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Autore: Fiery    05/09/2011    8 recensioni
«Vedrai che ti divertirai!» l’aveva rassicurata Elena, con un sorriso nervoso che tradiva le parole appena pronunciate. Bonnie, seduta nel sedile del passeggero accanto a lei, aveva sollevato le sopracciglia, scettica.
«Perché il tuo tono di voce non mi tranquillizza?» lo sguardo dell’amica si fece colpevole, mentre sgranava gli occhi preoccupata, «Elena… dimmi che non hai…»
«Mi dispiace, ok?»
Era stata quasi tentata di scaraventarla con la magia giù dalla macchina, ma era pur sempre la sua migliore amica – si era ripetuta almeno trenta volte prima di raggiungere casa Salvatore che no, ucciderla sarebbe stato causa di una rivolta da parte dei due fratelli vampiri – eppure la voglia di prendere e tornarsene a casa era pari a mille.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bonnie Bennett, Damon Salvatore | Coppie: Elena/Stefan
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Timeline: futurofuturissimo di una ipotetica situazione in cui Damon accetta di uscire con l’adorabile Bonnie Bennet (Elena sa essere convincente, mhm?).

Challenge:

TVG!Fest @ vampiregeometry

─ Prompt Bonnie/Damon/Elena/Stefan - Double date

Note:

─ Il titolo che ho scelto è ridicolo, ma fa niente, ed è la prima volta concreta che scrivo una Bamon. In un certo senso mi piacciono, nonostante in molti odino il personaggio di Bonnie – mentre a me piace – ma ho fatto un tentativo.

─ Dedicata a Lizzie_Siddal, perché siamo due trolle che usano la stessa scusa per giustificare una futura rottura tra Jeremy e Bonnie – e la rendiamo pure acida – e al resto della TVG!List perché ho i miei motivi. *faccia angelica*

Disclaimer: I personaggi di “The vampire diaries” non mi appartengono (ma se lo fossero sarei taaaanto felice, sì :D).

 

 

 

Creepy smile

 

 

Bonnie Bennet sapeva perfettamente cosa significavano le parole “doppio appuntamento” combinate al nome “Elena Gilbert”. Non era la prima volta, infatti, che l’amica cercava di coinvolgerla in quell’assurda situazione in cui l’imbarazzo era sempre alle stelle. Di solito riusciva a cavarsela, considerato che Caroline si impicciava sostenendo che sarebbe stato fantastico combinare un appuntamento a quattro con Elena, Matt e il suo primo ragazzo. Bonnie era la prima ad incoraggiarla, riuscendo in quel modo a scappare ogni volta all’invito della sua migliore amica; sapeva benissimo che Elena lo faceva soprattutto per lei, per riuscire a farla sbloccare un po’ da quello status di timidezza che tanto l’aveva caratterizzata e che le aveva impedito più volte di andare oltre la semplice amicizia con un ragazzo.

Perché se c’era una cosa peggiore di “Elena che cerca di consolarti quando ti lasci con il tuo ragazzo” era solo “Elena che cerca di consolarti quando ti lasci con suo fratello”. Lei e Jeremy si erano ormai lasciati da un mese – non poteva essere altrimenti, considerato che era stato circondato dagli spiriti delle sue defunte ragazze e ciò gli aveva provocato solo confusione e un gran mal di testa – ma di certo non sarebbe stato un doppio appuntamento a farglielo scordare o a risollevarle un po’ l’umore.

«Vedrai che ti divertirai!» l’aveva rassicurata Elena, con un sorriso nervoso che tradiva le parole appena pronunciate. Bonnie, seduta nel sedile del passeggero accanto a lei, aveva sollevato le sopracciglia, scettica.

«Perché il tuo tono di voce non mi tranquillizza?» lo sguardo dell’amica si fece colpevole, mentre sgranava gli occhi preoccupata, «Elena… dimmi che non hai…»

«Mi dispiace, ok?»

Era stata quasi tentata di scaraventarla con la magia giù dalla macchina, ma era pur sempre la sua migliore amica – si era ripetuta almeno trenta volte prima di raggiungere casa Salvatore che no, ucciderla sarebbe stato causa di una rivolta da parte dei due fratelli vampiri – eppure la voglia di prendere e tornarsene a casa era pari a mille.

Ed aumentò ancora di più quando si trovò davanti una scena che le fece venire ancora più voglia di strozzare la sua ormai ex-migliore amica. Le lanciò un’occhiataccia, sulla soglia di casa Salvatore, «Stai scherzando, vero?» sibilò.

«Forza, ho voglia di bere.»

Damon, quel Damon, lo stesso che aveva più volte avuto voglia di uccidere e che le faceva desiderare che la razza dei vampiri si estinguesse, le passò con disinvoltura un braccio attorno alle spalle e ostentò un sorriso a trentadue denti.

«Primo: non toccarmi. Secondo: non sorridere, sei inquietante.» sbottò Bonnie, guardandolo male e liberandosi dalla presa del vampiro.

