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Autore: Otello Svplex    05/09/2011    0 recensioni
non avrei mai pensato che mi avrebbero convinto a farlo eppure dopo aver finito di disegnere personaggi per anni e anni è giunta l'ora di scrivere qualche vicenda che li accomuni tutti assieme grazie Danjy
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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Conoscerai tanta gente volti amici, e simili tra loro e poi ti arrenderai alla fine dinanzi al re della piaggia, ti arrenderai a
 una battaglia dalla fine,[M1] 
 perché il passato è un glorioso tassello del futuro.
Prologo
E mentre il silenzio imperava noi eravamo lì a fissare quello schermo le luci pulsavano veloci ma i nostri cuori di più, poco a poco si spensero una dopo l’altra, finche niente più lampeggiava, silenzio e poi, il nostro urlo di vittoria finalmente la guerra poteva dirsi chiusa e noi eravamo i vincitori, uscii per fare una telefonata e Lud mi doveva dire qualcosa ci incamminammo “senti io non ti ho detto la verità” poco mi importava delle sue parole ero troppo impegnato a chiamare, poi il buio nessun rumore solo un forte freddo, poi realizzai lui è…
Avvicendarsi[M2] 
 
Quel giorno tornando da scuola più triste del solito anche se di per se non era successo niente non facevo altro che guardare il cielo e mi sembrava diverso dagli altri monotoni momenti della mia vita, non mi sbagliavo stava per succedere qualcosa. Sempre la stessa sera a cena trovai difficoltà a mangiare cosa molto rara dato che si parla di me, successivamente decisi di mettermi il cuore in pace e di andare a dormire.” No, non mi avrete mai!” quella voce mi fece svegliare di botta e mi girai attorno tutto era fermo come se immobile. Mi alzai, niente nessun movimento feci un giro per casa e vidi che tutto era fermo come ibernato. Anche l’orologio era fermo lì non si muoveva pensai di sognare, e uscii, anche lì tutto taceva perché? Ero sveglio o sognavo? Cosa stava accadendo? L’attesa mi straziava, pian piano capii ( o meglio pensai di capire ) che era tutto un illusione causata dalla mia mente, avrei voluto che fosse stato cosi ma non lo era, ora perché? Tutto ciò stava accadendo a me? Mi venne in mente di quell’episodio di 12 anni fa, finii sui giornali “ bambino cade, investito da una macchina, operato d’urgenza” feci tanto trambusto per niente e da allora tutti mi trattano come se mi potessi rompere in mille pezzi, anche loro, i miei genitori mi trattano in modo diverso dal  quando è successo quell’ incidente. Quindi ora che nessuno mi chiede come mi sento, se sto bene, sono come rinato. Giunsi al campo li guardai le stelle, che bello volare liberi nel cielo come tanti stormi, volteggiare in quello spazio infinito che è l’aria, rimasi li per ore a contemplare il cielo notturno con le sue stelle. Com’è vedere il paesaggio da la su? Ora non lo so ma forse lo scoprirò presto.
Sentii una lieve brezza che mi accarezzava il viso era come se…….. guardi l’orologio e le lancette erano come impazzite, mi portai le mani ai capelli e quel ’ incubo non passava, non voleva finire, ero forse io che volevo non finisse? Per non tornare ad essere tormentato dai pensieri altrui, dai loro giudizi? Quando tutto ciò fu finito mi trovai sulla collina dove era cominciata quella follia, ma il paesaggio era cambiato nel frattempo, io ero cambiato ero più alto, c’era qualcosa di strano, ma non riuscivo ad ammetterlo. Questo è uno dei miei infiniti ricordi che mi implicano come bambino e ai quali non riesco a dare un ordine logico, mi domando  cosa c’era prima del mio definitivo risveglio? Chi ero? Come mi chiamavo? Cosa facevo? Non lo so. So che ora mi chiamo Otello.
La mia città sembrava diversa, la mia Sul  Hill, aveva acquistato una alone di tristezza incredibile, era come morta,volli andare a vederla più da vicini fu allora quando come un lampo mi sfreccio sopra la testa un aereo che lancio una bomba, preferisco non ricordare quel momento diventai cosi apolide, il cittadino di nessuno e passarono anni della mia vita avevo 17 anni ed ero solo quindi per non  morire di fame divenni una ausiliare dell’esercito.
“soldato sai usare una di queste?” queste furono le seconde parole che mi furono dette dopo un “metti una firma QUI” il giorno dopo sarei andato in battaglia e vedevo i miei compagni che scrivevano lettere o alle loro amate e alle loro famiglie, io stavo li a guardarli allorché giunse un mio commilitone che richiese perche non scrivevo le mie ultime volontà come tutti io non risposi.
Quella notte come tanti anni fa non riusci a dormire  perchè non lo so, ma l’indomani fu l’alba di un nuovo giorno il sole sorgeva appena ma potei gia sentire il suo calore che mi fece riaffiorare alla mente dei ricordi cio accadde prima che mi arruolai.
Quei ricordi dei miei 14 anni passati assieme ai miei amici nei vicoli di una grande città a giocare e progettare grandi cose per il futuro ma poi, fummo divisi dall’esercito di Latrev  che vedeva HUnfag come una grande minaccia perche è più debole uno stato diviso che uno stato unito quindi nacquero helzen al nord , vecop a est e il restante fu preso in modi ancora da accertare da latrev. E cosi non vidi più Eonis, Lous, e Ceryx loro per me furono come fratelli e sorelle e ora dove sarrano? HUnfag aveva un viale talmente grande che mi ci persi una volta poi scopri che ero sulla strada secondaria una volta mi sentii   dire “ alla fine di est-crox c’è l’inizio di ovest-crox” semplice ironia o reale demenza? Ma proprio dal viale crox Latrev attaccò. Certo che quando conobi i miei amici non  tutti mi apprezzarono da subito soprattutto lei Eonis mi ricordo che stavo correndo con il passamontagna e senza accorgermene la urtai, non proprio, la travolsi ecco, cadde a terra, caddi a terra ma, io non mi accorsi di lei, gli porsi la mia mano lei si rialzo, e come ogni donna mi diede uno schiaffo ( che figura ) eppure  dopo tutto ciò mi perdonò vero Eonis?
Si poi essendo senza niente girai tutto il giorno forse è stato il giorno piu vissuto della mia vita, verso le cinque riaccadde mi imbattei in un ragazzo, un volto amico, che non mi diede uno schiaffo ma mi porse la mano come per scusarsi, finalmente un aiuto in mezzo a tanti rifiuti, mi accompagno a casa sua, una villa enorme, poi? Ancora adesso stento a crederci, ma li rincontrai Eonis, la ragazza era la sorella del tanto gentile Lous?! Dopo vari litigi con Eonis riuscii ad avere il permesso di abitare con loro, abitavo nell’attico vista mare, cosi passavano gli anni fin quando il capodanno dei miei 17 anni dopo una sbronza tra amici vidi un esplosione  che distrusse la casa, io ero fuori a divertirmi, cosi finiva il vortice di ricordi, cosi tornavo alla realtà.
Quella notte, mentre tutti dormivano io giravo per la base, nel giro incontrai il comandante:
“ Guardati attorno siamo un avamposto in territorio nemico!” non mi rimproverava perché non ero nella camerata ma anzi mi parlava come se ci conoscessimo da anni
“ Signore, lei domani non prenderà parte alla spedizione?”
“una base senza comandante è un corpo senz’anima, se partissi e cadessi cosa ne sarebbe della base? Il governo è gia abbastanza corrotto io sono uno che rema contro corrente”
“ allora perché è nell’esercito?”
“ solo per non lasciargliela vinta”
Tutto ciò mi fece riflettere, può un singolo uomo impedire l’ascesa al potere di altri, anche se più forti di lui? Mentre lo guardavo mi sorrideva, il sorriso sotto i suoi baffi mi rispondeva, si!
Era strano nonostante tutto quella notte dormii, dopo aver parlato al capitano rimasi lì a fissare il deserto, le luci della città rendevano le nuvole rosse, la metropoli di Exene, anche se distava più di tremila miglia si vedevano indistinti i grattacieli, e quindi che diritto abbiamo noi di porre fine alla vita di altra gente? Stavo iniziando a delirare avevo bisogno di dormire cosi mi coricai.
“Quindi hai deciso? Andrai fino infondo? E se fallisse ?”
“Non, fallirà la perfezione è prossima, 10000 volt”
Mi svegliai tutto sudato cos’era accaduto? Non lo sapevo ma era giorno era ora di andare, eravamo schierati mille uomini pronti cosa ci avrebbe fermato? Saliti nella stiva ci sedemmo poco dopo il portellone si chiuse, un sordo rumore poi le turbine, eravamo partiti, io controllavo il mio paracadute, mancavano 5 ore al bersaglio mi diressi in bagno, girai l’angolo e salii le scale ma trovandolo occupato aspettai e aspettai, quando in seguito vidi che l’aereo perdeva pezzi realizzai, sfondai la porta e……. vuoto in nulla di sotto. Com’era possibile che si fosse staccata una parte e nessuno se ne fosse accorto? Stavo andando a riferirlo al pilota quando venni chiamato mi impietrii una voce gelida pronunciava il mio nome, mi voltai, avevo il cuore in gola, ma nulla non c’era nessuno quindi mi rincamminai quando accadde di nuovo, mi girai e..
 
…e un uomo in armatura mi fissava
“ciao, io sono il tuo ultimo ricordo”  detto ciò si lancio mi affaccia per vederlo cadere ma lo vide appeso a una spada che mi guardava dal suo casco non trafilava nulla del suo volto, non appena mi vide salto portandosi via la sua spada  e l’aereo cigolo in modo sinistro, si spezzo in due poi iniziò a esplodere io caddi in quel cielo vuoto non riuscivo ad aprire il paracadute mi stavo agitando il suolo si avvicinava quando, un tonfo, l’aereo era caduto e io mi apprestavo alla stessa fine, un altro tonfo, ero giunto a terra, e, sangue, sangue dappertutto “no non debbo, chiudere,  occhi.”le palpebre mi si appesantivano e poco a poco  le chiusi. Il sangue, l’aereo, l’uomo, l’esplosione.
