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Autore: MrEvilside    05/09/2011    3 recensioni
[ Adventure Time With Finn And Jake ]
«Allora non sei del tutto insensibile al fascino del goth, hm?»
«Non—non è per quello!»
«Oh, su». Marceline si allontanò dalla parete per venirle incontro e afferrarle un polso, di modo che non potesse ritrarsi mentre accostava il volto al suo. «Non mi verrai a dire che vuoi andarci come “amiche”, spero. Tu mi stai chiedendo un vero e proprio appuntamento, Bonnibelle».
Spalle al muro, la principessa poteva solo scrutare quegli occhi neri, che avevano visto così tanto e per così tanto tempo, e perdersi nella loro irriverente profondità. «Be’, sì».

E se Finn avesse chiesto a Marceline di parlare con Bonnibelle per convincerla ad andare al cinema con lui, e la vampira avesse scoperto che Gommarosa voleva andarci con qualcun altro?
[ what if...? dell'episodio "Go With Me" ]
[ MarcelineBonnibelle ]
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Tasting Pink
 
In mille anni, aveva sempre sopravvalutato gli abitanti di Dolcelandia: ogni secolo si convinceva che finalmente dovevano averlo capito, che non potevano aprire l’ingresso a ogni singola stanza del castello a chiunque, e si preparava a introdurvisi di nascosto, ma ogni secolo non trovava guardie fuori dalle mura e quelle nei corridoi la salutavano calorosamente.
Ma quel che più la stupì, quel giorno del suo decimo secolo, fu che Gommarosa sembrò persino infastidita dal suo improvviso arrivo nella sua camera da letto.
Quando varcò la soglia, la trovò in piedi al centro della stanza, con le mani sui fianchi e la fronte aggrottata in un cipiglio irritato.
Dopo i primi istanti di sconcerto, una vena prese a pulsare sulla tempia della regina dei vampiri.
Perché diavolo non chiudi a chiave la porta e metti qualcuno a guardia dell’ingresso?
«Che ci fai qui?» chiese Bonnibelle, palesemente ansiosa di vederla andarsene il prima possibile. Ancora con quella storia che la sua presenza accanto alla principessa era dannosa, perché rischiava di contagiarla con la sua oscurità?
Finn, si intimò di pensare la vampira. Lo stava facendo per Finn e, se voleva avere successo, doveva comportarsi in modo civile.
Sospirò per scacciare ogni traccia di malumore e si appoggiò alla parete accanto alla porta con la schiena, incrociando le braccia sotto il seno. «Finn ci terrebbe molto che tu accettassi di andare al cinema in coppia con lui» osservò con lentezza, attenta a sondare la sua reazione.
Con sua sorpresa, Gommarosa distolse lo sguardo dal suo, prese a giocherellare nervosamente con una ciocca rosata e le sue guance si colorarono di un’intensa sfumatura rossa.
«Non posso andare» mormorò, incerta. «Devo esercitarmi a fischiettare».
Appariva molto meno convinta di quando aveva propinato la stessa giustificazione a Finn, constatò tra sé Marceline. E con Finn non era arrossita, né si era comportata così ansiosamente, come se avesse qualcosa da nascondere che riguardava proprio il suo interlocutore – nello specifico: Marceline.
«Oh, ma chi ci crede?» ribatté, con gentilezza, nel rendersi conto di quanto fosse a disagio. «Di’ la verità. Qualunque sia questo motivo che non puoi dire a Finn, manterrò il segreto».
La principessa la fissò, atteggiando la bocca a una smorfia esitante. «Mi fai la promessa reale?»
La vampira era sul punto di rifiutarsi categoricamente – non voleva rimanere incastrata nell’eventualità di dover rispondere a un enigma: erano più di mille anni che aveva felicemente messo da parte la matematica – quando si ricordò di come gli occhi di Finn avevano luccicato, imploranti, mentre lui la supplicava di parlare con Bonnibelle. Sospirò. Il suo affetto per quel batuffolo avventuroso raggiungeva ogni giorno picchi più pericolosi. «Sì, faccio la promessa reale di non dire mai niente a nessuno di quello che stai per rivelarmi».
