinse appena intrecciando le loro dita ed avvertì contro il collo l’incresparsi delle sue labbra in un sorriso. La verità era che quell’insulso e imbarazzante giochetto dello schiavo elfo e la padrona eroina incominciava a piacergli.

 

  
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