“ Annie cara ho fatto un brutto sogno” mi accorsi di parlare a qualcuno che non conoscevo, chi era Annie? Mi girai cercando la radio, fortunatamente non era tanto malandata
“frequenza 140.2 –miliziano 37 52 chiedo soccorso STOP
Posizione ignota STOP
Che gli dei abbiano pietà di me”
Potevo sopravvivere pressappoco cinque giorni, dovetti razionare le scorte per una settimana.
Giorno-1
Sono caduto la scorsa notte mi trovo circa due miglia più a sud delle lamiere con grande fatica mi sono insediato lì ho costruito una capanna dove passare la notte, con la radio accesa aspetto un ponte aereo
 Giorno-2
Cercando tra le macerie ho trovato il corpo del mio compagno di stanza J. Non potevo lasciarlo marcire li gli ho dato una degna sepoltura, continua la ricerca forse inutile di superstiti o fonti di sopravvivenza. Nessun risultato
Giorno-3
Ho consumato troppa acqua risparmierò non lavandomi più, ho trovato un fucile mi sarà utile per difendermi e cacciare
Giorno-12
I giorni sono volati il mio girovita sta diminuendo a dismisura devo nutrirmi
Giorno-16: l’acquazzone [M3] [M4] 
Oggi ha piovuto strano essendo in un deserto ho riempito le mie scorte non morirò disidratato
Giorno-17
La pioggia non smette l’acqua è salita talmente tanto da obbligarmi a insediarmi in un luogo più alto
Giorno-19
Di questo passo si allagherà tutto nella remota ipotesi di ciò ho creato un piccola imbarcazione
Ma non dovrebbe rendersi utile prima di 3 giorni
Giorno-20
La pioggia è aumentata d’intensità la mia previsione era sbagliata sono dovuto imbarcarmi
Giorno-22
Il mare che si è generato ha dei piccoli pesci sono commestibili ne ho immagazzinato 1 chilo
Giorno-23
La natura non è cattiva ma le sue creature si avvistato branco di squali
Giorno-25
ho paura che se non mi cercheranno morirò, i pesci piccoli sono stati divorati dagli squali
Giorno-29
La pioggia è finita ma la fame degli squali no, uno di loro Gary come l’ho soprannominato ha tentato di azzannare la barca l’ho colpito con un proiettile
Giorno-31:fine
Sono senza scorte alimentari ma anche gli squali a quanto posso notare, essi hanno iniziato il cannibalismo
Giorno-33
È rimasto solo Gary e lui cercherà di mangiare me, ho paura.
Giorno-34
 Gary mi ha attaccato io in compenso gli ho sparato non ostante ciò ha provato a rovesciare la mia imbarcazione l’ho dovuto freddare, stasera cena ricca per tutti
Giorno-37: Emancipazione
Il livello dell’acqua inizia a scendere poco male ho avvistato una città.
“È immensa” furono le mie prime parole, ma cosa mi avrebbe atteso in quel territorio a me ignoto ?
Lessi il cartello “Exene” , ah………
Ero giunto sull’obbiettivo, si ma, solo e ventimila piedi più in basso. E adesso non sapevo cosa fare, la città era talmente grande che i grattacieli non lasciavano passare la luce del sole, venne presto sera e me ne accorsi perché si accesero i lampioni ma c’era comunque la stessa luce pigra che illuminava le strade, non potevo rivelare la mia identità, finsi quindi un vuoto di memoria accidentale, lacerai i miei vestiti, per rendere la cosa credibile. Mi recai al più vicino ospedale, mi fermai poco prima della porta, un respiro profondo “si va in scena” .Entrai appoggiandomi ripetutamente fino al bancone “Caduto, la testa, non ricordo” subito l’infermiere alla reception si allarmo, nel trambusto nessuno capi chi ero, quindi mi venne assegnata una nuova identità.
Helzen  Lorenz, soldato Helzen Lorenz, questa volta non fu una mia scelta mi ci portarono di forza.
Fare un altro campo d’addestramento fu una delle cose più difficili che mi ricordi, sapevo fare tutto ma avrebbe suscitato dei sospetti che quello senza memoria fosse bravo. Il tempo passava pigro, gli infiniti giorni passati tra turni notturni e corvé. Fin quando……
Arrivo quel fatidico giorno venni inviato in una base nella sperduta isola di Jakr nell’estremo sud.
Mi ci  vollero due giorni per raggiungere quel posto, io pensavo che la mia vecchia base fosse in mezzo al nulla ora mi trovavo in mezzo ad un deserto d’acqua. Fu lì che lo rividi o meglio rividi l’armatura perché della persona al suo interno nulla, non c’era!
Mi capitò un giorno di poter ammirare il panorama ma anche se mi sforzassi non pensavo che a lei
La mia Eonis e mentre ero lì arrivo un ragazzo, si sedette accanto a me “ciao io sono Ote…. Scusa volevo dire Lorenz sono un nuovo acquisto e tu? non ti ho mai visto” mi guardo, mi sorrise “ non mi vedi perché mi alleno nell’hangar sai mi considerano il pezzo da novanta” forse era lui? No non aveva gli occhi pieni di rabbia come l’altro, quindi cercai di approfondire “ pezzo da novanta? Non sarai quello che ha l’armatura?” “armatura? ah la tuta metallica, si sono io” mi si gelo il sangue nelle vene, lui, io ero l’unico sopravissuto alla strage –aiuto- “perche ti sei fermato?” dovevo reagire si poteva insospettire “no perché non ti facevo così”  “cosi come?”spuntavano domande ad ogni mia frase “cosi forte” “ah, mi sei simpatico nessuno me lo aveva mai detto nemmeno la mia ragazza” “hai  anche una ragazza?” ora iniziavano le mie domande “si sono anche capitano della base” Otello 1 – fesso con la tuta 0. “posso chiederti un favore?” “si dimmi pure” “potrei avere una camera vista mare?” ci penso su prima di rispondermi “ sai l’unica stanza vista mare è la mia…” “capisco quindi nient…” prima che potessi finire riprese a parlare “no ti dicevo è la mia  l’unica stanza  vista mare e non mi dispiacerebbe avere un co-inquilino” “oh grazie mille signore” “niente signore, solo Helrik”
Otello2 –fesso con la tuta 0. arrivato al mio nuovo alloggio mi sorpresi per la sua grandezza,
“puoi disfare in quell’armadio i tuoi bagagli” ma risposi francamente “io non ho bagagli” “come? Cosa? Ma, perché?” “beh è semplice ho perso la memoria Lorenz Helzen è un identità fittizia che mi ha dato l’anagrafe” “domani verrai con me Lorzen” “veramente è Lorenz!”. Passo cosi la prima notte, o meglio scoccarono le ventiquattro e fuori il sole spendeva ancora.
Mi trovavo tanto a sud che il sole non tramontava e per di più ero in stanza con quello che aveva cercato di farmi fuori. “questa è l’ unica stanza in cui si si vede il mare ma anche l’unica dove il sole non va mai via” ora capivo perché c’era solo la camera sua, a sud “adesso come dormirò?” “ti ci abituerai, io non ne ho bisogno lavoro talmente poco, bene oggi faremo il giro d’istruzione per la base” la serietà non è il suo forte. Iniziammo il giro turistico per la base “ lì c’è la pista, dove partiamo sulle tute, comportati bene e te le faremo provare, là c’è l’hangar dove teniamo le tute e i caccia, entriamo” una volta entrati indossammo un apposito sistema per comunicare tra noi in quanto il rumore era insopportabile, mi inizio a spiegare perché usavano quelle tute.
Essendo Exene una città molto industriosa avevano un quantitativo di parti meccaniche pressoché infinito, ma non abbastanza grande da poter costruire aerei da combattimento quindi i loro tecnici dovettero ideare quelle particolari tute, e mentre continuava la sua spiegazione cadde una trave non me ne accorsi nemmeno io fin quando la sua ombra aumento era prossimo all’impatto, ed in modo del tutto spontaneo mi venne da spingere Helirk, cosi solo io rimasi sotto la trave, li sotto schiacciato dal dolore e dal pensiero di poter morire maturai che se sopravvivevo avrei ottenuto un immediata promozione, sarebbe cosi ripartiva la mia scalata al potere militare. Non so di preciso quanto tempo passai sotto quella trave ma le ossa iniziavano a cedere, vidi la luce, luce di salvezza non era ancora a mia ora mi tirarono via di li e appena fuori vidi Helrik che ansima, mi si chiusero poi gli occhi. “quindi non sarà come noi?” “ no sarà la perfezione personificata ” ancora quelle voci. Riapri gli occhi in ospedale, lì da dove era iniziata la mia odissea “oh, hai aperto gli occhi? Sai da quanto tempo dormi?” la sua voce inconfondibile “Helrik! Ma sono ancora tutto intero? Cioè essendomi caduta una trave addosso non… sono ancora di un solo pezzo?” non ci credevo era stato lì per tutto il tempo che ero incosciente, avevo trovato qualcuno di cui fidarmi. “domani,quando ti dimetteranno dovrai tenere una conferenza con il presidente, ti conferirà una medaglia e da dopo non ci vedremo più verrai trasferito all’esecutivo” “Beh è l’ultimo giorno che passiamo assieme dovremmo divertirci” l’esecutivo un gradino dopo l’altro salivo sempre più su, nulla mi avrebbe fermato.