Un velo di serenità rischiarò l’espressione della principessa, che però ancora non parlava e si mordeva con insistenza un labbro. Finalmente borbottò: «Speravo che mi avresti invitata tu».
Dapprima incredula, poi la regina dei vampiri si aprì in un sorriso che le scoprì i canini. «Ah sì?»
«Non farmelo ripetere». Bonnibelle si strinse nelle spalle.
«Allora non sei del tutto insensibile al fascino del goth, hm?»
«Non—non è per quello!»
«Oh, su». Marceline si allontanò dalla parete per venirle incontro e afferrarle un polso, di modo che non potesse ritrarsi mentre accostava il volto al suo. «Non mi verrai a dire che vuoi andarci come “amiche”, spero. Tu mi stai chiedendo un vero e proprio appuntamento, Bonnibelle».
Spalle al muro, la principessa poteva solo scrutare quegli occhi neri, che avevano visto così tanto e per così tanto tempo, e perdersi nella loro irriverente profondità. «Be’, sì».
Arricciò le labbra e le sporse all’infuori. Aveva diciotto anni, sapeva come funzionava, e ormai era soltanto questione di istanti prima che la vampira la baciasse: la distanza era giusta, l’atmosfera uguale a quella dei film romantici che guardava per prepararsi a momenti come quello.
Film che probabilmente la regina dei vampiri non guardava, constatò spalancando gli occhi quando lei inclinò la testa da un lato e le morse delicatamente la guancia per risucchiarne il colore.
La vampira non avrebbe mai immaginato che Gommarosa possedesse altre sfumature oltre a quelle del rosa, né che il suo rosso potesse avere un sapore così intenso e succoso. Non era il rosso sbiadito delle fragole, né quello troppo scuro e amaro del sangue, bensì un rosso scarlatto, molto acceso, il cui gusto somigliava a quello di una bibita rinfrescante. Piacevole.
Si separò da lei suo malgrado quando avvertì un aroma di rosa sulla lingua e si rese conto di avere già bevuto tutto il rosso.
«Va bene, verrò al cinema con te» accettò, senza neppure darle il tempo di riprendersi dallo stupore per quel suo gesto inaspettato. Che cosa aveva pensato, che l’avrebbe baciata? «Ma che cosa faccio con Finn?»
Il ragazzino sarebbe rimasto molto deluso: non era necessario avere mille anni sulle spalle per capire quanto fosse invaghito di Bonnibelle, e forse, preda della gelosia, avrebbe potuto persino cominciare a odiarla. Aggrottò la fronte, combattuta. Se Finn l’avesse odiata, trovare qualche altra fonte di divertimento a Ooo si sarebbe rivelato estremamente complicato, ma non voleva perdere l’occasione di un appuntamento con la principessa, se non altro per rinfacciarle in eterno di averglielo proposto.
«Diciamogli la verità» rispose Gommarosa con una voce più ferma di quanto Marceline si aspettasse. «È il mio migliore amico, ed è meglio che capisca che per me è solo questo. Non voglio che soffra per colpa mia. Va’ a parlargli».
Eccezionalmente, la regina dei vampiri era stata d’accordo con lei per la gran parte del discorso.
Meno che per quel “va’ a parlargli”, pronunciato con un tono più acuto e infantile, come di qualcuno che si stia sforzando, senza grandi risultati, di sembrare innocente.
«Ehi, perché io?»
«Tentare di convincermi ad accettare il suo invito è stata una tua idea».
«E come glielo dovrei spiegare? Non è così facile!»
Bonnibelle scrollò le spalle e le riservò uno sguardo eloquente, replicando, zuccherosa: «Hai mille anni, senza dubbio ci riuscirai meglio di me».