«Molte dicono che sia sexy.» commentò Damon, scrollando le spalle e facendo alzare gli occhi al cielo ad Elena.

«Non hanno mai sentito parlare di “occhiali da vista”?»

Sollevò un sopracciglio pronto a ribattere, ma in quel momento Stefan accorse nell’ingresso per il sollievo di Elena, «Possiamo andare tutti con la mia macchina.» li informò quando uscirono nel vialetto. Damon le rubò velocemente le chiavi, con un sorrisetto storto.

«Guido io.»

«Se guidi tu non sono sicura che ci arriviamo, in pizzeria.» roteò gli occhi Elena, infilandosi davanti con lui per salvaguardare la sua macchina. O forse aveva solo notato lo sguardo esasperato della sua migliore amica rivolto verso di lei.

Stefan si inumidì le labbra e si sporse verso Bonnie, che aveva incrociato le braccia al petto e puntato lo sguardo sulla strada, «Non ne sapevi niente, vero?» sussurrò.

«No, infatti.» sospirò Bonnie.

«Mi dispiace, Elena pensava fosse un buon modo per distrarti.» la informò lui, mostrando un sorriso comprensivo quando la strega lo guardò eloquentemente.

«Uscire con lei, il suo ragazzo vampiro e il fratello che ha quasi ucciso Jeremy?»

«Sai, io non lo nominerei stasera.» commentò Damon, dandole un’occhiata dallo specchietto retrovisore. Elena inarcò le sopracciglia, chiedendosi come mai gli fosse spuntata quella frase dal nulla. Voltandosi verso i sedili posteriori, si rese conto che semplicemente non poteva sentire come lui di cosa stessero parlando Bonnie e Stefan.

«Sai, io preferirei che ti facessi gli affari tuoi.» gli fece il verso Bonnie.

«Ahi, ahi, piccola streghetta.» ammiccò Damon, svoltando a destra, «L’acidità è una brutta cosa. E di certo non aiuta quando si hanno in macchina due vampiri che non hanno ancora cenato.»

Stefan diede un colpetto leggero al suo sedile, cercando di sedare l’imminente discussione, ma Bonnie si aggrappò a quello di Elena lanciando un’occhiataccia a Damon, «Ricorda che conosco ancora quel giochetto mentale con cui mi sono divertita tanto tempo fa.» affermò causando una smorfia sul volto di lui, che ricordò immediatamente come potesse provocargli aneurismi continui con la magia, uno dopo l’altro. Non che fossero realmente pericolosi, ma gli procuravano un dolore peggiore della vicinanza alla verbena.

Nessuno osò contraddirla, fino a quando raggiunsero una pizzeria fuori Mystic Falls. Mangiarono tranquillamente, riuscendo a freddare per almeno un’ora le frecciatine di Damon e Bonnie, e parlarono del più del meno, riuscendo addirittura ad evitare argomenti spinosi come “cosa facciamo con Klaus?” oppure “Jeremy Gilbert circondato dalle fidanzate morte”.

Bonnie lasciò la crosta dell’ultima fetta di pizza, lanciando uno sguardo ad un'Elena raggiante, diversa da quella che era stata in quei mesi; per un momento provò un sentimento di comprensione nei suoi confronti. Di certo la lontananza da Stefan, il fatto che fosse Katherine a riferirle come stava e la perdita dell’ennesima figura familiare avevano influito sulla sua vita più di quanto dimostrasse. Vederla ridere abbracciata al suo ragazzo e parlare di argomenti leggeri, da adolescente, le riempiva il cuore di felicità.

Certo, i problemi non erano spariti, ma almeno per una sera non dovevano pensarci.

Riusciva persino a sopportare la presenza di Damon, seduto al suo fianco, che beveva la sua birra senza evitare di lanciare battute rivolte al fondoschiena della cameriera che aveva portato loro le pizze. Non appena arrivò il conto il cellulare di Elena squillò, facendola allontanare per qualche momento con un’espressione accigliata in volto.

«Jeremy.» commentò Damon, bevendo l’ultimo sorso di birra.

Stefan scosse la testa, mentre Bonnie picchiettava leggermente la forchetta sul piatto vuoto, cercando di non far notare quanto il suo umore già pessimo fosse peggiorato di fronte a quel nome. Quando Elena tornò di corsa al tavolo annunciando che doveva tornare a casa, non alzò nemmeno lo sguardo; si limitò ad accettare che Stefan pagasse il conto, per poi salire in macchina.

«Mi spiace, avrei voluto che la serata durasse un po’ di più.» mormorò Elena, dispiaciuta.

«Non fa niente.» la tranquillizzò Bonnie, «E poi domattina c’è scuola.» scusa più ridicola non poteva inventarla, considerato che lei ed Elena non si erano mai fatte problemi a stare sveglie fino a tardi quando erano insieme, nonostante il mattino dopo avessero lezione.

La macchina si fermò come prima tappa davanti a casa Bennet, dove le luci erano ancora spente. Bonnie scese dalla macchina salutando tutti con un debole sorriso in volto e un “a domani”, ma non appena sentì l’auto allontanarsi sospirò e si sedette sugli scalini di casa, passandosi una mano tra i capelli.

