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Autore: ChiaraLuna21    05/09/2011    1 recensioni
[The listener]
Riusciva malapena a reggersi in piedi. Si poggiò al muro, cercando di prendere più aria possibile nei polmoni.
«Oz, vuoi… vuoi che ce ne andiamo? Possiamo andare a sederci da qualche parte, se vuoi!» non lo avrebbe abbandonato in quel momento…
Scosse la testa. «No… no, no! Io.. io resto! Devo… devo tirarla fuori di li! Io resto!»
Era sicuro, convinto. Non se ne sarebbe andato come l’ultimo dei vigliacchi.
E Toby non l’avrebbe lasciato lì da solo…

Sarebbe stato un giorno normale, se solo non fosse successo che...
Beh,... vi anticipo solo che il personaggio principale è Oz... il resto scopritelo voi...
Genere: Azione, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sospiri di sollievo
 
Oz aveva la testa ovattata e sentiva tutto come se fosse lontano.
Era stato colpito in testa, ed era molto confuso.
Aveva la vista appannata, ma vide tutto quello che successe…
Vide Sandy che si nascondeva…
Vide Toby e Andy lottare, picchiarsi, provare a distrarsi…
Vide Andy alzarsi in piedi con la pistola in mano, e fu quasi certo di sentirlo urlare «Ora basta!»…
Vide che stava per sparare al suo migliore amico, quello che lo aveva sempre aiutato e sostenuto, anche quando le sue idee erano assolutamente assurde…
Vide Sandy scoppiare a piangere per la paura…
Vide quel dito su quello stramaledetto grilletto…
… e poi, semplicemente, non ci vide più…
Era poco lontano da lui. Non ebbe bisogno nemmeno di alzarsi.
Si diede una spinta verso l’alto e lo afferrò per la cintura, tirandolo verso di se.
Andy non se lo aspettava… non lo considerava più una minaccia…
Cadde a terra, ma niente riuscì a fermare il proiettile, che partì e colpì il bersaglio…
… ma non ottenne nessun punto…
Il proiettile colpì Toby di striscio alla spalla.
Il ragazzo si aspettava un dolore atroce, e per un attimo gli parve di sentirlo, ma dopo poco si rese conto che in realtà non aveva praticamente niente.
«Ancora tu? Pensavo di averti messo a tacere per sempre!» urlò Andy a Oz.
Quell’uomo era più forte del paramedico, e non ci mise molto a sopraffarlo.
Lo inchiodò a terra, premendogli una mano sulla spalla.
Gli poggiò la canna della pistola sulla fronte.
Questa volta non avrebbe sbagliato… questa volta sarebbe stato preciso… molto preciso…
Premette il grilletto e…
… e niente! Tutto ciò che si sentì fu un click! Un semplice, inutile click!
Provò ancora, ma il risultato fu lo stesso.
«Che c’è, bello? Hai finito i proiettili?» disse Oz ironico.
Andy non apprezzò la battuta, e per evitare ne facesse un’altra lo colpì in testa con il calcio.
Oz iniziò a far vagare lo sguardo per la stanza, mentre la ferita sulla testa iniziava a sanguinare.
Questa volta fu Toby a prendere Andy alle spalle.
Gli si avvicinò silenziosamente e, quando capì di essere abbastanza vicino, lo spinse a terra.
Andy si ritrovò disteso sul pavimento, le mani poggiate vicino alla testa con il palmo rivolto verso il basso, e qualcosa di circolare che gli premeva sulla schiene.
«Non muoverti o sparo!» disse Toby tra i respiri affannosi.
E questa pistola da dove esce, Toby? Pensò Oz fissando le crepe del soffitto.
Il ragazzo non aveva una pistola, ma solo quella piccola torcia che aveva in dotazione ogni paramedico e che lui, fortunatamente, aveva ancora attaccata alla cintura.
Sapeva che il trucco non sarebbe durato a lungo, ma doveva provare a prendere tempo, anche se non sapeva bene per cosa!
E poi, come per miracolo, arrivò il ‘cosa’…
La porta principale fu spalancata e entrarono almeno una decina di agenti armati, prima tra tutti Michelle.
L’agente McCluskey si avvicino con un agente a Toby, che alzò le mani mostrando chiaramente la torcia.
L’agente afferrò Andy, lo ammanettò e lo trascinò via mentre gli leggeva i diritti.
Toby vide lo sguardo contrariato di Michelle mentre posava l’arma, ma ci fece poco caso.
Si voltò verso Oz e gli sollevò leggermente la testa.
«Ehi, Oz! Ehi, amico! Dai, guardami!» e così dicendo gli diede qualche schiaffetto sul volto.
Oz aprì gli occhi di colpo, traendo un grande respiro, mentre Toby diede un grosso sospiro di sollievo.
«Bentornato tra i vivi!»
«Mai andato via! Cercavo solo di recuperare il sonno perso!»
I due risero! Toby si chiese come avesse fatto a non aspettarsi una battuta simile dal buon, vecchio Oz.
Il ragazzo spostò lo sguardo sulla spalla dell’amico. «Ehi, Toby, stai… sanguinando!»
«Cosa?» il paramedico si guardò la spalla. «Ah, sì! Me ne ero quasi dimenticato…»
«Come?!» disse Oz scoppiando di nuovo a ridere!
Quelle risate uscirono dal loro corpo trascinandosi dietro ogni briciola di dolore, ogni singolo frammento d’ansia, ogni ricordo di quelle ore, già lontane ormai anni luce…
«Vi chiamo un’ambulanza!» disse Michelle con il cellulare già incollato all’orecchio.
Toby provò a dirle qualcosa, ma lei fu più veloce, facendogli morire le parole in gola. «Niente ma! Dovrei ucciderti con le mie mani, ma ci sono troppi testimoni! Ne parliamo dopo!»
«Grazie!» le disse Toby.
La donna sorrise, poi iniziò a parlare al ricevitore e si allontanò.
Oz aprì la bocca, probabilmente per fare un’altre delle sue battute, ma fortunatamente Sandy lo fermò appena in tempo.
Gli si inginocchiò affianco.
«Ehi!» disse lui sorridendole.
I loro volti si avvicinarono.
Lui le sorrise. «Ti ho mai detto che ti amo?»
Lei rispose al sorriso, diventando tutta rossa. Poi, senza dire una parola, si baciarono.
 