Firmate le carte, e usciti ci dirigemmo in un locale che aveva scelto lui, tra i tanti e sfavillanti bar eravamo andati in un locale che sfigurava in mezzo agli altri “ehi Helirik perché siamo venuti qui?” “non avere fretta capirai,ordina tu” detto ciò si giro e arrivo la cameriera “per me una pasta e…” “… per me solo un’ po’ d’amore senza zucchero ,grazie”strano aveva ripreso a interrompermi mentre parlavo “oh, Helrik sei in città, quanto mi sei mancato!” quindi lei era la fidanzata di cui tanto si vantava “piacere Helisabeth, ti ringrazio tanto per aver salvato il mio pucci” “pucci….” Stavo per scoppiare dalle risate “senti Hely ti ricordi quando ti ho detto che avremmo festeggiato? Beh, oggi è il gran giorno” Helrik sembrava cosi serio “bene pucci torno subito” e cosi Helisabeth andò in magazzino, nel contempo helrik estrasse una confezione e me la porse dicendomi “è un cellulare satellitare se ti servisse qualcosa chiama” ma a cosa sarebbe servito? intanto tornava Helisabeth con una bottiglia di champagne “a cosa festeggiamo?” “a,te Lorenz a te”. Conoscendo Helirk dopo il primo bicchiere ne venne giù un altro poi un altro ancora fino a che ci ubriacammo, felici di quell’attimo di fuga dalla monotonia dell’esercito da quel momento fu l’oblio non ricordo cosa accadde ma quando mi svegliai ero vestito, e il mio alito non sapeva di alcol, stranamente ero nei pressi della piazza dove avrei ricevuto la medaglia, quindi non restava altro che riscuotere il tanto agognato premio. Controllai :giacca c’è ,cravatta c’è io ci sono andiamo,salito sul palco ricevetti un applauso fragoroso, il presidente mi si accosto “oggi ringraziamo un eroe che ha salvato il nostro miglior soldato per questo gli conferisco la più alta onorificenza al valor militare, e da domani sarà trasferito qui ad Exene nell’alto esecutivo dell’esercito” detto ciò mi porse una medaglia ne segui un altro applauso, poi passarono loro la squadriglia di Jark con Helrik in testa. Cosi passavo ad un gradino più alto nella scala del successo. L’indomani ero nel palazzo più alto della città e pensare che solo una settimana prima ero un soldato e addirittura un mese fa ero un loro nemico… ma questo era un segreto destinato a rimanere tale o addio sogni di gloria. Non sapevo cosa fare del resto ero nuovo del settore, stetti sulla mia poltrona girevole a ripensare su cosa avrei dovuto fare e a capo della sicurezza nazionale, fin quando giunse una segretaria che mi avviso della minaccia del corpo di liberazione, mi alzai e mi incamminai ma la ragazza mi fermo “Dove va signore?” ci rimasi male non dovevo sedare io quei ribelli? Mi sentivo inutile “lei ci dirà come agire signore” quindi ero un cervello?dovevo stare li a dare ordini come un tiranno?l’idea mi piacque ma non mi avrebbe dato quella scarica adrenalinica che mi piace sentire per essere vivo ,  mi rimisi la giacca e partii la segretaria cerco di fermarmi “mi ostacoli ancora e la farò licenziare” cosi dicendo si fermo come un palo con la mano immobile, mentre scendevo l’ascensore notavo che la gente scappava da una piazza con vicino una fontana li era dove dovevo andare giunto a terra chiamai un taxi aperta la porta subito la frase di rito “dove la porto signore?” e subito “alla piazza da dove fuggono tutti” rimase un’ po' sbigottito “ma non è un pezzo grosso? Cosi si farà  ammazzare” “se taci ti pago doppio”si giro e parti a razzo. Le persone fuggivano spaventate un manipolo può cosi tanto? Il tassista frenò bruscamente e io batte la testa ma non ostante ciò uscii senza fatica quando fui chiamato “signore non paga?” “il tuo contributo alla patria sarà la tua paga” mi guardo stralunato, scesi tenendo ben in mente cosa fare e cosi avevo rimediato un passaggio gratuito ora dove erano le truppe Latrevviane?  Mi fermai a cercare i miei uomini ma siccome non avevo dato ordini non c’era nessuno a eseguirli… vuoto, panico, poi il lampo del genio, il piano sicuro al 99% forse,ero nel mezzo della sparatoria e io ero disarmato quindi un facile bersaglio. senti un sparo e un immediata fitta alla gamba sperai che non fosse cio che pensavo e abbassai lo sguardo cauto,rialzai la testa, se non avessi guardato non avrei provato dolore per aver ricevuto una dannata pallottola nella caviglia affannosamente mi accasciai al muro cercai qualcosa tipo una gruccia e notai i nemici,realizai, ora dovevo cambiare nuovamente identità, nascondendomi tra i muri trovai un ribelle che mi dava le spalle, calma tutto dipende da te come quando devi disinnescare una bomba e non sai quale filo tagliare, “ mi scusi dove posso trovare il vostro boss?” lui si giro “la” e gli diedi una botta con il bastone “buona notte” lo svestii e indossai i suoi abiti seguite le sue indicazioni giunsi nel gruppo dei ribelli, erano tutti armati se mi avessero scoperto sarei morto, ma un elemento si distaccava tra tutti loro perché era vestito in modo diverso il capo? No una donna forse un ostaggio mi accostai a lei e di scatto si giro “e tu chi sei?” mi coglieva alla sprovvista e poi il logo un mondo senza latrev significava che lei era la mente, niente cazzate,do or die, “io… sono il rinforzo visto che sembravate in difficoltà”  “tu che a mala pena ti reggi in piedi? Più siamo meglio è” se l’era bevuta, ora parte 2 requisizione armi la vita da sempre le sue occasioni sta a noi coglierle “capo ho saputo che molti bozzoli sono mal fatti mi lasci controllare” “mmm… bene uomini consegnate le armi” quando l’ultima arma era quasi mia ricompari la sentinella che avevo picchiato “non dategli le armi è una spia” imbracciai i mitra “posa  l’arma con calma e ne uscirai vivo tutti” si guardarono e a tempo gli puntavo contro il mirino ma dietro di me la sentinella si avvicinava cosi mi girai pronto a fare fuoco “fermo o farai bum” si fermo e indietreggio ma davanti a me un passo mi voltai di umile “ se devi arresta me” rimasi stupito niente resistenza? Non mi lasciai sfuggire l’occasione e  portai l’ostaggio nella torre dove lavoravo, si farsi a piedi la strada che c’era tra la piazza e la torre non fu una passeggiata ma giunto lì tutti rimasero stupiti eppure non riportavate si era offerta voleva forse dire che… aprii la sua giacchetta cercai nell’unico taschino e lanciai fuori dalla finestra, eravamo salvi, e improvvisamente lei si dimeno come una pazza, ma la bomba non era più una minaccia, “lurido bastardo mu-o-ri” mi picchiava più e più volte con i suoi pugni e io subivo, subivo e subivo, quando crollo un lato del palazzo il piano si inclino scivolammo tutti. Il panico regnava, attimi fatali, battei contro il muro girai affannosamente la testa cercando la ragazza, nulla non c’era da nessuna parte, mi dovetti rialzare perché il dovere mi chiamava camminando a stenti giunsi alle scale mi affacciai ma non c’era, deve era scappata? “ehi scemo” la sua voce ed era sopra di me alzai la testa e ricevetti un tacco un faccia e venni spinto verso la porta contro la quale sbattei e caddi “come ci si sente ad essere presi in ostaggio dall’ostaggio?” “ci si sente di merda” e intanto mi asciugavo la faccia dal sangue “…ma…” “ma cosa?” si incuriosii, quindi scattai di colpo, la afferrai e ci gettammo giù dalla tromba delle scale, piombavamo giù a folle velocità poi forse per paura o per istinto lei si aggrappo più forte a me, mancava poco all’impatto aprii il paracadute “non pensavi davvero che saremmo morti? Avevo progettato l’uso del paracadute per un altro motivo ma questo è una valida alternativa” e mentre le parlavo le sorrisi atterrando dolcemente sul pavimento dell’hall “ora fingerò di aver battuto la testa e tu scapperai”mi guardo e poi fuggi come una lepre,   mi ero procurato un amica o più semplicemente avevo fatto un errore? Optai per la seconda più tardi quando i corpi speciali mi trovarono dovetti dire che mi era sfuggita e mi accompagnarono a casa. Quella notte come gia successo in passato non chiusi occhio, mi girai varie e varie volte nel letto quando poi mi venne l’idea di salire sul tetto con la mia tromba per intonare qualche nota. La libertà la cosa che più cerchiamo, perché? Per vivere senza nessun obbligo? E mentre pensavo dietro di me arrivo lei “è incredibile mangiando la cioccolata se ne rimane assuefatti vale anche per te? Perché sei qui?” si sedette affianco a me “ti risponderò con un’altra domanda, perché mi hai lasciata andare?”non sapevo rispondere neanche io rimasi ammutolito cosa mi era successo? “Eonis…” “no non mi chiamo Eonis io sono Ary capo del gruppo anti-latrev” “beh io sono lore” mi mise la sua mano sulla bocca “sappiamo chi sei, sei helzen lorenz misteriosamente giunto ad Exene hai subito dimostrato attitudine per il campo bellico ma se ti dicessi che misteriosamente prima del tuo arrivo si persero notizie di un contingente appartenente all’ex Hufang” erano vicini alla verità. Improvvisamente il sangue mi si gelò nelle vene “una incredibile coincidenza… “ mi venne naturale uno stupido sorrisetto come per dire –si io so tutto- “stai sudando?” mi balzo addosso “chi sei realmente?” i suoi occhi mi scrutavano l’anima mi era gia successo.