Che situazione ridicola.

Il suo strambo e inimmaginabile doppio appuntamento era terminato con una chiamata del suo ex-fidanzato che era dovuto comparire per forza anche in quell’ora che Elena era riuscita, nonostante tutto, a ritagliare per lei.

Se esisteva un destino, la stava ampliamente prendendo in giro.

«Ehi, streghetta.» sbarrò gli occhi e si voltò verso la strada, dove Damon la fissava con una mano infilata nella giacca di pelle e l’altra a sorreggere la sua borsa, «Dimenticato qualcosa?»

«Oh, perfetto.» sbuffò nel rendersi conto che aveva pure dimenticato la borsa in macchina: come minimo finire la serata chiusa fuori di casa, ad aspettare che i suoi genitori tornassero da una cena di lavoro, era la ciliegina sulla torta.

«Qual è il problema? A parte il tuo ex-ragazzo che gioca a Ghostbusters.»

Non riuscì a impedire ad una smorfia divertita di fare capolino, mentre Damon si sedeva al suo fianco posando la borsa tra loro due. Appoggiò i gomiti sulle ginocchia, scotendo la testa.

«Tutta questa situazione è ridicola.» riuscì ad ammettere, dopo una serata altrettanto assurda. “Ridicola” era la parola magica, considerato tutto ciò che le era capitato in meno di un anno.

«Assurdo, ridicolo, impossibile… sono tutte parole che dovresti cancellare dal dizionario.» spiegò Damon, scrollando le spalle con fare noncurante, «Nel mondo in cui viviamo sono inutili.»

«Lo so… a volte tendo a dimenticarmene.» concordò Bonnie, ritrovandosi poi spiazzata da quel discorso serio e inusuale. Gli lanciò un’occhiata circospetta, allontanandosi leggermente per squadrarlo, «Piuttosto… perché sei seduto accanto a me a chiacchierare come se fossimo amici?»

«Mi spezzi il cuore, mia cara!» commentò lui, fingendo uno sguardo offeso, «Ero convinto che ci saremmo rotolati nel letto a prenderci a cuscinate e ci saremmo fatti le unghie!»

«Conoscendoti, ti rotoleresti nel letto per ben altri motivi.» roteò gli occhi Bonnie.

Damon sorrise maliziosamente nella sua direzione, «Vuoi farmi compagnia? Sono sicuramente meglio del ragazzino a let-»

«No, grazie.» lo liquidò Bonnie, avvertendo l’imbarazzo iniziare a raggiungere le guance. Il vampiro, infatti, se ne accorse immediatamente e aprì la bocca sorpreso, «Non azzardarti a dire qualcosa di cui potresti pentirti.»

«Sei ancora vergine!»

La ragazza arrossì di più, ma riuscì ad evitare miracolosamente che il suo tono di voce la tradisse, «Non sono affari tuoi.»

«Scherzi? Dopo i cuscini e le unghie, ci vogliono un po’ di sani pettegolezzi.» ribattè Damon, ridendo per l’ennesima occhiataccia che la strega gli lanciò con tutta l'intenzione di gelarlo.

«Invece di dire scemenze, che ne dici di tornartene a casa?» sbuffò Bonnie, afferrando la borsa e rialzandosi in fretta. Salì gli scalini di casa ed entrò in casa appena in tempo, poiché Damon si appoggiò allo stipite della porta. La barriera invisibile di un “benvenuto” a dividerli.

«Meno acidità, più sesso. Funziona sempre.»

«Meno Damon, più simpatia da parte mia.» rincarò la dose Bonnie, scoccandogli un sorriso sarcastico.

«Ora dici così… ma in realtà questa è stata la parte più divertente della serata. Anzi…» si corresse immediatamente, appoggiando una mano sullo stipite della porta, «Dell’intero mese. A proposito… ho un dubbio atroce.»

Bonnie sollevò un sopracciglio, «E quale sarebbe?»

«Sono davvero inquietante quando sorrido?»

Sbattè le palpebre ammutolita, di fronte al sorriso raggiante di Damon. Trattenne una risata, «Preferisco lasciarti dubitare, non capita spesso di scalfire l’autostima di Damon Salvatore.» si strinse nelle spalle, con un sorrisetto, «Buonanotte.» gli chiuse la porta in faccia, accendendo poi la luce dell’ingresso. Non appena appese la giacca all’attaccapanni non riuscì a impedirsi di sorridere e scuotere la testa. In fondo quel doppio appuntamento non era stato poi così disastroso come aveva immaginato; e per un momento si rese conto che il sorriso di Damon non era così inquietante. Erano più le volte che fosse serio o lanciasse sguardi maliziosi, che quelle in cui sorrideva davvero, per questo qualche minuto prima era rimasta sorpresa. In quel momento il sorriso di Damon era stato tutto tranne che inquietante. Ma, questo, non glielo avrebbe mai detto.

  
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