Toby poggiò il piede sulla panca e afferrò le stringe tirandole a se e facendo un nodo.
Dal lato opposto del sedile Oz stava sistemando il materiale nel suo armadietto.
L’ambulanza non ci aveva messo molto ad arrivare e li aveva portati in ospedale.
Entrambi avevano insistito per non essere portati in ospedale, ma i ragazzi della squadra notturna li conoscevano fin troppo bene, e non aveva voluto sentire ragioni.
Erano andati in ospedale, dove Olivia li aveva tenuti bloccati su due lettini per ore.
I due avevano provato più volte a fuggire, ma senza risultati: il chirurgo li aveva lasciti andare solo dopo aver fatto tutti gli esami possibile e immaginabili ai due.
Ed ora eccoli lì, pronti a tornare finalmente a casa!
«Ma come ti è venuta l’idea di usare la torcia come una pistola? Insomma… credevo che cose del genere funzionassero solo nei film!»
«Lo credevo anch’io, ma quella situazione sembrava uscitada un film!»
I due scoppiarono in una fragorosa risata.
Sentirono bussare alla porta dello spogliatoio e vi si voltarono.
Michelle accennò ad un sorriso. «Posso entrare?»
«Accomodati!» disse Toby poggiando il piede per terra.
«Forse e meglio che io vada…» disse Oz, dirigendosi già verso l’uscita.
«Tu resta dove sei!»
«Sissignora!» rispose facendosi piccolo piccolo.
Era incredibile come Michelle riuscisse a metterlo a tacere.
«Toby, ascolta! So che questo era un caso particolare, ma non puoi lasciarti coinvolgere sempre così! Io… io non so davvero cosa fare!» fece un profondo sospiro. «Senti… quando lavori per noi, non puoi fare di testa tua e andare dove ti dice l’istinto! Non solo perché sei sotto la mia responsabilità, ma soprattutto perché sei mio amico e non posso permettere ti succeda qualcosa!»
Toby guadò a terra e annuì. Aveva ragione; non aveva niente da obbiettare.
Fece un altro respiro profondo. «Riposati! Domani mi farò viva per parlare del nuovo caso.»
Toby la guardò negli occhi e annuì ancora.
Poi Michelle si girò e se ne andò.
 
Oz e Toby scesero nel garage dell’ospedale.
Toby prese le chiavi della moto che aveva in tasca e premette il tasto per togliere la sicura, ma tutto quello che ottenne fu il niente più assoluto.
Corrugò la fronte e poi, improvvisamente, si ricordò.
«Ho lasciato la moto all’hotel!» esclamò dandosi un colpetto in testa.
«E adesso?»
«Beh… a questo punto la vado a prendere domani!»
«E ora come hai intenzione di tornare a casa?»
Guardò l’orologio. «Il primo pullman passa tra mezz’ora, quindi… credo tornerò a piedi.»
«Che cosa? Sai che ore sono? L’idea peggiore che possa venire ad una persona è girare per la città da sola a quest’ora! Non se ne parla! Ti do un passaggio io!»
Toby aprì la bocca per obbiettare, ma Oz fu più rapido. Allungò la mano verso la macchina e disattivò l’antifurto con il telecomando. «Sali! È colpa mia se non hai la moto!»
Mentre apriva lo sportello gli venne da ridere e iniziò a scuotere la testa: il solito Oz!
 