Mi torno in mente un episodio di quando avevo 15 anni, eravamo sul tetto io, Eonis, Lous e Brandon. Avevo rinunciato a lei ma era sempre bellissima con quella sua grande gonna e quella sua magliettina  tutto cosi delicato e al contempo magico mi sembrava di ammirare un angelo, poco dopo che la conobbi mi fece capire che non era interessata a me cosi  anch’io ci avevo rinunciato cosi diventai un altro me, e quell’altro me era li vicino a lei con il mio solito gilet di cashmere e quei pantaloni da sir,mi sentivo un dio senz’anima sapevo tutto quindi ero… ero io nulla fuori posto un idolo, un topo da biblioteca, qualcosa che mi faceva sentire bene, poi lei si avvicino mi inzio a battere forte il cuore cosa mi accadeva? Ogni poco lei si avvicinava il mio cuore batteva sempre più forte e ancora e ancora, quando si fermo eravamo a pochi centimetri l’uno dall’altra, non potevo commettere errori io, il freddo accademico, il… poi non sapevo ancora cosa fosse l’amore, mi avevano detto che quando sarebbe arrivato l’avrei capito, fino ad allora sapevo che era un irrefrenabile bisogno di amare un impulso di ormoni, un desiderio, un unico desiderio. Baciami, fammi capire che ho sbagliato tutto. Fu incredibile il mio primo bacio qualcosa che nulla fino ad allora potevo capire un infinito attimo per capire che tutto fino ad allora era andato bene perché non poteva andare altrimenti, quell’istante realizzai che tutto ciò che mi occorreva per essere felice era lei, ti prego fa si che questo sogno non finisca ora, baciami ancora. Da lì capì cosa volesse dire vivere non fui più il freddo accademico, fui io, ma mi rimase sempre il dubbio perché l’hai fatto?
Perché ora quella scena si ripeteva? Non mi batteva il cuore, ero pronto a essere baciato, ma niente, mi prese solo la mano, com’era fredda, ci mise un biglietto e me la richiuse, “quando avrai capito chiamami” e rimasi a guardarla scomparire nelle tenebre della notte che l’avevano portata a me.
Troppi interrogativi mi annebbiavano la mente, Latrev è lo stato buono che era stato attaccato o era il malvagio conquistatore? Chiamai Helrik gli chiesi spiegazioni “si Latrev ha invaso i territori confinanti poi li ha presi con la forza” rimasi di stucco “Helrik senti, la cosa ti potrà sembrare strana ma puoi passare a prendermi?” dopo la mia domanda nulla il silenzio più totale rientrai iniziando a pensare di andare da Ary, forse anch’io potevo essere parte di un progetto ancor più ampio delle mie veduto essendo un aiutante del corpo di liberazione, i miei pensieri furono interrotti da un rumore improvviso nella quiete notturna e da una luce improvvisa che dalla finestra, sempre più forte, più vicina, più pesante, e lo vidi, la stessa causa per cui ero li quella armatura che un tempo mi era nemica ora mi era a sua insaputa un potente alleato, “helrik hai fatto presto!” niente ne un suono ne una voce usci da lui, solo una mano protesa mi avvicinai e la presi, quando vidi con mio stupore e paura che il ferro stava coprendomi  prima la mano poi il corpo ero dentro l’armatura, comoda e leggera, muovendo la testa vedevo schermi tecnologici dati su dati, e una voce metallica, risuonava “prova 1,2 prova , è acceso? Oh Bene lorenz sei dentro il mio esoscheletro trattalo bene! Ora tra poco partirai ma voglio sapere quando arrivi perché sei tornato da noi, trova una scusa durante il viaggio, dimmi hai mai volato?..” la sua voce andava avanti ma non l’ascoltavo e poi volare una cosa che mi ero ripromesso di non  fare mai più da quando era successo quell’incidente “… ora ti sentirai un’po’ rigido meno 5,4,3,2,1” ero pronto a tutto avevo irrigidito i muscoli, eppure niente cercai di capire poi,il decollo ero schizzato in aria,tremava tutto, tremavo tutto mi sentivo schiacciato forse per la velocità o perché la struttura si comprimeva, ad un certo punto tutto cesso,ero libero nel cielo e mi agitavo il metallo strideva cozzando con se stesso avevo passato nubi ero ora dov’ero, era tutto strano sentivo freddo poco a poco mi abbassai vidi con meraviglia, che dietro di me la luna non era mai stata cosi grande e vedevo il mondo in tutta la sua rotondità era bellissimo , magico mi sentivo il padrone di tutto cio che vedevo da lassu, la cattiveria pareva nulla, tuto era silenzioso e in pace con se stesso ne guerre ne dolori raggiungevano lo spazio in cui mi trovavo sarei stato li per ore ma  Helrik mi chiamo ancora “ora che sei fuori dall’atmosfera nessun radar potra captarti avrai gia sperimentato la bellezza della gravità zero ma è tempo che tu venga da me chiudi i pugni per avviare i motori ti diro io quando scendere fino ad allora stai alto” feci come mi aveva detto avverti molto caldo ai piedi e alle mani e cosi iniziai a muovermi, e adesso addio mondo, voi che laggiù vi uccidete fra fratelli guardatevi cessate questo perenne istinto di superiorità nessuno è meglio degli altri ognuno è solo cio che è non quello che appare, il mondo è un intero paradosso, siamo tutti perfetti se presi da soli ma assieme appare il marcio, siamo tutti uguali ma per vivere abbiamo bisogno di chi ci governi dove finisce la libertà? Perché? Tutto attorno a me andava cosi veloce, il cielo stesso sembrava cadere, come quando successe realmente.
Tutti erano in allerta, non esistevano nemici un solo obbiettivo salvare il mondo dalla distruzione, … ! si niente rivalità e quando un frammento di cielo si avvicinava massimo terrore che il mondo finisse ci dava la forza di andare avanti a quel incubo ma quando fini iniziarono i primi scontri, i primi problemi, il primo grande conflitto su scala mondiale, era ora di un nuovo periodo di pace e io l’avrei portato con il terrore dell’apocalisse. “ manca poco scendi” mi tuffai nelle nubi sapevo per cosa vivere sarei stato un ipocrita, ma il miglior ipocrita di questo mondo, vidi l’isola, si avvicinava, si avvicinava, sempre di  più, sempre più forte, più veloce finche, si spense tutto e dolcemente, caddi, ruzzolai e mi fermai a testa in giù, l’armatura si disassemblo e vidi Helrik avvicinarsi a me mano tesa ad aiutarmi come sempre “perché sei tornato?” tutto mi era famigliare ma non la sua espressione di domanda, non risposi, e ci dirigemmo al suo appartamento, era notte tutto taceva e nulla sembra far capire il mio ritorno tranne la lunga scia che avevo lasciato sul prato cadendo, mi era mancato l’arredamento della base con il suo fascino misterioso di neo-classico con le tende gli altissimi soffitti e i corridoi con i busti dei più celebri ,perché prima non lo avevo notato? Sapevo di me poco e niente ma quando non esamino bene un luogo è perché ci tornerò , entrammo in camera sua, li ci attendevano due poltrone,  una bottiglia di champagne sul tavolo, li iniziammo a parlare chiesi chiarimenti sulla questione conquiste.
Prima che iniziassi a ricordare accadde che Latrev impoveritasi sempre più, inizio a coniare monete dal minor valore ma in massiccia quantità, quello che sembrava un benessere era un impoverimento generale perché di nascosto l’esercito creava un arma per la rivincita su tutti quegli stati che avevano tenuto un comportamento da usurai con latrev, cosi poco dopo iniziarono i progetti espansionistici di latrev.
Ero sconcertato ma ecco perché esisteva un corpo di liberazione , mi alzi lo guardai, lo ringraziai e gli chiesi se c’era una tuta capace di resistere al freddo più inteso come quello dello spazio, anche lui si alzo,  mi guardo “cosa cuoi fare?” gli avrei spiegato tutto quando sarei partito “ti spiegherò tutto dopo” uscimmo il silenzio regnava ancora sovrano beh erano le 2 di notte percorremmo ancora quei corridoi immensi e uscimmo un leggero vento soffiava entrammo nell’hangar passammo tutte le tute dalla più sottili passammo ad una che era molto resistente “è lei sai anche come entrare non è solo la più resistente è la migliore ” “grazie helrik non ti ringrazierò mai abbastanza” abbassai lo sguardo e la estrassi la pistola lui era girato e feci fuoco, si era appoggiato e non voleva girarsi mi sentivo Bruto avevo ucciso la mano che mi aveva sfamato un boato poi ancora il silenzio era caduto “fa più male a me che vivo che non a te” indossai l’armatura e intanto fuori si era scatenato l’allarme generale per il botto usci con l’armatura ogni passo era pesante per quello che avevo appena fatto e fuori dall’hangar c’erano tante luci puntate su di me iniziai a correre accesi i motori e mi librai in aria sempre più su più su ancora più in su arrivai nel vuoto nello spazio e lì li cercai armi di distruzione, i satelliti che erano in orbita con testate nucleari li presi e andai verso morte certa scesi arrivai sulla terra deserto attorno a me, nulla andai a est credevo vagai a lungo molto e ed ebbi anche dei miraggi: case pozzanghere finche dietro una duna un massiccio contingente mi aspettava sorrisi andai alla mia battaglia per la fine , c’erano fanti elicotteri e a quanto avevo capito si apprestavano ad arrivare anche truppe pesanti ero ben equipaggiato e aspettavo qualcosa tutti erano fermi ma un elicottero lancio un missile lo vidi, mi preparai lo presi spingeva con tutta forza ma lo girai e lo rispedii al mittente tutti erano impreparati l’elicottero fece appena in tempo ad alzarsi ma perse il lancia razzi tutti loro erano sorpresi ma la prima linea nemica parti all’attacco ero pronto e dietro di me c’era il missile nel caso in cui… nel caso in cui. I fanti avanzavano sparando l’armatura subiva protesi la mano col palmo aperto e si genero un campo respingente, ogni colpo di proiettile si avvicinava a me ma poi venivano lanciati via cosi anche l’avanguardia nemica era sconfitta parti pero una seconda linea più corazzata, il prezzo della libertà è combattere per la stessa, raccolsi due mitragliatori e feci fuoco alcuni caddero, lasciai li il missile e avanzai tra loro chiusi i palmi e accesi i motori i inizai a combattere cosi molti cadevano ne presi uno per le braccia e ruotai poi lo lanciai, ripresi a combattere con le fiamme che usavo come lame la battaglia procedeva ardua con i nemici che apparivano sempre numericamente più forti, combattevo, combattevo ma niente nulla li fermava avevo poche forze ormai e optai per l’estremo sacrificio,la scelta che mai nessuno vorrebbe fare mi girai corsi il quella parte di campo che mi separava dal missile e intanto i proiettili mi colpivano sulla schiena ma io dovevo farcela dovevo non potevo lasciargliela vinta lo presi con le mie poche forze rimaste e decollai con la sinistra presi la parte superiore con la destra il fondo “Libertà !” gridai mentre lo lanciavo non lo guardai toccare terra ma lo sentii il rumore l’energia mi feci trasportare intanto un forte calore mi attraversava e per me era la fine, il prezzo della libertà è la morte , solo con il sangue e la vita degli altri l’uomo capisce quanto essa realmente valga .