Era in quei momenti che la vampira ricordava che quella ragazza era la principessa di Dolcelandia.
 
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Non aveva fatto in tempo a bussare alla porta della casa sull’albero, che Finn l’aveva già fatta accomodare sul divano e la pregava di raccontare. Jake si sedette con loro, imbronciato, a sua detta perché “sapeva già di avere ragione, ma voleva avere il piacere di vantarsene”.
Il ragazzino era così tenero che Marceline provò una fitta al cuore, incancrenitosi mille anni prima: i suoi occhi azzurri rifulgevano di speranza sotto la scompigliata frangia bionda, in parte sfuggita al passamontagna bianco, le labbra erano arricciate in un sorriso colmo d’aspettativa e le guance sembravano più paffute del solito, arrotondate da un rossore soffuso.
«Finn, veramente dovrei spiegarti una cosa…»
«Ah-ha!» intervenne Jake, trionfante. «Hai visto, Finn? Te l’avevo detto che l’abito da menestrello e le canzoni d’amore sono irresistibili, se solo tu mi avessi ascoltato…»
Ma si affrettò a tacere quando lo sguardo della regina dei vampiri rifulse del colore del sangue, la sua lingua saettò verso di lui come una lama biforcuta e i suoi capelli neri si allungarono e agitarono per strangolarlo, viscidi, come tentacoli. Uno spettacolo raccapricciante che durò il tempo che Finn impiegò a voltarsi verso l’amico per ingiungergli il silenzio, ma fu sufficiente, dal momento che Jake non si sentiva ancora del tutto a proprio agio in presenza di un vampiro.
«Scusate l’interruzione» guaì, mentre Finn gli dava nuovamente la schiena, compiaciuto dal successo riscosso dalla sua occhiata minacciosa, e restituiva la propria attenzione a Marceline.
«Dicevo, Finn,» fulminò il cane per un’ultima volta e sogghignò, soddisfatta, nel vederlo rimpicciolire fino alle dimensioni di una formica e zampettare sotto il materasso del sofà «che devo spiegarti una cosa su di me e Gommarosa… Vedi, mi ha chiesto di dirti che tu sei il suo più grande amico, ma nient’altro».
Considerò tra sé che il ragazzino non sembrava affatto triste o ferito come aveva immaginato; al contrario, inarcò un sopracciglio e la guardò sconcertato. «Anche per me lei è una grande amica, per questo l’avevo invitata. Credeva che fossi… che fossi…» Per un lungo momento cercò le parole, più inquieto che se avesse dovuto affrontare un mostro. «… innamorato di lei?»
La regina dei vampiri incrociò le braccia sotto il seno e assunse un cipiglio corrucciato, quasi fosse stata offesa. «Era ovvio, no?»
«No!» gracidò Finn, di colpo cremisi. «Cioè, voglio dire, è ovvio che io… insomma, che volessi andarci con lei come amici… Jake mi aveva detto che durante il film ci si sbaciucchia, perciò ho pensato che, sì, visto che la principessa a volte mi… bacia sulla guancia… allora poteva andare bene…»
Mentre parlava, l’espressione della vampira si rilassò, fino a che gettò la testa all’indietro e scoppiò a ridere con tanto gusto che Finn divenne violaceo e si sforzò di apparire profondamente oltraggiato, ma non riuscì a ottenere altro che qualche “cioè” o “voglio dire” farfugliato a fatica.
Quando Marceline riuscì a riprendersi dal riso, si chinò e schioccò un bacio sulla guancia del ragazzino, ormai divenuto color melanzana. «Sei proprio divertente, Finn. Sei sicuro che vada bene così?»
Il ragazzino tentò di assumere un contegno degno di un grande eroe come lui. «Uh, sì. Perciò tu e la principessa siete fidanzate, hm?»
«Eh?»
«Non era quello che volevi spiegarmi?» Finn aggrottò la fronte, perplesso. «Hai detto che lei non vuole venire al cinema con me perché mi considera solo un amico, allora ho pensato che vorrà venire con te, perché è» indugiò sulla parola, imbarazzato «innamorata di te, giusto?»