Davanti a me vedevo solo un immenso cielo che sfumava in tutte le tonalità del rosa e che faceva da sfondo alla mia città!
Avevo visto tutti i volti di Toronto, quella che con orgoglio chiamavo “la mia città”! Sapevo che poteva essere bella quanto spaventosa, luminosa quanto buia e dolce quanto crudele!
Eppure non potevo che amarla e restare meravigliato ogni volta che vedevo sorgere un nuovo sole!
Perché era proprio questo il punto: per quanto lunga e dolorosa potesse essere la notte, prima o poi sorgeva sempre il sole; e più la nottata era buia, più il sole ti lasciava senza parole, magari ferendoti gli occhi, ma mostrandoti una strada che nell’oscurità non avevi visto.
Stavo ragionando troppo, e il mio cervello me lo fece notare provocandomi una forte fitta alla testa.
Istintivamente socchiusi gli occhi e portai una mano alla garza che avevo sulla fronte.
«Va tutto bene?» mi chiese Toby, che era seduto affianco a me con gli occhi chiusi.
«Sì, sì! Passerà, prima o poi…»
 Ricominciai a pensare, e stavo per fare una domanda a Toby. Aprii la bocca, ma…
«Sì, Oz! Ho mal di testa! E no! Non sento dolore alla spalla! Era solo un graffio!»
Richiusi la bocca.
Ma ecco un’altra domanda. Aprii di nuovo la bocca e…
«No, Oz! È impossibile che tu stia acquisendo capacità telepatiche da quando stai vicino a me! Ne avevamo già parlato!»
Chiusi di nuovo la bocca, deluso.
Ma la mia mente non voleva saperne di guidare e basta; e, così, eccomi aprire di nuovo la bocca per la terza domanda , e…
«No, Oz! È impossibile che il fatto che io abbia gli occhi chiusi ti crei sonnolenza! Avevamo parlato anche di questo!»
«Ma dai! Non è possibile! Non sopporto quando fai così! Vediamo se riesci a leggere cosa sto pensando ora, caro il mio telepatico!»
**********!!!
Toby sorrise.
Aprì gli occhi e si rimise dritto sul sedile. «Scusa, ma sono le cinque e mezza del mattino! Non ho la forza di sentire due volte di fila la stessa domanda!»
Anch’io sorrisi, parcheggiando davanti a casa sua.
Aprì lo sportello. «Grazie del passaggio!»
«Ci vediamo doma…» improvvisamente mi ricordai che era già ‘domani’. «Ci vediamo tra qualche ora! Non fare tardi, se no Ryder se la prende con me!»
«Ok! A dopo!» e scese dalla macchina chiudendosi lo sportello alle spalle.
Si affacciò al finestrino del passeggero. «Sei sicuro di riuscire a guidare fino a casa? Puoi fermarti qui…»
«Grazie, ma non ti preoccupare.»
«Va bene!»
Se ne stava andando, quando lo chiamai. «Toby…»
«Oz, non pensarlo neanche! Non è colpa tua se Michelle si è arrabbiata e non devi nemmeno pensare di dovermi ringraziare per aver cercato Sandy con te! Sei mio amico, e lei è mia amica! Certe cose ve le devo, a entrambi!»
Annuii. In effetti questa volta glie ero grato: non avrei trovato le parole per dirglielo!
Mi sorrise. «’Notte, Oz!»
«’Notte!»
Stavo per partire, quando sentii uno squillo sul sedile affianco al mio. Mi voltai e vidi il cellulare di Toby che suonava e vibrava: doveva essergli caduto!
Lo presi in mano e lessi sul display ‘Chiamata Michelle’…

 
Questo era l’ultimo capitolo.
Grazie a tutti quelli che hanno avuto il coraggio di arrivare fino a qui, in particolare ancora grazie a loksophie per il sostegno.
So che ormai ho stancato tutti, e che speravate di sfuggire alle mie precisazioni almeno dopo l’ultimo capitolo, ma mi dispiace per tutti voi! xD
Sono certa che avete notato tutti che l’ultima parte e raccontata dal POV di Oz.
Su questo vorrei dire solo che ho detto che Oz è nato a Toronto. In realtà non ne ho la piena certezza, visto che la famiglia è straniera (turca, se non sbaglio…), ma che nel telefilm non si fanno riferimenti alla sua città natale(mi pare!).
In legame a questa parte, vorrei precisare che la fine preannuncia già l’inizio di un’altra storia che ho in mente(credevate davvero di potervi liberare di me così facilmente? xD), che però non sarà collegata a questa e che sarà pubblicata tra un po’ (devo cercare prima di capire bene come farla funzionare…)!
Mi scuso se in alcuno momenti ho esagerato(come nel finale dello scorso capitolo o nell’ultima discussione!) ma purtroppo è più forte di me.
Come avevo detto già nel primo capitolo, questa storia è dedicata a tutti i fan di The Listener e spero che sia piaciuta a tutti(io mi sono divertita molto a scriverla).
Chiedo scusa per eventuali incongruenze e prego chiunque avesse trovato imprecisioni o errori di avvertirmi.
Grazie ancora a tutti! =] 

   
 
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