 
Ricominciare tutto da capo, quando nessuno crede in te, quando pensi di essere morto, quando tutti lo pensano, lì puoi iniziare nuovamente.
 Mentre leggevo il diario di Otello Svplex non capivo quelle ultime parole, c’è chi pensa che sia un personaggio reale e chi inventato tanto che è divenuto una leggenda metropolitana,quindi penso che abbia un fondo di verità
 
Perciò se è realmente esistito Il sacrificio di quell’uomo fece capire a tutti cosa stava accadendo e cessarono le guerre, sono passati vent’anni da quel giorno e proprio, ieri un missile ha attaccato la base di Eshol, la stessa dai cui fu rubata l’armatura che pose fine alla guerra
è tempo di partire per l’isola sempre deserta di Noze, io? Io sono Navel vengo da exene e sono il figlio di Helisabeth non ho mai conosciuto mio padre sono cresciuto con mio zio L. di cui ormai ho perso ogni ricordo e l’indomani mi apprestavo a partire per la guerra, avrei dovuto salutare tutti perciò m’incamminai presi il tram e scesi al cimitero comprai i ciclamini i suoi preferiti e proseguii era una pratica ormai usata da circa dieci primavere tutte le lapidi erano a terra tutte grigie anche la sua, quando ero piccolo e lei stava male mi diceva sempre di non rimanere qui per non morire solo infatti dopo la denuncia delle conquiste di Latrev molti sono scappati della exene ai tempi di Lorenz non era rimasto che un ricordo adesso era un basso borgo una squallida località ma era sempre il mi domicilio, passai sull’erba e vidi li la sua lapide “Mamma parto come volevi tu, per non stare solo per non morire solo forse ti raggiungerò presto, dicono che non sono bravo a niente” non era vero, in molti mi definivano un genio e forse è per questo che le solite lezioni mi annoiavano lascia la scuola l’anno dopo alla sua morte, mi voltai e mi incamminai per la via. Tornato a casa misi nella borsa quanto più mi poteva essere utile, il mio blocco da disegno, il mio diario c’era tutto, la chiusi l’esterno era immenso ma dentro era vuota, domani è il primo dell’anno ed è quasi arrivato 55, 56,  57…57 …57…57……..
“I battiti calano 57, 50 ,43 . 32” “Navel mi manca poco sto per andarmene continua a studiare rendimi orgogliosa di te” mi prese la mano era gelida e poco a poco la sua presa si faceva lenta fino a che non cadde esanime, mi guardo per l’ultima volta mi sorrise e chiuse gli occhi a questo mondo, 0 battiti ero rimasto li muto a guardarla morire e lei ora non c’era più.
…. 59 00 anno nuovo. Mi ero addormentato sulla sedia e sembrava che mamma fosse li con me a consolarmi. La mattina mi alzai presi il borsone e uscii chiusi la porta e senti la foto cadere si la foto che ritraeva mamma papà e Lorenz. Arrivai al porto e la nave della 7^ compagnia era gia lì con tanti gabbiani che volavano attorno salii e mi appoggiai al corrimano arrugginito un leggero vento soffiava e mi sentivo ispirato dalle ali dell’avventura cosi presi il mio blocco ed estrassi il mio progetto lo rifinii aggiungendo quell’elemento che non trovavo, l’amore per il fare che avevo perso. Intanto arrivava gente saliva e buttava un occhio su quello che facevo finche non smisi alzai la testa e la brezza mattutina mi muoveva i capelli, no non era la brezza eravamo noi a muoverci scesi sotto coperta e la sala era presso che vuota poco più di un manipolo di gente mi sedetti e scrutai gli altri la cosa era reciproca la barca saltava ad ogni onda e noi come pupazzetti non potevamo che ripetere lo stesso movimento con la testa ma ben presto si fece sera e ci trovammo a dormire io rimasi lì ma pian piano gli occhi si facevano pesanti e caddi nelle braccia di Orfeo. li riaprii quando la nave si fermo fuori la il sole batteva potente e sotto quell’afa ci incamminammo noi tutti verso il campo base, un casolare desolato che cadeva a pezzi, e noi ne avremmo fatto un campo base. Dopo essere entrati e aver goduto della frescura che c’era, una voce inizio non era nessuno di noi era una voce registrata
“salve siete qui per riconquistare quest’isola una dall’altra parte c’è una base nemica avrete già capito cosa fare ma per i deficienti come voi che hanno accettato sarò più esplicito non vogliamo superstiti” si tanto quanti saranno loro 1,2? Centinaia di migliaia? E noi 8.. mi misi a contare 7 qualcuno evidentemente ci aveva ripensato, si saremmo tutti morti, trovai una branda e cercai di prendere sonno, ma il sole non tramontava mai. Arrivo il momento in cui la luce divenne fioca fioca e riusci ad addormentarmi. “gente? Ecco cos’era quel rumore bene è tempo di …. Vendetta” Vendetta? Era un sogno nulla mi poteva fare male ma la voce non smetteva cercai di ignorarla ma ebbi un altro sogno. Un cavaliere bianco porterà ombra sul dolore del giorno e cosi arriverà il dio azzurro. Riaprii gli occhi qualche ora dopo e una figura era ferma lì a fissarmi rimasi fermo, cercai di urlare ma l’urlo mi rimase in gola, pian piano anche gli altri si svegliarono ed ebbero la  mia stessa impressione “salve gente voi siete il nuovo contingente? Io sono un sopravvissuto dell’ultima squadriglia, vi guiderò io alla vittoria” stupore era la stessa voce che la notte reclamava vendetta, ma adesso sembrava calma e controllata, eo abituato a fare una magra colazione e potevo saltarla una volta tanto ci mettemmo in marcia e ad un tratto quell’’uomo si girò “ah si io sono Lud, avete almeno qualche arma da darmi?” un compagno si fece avanti e gliela porse gentilmente “ecco signore tanto non avrei voluto mai usarla” “grazie… come ti chiami?” “io sono..” prima che potesse finire si senti un colpo “un uomo morto ti ho fatto un favore non saresti stato in grado di uccidere nessuno, chiunque non vuole uccidere sa cosa l’aspetta” e riprese a camminare, la sua freddezza mi spaventava ma era il nostro capitano e dovevo fidarmi di lui ciecamente, avanzammo per ore sotto il sole cocente fino a raggiungere un hangar, Lud lo aprii dento c’era un mezzo abbastanza malandato “entrate” tuonò lui, una volta dentro Sali anche lui, chiuse il portellone, dentro era tutto cosi spartano lui si mise sul sedile più avanti, spolvero un scrivania e tutto si accese i comandi, il climatizzatore e cosi entro dell’aria fresca noi tutti in piedi ci sedemmo e lui fece partire quel bestione lungo 7 metri,diretti verso l’ignoto, anche perche nulla vedevamo, e cosi nelle mani di uno strano comandante eravamo in viaggio, mi guardai attorno tutto taceva solo il cingoli si sentivano soltanto i cingoli e tutto taceva finche anche i cingoli smisero di sentirsi forse perché stando troppo sul mezzo mi ero abituato a quel rumore. Fuori c’era tanta luce qui il giorno imperava sempiterno, ad un tratto Lud si girò ci guardò e si mise a parlare mentre intanto il mezzo procedeva verso l’ignoto “allora dietro di voi ci sono dei paracaduti penso abbiate capito che vi dovrete gettare ora siamo a 2300 piedi no 2400, 2500 in somma stiamo ancora salendo avete tutti un fucile rendetemi fiero di voi” non capii bene ma ci buttammo un piano tendenzialmente suicida buttarci in pieno giorno pardon era mezzanotte ma il sole splendeva comunque alto la ricetrasmittente inizio a parlare allora noi siamo i Gac è un termine antico che indica un essere senza paura” giù in picchiata tutto era freddo, si aprii il paracadute e dolcemente atterrammo, strano una base nemica è solitamente sorvegliata nottetempo cosa stava succedendo lì? Possibile che la totale supremazia sul luogo li abbia resi inclini ad abbassare la guardia? Strano… ci incamminammo nella rude e fitta boscaglia finche non scorgemmo la recinzione a caratteri enormi era scritto “limite invalicabile, fuoco a vista” eh, ma noi siamo i Gac possiamo ricevere piombo in testa e uscirne illesi come no… feci cenno ai miei compagni di divederci come in quei giochi che mi aveva insegnato zio, loro capirono e andarono, passo dopo passo mi gasavo sapendo di doverlo vivere con tutto me stesso perché poteva essere l’ultimo e sarei morto per niente, una goccia di sudore freddo mi scendeva dalla fronte vicino all’occhio la rete sembrava infinita, il sole che bruciava tutto m’accorsi che tutto taceva si sentivano solo i nostri passi ci ritrovammo all’ingresso anteriore dopo aver girato la zona tutto taceva, entrammo il silenzio prima della tempesta ci muovevamo in modo che ognuno coprisse le spalle all’altro tra tutti i locali spiccava la sala briefing imponente al centro affianco ad essa gli hangar e la torre più in là tutti gli edifici secondari entrammo con passo felpato il buio era sbiadito solo dalle torce dei nostri fucili finche gli alto parlanti non risuonarono “bene ave impiegato solo 23 minuti e 37 secondi per giungere qui” la voce di Lud?un rumore tutte le luci si accesero e la base sembrò riacquisire vita apparse cosi Lud dal nulla e ci spiegò la storia di quella base
Nata come avamposto nemico conquistato poi da HUnfang in seguito bombardato dalla Linea ricostruito dalla precedente spedizione era la nostra base noi avremmo stazionato lì.
