Sono anni che voglio scrivere qualcosa sulla Torre. L'altro giorno, all'ennesima rilettura, è uscito questo. Avviso che è uno spoiler dei vari libri( e non tutti sulla Torre Nera), quindi, se non avete ancora letto tutto, fatelo.

Se avete L'ultimo cavaliere a portata di mano: pagina 13 e pagina 64.
 

Lunghi giorni e piacevoli notti.

Ka

Lo osservò allontanarsi a piedi, ora che la sua cavalcatura era morta, sul crostone che digradava nel deserto. Heil, pistolero, la tua ricerca è, di nuovo, solo all'inizio.

Avrebbe voluto salutarlo così, ma non poteva. Non era quella la volontà del Vettore.
Alzò il braccio senza voltarsi, attendendo il frullio d'ali che indicava la discesa di Zoltan.

"Craaaaaaaaaaa - gracchiò la bestia posandosi sulla sua testa - Commala pistolero, commala!"

"Taci - gli intimò il colono, alzando la mano affinché il corvo scendesse dai capelli per posarli sul braccio abbronzato - potrebbe ancora sentirti, hanno sensi acuti quelli della sua razza, dovresti saperlo dopo tutto questo tempo". Ma, probabilmente, anche sentendo non capirebbe. Tante volte ho commesso errori e lui non ha mai capito

"Credi che questa volta ce la farà?Ricorderà prima della fine?Comprenderà la visione dell'uomo in nero?"
Gli occhi neri e senz'anima del corvo lo fissavano senza rispondere. Entrambi, in realtà, già sapevano che questa era la fine.
Dopo innumerevoli cicli, dopo innumerabili anni, dopo aver visto il mondo andare avanti più e più volte, molti e ma-molti, come dicevano, finalmente, la Fine.
Il ka compiva l'ultimo giro della ruota.

Quanto avrebbe voluto sentire il dolce canto delle rose ancora una volta...sperò ardentemente di aver esaurito il suo compito e che la benevolenza del Bianco gli permettesse di esaudire quell'unico desiderio. Avrebbe potuto volere altro, tornare al suo dove, per esempio, e al suo quando, sebbene sapesse in cuor suo che entrambi non esistevano più. Lui non era un pistolero, non era nato eroe: era un uomo normale, strappato alla sua normale normalità da qualcosa di anormale. Anche se lui e gli altri Perdenti erano stati in grado di fare grandi cose, a loro tempo...

Eddie si ritrovò a pensare mi chiamavo Eddie.

E mentre, immerso in quei pensieri, girava la testa al sole per strappare altre erbacce - senza pensare a Tull o al Charyou tree, solo all'erba diavola che cresceva soffocando le pianticelle di mais e ai gelati al cioccolato di Derry - il corvo spiccò il volo, fischiando la più dolce delle melodie, come mai aveva fatto.
Sembrava un canto...

Si sdraiò in mezzo al campicello, col sole che batteva iroso sul suo viso, ascoltando incantato, mentre intorno a lui le foglie e le nuvole assumevano le sembianze di visi amati.

Conserva il tuo corno, pistolero. È quello il tuo sigul. E grazie per le rose.

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"Credi in una vita dopo la morte?" gli domandò il pistolero, mentre Brown gli faceva cadere nel piatto tre pannocchie calde.
Brown annuì. "Penso che sia questa".
(L'ultimo Cavaliere, p.13)



p.s. Eddie non è il nostro Eddie: è Eddie Kaspbrak, di un altro romanzo di King: mi sembrava una buona idea fondere ancora un po' queste due opere così legate!