«Oh…» Il ragionamento non faceva una piega, in realtà, ma non pensava che il ragazzino sarebbe stato così sveglio e in particolare così ben disposto ad accettarlo. Dal momento che era stato lui stesso a intuirlo, lei non aveva nemmeno infranto la promessa reale. «Uhm, be’, sì. Ma non pensi che sia, be’, strano?»
Finn scrollò le spalle e allargò le braccia in un gesto noncurante. «A me piacciono le ragazze. A Jake piacciono le ragazze. A te e alla principessa piacciono le ragazze» osservò con fare eloquente. «Vuol dire che abbiamo qualcosa in comune, no? Per questo siamo tanto amici».
La regina dei vampiri protese una mano verso di lui, infilò le dita sotto il suo passamontagna e le immerse nei suoi morbidi capelli biondi. Anche quel ragionamento filava perfettamente.
«Hai ragione, Finn. Ma allora tu con chi andrai al cinema?»
«Hm, non lo so. Magari PSB non ha ancora trovato nessuno… anche se con lei non vorrei proprio sbaciucchiarmi…»
«Oh, qualcuno se la fa con la principessa dello Spazio Bitorzolo…»
«Ho detto di no-oooh!»
 
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Il film era una dozzinale commedia romantica: adesso capiva perché Jake aveva detto a Finn che andarci prevedeva gli sbaciucchiamenti.
Mentre Gommarosa seguiva con interesse lo sviluppo della storia d’amore, Marceline si sforzava di trovare un modo per trascorrere il tempo. Infine optò per uno dei suoi preferiti: infastidire la principessa.
«Sai, Bonnibelle, secondo Finn tu sei innamorata di me».
«Ah, sì?»
Stupida, inutile commedia romantica che distoglieva l’attenzione di Bonnibelle da lei, pensò tra sé la regina dei vampiri con una smorfia.
«Sì. E lo sai come si prova il proprio amore per qualcuno?»
«Oh!» Gommarosa l’afferrò per un braccio e indicò con entusiasmo lo schermo. «Guarda, si baciano!» E non soltanto gli attori, constatò la vampira: tutte le coppie – meno Finn e la principessa dello Spazio Bitorzolo – erano intente a sfruttare l’apice del romanticismo.
«Sì…» Marceline abbandonò il volto nell’abbraccio di una mano, sconfitta. «Splendido».
«Ehm… perché non mi stai baciando anche tu?»
La regina dei vampiri la scrutò con rinnovato interesse e un ghigno aleggiante sulle labbra. «Dovrei baciarti?»
La principessa arrossì, ma riuscì a conservare un certo contegno e appoggiò le mani sui fianchi con fare di rimprovero. «Possibile che l’atmosfera romantica non ti tocchi proprio per niente, Marceline?» Sfruttò persino il suo nome di battesimo per apparire più autorevole e meno impacciata.
La vampira finse di riflettere, poi incurvò la bocca in un ghigno sarcastico. «Hm… no. Ma se vuoi che ti baci, per me va bene».
E anche se le sue labbra erano fastidiosamente rosa, scoprì di trovarle molto saporite. Quasi quanto il rosso. Le piacque forse anche di più di quando le aveva succhiato il colore dalla guancia, poiché Bonnibelle non rimase passiva: le cinse il collo con le braccia, fece scorrere la lingua sulla sua bocca e, nel momento in cui Marceline la schiuse, fece congiungere le loro lingue in un umido abbraccio.
Poi, al rumore di qualcosa che stracciava un tessuto mescolato con un ringhio animalesco, Gommarosa si ritrasse di scatto e la regina dei vampiri si armò del proprio miglior sorriso innocente.
«Immagino ti starai chiedendo perché dei lupi abbiano appena distrutto il cinema. Io non ne ho la più pallida idea».
  
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