L’avanguardia della guerra:ribbellione
La città più vicina era a 150 miglia da lì e come se non bastasse non poteva arrivare un a camionetta della forza nemica a gridare  col megafono“vi faremo tutti fuori arrendetevi” ci avrebbero fatto a brandelli in pochissimo tempo, quindi dovevamo pianificare qualcosa, ad Exene prese piede un movimento di liberazione latrevviana, perciò se instauriamo un clima di insoddisfazione il popolo insorgerà e ci appoggerà! Si l’idea mi pareva ottima mi alzai dal divano sul quale ero disteso e guardai il tavolo della mia stanza, la base era immensa e i dormitori era 34 per 6 persone bastavano, sopra il tavolo c’era un pupazzetto da bambino ne avevo uno anch’io si chiamava il grande gong un eroe che liberò molta gente dalla tirannia del Re Efasto il terribile, e come ultimo smacco al re sposò sua figlia, gli eroi venivano raffigurati muscolosi, intelligenti e piacenti io non avevo nessuna di queste caratteristiche eppure volevo rimanere impresso nella storia, uscii dal dormitorio e cercai gli altri per comunicargli il mio piano, non piacque proprio a tutti dapprincipio nessuno lo approvò tranne Lud che riuscì a convincere tutti prendemmo delle coperte e partimmo quando il sole era più basso in cielo, tutti sulla camionetta ripetei il piano ancora una volta ci saremmo appostati in cinque punti strategici dove le persone aflluiscono in massa: nelle mense dei poveri, nei campi ricreativi, davanti agli ingrossi e per fomentare la rivolta uno di noi si sarebbe fato arrestare presi 6 pagliuzze e estraemmo a sorte, la dea bendata volle che io fossi l’agnello sacrificale dell’operazione Lud mi diede i suoi stivali “bello se ti trovi nei guai un colpo di tacco destro, per divertirti un colpo di sinistro” giustamente ci mancava solo l’enigma degli stivali cosa voleva dire divertirti? Giungemmo in città scendemmo e ci dirigemmo alle zone operative io andai invece ad appostarmi vicino alla base nemica ero raggomitolato con la radio all’orecchio. Potevo sentire la voce dei miei compagni che si lamentavano della morte di un fantomatico fratello, grandi geni annuivo, poi l’illuminazione io ero il fratello morto! Il terrore mi persuadevate voci rivoltose si avvicinavano alimentate da voglia di vendetta io mi feci forza, però mi chiedevo perché i cittadini si erano mosso così velocemente ci avevano appena conosciuto io andai in mezzo alla strada iniziai a imprecare contro il portone della base finche non uscii un soldato mi chiese cosa volessi io farfugliai qualcosa, lui spazientito mi puntò addosso un fucile si avvicinava la mia ora spinsi il tallone destro a fondo e scatto un meccanismo che fece fuoriuscire uno scudo a ventaglio il colpo fu rispedito al mittente allora battei anche l’altro tallone e uscii una postola protetto dallo scudo sparai 5 colpi finche il nemico non fu a terra allora pensai “grazie Lud”presi il fucile del soldato e aspettai arrivo la folla e si aprii la porta della base uscirono plotoni di persone pronte a far fuoco una guerriglia urbana era in procinto di iniziare quando arrivarono glia altri mi spiegarono tutto Lud era gia stato lì a mettere in pratica il mio piano tre mesi prima del nostro sbarco aveva aiutato i cittadini bisognosi che saputa la tragica notizia della sua ehm… “morte” perché si era preso a pugni con un soldato la folla è esplosa di rabbia noi restammo in disparte a vedere la carneficina. Schizzi di sangue ora moriva un civile ora un militare, quello che capivo era poco, ma lentamente tutti quelli coinvolti morivano i civili animati da rabbia depredavano i cadaveri dei soldati imbracciando così armi cariche di munizioni e facevano fuoco. Cadevano come le tessere del domino, finche tutto cessò il presidio militare era nostro ma a che prezzo? Erano morti in tantissimi, c’è chi direbbe che il fine giustifica i mezzi e quindi senza rompere almeno un uovo non esce nessuna frittata. Facendoci strada tra i corpi senza vita entrammo,
     [M5] 
Prima del buio l’ultimo errore
Quando capii che lui non era Lud, ma era qualcun altro, e soprattutto nel momento che mi resi conto che per tanto tempo mio zio mi era stato vicino realizzai che a uccidere mio padre era stato lui, tutto mi baleno in mente cosi in fretta che pensai solo un’ultima cosa, …
Perché?
Perché aveva ucciso mio padre? perché mi aveva nascosto la sua identità? perchè? perché? Perché? Lo guardavo, dubbioso, impaurito, finche lui non mi guardò distolsi lo sguardo di scatto forse troppo velocemente tale che lo insospettii, e si avvicinò ogni suo passo risuonava nella mia mente, io avevo paura, temevo, per… me come mai nella mia vita mi poggio la sua fredda mano sulla spalla poi, ecco un'altra domanda forse inutile ma mi dava la speranza che lui non fosse il carnefice di mio padre: Perché dopo tutto questo tempo non è invecchiato? Lo riguardai stavolta molto più dubbioso i miei occhi incontrarono i suoi aprii appena la bocca e ne uscii un vacuo suono : “tu sei mio zio? Zio Otello?” lui mi guardò sconvolto come se ormai nulla più fosse. Si sedette ma non lascio la sua mano dalla mia spalla, “quando lo hai capito?” mi chiese, e io gli spiegai tutto. Nella foto a casa in cui ci sono mamma, papà, e zio Otello, beh lo zio sei tu l’ho capito quando sei venuto per illustrarci il tuo piano di liberazione dell’isola ma non capivo perché fossi ancora cosi giovane allora ho pensato potessi essere tuo figlio, però la cicatrice sotto l’occhio mi ha rivelato chi in realtà tu sia, ho molte domande per te, e la prima a cui vorrei rispondessi e questa: come mai non invecchi?” lui si alzo “seguimi” mi voleva mostrare qualcosa che potesse rispondere alla mia domanda prese il fascicolo che gelosamente conservava nella sua bora in una confezione sigillata la aprii non potevo crederci, se l’avessi letto con i miei occhi non ci avrei creduto.
La vera storia di un immortale[M6] 
Contrariamente a quanto tutti sanno su Otello Svplex stette con le forze Latrevviane ed HUnfanghiane per un tempo compreso tra i 20 e 30 anni l’una e non su per giù un anno come fu reso pubblico dai media era sempre giovane causa una disfunzione causata dal suo passato non invecchiava, guariva da ogni trauma  in pochissimo tempo tutto era nella sua mente da genio eternamente giovane divenne generale HUnfanghiano crebbe molto in capacità speciali tanto che il governo di HUnfang monitorava ogni suo movimento essendo uno spirito libero nell’attacco ad Exene simulo un incidente in volo morirono cosi mille giovani HUnfanhiani, che si aggiungevano alle altre vittime che aveva già fatto come pilota di caccia, l’aeronautica di HUnfang per le sue capacità lo aveva ingaggiato come pilota sperimentale data la sua indistruttibilità ma stanco di tutto passo a latrev che l’accolse a braccia aperte anche li fu pilota sperimentale ma poi fece calare il sipario su se stesso stanco di scandali e processi con un monito, distrusse buona parte dell’esercito latrevviano e tutti sapendolo capace di resistere ad un attacco atomico fece brillare un ordigno nucleare, è certo che sia ancora vivo quindi occhi aperti chi sà dove si è nascosto è pregato di parlare non avvicinatelo vi userà per i suoi scopi poi si sbarazzerà di voi, tutt’oggi ci si chiede da dove lui sia giunto si sa solo che ha ormai più di mille anni è inspiegabile come mai non invecchi, l’unico esame che diede risultati dimostra che è un ibrido macchina-umano, massima cautela.
 
Era un manifesto con la data di circa 60 anni fa, ero sconvolto “in una notte li staccai tutti 7549 manifesti non fu una facile impresa, ma in ogni modo questo risponde alla tua domanda?” “si” fu la mia risposta ero cresciuto con Lud/Otello e non lo ricordavo, ma tanto io non sono nulla lo appresi in quel momento lui avrebbe vissuto in eterno e io mi sarei spento prima o poi e se tutto ciò deve finire meglio che sia io a decidere quando mi ero imbarcato in cerca di gloria e risposte avevo ormai entrambe ora era il tempo della vendetta, avevo tutto la base in cui eravamo era del tutto diversa dalla nostra dava sul mare lì splendeva sempre il sole mi feci accompagnare da Otello sul costone per ammirare l’eterno tramonto perché se non può invecchiare sarò io a porre fine alla sua esistenza. Giungemmo alla scogliera, l’arancione del sole splendeva, lui si mise ad ammirarlo mi diede le spalle e inizio a parlare “Che cosa volevi dirmi?” non credevo a ciò che avevo letto perciò lo caricai e lo spinsi giù per la scogliera si vendetta era fatta ma subito mi accorsi che mi aveva preso e anch’io cadevo giù scendemmo sempre più veloci finche fu caldo, fu buio, fu il nulla.
Ciò che ignoravo era che per me era la fine ma non per Otello lui si salvo, era davvero immortale. Io morii lì.
 
Io torno sempre alla luce come l’araba fenice, potrò sparire ma non cessare di esistere, io sono Otello.
L’ultimo eroe
Oltre a me ci furono tante altre persone che ebbero lunga vita una di queste fu Brandon era con me la sera che Eonis… beh mi dimostro tutta la sua amicizia, lui era un atleta a quei tempi e gareggiava su gare di velocità e resistenza, il migliore tanto che arrivò alle qualificazioni nazionali e lì prese un colpo sulle gambe talmente forte che gli si ruppero le gambe, fratturate ma lui non rinunciò alla gara corse arrivò secondo ma la gamba non si riprese più, divenne un peso e per quanto non lo sopportasse dovette camminare con una stampella per sempre, essendo giovane e bravo divenne allenatore, ma lasciò tutto qualche anno dopo non sopportando di vedere i suoi coetanei gareggiare mentre lui era in panchina, studiò archeologia al fine di un successo che lo facesse divenire famoso. Fece tornare alla luce moltissimi reperti ma tutto non gli bastava era sempre alla ricerca di qualcosa che fosse di più di ciò che aveva, però si avvicinava per lui la soglia di un età molto alta e si convinse che sarebbe partito per un ultimo viaggio che gli avrebbe conferito gloria e giovinezza eterna. Parti alla volta dell’est verso la giungla dove per le leggende un tempo i draghi avevano dimora. Passò la fitta boscaglia mentre in una mano aveva il machete nell’altra aveva il suo bastone da passeggio anche se era in viaggio da giorni non gli importava i suoi sforzi sarebbero stati ripagati la vecchia volpe avrebbe ottenuto ciò che voleva. Spazzava via la vegetazione quando giunse ad un tempio e secondo i suoi calcoli era a destinazione entro fremendo dall’impeto ma si accorse che non c’era più nulla nell’unica sala allora inizio a prendere a pugni il muro non facendo cura dei crepitii che sentiva sbatté il suo piede sano al suolo dalla rabbia ma perse l’equilibrio e cadde, cadendo il pavimento inizio a sgretolarsi sotto di lui e nonostante cercò di scappare scese nella grande voragine che si era creata sotto di lui salutando cosi il mondo, in questo modo per Brandon calava il sipario, una vita basata sulla sola imposizione di se stesso sugli altri. O forse no? Perché Brandon non lasciò il mondo in questo modo. Dopo essere caduto era a terra ansimante aprii gli occhi, vedeva tutto sfuocato sopra di lui una lontana luce però a lui interessava ciò che gli era davanti l’armatura e il gong, si trascinò con le mani raschiando il pavimento finche non arrivò sotto l’armatura e con le poche forze che aveva iniziò ad indossarla prima i gambali, poi fiancali,in seguito la cotta, venne il turno dei guanti e in ultimo l’elmo, era stanco, sfinito ma sapeva che tutto ora sarebbe cambiato. Chiuse gli occhi, ansimava, ripensò a tutto, a perché fosse lì, baleno perciò nella sua mente la sua ricerca sull’armatura del tempo forgiata con ossa di drago che permetteva il domino sul tempo, sul tempo, sul tem… e cadde nel sonno più profondo seduto sul pavimento con l’armatura indosso.
Quando si svegliò sentii l’energia scorrergli nel corpo si guardò i le mani strinse e aprii i pugni, una grande energia lo percorreva cercò il suo bastone per alzarsi era lontano provò a tirarsi su e si alzò era incredibile non riusciva a crederci si guardava i piedi esterrefatto come se un miracolo fosse appena stato compiuto infatti lo era non aveva bisogno del bastone per camminare eppure non poteva neanche uscire, era in stallo si girò ripetutamente su se stesso per cercare una via d’uscita perché se l’armatura era lì qualcuno l’aveva portata dov’era no? Non trovò vie di scampo, ma notò un grande gong e c’era un incisione “se ciò che cerchi è il tempo eterno il lucente strumento ti accontenterà ma dovrai accettarlo come parte di te, è questo ciò che cerchi?” tempo eterno? Pensai, e capii si volevo non invecchiare mai, proprio mentre lo pensavo il gong si avvinghiò a me, si il gong si mosse da solo e si collocò sulla schiena unito da delle cinghie, poi nella mia mente risuonarono delle parole “ora avrai grandi responsabilità, ma il guerriero sceglie la sua via, e alla fine torna da dove è venuto per accettare il suo destino, ora và” strane parole ma io non le avevo pensate e in quel momento sorgeva il sole me ne accorsi perché da dietro me c’era un uscita che giurerei prima non fosse lì ma non potevo farci niente e percorsi quella strada. Pensai e ricordai le mie ricerche sulla:
La notte in cui tutto cambiò,
Tanto tempo fa, non proprio tanto direi prima che s’iniziasse addirittura a prendere memoria degli avvenimenti, penso che da quella notte la storia abbia iniziato a essere tramandata alle future generazioni, questo perché quella notte, la notte a noi nota come “primo giorno” vide la morte della stragrande maggioranza degli abitanti della torre. La torre altresì non è che il primo segno di civilizzazione, un luogo dove tutti vivevano senza problemi, al giorno d’oggi la chiameremmo utopia, la torre svettava in mezzo ad una grande foresta tanto alta da oltrepassare le nubi, non c’era nessun sovrano, la convivenza più pacifica era lo stile di vita adottato dagli indigeni, ma tutto cessò nei giorni seguenti, si perché non ostante noi lo chiamiamo “primo giorno” tutto avvenne in un lasso di tempo di circa una settimana. Sembra strano e antiscientifico ma la torre fu attaccata da un drago, un drago bianco, grandissimo dalle otto corna, e con sei zampe, il perché attaccò rimane avvolto nel mistero. Distrusse la torre quasi per intero, praticamente la decapitò, i mattoni che la componevano caddero mentre la cima bruciava di un fuoco blu e bianco, tutti cercavano di mettersi in fuga, chi buttandosi verso il vuoto chi fuggendo nella foresta finche arrivo lui, quello che le mura chiamano il grande gong un cavaliere intrepido, fronteggiò il drago in una lotta, in cui ebbe la meglio, il duello durò moltissimi giorni e quando fini erano tutti scappati il drago non era scappato, anche se in procinto di morire accettò la sua sorte si fece trucidare dal cavaliere e cadde giù nel verde degli alberi poi, anche lui il grande gong si… poi le inscrizioni diventano illeggibili e non seppi mai come fini la storia del grande gong che io mi apprestavo a riportarla alla luce.
Il grande Gong
Allora, ricapitolando secondo qualcuno avrei percorso una lunga strada che mi avrebbe sobbarcato di responsabilità per poi tornare e pareggiare i conti… cioè? Il punto della questione era che il significato mi sfuggiva, però già il fatto di essere uscito era di per sé un grande risultato. Ero, sembravo un samurai se non per il fatto che i samurai sono solitamente armati e non hanno un gong enorme sulle spalle, scesi su di un sentiero che percorreva un lato della montagna sino ad arrivare lungo il fiume poi mi girai per vedere da dove fossi partito e l’apertura non si notava poiché sopra le nubi quindi avevo percorso molto, tanto, troppo spazio decisi indi di fermarmi per una sosta ricostituente, mi tolsi il gong o meglio cercai ma le cinghie non si scioglievano, provai anche a togliermi l’armatura ma anche questo tentativo si rivelo vano, ero lì seduto con i gambali in acqua ad ammirare lo scorrere del fiume mi sporsi fino a scorgere il mio volto sempre più vicino al mio riflesso intravidi i profili dell’armatura le corna apparsero prima vacue e tremolanti poi sempre più nitide e chiare finche eccolo il mio volto… ! no non era il mio volto alla mia età la faccia è solcata da rughe profonde e la barba è bianca però vidi il mio riflesso di quando ero poco più che trentenne poco dopo che la mia carriera fu stroncata da loro, ero meravigliato mi toccai gli zigomi, la fronte gli occhi si sentivo tutto, ero come ringiovanito che fosse quello il potere dell’armatura? Ansimando capii perché la gamba non mi dolesse più, si tutto filava, mi alzai tolsi i piedi dall’acqua  li misi sulla strada spinsi con le braccia verso il suolo e fui subito in posizione eretta, mi incamminai per la strada verso sud-est guardi per l’ultima volta dove lasciai la mia vecchiaia e per me iniziava la mia  nuova gioventù. Mentre camminavo sentivo il cinguettio degli uccelli e li vedevo, potevo ammirare i pesci sguazzare nel fiume che correva parallelo alla strada, i miei sensi erano di nuovo tutti molto acuti, giunsi ad un villaggio, lo vidi sembrava molto povero i tetti delle case non proteggevano gli abitanti né dalla pioggia e tanto meno dall’afa mentre passavo tra due file di queste baracche non incontrai nessuno, strano, no verso la fine della cittadella c’era un poveruomo che implorava aiuto era alla gogna e sembrava denutrito non potei fare a meno di soccorrerlo cercai attorno qualcosa per liberarlo sulla mia cintura c’era un martelletto lo presi stavo per colpire il lucchetto quando realizzai che non si sarebbe rotto il lucchetto ma il mio martello! Lo riposi dove lo avevo preso e mi rimisi alla ricerca di qualcos’altro vidi un altro martello molto più robusto del mio lo impugnai e sferrai un colpo alla gogna il vecchio fu libero si buttò ai miei piedi mi ringrazio gli spiegai che non era nulla ! No io non sono il tipo da aiutare la gente non più da quando persi le nazionali, mi sembravo regredito a quando ebbi 14 anni, ah verso l’anziano signore era ancora lì “ grazie ragazzo” disse lui “suvvia non sono poi così giovane!” dissi io lui mi guardo stralunato come avessi realmente neanche 17 anni “scusi” dissi io “quanti anni mi darebbe?” “non più di 16” disse lui io sbiancai “qualcosa non va figliuolo?” riprese “no niente” dissi repentinamente “vieni oggi sarai ospite a casa mia” disse lui e mi porto dentro una di quelle case malandate mi sedetti ma la sedia crollo eppure non se ne accorse stava cercando qualcosa dentro una cesta allora io mi alzai per evitare che vedesse la sedia rotta poi estrasse un scudo blu logorato dal tempo e una spada anch’essa forse blu un tempo ormai sbiadita e arrugginita me li porse entrambi dicendomi che da giovine lui era un guerriero indossai lo scudo e porsi la spada lungo la cintura affianco al gong lui mi saluto dicendo che gli dispiacesse non potermi far accomodare eppure giurava di aver almeno una sedia in casa sua io lo salutai e mi rincamminai, mi lasciai il villaggio alle spalle e come io andavo via una carrozza arrivava dalla stessa strada che percorrevo il cocchiere i guardo con sdegno come fossi un pezzente beh lo scudo arrugginito dava quella impressione, comunque mi fermai per vedere cosa accadeva dalla carrozza scese un panzone vestito benissimo come se nulla gli mancasse e inizio a girare per le case entrava e usciva, più usciva dalle case più il sacchetto alla vita si riempiva era l’esattore delle tasse mi girai e ripresi il mio cammino, ero tornato il menefreghista era di nuovo in me, se non che ad un punto sentii l’irrefrenabile istinto di tornare indietro, corsi ma rivai tardi l’uomo che avevo liberato aveva lasciato questo mondo, sgozzato dall’esattore sapevo che non dovevo intromettermi ma corsi ancora più veloce presi la spada, saltai, quando egli capii fu troppo tardi e la spada dell’anziano si macchiava ancora di sangue. C’erano due corpi sul terreno il cocchiere fece scattare il cavallo, lo inseguii invano perché ad un tratto lo persi di vista però vidi un castello forse mi ero spinto troppo avanti? Si decisamente.
Errrori[M7] puerili
Allora facciamo mente locale io non sono un guerriero e tanto meno un eroe se ho aiutato qualcuno è perché sarebbe disumano farlo marcire, no? Eppure non mi sono tirato indietro quando ero davanti alle porte del castello, avrei potuto scappare… nah mi avrebbero raggiunto, ormai parlavo come un ragazzino, ecco perché entrai nella tana del lupo, passai senza trovare nessuno arrivai alla costruzione più grande spalancai le porte fragorosamente, lontano c’era il trono con un anziano signore sopra il re, mi avvicinai c’erano file di guardie giunsi al cospetto del re che mi chiese cosa ci facessi lì,mi misi una mano sul collo,lo massaggiavo temendo che mi avrebbero tagliato la testa e muovevo l’altra mano lungo il fianco “beh, ecco… io” “ah, ho capito sei venuto per offrirmi i tuoi servigi” disse l’anziano “si” fu la mia fulminea risposta capendo che non sapevano dell’esattore “bene pare che qualcuno abbia ucciso il…” ecco stava per dire esattore… “daziere” ah tirai un respiro di sollievo ma stupidamente dissi “chi?” “l’esattore delle tasse!” tuonò il re –glip- “il cocchiere verrà e ci fornirà le sue generalità” “le cosa?” stupida boccaccia mia “ci dirà com’è fatto” mi riproverò il re, e a quel punto entrò il cocchiere arrivò al trono, ogni suo passo era dannatamente lungo e risuonava per la sala iniziai a sudare per la paura e una volta dinanzi a lui il re gli chiese di descrivere l’assassino “beh, vostra altezza non serve descriverlo è lui” e mi indicò “bastardo” furono le mie uniche parole prima di tentare la fuga mi diressi a tutta forza verso l’uscita, poi pensai “sono venuto appunto per questo” mi puntai e mi girai guardai le guardie e loro si spaventarono tanto che caddero, ma rinsavii per un secondo e decisi di fuggire ancora, uscii dal portone e lo chiusi, perché? Che spreco di tempo! Corsi lungo il cortile e fuggii dal castello, intanto i cavalieri avevano riaperto la porta e preso i cavalli li vidi uscire, ero giunto su di una strada che costeggiava i pendii del monte lo erano sempre più vicini allora nel disperato tentativo di salvezza mi tuffai nel fiume sottostante. Fu un volo lunghissimo fatto sotto gli occhi dei cavalieri entrai di schiena e il gong tremò, ma essendo sott’acqua non si sentii.
Riemersi per riprendere fiato e lì commisi due errori: -1 uscii dall’acqua pressoché subito, -2 mi invaghii della principessa, Appena emersi sputai l’acqua che avevo ingerito e guardai in alto c’erano loro rudi uomini corazzati e lei in quegli abiti regali, ma non si curarono di me proseguirono lungo la strada, meglio per me cosi posso dire di aver commesso un solo errore, no?
Si, ma non riuscivo più a reggere tutto ero deciso di tornare da dove venivo sarei tornato alla grotta, una volta in piedi costeggiai il fiume fino a che non intravidi di nuovo il castello e poi in seguito il villaggio, perciò non mancava molto mi affrettai a risalire il pendio finche eccolo l’ingresso alla grotta.
Consecutio
Ero dentro ma ora che avrei fatto? Rimasi li pensoso e ad un tratto ecco un grido nel silenzio, come una luce nella notte, e lì tutto cambiò mi voltai ma l’uscita era scomparsa improvvisamente un soffio d’aria mi venne addosso mi voltai. Sarebbe un’ po’ difficile da dire ma c’ero io si due me che si guardavano in faccia, l’altro ero io da vecchio con barba e baffi grigi, rimasi sbigottito, alquanto impaurito finche non parlò “sai cos’hai fatto? no, non lo sai, hai appena distrutto il tuo universo” io avevo cosa? Poi riprese a parlare ma la sua voce proveniva da dietro di me mi girai, io ero lì “non commetterai più nessun errore” impugno la mia stessa arma e partì alla carica, d’istinto mi protessi con lo scudo ma la sua raffica di colpi non demordeva anch’io perciò sguainai la spada e ingaggiammo battaglia, era lento data l’età e quindi riuscii a colpirlo più volte andammo avanti per molto tempo e ad un tratto era riuscito a farmi perdere prima la spada, facendomi passare sulla difensiva, poi lo scudo rendendomi vulnerabile. Il suo ultimo gesto fu un assalto proprio mentre la sferzata finale stava per colpirmi tutto si blocco, lui era fermo a mezz’aria brandiva la spada pronto a colpire, ad un tratto scomparve, volatilizzato. Tutto era finito caddi a terra stremato avevo il fiato corto mi stesi a terra e non riuscii più ad alzarmi, sentii una voce la stessa che all’inizio mi aveva narrato che sarei tornato per affrontare il mio destino… ! si penso che il mio destino fosse quello di affrontarmi e perdere, “no” la voce parlava ora molto più forte era comprensibile “il tuo destino era vincere! Ma non solo se non fossi tornato così presto avresti fondato la città di Exene” aprii gli occhi era tutto bianco, ero l’unica macchia di colore in mezzo al nulla, la voce parlava di eventi accaduti e quando mi spiegò che il  mio mondo era il risultato di un paradosso in cui io studiavo le mie imprese avvenute nel passato ma che essendo state oggetto del mio studio conoscevo e avrei replicato nel passato io sarei stato fautore della storia moderna, ma ora nulla più, la storia avrebbe percorso una nuova strada Exene non sarebbe mai nata, cosi si chiudeva la mia storia destinato a vagare nel nulla dei secoli che non saranno.
Se non ci fossimo incontrati
Ormai il mondo che Brandon conosceva non esisteva più destinato a proseguire in un modo che non si sarebbe mai aspettato Exene non esisteva più e allora che ne sarebbe stato di tutti i suoi abitanti? E per come era andata la storia che ne sarebbe stato di Otello?
Navel ebbe una figlia Enola, che proprio come Otello andò incontro alla morte, pian piano tutto inizio a dilagare nel caos più profondo. Ma tutto sarebbe tornato proprio per chiudersi come aveva iniziato, con Brandon che vagava nei meandri del tempo.

 [M1]Beh, si in effetti è quello che ad un certo punto accade il prologo sembra un punto della narrazione ma in “un’altra prospettiva” è proprio cosi nessuno muore e viene fuori che N+C=E
 [M2]Ecco quello che accade per la storia ufficiale ma non la vera, perché fu il più grande bastardo ma tanto è tutto un effimero desiderio che però riporta alla luce moby dick-> vittoria del male su tutto
 [M3]Come mai arriva l’acqua? Volete saperlo? in contemporanea è in corso il tempo dei pyr e hanno provato il vaporizzatore sull’oceano ;)
 [M4]Il pyr è una stagione dell’anno nata da un esperimento sulla forza gravitazionale perciò il pianeta entra in una fascia d’asteroidi allungando la durata dell’anno
 [M5]AAA manca parte per questo vi preghiamo gentilmente di non insultare lo scrittore stiamo inventando per voi
 [M6]Come mai? Eh eh , l’incidente, lo aveva fatto entrare in coma e ne è uscito perché sottoposto a trattamenti particolari i ricordi che ogni tanto affioravano erano indice di una memoria dell’accaduto
 [M7]Che errore sarebbe se non avesse 3 R? 
  
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